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Autore: Proiezioni    26/09/2019    2 recensioni
Capitolo 6! Un piccolo aggiornamento!
Freezer è una vecchia serpe sadica ricolma di invidia. Vegeta un principe diviso, forse pronto al primo atto di gratitudine verso chi lo ha salvato, o forse destinato a inseguire la sua gloria verso l'oblio. Una storia quasi romantica di guerra e di guerrieri che infrangono le regole e scelgono una nuova via.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Chichi, Freezer, Re Vegeta, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Avviso: I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©, che ne detengono tutti i diritti. Queste storie non sono state scritte a scopo di lucro.

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2. 


 

Il traffico aereo sulla pista di atterraggio venne sospeso per facilitare l'atterraggio del principe e della scorta a quindici minuti dalla stratosfera rossastra di Vegeta. Quando giungeva qualcuno della famiglia reale, in tal caso il principe o suo padre, visto che la Regina era morta molti anni prima e fratelli il Re non ne aveva, o non ne aveva fatti rimanere, le partenze venivano interrotte e gli arrivi dirottati su una seconda pista riservata al rimessaggio e alla manutenzione dei mezzi. Da quando Vegeta era ritornato a risiedere stabilmente sul proprio pianeta, lo scalo secondario era il luogo dove Bulma aveva passato più tempo quando era in visita da lui: studiare le navicelle, le loro scatole nere, i loro meccanismi, era ciò che più le interessava di quel posto. Vegeta le aveva raccontato che i saiyan, all'epoca del suo bisnonno, avevano preso il completo controllo del pianeta espugnando una fiorente città Zufuru a Sud, di cui ormai rimanevano solo macerie. Il corpo celeste originario da cui provenivano i saiyan era Sadala, abbandonato per mancanza di risorse al suo destino. Il loro sviluppo tecnologico, dovuto all'assimilazione della tecnologia degli assediati, era avvenuto dopo che il padre di Freezer, Re Cold, all'epoca giovanissima lucertola che pianificava il proprio impero minuziosamente, aveva proposto a quei guerrieri rissosi e forti di allearsi con lui per avere in cambio generi alimentari e gloria, e soprattutto per ottenere il controllo delle fonti curative amministrate dagli Zufuru, una specie di acque termali che sgorgavano a sud-est di Vegeta, tra alcuni bacini montuosi scavati dal vento e dall'acqua, uno spettacolo naturale a detta di Bulma, seppur arido e disabitato. Li aveva presi da Sadala, gli aveva messo in mano i mezzi di trasporto spaziali istruendoli al loro uso e li aveva sguinzagliati ovunque, e da rozzi combattenti erano divenuti spietati invasori intergalattici. Bulma aveva prelevato e fatto analizzare quell'acqua originario motivo di guerra e interesse, e aveva scoperto che all'interno era disciolto un minerale introvabile sulla Terra ma ben solubile in acqua laddove lo si ricavasse. Però Vegeta le aveva detto che era rarissimo trovarlo e che quando veniva reperito Freezer monopolizzava il suo uso, centralizzandolo a propria esclusiva, altro motivo di insofferenza da parte del consiglio dei saiyan che riteneva essenziale l’uso di quel farmaco naturale, perché i saiyan avevano costante bisogno di cure rapide e rinvigorenti. Da quando le attività vulcaniche di Vegeta erano diminuite, le fonti erano iniziate a scarseggiare e Freezer aveva perso interesse per quel tipo di presidio: grazie alle sue imponenti possibilità e alle grandi conquiste favorite anche dai saiyan stessi, la lucertola aveva preso sotto controllo altri luoghi dove aveva potuto far uso di nuove cure mediche per tonificare il suo vasto e polimorfo esercito.
Bulma aveva appreso quelle notizie con interesse, convenendo che la ferocia dei saiyan era una conseguenza dell'estremo bisogno di risorse di cui non disponevano, motivo per il quale Vegeta non aveva interesse a distruggere la Terra nè tantomeno a dividerla con Freezer.
Discendendo sulla pista, Bulma si perse con lo sguardo tra la caserma imponente riservata ai primi due ordini e il quartiere esterno dei terzi ordini dove un brulicare di persone dava vita a quelle strade polverose e rossastre. Vicino alcuni ambulanti alieni che avevano messo tende e banchi vendendo quanto si trovava nell'universo, alcuni bambini già bollati dal marchio del colore di appartenenza correvano inseguendosi a vicenda. Bulma aveva appreso che anche le guerriere scimmia avevano la propensione ad acquistare gioielli e sciocchezze da donna, e che non erano immuni dalla vanità tutta femminile di imbellettarsi, seppur non eguale a quella delle donne terrestri tutte dedite a condurre una vita di agi e di divertimenti, totalmente lontana da quel bisogno costante di combattimenti.
Bulma cercò di rendere meno gravoso il clima che percepiva in quel momento nella navicella riservata a lei e al marito.
"Vorrei andare a vedere cosa c'è nei mercati" ammise sbirciando oltre la calotta. “Sono curiosa”.
Vegeta non sembrò badarle e lei insistette. "Mi fai andare a visitarli?"
"Mi pare che tu faccia sempre quello che vuoi, alla fine".
Non aveva motivo di vietarglielo, a parte che temeva per la sua sicurezza e lasciarla bivaccare da sola per i quartieri poveri era escluso nella maniera più assoluta. L'avrebbe fatta scortare e avrebbe messo a tacere la sua accesa curiosità.
"Grazie. Ma mi lasci andare da sola?”
"Fuori dalla base non ti è possibile. Non sei in grado di difenderti. Ti rimedio una guardia, però devi coprirti di più il volto. Voglio che ti muovi il più possibile inosservata, soprattutto ora che Freezer ci sta studiando. É pieno di mercanti alieni, e non è escluso che ci siano anche sue spie. Si accorgerebbero subito che non sei una saiyan e per ora è meglio evitare" le disse poco prima di predisporsi all’atterraggio.
I banchi storti e scheletrici, coperti di cianfrusaglie e spezie alimentari ed erbe mediche, se ne stavano in fila tra loro, sotto tendaggi marroni di tessuto grezzo uguali alla mantella che le celava corpo e capo. Specie aliene o saiyan reietti e perdenti se ne stavano lì a commerciare oggetti provenienti dalle parti più disparate della galassia. Dietro di lei, Gurlok, guardia di primo ordine alta quasi due metri, stava al suo passo vegliando come disposto da Vegeta.  Era stata la prima persona che Bulma aveva conosciuto lì, proprio quel saiyan che l’aveva accolta ridendo di lei e che ora la seguiva passo passo in silenzio, con rispetto e riserbo. C'erano diversi saiyan di terzo ordine a bighellonare da quelle parti, compresi molti bambini che si trastullavano tra di loro. Alcune donne di secondo ordine passarono vicino a lei senza badarle, commentando soddisfatte l’ottimo affare e la bellezza di quegli orecchini di bronzo e pietre laviche. Bulma notò un banco dove vendevano oggetti in argento o lega, e ci si fermò incuriosita da una lunga spada. Dietro al banco, seduto su uno sgabello, un uomo molto anziano con la coda monca fumava una specie di pipa e la fissava da dietro le foltissime sopracciglia bianche che gli ricadevano sopra gli occhi coperti di cataratta: aveva la pelle abbronzata, color cappuccino, rugosa e chiaramente ruvida, e lineamenti che si percepivano spigolosi oltre la barba.
Lei lo guardò da dietro il cappuccio e si rese conto di essere studiata con interesse, perché nonostante la distanza, il chiarore dei suoi occhi era ben visibile.
"Scusi, posso vedere questa spada?" Gli domandò all'improvviso.
Lui annuì in silenzio. 
Bulma la prese tra le mani sentendola estremamente pesante e scoprendo che sopra c'erano delle incisioni scritte in una lingua sconosciuta. Gurlok, poco distante, la osservò senza avvicinarsi.
"Da dove viene?" Indagò rivolta al vecchio.
L'altro aprì la bocca lentamente, facendo uscire una nube di fumo che assunse una forma astratta e vaga, e la voce grattò come una vecchia marmitta."La storia dice che sia stata forgiata in Udus, a vent'anni da qui, ai confini con la galassia ad est. Pare appartenesse ad un Re".
"Quanti anni ha? Sembra un oggetto molto antico..."
"Quattrocento almeno".
Bulma pensò che a Trunks sarebbe piaciuta tantissimo. 
"Le incisioni sono confuse, si sa cosa c'è scritto".
"É la lingua degli Uramak" ammise il vecchio, avvicinandosi. Prese la spada per lei e con le mani callose e le unghie sporche di polvere le indicò alcune parole. "Questa significa speranza è virtù,  e quest'altra coraggio. La frase dovrebbe essere, la speranza è la virtù nobile di chi ha coraggio. Un grande Re ha brandito quest'arma e con essa ha vegliato sul patto di pace". 
Bulma ne fu colpita e le sembrò un oggetto interessante oltre che un pezzo di storia di un paese che non avrebbe visto mai. "Mi piace...Quanto costa?"
"Questa vale tanto, nessuno se la può permettere negli ordini bassi".
"Io non sono degli ordini bassi".
"I tuoi occhi mi dicono che sei straniera".
"Quanto vuole allora?"
"700 jin".
"Scherza? Non ne vale, è anche rovinata".
"Vale di più infatti. Ha la sua storia".
Bulma si girò verso la guardia sperando lui avesse delle monete, ma l'altro le fece cenno di essere a secco. "Può darmela sulla fiducia, e tornerò a restituirle i soldi più tardi".
L'altro scosse il capo. "Non si da nulla sulla fiducia qui, ma tu puoi pagarmi comunque..." 
Bulma si risentì immediatamente della sua proposta che intuì sconveniente e poco decorosa. "Come si permette mi scusi? Sono una donna sposata" puntualizzò indispettita, controllando l’altezza del tono.
"In effetti... Gira voce da mesi che il principe abbia preso in moglie una donna dagli occhi azzurri e dai capelli del colore dell'acqua…" le disse il vecchio indicando la ciocca che le usciva dal bavero del cappuccio. “Nessuno l'ha mai vista da queste parti… Ma io potrei essere il primo… Mostrami il tuo viso”.
Bulma ci pensò qualche istante. "Va bene, ma non qui". Fece cenno alla guardia di seguirla sul retro, alzò il tendaggio e quando fu più al sicuro da sguardi indiscreti si scostò il copricapo.  
Lo sguardo del vecchio sembrò illuminarsi. La studiò attentamente, con curiosità e compiacimento, pur se la smorfia delle sue labbra attraversate da una cicatrice rendeva la sua espressione quasi contrita. Si trovò a riflettere sul prezzo che avrebbe avuto una schiava coi suoi lineamenti gentili e con quegli occhi...Il valore sarebbe schizzato molto in alto.
"Le voci per una volta erano vere" ammise.
"Quali voci?" 
"Voci che girano su di lei… Adesso fammi toccare i capelli se vuoi la spada".
Bulma sembrò intimorita dalla mano callosa e sporca che si allungò verso di lei. "Non se ne parla" replicò facendo un passo indietro.
Fu allora che qualcuno che li teneva d’occhio e l’aveva riconosciuta si avvicinò rimanendo oltre il banco. "Kirano! Lasciala stare, quella sarà la tua regina un giorno. Dalle la spada".
Bulma si girò e scorse Kakaroth, il guerriero a cui lei aveva curato al rientro da una missione, probabilmente salvandolo dall'indifferenza dei suoi superiori. Lo riconobbe per via della chioma disordinata e bizzarra tale da apparire quasi finta.
"Nessuno da nulla per nulla" bofonchiò Kirano, contrariato dell’intervento del saiyan di terzo ordine. “E nessuno ti ha interpellato”. 
"Te li pago io" disse Kakaroth.
"Ma se non hai soldi neppure per piangere".
"Ti ricordo che stasera ci sono i tornei di terzo ordine. Potrò ripagarti".
"Sei pieno di debiti per i prestiti, o sbaglio?”
"Sono stati saldati. Avanti, dagliela". 
Kirano porse la spada alla donna. Quando Bulma l'afferrò, lui oppose resistenza nel cedergliela. "Si ricordi chi è mio marito" gli rammentò lei con sguardo calmo e vittorioso.
L'altro ammorbidì la presa sentendosi gli occhi della guardia reale addosso. Proprio quando furono sul punto di uscire da lì, alcune sentinelle di primo ordine raggiunsero Kakaroth e lo accerchiarono. Lei li vide da dietro il banco, celata da alcuni tendaggi.
"Kakaroth, guerriero di infimo livello, sei stato convocato a palazzo".
Bulma si mosse subito al suo seguito. "Dove lo stanno portando?" Indagò rivolgendosi alla guardia che la scortava.
"Probabilmente il Re o il principe l'hanno convocato per un'udienza. I guerrieri che rientrano da perdenti vengono puniti".
"Puniti, come?"
"Vengono obbligati a partecipare ad un duello fino alla morte. Ce ne sono altri che si annoiano nelle prigioni. Li metteranno a combattere tra di loro. Chi vince, ritorna libero".
Bulma dilatò le palpebre con stupore, fermandosi. "Non ero a conoscenza di questa usanza… barbara".
"Questi sono i nostri costumi."
Lei fissò il grosso saiyan alle sue spalle con aria molto seria. “Beh, i costumi si cambiano per scelte mirate al progresso, in genere.” E poi riprese a camminare tenendo tra le mani il suo ultimo acquisto che suo marito, quando fu in camera, studiò con perplessità.
“E che ci devi fare con quel pezzo di metallo?”
“Lo voglio regalare a Trunks, a tuo figlio piacciono molto le spade, non ricordi? Pare che appartenesse ad un Re”.
“Mh… Se lo dici tu” commentò l’altro.
Bulma si sfilò la tunica, rivelandosi vestita di una semplice tuta nera chiusa fino al collo. Vegeta le aveva tassativamente imposto di non indossare nulla di troppo particolare davanti a Freezer, solo per mantenere un profilo basso.
Bloccò Vegeta prima che uscisse. “Dove vai?”
“Ho alcune cose da sbrigare…”
Lei emise un profondo sospiro e il saiyan intuì che qualcosa la turbava.
"Quando mi ha stretto la mano ho avuto una sensazione molto negativa… Devi stare attento Vegeta, lui è pericoloso".
"Mai quanto noi, ricordalo".
"Non fare il presuntuoso. Lo sai a cosa mi riferisco..."
"Hai paura, ma io no" mentì Vegeta, sapendo di averne provata. Aveva avuto paura, e ce l’aveva ancora, che Freezer gli toccasse la sola cosa a cui tenesse davvero, ma per orgoglio non voleva ammetterlo. Tutta la violenza di cui era capace, che aveva perpetrato senza scrupolo, finiva per ondeggiare nella mite risacca delle sue carezze. Sua moglie era l'unica in grado di poter arginare quella violenza. Senza di lei sarebbe tornato spietato, naufrago nella brutalità del proprio mondo che l'aveva partorito in un ventre di fame bellicosa. Era la guerra ad averlo forgiato, l'amore era solo l'ancora che lo teneva ormeggiato in un mare in tempesta perchè non ci finisse annegato dentro, fino alla morte.
Lei gli prese il volto e lo fissò dritto negli occhi. "Tu non hai paura di niente, ma io sì, ho paura di perdere te e non mi vergogno ad ammetterlo... Freezer ha lo sguardo di chi tradisce e tu non sei come lui. Tu sei migliore di lui, Vegeta..." I loro occhi rimasero inchiodati gli uni negli altri. Bulma fu certa di scorgere un bagliore di vita in quelli di lui, come se le sue parole lo colpissero e scuotessero interiormente. "La tua forza è un dono. Tu non devi usarla per servire quel mostro".
Vegeta cercò di giustificare ancora scelte compiute che ormai non era più certo di condividere totalmente.
"Sono nato per fare questo. É il mio destino. Voglio solo la gloria che mi spetta.".
Lei scivolò con le mani sul petto e gli afferrò la maglietta stringendola nei pugni, come se volesse destarlo da quel torpore di frenetica euforia guerriera. "Non è vero. Tu sei nato per fare qualcosa di migliore. Tu sei il migliore, e devi vendere la tua difesa, non la tua ferocia. Avrai comunque la tua gloria, anche se sceglierai di usare la tua forza in maniera diversa. Finchè sei alleato a Freezer lui cercherà di impedirti di essere quello che vuoi... Finchè sei con lui, sarai sotto di lui. Ma se domani userai la tua forza a fin di bene, tu sarai sopra di lui e sopra qualunque Re. I popoli avranno sempre bisogno di qualcuno per difendersi".
"Noi saiyan combattiamo per noi stessi Bulma, tu questo non riesci proprio a capirlo".
"Non è vero. Avete combattuto per Freezer, e lo fate ancora." Lei abbassò lo sguardo d'improvviso, al solo averlo nominato. "Ho avuto una sensazione bruttissima prima... Ho sentito che Freezer mi guardava come se volesse..."
Ebbe paura a dirlo.
Lui incalzò. "Se volesse cosa?" 
"Come se volesse anche me".
Vegeta incassò il colpo, sapendo di avere avuto la medesima e sinistra percezione. 
"Forse dovrei tornare subito sulla Terra... Ma non voglio lasciarti da solo a combatterlo".
"Tu non potresti fare niente" ammise l'altro. "Dovrai tornare sulla Terra, e dovrò passarci pure io per valutare i progressi di Trunks".
"Hai deciso di aspettare ancora per presentarlo a tuo padre, quindi".
"Non voglio che giri voce che abbiamo un figlio, non finchè non avrò tolto di mezzo Freezer".
Non c'era stato un attimo in cui non avesse pensato a Trunks in quei mesi, e a tenerlo al sicuro. Suo figlio sarebbe valso oro e Freezer avrebbe potuto avanzare qualche pretesa per usarlo. La fusione dei due sangui e le ottime condizioni climatiche del pianeta Terra avevano favorito uno sviluppo della sua forza in maniera strepitosa e superiore alla norma. Nessun bambino saiyan aveva la forza di Trunks alla sua  stessa età, neppure Vegeta stesso l'aveva avuta.
Bulma gli prese il viso tra le mani, facendo la cosa che più lo rendeva vulnerabile. Gli parlò a cuore aperto, con dolcezza, sapendo che i complimenti e la devozione erano diventati il suo tallone d'Achille. 
"Ti amo, guerriero". 
“Adesso devo andare” replicò cercando di rimanere lucido e freddo.
“Aspetta… Vai da quel Kakaroth?”
“E tu come fai a saperlo?”
“Ho visto mentre lo prelevavano le guardie. Ero giù a mercato. Ha barattato lui la spada per me. Il vecchio non voleva darmela... ”
Vegeta la osservò con un certo sospetto. “E perché hai accettato che lui te la comprasse?”
“Non ho avuto neppure il tempo di obiettare. E comunque mi sembra una persona gentile”.
“É solo un guerriero di infimo livello”.
“Dovresti rivedere le vostre regole. É sciocco far ammazzare tra di loro due guerrieri, solo per cosa?”
“Questa è la nostra cultura. Il più forte va avanti”.
“Tu hai assaggiato la cultura progressista dei terrestri però, e non mi pare ti abbia fatto così schifo”.
“Non sono un terrestre, Bulma, ricordalo.”
“Ma sei una persona colta... Dovresti elevare il tuo popolo da questo tipo di… barbarie”.
“Al mio popolo piacciono le barbarie, per loro è uno svago vedere i propri uomini combattere fino alla fine. Se non muoiono durante le conquiste con onore, allora lo faranno qui”.
“Veg…”
“Adesso tieni un po’ chiusa la bocca, non ho voglia di stare a sentire i tuoi discorsi progressisti”.
“Non puoi comandarmi e trattarmi come se fossi uno dei tuoi caposquadra, ricordalo” replicò lei portandosi una mano sul fianco.
“Hai la cattiva abitudine di voler sempre dire la tua”.
“Potevi sposarti una muta allora...”
Vegeta non le rispose solo perché sapeva che amava anche quello di lei, anche se detestava essere contraddetto, la amava perché gli ricordava ogni giorno il motivo per cui l’aveva scelta. Adorava il fuoco che lei aveva dentro. Adorava la guerra che lei gli dichiarava, perché era la guerra che lui voleva. Sempre e ovunque.
“Comunque io non voglio che muoia quell’uomo. Con me è stato gentile”.
“Vuoi che gli metta una corona di fiori al collo?” Ironizzò l’altro.
“No.” Bulma gli mise le mani dietro al collo. “Potresti farmi felice però… Come io so far felice te.”
“Non dipende da te. Non è un tribunale che li giudica, è un’usanza”.
“Che può prevedere eccezioni no? Proprio perché non è una legge.”
Lei gli sorrise certa che lo avrebbe convinto, perchè conosceva quella luce tiepida che affiorava nel suo sguardo torvo quando era sul punto di cedere a una sua richiesta. "Avanti, Vegeta... Ti dimostrerò che i vostri metodi a volte non servono e non aiutano i guerrieri a dare il meglio di loro stessi”.
“Ah no? E da quand’è che sei un’esperta motivatrice?”
Lei strusciò il naso contro il suo e gli parlò con voce dolce e sguardo rapito. “Ti ricordi quando sei arrivato da me, poco più di otto anni fa…? Eri così depresso quando ti ho detto che la scatola nera era danneggiata…” 
La sua voce fu un sussurro che lo accarezzò vincendo la sua durezza già lì, con quei modi da dolce ruffiana. Lui deglutì lentamente un nodo di saliva.
“Per un po’ hai persino smesso di allenarti… Sembrava non ne sentissi neppure più lo stimolo. Io lo ricordo bene, sai? Sono stata io a dirti di ricominciare dopo che ho visto cos’eri capace di fare. Mi sembravi sprecato a non fare nulla… Tu sei nato per fare di meglio, e io per essere la tua motivatrice…” gli sorrise ma non fece neppure in tempo a godersi la propria vittoria che sobbalzò spaventata, perchè la mano di lui le si poggiò alla base del collo con un colpo rude e pesante, più simile a uno schiaffo. 
Le dita callose le massaggiarono la pelle con fare avido e minaccioso.
“A volte dimentico… che tu se volessi arriveresti davvero ovunque”.
Lei gli mise la mano sulla sua, stordita da quel tocco bramoso. “É per questo che sono tua moglie…”
“E quindi cosa dovrei farne di Kakaroth?”
“Fallo venire con me. Conosco un luogo dove può allenarsi purchè gli venga tolta la coda. Ho un’amica che vive nelle terre dei dragoni. Lì ci sono uomini che possono aiutarlo a tirare fuori le sue potenzialità. E poi serve un guerriero che faccia presidio sulla Terra  visto che vuoi assorbirla alle province per sfruttarla come ponte verso ovest”.
Vegeta emise una risatina baritonale dalla tonalità irrisoria. “Ma piantala, cosa vuoi che tirino fuori dei bonzi da una nullità come un terza classe?”
“Tu dammi questa possibilità. Non farlo combattere. É stato molto gentile con me, se lo merita un premio no?”
“Tu però sei stata gentile con lui quando lo hai curato. E inoltre tu sei mia moglie, e questo lui lo sa. Pensi che lo abbia fatto senza tornaconto? Qui nessuno fa nulla per nulla.”
“Questo lo appureremo…”
Vegeta si passò lentamente la lingua contro l’arcata superiore dei denti prima di risponderle. “Se ti dicessi di no ti impunteresti fino a esasperarmi… Diamogli questa possibilità e vediamo. Ma se la tua idea è fallimentare… Paghi il conto.”
“E quale sarebbe questo conto?”
“Poi lo deciderò”.
“Non puoi decidere un pegno da pagare a fine scommessa. Non è corretto” obiettò lei vagamente divertita, come vagamente divertito fu lui quando le rispose.
“Non ho mai detto di essere corretto. Sono un mercenario.”


..


Il Re si lasciò andare sulla sedia accompagnando il movimento con un sospiro di stanchezza. Si portò un calice ricolmo di una bevanda scura e amara alla bocca, e bevve lentamente, con fare meditabondo, osservando suo figlio in piedi davanti a lui, poggiato col sedere contro il bordo laterale del tavolo.
“Gli anziani mi hanno chiesto perché non hai voluto che Kakaroth combattesse”.
“Gli ho assegnato un’altra missione” ammise Vegeta.
“Un’altra missione… Mh… Strano, da quand’è che ti importa di quell’umile combattente?”
“A me nulla. Ma ho fatto una scommessa con Bulma”.
“Una scommessa dici?” Il Re corrugò le sopracciglia. “Non ti capisco. Da quand’è che ti prendi gioco delle nostre usanze per accontentare tua moglie?”
“Non è nulla di serio” fece il figlio, non entrando nei dettagli.
“E cosa dovrò dire agli anziani?” Chiese l'altro passandosi la lingua sulle labbra umide e vermiglie. “Non mi sembra il caso di dirgli il motivo che c'è dietro la tua decisione”.
“Non ce bisogno di dirglielo. Ci parlerò io. Kakaroth mi serve e se ne faranno una ragione. Siamo ancora in regime monarchico, non mi risulta che vige una democrazia”.
Suo padre rise e tornando serio aggiunse: “Però il consiglio degli anziani c’è da sempre, questo lo sai, la nostra monarchia si è formata con esso.”
“Il consiglio si piegherà, perché sono il saiyan più forte, e se non si piegheranno da soli, li piegherò io con la forza”.
“Sta’ attento, Vegeta. Gli anziani sono vipere che custodiscono con estremo orgoglio il loro potere consultivo. Non metterteli contro”.
“Ho già Freezer contro. Uno in più, uno in meno non mi cambia nulla”.
“Ricorda che di questi tempi è meglio essere cauti ed evitare diatribe interne. Dobbiamo eliminare un problema alla volta, e io adesso non voglio rogne tutte insieme, che già Freezer ci sta col fiato sul collo per completare le missioni, e ho troppe truppe impiegate a nord-est. Tu sei attaccabrighe proprio come lo era tua madre.”
“Io sono stufo di stare con le mani in mano. Voglio Freezer in ginocchio davanti al trono dei saiyan. E ce lo voglio mettere io”.
“Per tutte le scimmie… Teste calde come te se ne incrociano poche ragazzo mio. Sei più bellicoso di una donna tradita” commentò il padre tornando a bere nuovamente. "Ci vuole ancora un pò di pazienza".
"Ed è proprio quella che sto iniziando a perdere".
"Lo so... Siamo tutti in attesa del momento giusto per ribaltare la situazione" ammise il Re studiando l'espressione torva e irritata del figlio che si ammorbidì leggermente mentre si staccava dal tavolo.
“Faccio tappa sulla Terra stasera”.
“Cosa vai a fare lì?”
“Bulma rientra perchè tra tre giorni la gravità sarà più alta, e poi ha gli affari di famiglia di cui occuparsi. Inoltre deve portare i dati registrati dalla sonda Saya 4 ad uno dei suoi ingegneri informatici,  e sono proprio curioso di sapere cosa le dirà”.
"Cosa sarebbe un ingegnere informatico?"
"Una specie di... strizzacervelli del computer".
“Domani sera però abbiamo i primi ordini in festa, tutti si aspettano che tu ci sia. Sta rientrando il plotone guidato da Jinka.  La tua assenza potrebbe essere vista come una scortesia visto che li hai mandati tu a sedare tutte quelle rivolte su Neo Genesis 2”.
Vegeta non sembrò interessarsene. "Se ne faranno una ragione".
“Lei proprio non ti va giù”.
Il principe capì a chi il padre alludesse. “Cosa intendi?"
"Prima della tua lunga sosta sulla Terra la potevi prendere in moglie e hai sempre temporeggiato, anche quando avete concluso la missione Husar, e non ho mai capito il perchè tu indugiassi tanto."
“Jinka ha un solo difetto, come molte donne qui dentro quando mi vedono”.
“Sarebbe a dire?”
“Mi dicono tutte sempre di sì.”
Suo padre scoppiò a ridere. “Questa è bella. Vuoi dirmi che ti sei preso l’unica donna che ha la faccia tosta di risponderti no?”
Vegeta guardò suo padre dritto negli occhi senza farsi contagiare dalla sua ilarità. Pensò a Bulma, agli anni passati sulla Terra, a quando era stato trattato da lei come una persona assolutamente normale, uno qualunque. La sua incoscienza, finanche una certa dose di insospettabile coraggio, era stata la fonte dell'interesse che aveva scoperto farsi concreto per lei. Aprire gli occhi all'alba con il suo corpo riverso addosso al proprio, col suo odore nelle proprie narici, scorgendo il sole che saliva lentamente tra i grattacieli e attenuava la penombra violacea della notte, non aveva prezzo. A volte, in quel silenzio assoluto che regnava lì in alto, al primissimo mattino mentre la città ancora riposava e si approssimava al risveglio, gli sembrava che ogni anelito di conquista si annientasse inghiottito nello stesso silenzio che assorbiva anche lui. La Terra aveva lo strano e inquietante potere di calmarlo, di rabbonire le sue necessità bellicose piene di furia, o forse era Bulma ad avere quella rara capacità di disarmarlo. Aveva uno strano e autoritario potere nelle mani quando le infilava tra i suoi capelli,  sortiva lo stesso effetto che si ha quando un padrone accarezza il proprio animale poco mansueto e aggressivo. 
Il Re si asciugò le lacrime recuperando contegno. “Tua moglie nonostante quel corpicino deve averne di carattere!”


..



La macchina del teletrasporto impiantata in una stanza in cima al grattacielo, esattamente sulla pista di atterraggio degli elicotteri e sopra il vano ascensori, li fece materializzare uno dopo l'altro sotto il cielo sereno variabile delle cinque di pomeriggio. Al loro arrivo il sole era scivolato dall'altro lato dell'emisfero e discendeva con lentezza pronto a regalar loro un suggestivo tramonto tra i grattacieli. 
Kakaroth si guardò attorno con curiosità, non avendo compreso davvero il motivo per cui gli fosse stato riservato un trattamento di favore. Bulma aveva convenuto che l'indole era selvaggia ma istintivamente votata alla gentilezza, forse perchè talune cose che diceva lo facevano apparire un pò tonto.
"Questa è casa mia" gli disse quando varcarono la porta degli ascensori al quarantaduesimo piano, mentre Vegeta spariva alla ricerca di suo figlio, evitando che Trunks facesse la propria comparsa davanti a Kakaroth. "Mio marito ti ha spiegato il motivo per cui sei stato convocato qui, vero?"
"Non l'ho capito fino in fondo. Mi ha detto che si tratta di una specie di esperimento..."
"Esattamente. Ti è stata data la possibilità di aumentare il tuo potenziale, ma non dovrai fare altro che affidarti ad alcune... persone, diciamo, che sono esperte delle arti marziali" gli spiegò frugando in una borsa alla ricerca della capsula che conteneva l'elicottero.
Kakaroth diresse lo sguardo oltre le vetrate e studiò la metropoli e i grattacieli pieni di slogan che si alzavano poco più avanti, creando una rete urbana molto trafficata. 
Bulma riprese notando come il saiyan fosse interessato a ciò che lo circondava. "Io abito in questa città, in questo grattacielo di quarantasei piani. Appartiene alla mia famiglia che l'ha fatto costruire. Ti accompagnerò da chi si occuperà di te, ma dobbiamo prendere l'elicottero".
"Perchè questo trattamento di favore?"
"Preferivi finire in un torneo a giocarti la vita?"
"In un modo o nell'altro dovrò pur morire, sono un guerriero".
"Ci sarà tempo anche per questo" replicò cercando di non affrontare discorsi deontologici troppo complicati. 
"Sei stata tu a proporlo al principe Vegeta, vero?"
"Proporre cosa?"
"La mia ultima possibilità".
"Cosa te lo fa pensare?" 
"Nessun saiyan avrebbe avuto questo tipo di gentilezza".
Lei gli sorrise appena. "Tu l'hai avuta quando mi hai comprato la spada".
"Ti ho solo ricambiato il favore. Mi hai curato quando stavo morendo, ricordo male?"
Bulma comprese che l'altruismo non era cosa scontata e parte dell'educazione di un saiyan, così come Vegeta le aveva detto con quel nessuno fa nulla per nulla qui, ma la gentilezza che percepiva nel suo sguardo umile le lasciò intuire che poteva esserci del salvabile in Kakaroth. 
"Perchè lo hai fatto?" Si sentì chiedere.
"Da dove vengo io, le persone che hanno bisogno si aiutano e basta a volte" gli spiegò lei con naturalezza. "Non mi aspetto che tu capisca... Mi spiace solo per la tua coda, ma qui non puoi tenerla.  Se non conosci il nostro calendario lunare è rischioso star svegli di notte, e qualche volta anche osservare il cielo di giorno".
L'elicottero arrivò a Paòz dopo aver attraversato una perturbazione passeggera. Bulma ormai era diventata una brava pilota nonostante non fosse tra le più esperte, ma poteva affermare di conoscere bene le macchine che progettava. Quasi sempre si avvaleva di piloti privati che lavoravano per lei, ma in questo caso non voleva far circolare notizie circa i suoi ospiti... 
Kakaroth si osservava attorno incuriosito e affascinato dalla natura incontaminata e verde che si estendeva davanti al suo sguardo a perdita d'occhio. L'aria era leggera e aveva uno strano profumo fresco e balsamico, perchè le catene montuose a ridosso della pianura facevano di sovente arrivare brezze che trascinavano gli odori delle flora che cresceva ad alte altitudini.
"Non sembra male questo posto".
"Essendo poco abitato, l'aria è molto salutare" disse lei camminando verso un agglomerato di casette che non superavano i due piani. Adocchiò una stradina dove alcune insegne commerciali restituivano al venticello il loro ondeggiamento. "Una mia amica ti accompagnerà dal Genio delle Tartarughe, un esperto preparatore di atleti. Se hai bisogno di mangiare qualcosa puoi chiedere a lei, è un'ottima cuoca..."
Bulma entrò dove c'era la piccola targa di una panetteria, facendo oscillare un caccia-spiriti che tintinnò colpito dal movimento rotatorio della porta. "Si può? Permesso..."
Da dietro il balcone si alzò una donna atletica che stava ordinando il piano lavoro. "Bulma!"
"Ciao Chichi! Non ti aspettavi una mia visita, lo so".
"Non dopo due mesi che diciamo di vederci e rimandiamo sempre. "
"Ti chiedo subito scusa se arrivo qui senza avvisarti e senza potermi neppure trattenere. Puoi dedicarmi dieci minuti? Tanto vedo che non hai persone da servire".
"Figurati, tra poco chiudo. Vado in palestra a controllare che Yamcha stia lavorando... Ogni volta che vado lo trovo a flirtare con qualche ragazza a cui fa il personal trainer."
"Ci prova sempre con tutte, quello..." commentò Bulma ricordando quando anni prima ci aveva provato pure con lei, il cui alcool in corpo a causa di qualche bicchiere di troppo l’aveva annebbiata fino a farla finire all’inevitabile limone della serata.
Chichi fece una faccia sorniona. "Ne sai qualcosa anche tu, o sbaglio?" 
L'altra alzò gli occhi al cielo. "Comunque non so come fai a lavorare qui dentro... C'è un profumo delizioso, cos'hai preparato?”
"Ho finito le crostate. Le lascerò raffreddare tutta la notte e domani saranno già mangiabili, te ne do una se vuoi, la porti a tuo figlio"  fece l'altra sgusciando fuori dal bancone e sfilandosi il cappellino fermacapelli. "Allora Bulma, dimmi pure, sono curiosa di sapere il motivo della tua visita, e non so se preoccuparmi".
"Ho da chiederti un piacere e spero tu non mi dica di no. Si tratta di un grosso favore..."
"Sarebbe a dire?"
Bulma direzionò lo sguardo fuori, oltre la vetrata, puntandolo sull'uomo alto e atletico che continuava a guardarsi attorno con aria tranquilla, in apparenza non offensiva. Chichi la imitò e vide un uomo molto piacente fermo  dall'altro lato della strada.
"E quel bell'imbusto chi è?"
"Il grosso favore che devi farmi".


..


Bulma rientrò alla Capsule Corporation con un gran mal di testa. Aveva dimenticato di prendere gli integratori che usava quando si spostava verso città che erano a più di quattro ore di distanza dalla propria, costringendola a ristabilirsi col fuso locale. Anche il teletrasporto non era una passeggiata per il corpo, vista la quantità di energia cui erano sottoposte le cellule per trascinarsi da un luogo all'altro in pochi minuti. Non appena l'ascensore scese dalla pista e si aprì con un trillo sul quarantaduesimo piano, ad aspettarla trovò un entusiasta Trunks. Era stata via solo dieci giorni e gli sembrò che il figlio si fosse persino alzato di un paio di centimetri. 
"Mamma! Non arrivavi più!" 
Il piacere con cui l'accoglieva la remunerava delle fatiche di fare avanti e indietro in un periodo che stava proseguendo da diversi mesi pieno di attività e imprevisti. Per quanto suo padre l'aiutasse nella gestione dell'azienda, le cose da fare erano sempre tante, come gli incontri e i progetti da portare a termine, e come se non fosse bastato sul pianeta Vegeta aveva dell'altro operato da svolgere per suo marito, con le difficoltà di non avere con sè il proprio affidabile e collaborativo staff e strumentazioni che conosceva perfettamente.
Vegeta aveva appena finito di allenarlo e il piccolo appariva felicissimo di essersi ricongiunto con suo padre, figura che costantemente gli mancava da quando si assentava per badare alle missioni affidate ai suoi da Freezer. Il legame tra lui e Trunks era fortissimo nonostante Vegeta fosse solito non esternare il suo affetto con gesti di tenerezza, tuttavia non cessava mai di spronarlo nè di ricordargli di chi fosse figlio.
"Sei tutto sudato..." Commentò Bulma, abbassandosi ad abbracciarlo.
"Non mi sono ancora fatto la doccia".
"E cosa stai aspettando? Va' subito, non ti faccio mica cenare così, e lo stesso vale per tuo padre" aggiunse adocchiando il saiyan che stava arrivando con l'asciugamani sulle spalle.  "Avete la doccia tutta per voi giù, perchè non ne approfittate mai? Se non c'è una donna che si curi di voi vi comportate come selvaggi."
"Ho fame, mamma..."
"La nonna vi cucinerà sicuro qualcosa, le faccio uno squillo giù. Io adesso devo fare una telefonata che non posso assolutamente rimandare, chissà se c'è ancora qualcuno nel reparto tecnico" commentò interrogando l'orologio che segnava quasi l'orario di chiusura delle attività d'ufficio. 
Quando varcò la porta automatica dell’ufficio del reparto informatico ci trovo proprio chi sperava di vedere. Kale la salutò subito a tono alto, con due cuffie in testa e la camicia rimboccata, e cianfrusaglie varie sul tavolo dove lavorava disseminato di una decina di tazzine compostabili vuote di caffè ancora da buttare.
"Ma quanto caffè bevi?!" Fece lei osservando la scrivania dell'uomo. "E come fai a lavorare in mezzo a tutto questo casino?"
“Si può sapere da dove viene questa roba? Hai scoperto mica una nuova civiltà?” Le chiese l'altro eludendo la sua domanda e sventolando i fogli che si era stampato dai dati recuperati nel flop. “Quel simpaticone di tuo marito mi ha detto che me le hai mandate tu e che sono da analizzare immediatamente, senza se e senza ma" aggiunse ripetendo le testuali e perentorie parole dell'uomo. "Te lo dico subito, mi ci vorrà una vita per decodificare questa merda.”
“Ah, bene, quindi non riesci proprio a capirci nulla?” Fece lei avvicinandosi.
“Capirci nulla? Per capire queste scritture mi ci vorrà l’eternità… e forse neppure quella sarà abbastanza.”
“Ma si potrà fare qualcosa…"
"Un miracolo, se fosse possibile".
"Bisogna solo trovare una chiave per decodificare questi codici e crearne uno nuovo col nostro linguaggio, no?”
“Ci ho già pensato, ma è un casino. Ma si può sapere dove l’hai presa questa roba? Anche il computer ne aveva la nausea”.
Lei fece la vaga. “Te lo racconterò se però riesci ad aiutarmi”.
“Lo farei volentieri, se non fosse che tra dieci giorni mi sposo e non posso rimanere in ufficio fino alle dieci di sera” fece l’altro sfilandosi le cuffie.
“Quello che so, è che sono mappe criptate in questo codice informatico... alieno”.
“Mappe aliene dici?”
“Sì, tutti i vari dati dovrebbero corrispondere a punti che definirebbero delle mappature spaziali di una regione mai studiata della galassia, ad ovest”.
L’altro si passò una mano tra i capelli corti e castani, e non trattenne un sospiro scoraggiato. “Senti, domani ne parlo con Sana, lei magari può aiutarmi visto che rientra dalle ferie e sarà più che in forma”.
“Ok, non dimenticartene. Mi raccomando… Ricorda che ti ho assunto perché sei il migliore. Ah, e non impiegarci troppo” gli rammentò uscendo da dove era venuta e lasciando Kale nel caos più totale, a borbottare.
Quattro ore a seguire, alle undici di sera ormai passate, era nel letto con suo figlio a raccontargli del suo ultimo viaggio. Stesa di fianco al bambino, continuava a narrargli come una favola della quantità di pianeti che esisteva fuori il loro sistema solare.
Trunks alzò un dito indicando il soffitto dove c’era la mappa dello spazio conosciuto che teneva appesa sopra la testa, proprio come se fosse un piccolo mercenario. “E il pianeta di papà si trova più su della stella K-8?”
“Oh, molto, è dietro una grande nebulosa”.
“É una nebulosa grigia?”
“No. Ha molti colori, ma predomina il rosso. Quando la vedi ti sembra una specie di dipinto astratto, di quelli che ogni tanto vedi sui libri di scuola” fece lei accarezzandogli la testa e tirandogli indietro la frangetta.
“Ma sulle stelle ci si può salire?”
“Non proprio… Le stelle sono troppo calde per poterci arrivare, perchè a differenza dei pianeti abitabili producono energia tramite fusione nucleare.”
“E quando mi dai anche una mappa del sistema solare dove si trova il pianeta di papà?”
“Appena riuscirò a farle elaborare…” commentò lei accorgendosi che c’era Vegeta sul ciglio della porta, appoggiato ad ascoltarli. Chiuse la conversazione capendo che si era fatto tardi, e dopo aver rimboccato le coperte e dato un bacio al bambino gli disse di addormentarsi. Fece per tirare le tende quando Trunks le chiese di lasciarle aperte.
“Sei sicuro che non ti da fastidio il sole? All’alba lo avrai tutto in camera.”
“Non ho sonno… Provo ad addormentarmi contando tutte le volte che la scritta di quella pubblicità fa illuminare le palline rosse” gli spiegò il bambino indicando il logo di un’azienda di scarpe che svettava sopra un grattacielo più basso.
Bulma gli sorrise. “Va bene, basta che non rimani sveglio. Domani hai scuola”.
“Non posso portare con me la spada vero? Ai miei amici piacerà tantissimo...”
“Assolutamente no! Dove vai girando con una spada… Guarda che non è un giocattolo... Hai promesso di usarla quando sarai più grande.”
La sera inoltrata, le mezza passata e una città trafficata anche di notte, li ritrovò stesi sul letto della loro camera, davanti a puzzle di luci accese e spente. Bulma se ne stava accucciata a pancia in giù, le braccia piegate sotto al petto, il viso rivolto a lui che era steso su un fianco con mollezza. Con le dita ruvide lui le accarezzava la schiena nuda, osservando il tatuaggio del drago. Poi si accorse che all'interno della piccola sfera erano stati aggiunti dei simboli.
"Non avevi queste scritte prima di partire, dieci giorni fa” constatò osservandole, e notando che erano indecifrabili.
“No… Le ho fatte tatuare quando sei andato via”.
“E che significano?”
“Sono delle iniziali… Però non te lo dico”.
L’altro la guardò vagamente sospettoso. “Tutto questo segreto per due lettere?”
Lei allungò il collo e portò il viso verso il suo. “Te lo dirò un'altra volta. Sono iniziali di nomi di persona scritti in lingua Paozziana antica. Il vecchio tatuatore mi ha detto che inserirle nella sfera la trasforma in un amuleto protettivo”.
Vegeta sembrò perplesso. “Se lo dici tu…”
“Tu non ci credi, ma io sono sicura che questo drago esiste. La sfera che mi ha dato mio padre è una delle sette… Le troverò prima o poi, e gli chiederò una giovinezza lunga quanto la tua”.
“Finchè non vedo il radar non ci crederò”.
“Tu non preoccuparti. Ho praticamente finito di elaborare il cip interno…É un lavoro iniziato una vita fa.”
“Quando l’hai progettato?”
“Il primo progetto del radar risale a quando avevo nove anni…"
"Nove?" Vegeta non riuscì a reprimere una lieve nota di stupore all'ennesima rivelazione del suo genio. 
"Sì... Ma poi per molti motivi ho lasciato perdere... Mia madre ha subito un intervento all'utero e non ha più potuto avere più figli, gli studi all'accademia dei bambini prodigio mi hanno molto assorbita perchè mi facevano studiare molto per permettermi di sviluppare il potenziale... Alla fine c’è sempre stato qualcosa che mi ha distratta e non ho mai ultimato il radar...”
"Perchè solo adesso l'hai completato?"
"L'incontro con Freezer mi ha turbata molto... Ho paura di lui. Ho paura che venga qui e distrugga tutto... La mia casa, Trunks..." un lieve tremore da lui percepito le costrinse ad abbassare lo sguardo, che fece scivolare inquieto sul suo petto caldo e ampio, che si sollevava placidamente. 
"Ma sei così sicura che le sfere funzionino? É solo una leggenda..."
"Anche quella del super saiyan lo è... Eppure tu ci credi..." aggiunse fissando i suoi occhi con sguardo dolce. La mano di lui si aprì in silenzio sulla sua schiena e le accarezzò il disegno lentamente, percorrendolo come una stampa su seta. Davanti i suoi occhi azzurri e luminosi si materializzò solo un volto che la offuscò. 
Freezer.

..

 
La lucertola si portò lungo il perimetro vetrato della sala comandi e osservò l’immensità dello spazio in cui galleggiava accompagnato dal fedele e dissoluto esercito. Il suo pianeta di origine, piccolissimo più della metà della Terra e povero di risorse, era lontanissimo da lì. Ormai da anni vagava nel suo vascello, avido e bramoso di potere, come fosse un’anima in pena. Suo padre Re Cold, anima maligna vissuta per quasi centoquaranta anni, aveva messo in piedi i primi eserciti di mercenari corrotti promettendo conquiste a tutti, ed era stato semplice vederli andare a lui come api al miele quando grazie a mezzi illeciti e brutali aveva concretizzato le proprie promesse. Il mercato dei pianeti era fruttato moltissimo e proprio lui aveva avuto l'illuminante idea di rendere parte del proprio esercito anche i rozzi e bellicosi saiyan, migliori in assoluto e forze della natura. Tuttavia, negli ultimi anni della sua vita, aveva rivelato al figlio che doveva ben guardarsi da loro, perchè erano indomiti e troppo fieri per accettare di avere una guida autoritaria che li trattasse alla stregua degli altri eserciti. 
Per Freezer quelle parole erano state un campanello di allarme. I saiyan erano il suo tallone d'Achille, l'unico esercito che non riusciva a controllare mai completamente, nonostante portasse a compimento fedelmente le sue disposizioni. Era riuscito persino a farsi lasciare il piccolo Vegeta da suo padre, anni prima, per tenerlo con sè qualche anno con lo scopo di irretirlo tramite lusinghe e compiti sempre più difficili, bramando ancora per asservirli completamente. Ma crescendo Vegeta aveva mostrato non solo una certa insofferenza verso gli altrui comandi, ma la totale inattitudine a sentirsi parte della sudditanza. Le sue abilità da fuori classe, lo spirito indomito e l'educazione fiera ricevuta lo avevano reso un bambino prodigio e un adolescente sprezzante e bramoso di aumentare il proprio potenziale, portandolo a desiderare di superare Freezer in potenza e facendo a tutti capire che non gli sarebbe stato impossibile riuscirci. E Freezer sapeva che era così, perchè i saiyan miglioravano ad ogni combattimento, come prodigi naturali, assimilando per osmosi nuovi poteri e nuove tecniche. Sostanzialmente, alla fine, aveva capito che eliminare i saiyan rimaneva la scelta più sensata, anche se equivaleva al perdere il migliore esercito di cui disponeva.  
La struttura della base militare ambulante era di smisurata grandezza, disponeva di numerosi ponti di attracco esterni ed interni distribuiti sui centoventi livelli di profondità.  La rimessa interna delle centinaia di navicelle che salivano e discendevano su e giù per la profonda pancia dell'astronave occupava quasi cinquanta livelli di altezza, e dagli ottanta punti di attracco i soldati imboccavano i corridoi esagonali in carbonio lucido superando infine le barriere cariche di ossigeno. Sporgendosi dal parapetto dei ponti, provvisti delle opportune maschere di ossigeno, i soldati potevano vedere l'immensità senza fondo dello spazio. Non pochi ci erano precipitati laggiù, quasi sempre per essere fatti sparire con le prove del loro assassinio. Da giovanissimo Vegeta ci aveva stazionato quasi sei anni terrestri lì dentro e di omicidi ne aveva visti e compiuti senza vergognarsene. D'altronde perchè avrebbe dovuto vergognarsi di far fuori gentaglia mediocre e inetta, e totalmente corrotta. Anche lui da quei ponti ci aveva fatto precipitare qualcuno, l'ultima vittima che rammentava era stata una spia che si era ritrovata a penzolare attaccata alla balaustra, aggrappata ai suoi piedi e scansionata dal suo sguardo spietato. Vegeta gli aveva rotto le ossa delle dita con la suola della scarpa, attendendo poi con l'opportuna lentezza di un sadico torturatore che le mani di quello cedessero facendolo scivolare via.
Se n'era rimasto lì, davanti gli occhi soddisfatti di Freezer, a compiere i suoi atti vili di soldato violento e annoiato, abituato a fare solo quello, conscio di doversi mettere in mostra davanti a tutti quegli spettatori spietati che si valorizzavano con quel tipo di abbiette qualità.  
“Zarbon… Voglio approfondire questa storia riguardante la moglie di Vegeta… Nessuno mi aveva detto che su Virgus ci fossero donne così".
"Da quando vi interessano le umane?"
"Le avremmo potute rivendere come schiave.”
"Non ricordo se ve ne fossero, mi dovete scusare, ma non ho seguito io quella spedizione che risale ad anni fa. A che scopo vi interessa, potente Freezer? ”
“Mi sembra strano, conoscendo quella scimmia violenta, che si sia presa in moglie un’ umana solo per una questione di bellezza”.
“Bella lo è, però”.
“Ovviamente, per essere un'umana credo lo sia molto. Ha una presenza che definirei..."
"Piacevole?"
"Armonica. Non mi disturba guardarla. Vegeta è sempre stato uno schizzinoso d'altronde,avrei dovuto immaginare si sarebbe trattato bene anche in questo caso. Ad ogni modo… Non saprei che farmene di una donna umana. Tu potresti divertiti invece…” insinuò malignamente. “Siete quasi compatibili a livello fisico”.
Zarbon annuì corrispondendo la malignità del suo padrone con un luccichio di sadismo negli occhi. Bulma sarebbe potuta finire nell'elenco di una delle tante umane che avrebbe seviziato per soddisfare i propri appetiti, ma ciò che lo faceva eccitare era che avrebbe potuto farlo sulla donna di Vegeta, del commilitone che più aveva odiato in assoluto durante gli anni passati, quindici anni prima, quando Freezer, di cui Zarbon era assurdamente geloso, aveva prediletto quel bambino preferendoglielo per molto tempo. Re Vegeta gli aveva ceduto il figlio in prestito con lo scopo che quest’ultimo rinforzasse la propria tempra, ma in realtà non aveva ammesso che era stato obbligato a farlo. Ne era venuto su un giovanotto violento e sprezzante di ogni pericolo, forse persino troppo presuntuoso, che però era stato la macchina d’assalto più ingestibile della lucertola bianca, finanche la più attaccabrighe.
“Voglio liberarmi dei saiyan una volta per tutte… Ma per farlo senza perdere troppe risorse, dovrò metterli l’uno contro l’altro. Ho notato che Vegeta era molto presente vicino a quella donna, e non è da lui… Ma voglio indagare a fondo."
"Non mi va proprio a genio l'idea di starmene in mezzo tutte quelle scimmie a fare indagini" lamentò Zarbon.
"Non le hai mai sopportate vero?"
"Se potessi le ucciderei una per una, e il primo sarebbe Vegeta".
 

Continua…

 

 

 

Ricordo un paio di termini ai malintenzionati : © le mie storie sono tutelate dal diritto di autore e registrate abitualmente a mio nome in quanto persona fisica nonchè tutelata giuridicamente. Dunque, avviso chi non ha di meglio da fare che copiare, prendere parti, spacciarle per proprie di pensarci due volte a provare a plagiare o a rubare la farina del mio sacco: non rischiate solo un brutto bannaggio su questo sito, ma rischiate anche in termini legali . Fate attenzione.

  
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