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Autore: Hikaritokage    19/09/2019    3 recensioni
Un vaso rotto non tornerà mai com’era prima.
Ma se quel vaso è tutto ciò che hai, tutto ciò che sei, devi almeno provarci a rimetterlo insieme.
Una breve raccolta di flashfics, per raccontare una storia forse difficile da leggere. Il rating è arancione perché non ci sono volutamente scene descrittive, ma la tematica resta comunque delicata, molto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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NEMESI

Infilarti due dita in gola ti fa stare bene.
È doloroso, è disgustoso.
Ma è anche giusto, sai che dopo ti sentirai molto meglio.
Non vomiti per dimagrire, ti piace contarti le ossa allo specchio e ti sembra di non contarne mai abbastanza, ma il vero motivo non è quello.
Ti metti le dita in gola perché devi.
Perché tutto si deposita e ristagna e ribolle dentro di te, e da qualche parte devi lasciarlo uscire.
Perché la prima volta hai vomitato senza volerlo, sei tornata a casa in silenzio e ti sei chiusa in bagno e finalmente sei riuscita a piangere, hai pianto così tanto da vomitare tra i singhiozzi.
E dopo ti sei sentita meglio.
Ormai non ti capita più, ci si abitua, devi infilarti le dita in gola per buttare fuori l’angoscia che ti insegue ovunque, la paura che ti consuma, il disgusto per ciò che sei diventata, il senso di colpa che non ti lascia mai.
Ti metti le dita in gola e vomiti te stessa, vomiti l'anima striata di sangue, spingi più a fondo e ti graffi e continui finché gli spasmi non ti piegano in due.
Lo fai ogni giorno, più volte al giorno, tentando di raggiungere un limite nuovo, un traguardo che sposti sempre più avanti.
Tutto il marcio risale inarrestabile e si riversa fuori dalla tua bocca spalancata, viene inghiottito dallo scarico e finalmente scompare.
E tu stai bene.
Ti senti vuota, purificata. Pulita.
Ti senti forte, sei più forte della fame e del dolore, puoi ignorare deliberatamente il bisogno primario di nutrirti, l'istinto primordiale di non nuocerti.
E questo ti piace. È il solo sollievo che hai.
Quando è tutto finito ti prendi il tuo tempo per rimetterti in piedi, per eliminare con metodica precisione ogni traccia di quello che hai fatto.
Ti ricomponi e pulisci il bagno, con calma, in uno stato di quiete e benessere che vale tutti i tuoi sforzi.
Sciacqui il viso stravolto e lavi bene i denti troppo sensibili, corrosi dai succhi gastrici.
Sciogli i capelli, controlli che non ci siano residui, sistemi il trucco e spruzzi nell'aria un po' di profumo.
Cancelli la tua colpa, è facile come passare una spugna sulle piastrelle che brillano immacolate, come nascondere le ossa sporgenti sotto i vestiti informi, i segni sulle dita dentro le maniche lunghe anche in estate.
Sei brava, sei così brava che nessuno si accorge mai di niente.
Te lo chiedi spesso, se davvero sei tu ad essere così brava o se magari non se ne accorgerebbe nessuno in nessun caso, nemmeno se vomitassi in piedi nel bel mezzo del salotto all'ora di cena.
Te lo chiedi spesso, ma la risposta non la vuoi sapere.
Quando hai finito ti guardi allo specchio, e quello che vedi ti piace.
Ti piace tanto, perché finalmente nello specchio ci sei tu.
Finalmente, il controllo ce l'hai tu.
Esci dal bagno appagata, leggera.
Ma la tua pace dura così poco, dura sempre meno.
E sei costretta a vomitare ancora.

   
 
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