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Autore: Rosemarie Green    20/09/2019    0 recensioni
Dal capitolo 2:
"Con un colpo di coda la bestia spezzò le corde che tenevano il ragazzo legato all'amica. Si guardarono e lui le disse, sorridendo tristemente:
«Non piangere.»
Nate sapeva che ogni suo sforzo sarebbe stato inutile - la Serpe era troppo veloce, non si era nemmeno accorto di essere stato slegato da Lara - ma si mise comunque in posizione di combattimento. "
Genere: Avventura, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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3.

Una figura si stagliava all'ingresso della caverna e quando si avvicinò i ragazzi videro...
 

«Professor Morris!» esclamò Nate sollevato anche se dolorante.

Lara corse ad abbracciare il suo tutore.

«Sei vivo! Credevo che non ti avrei rivisto mai più!» disse.

«Sto bene, bambina. Ma dobbiamo andare via subito. Quella freccia non lo terrà al tappeto ancora per molto, temo. Ragazzo, sei in grado di cavalcare?» Chiese il preside, rivolgendosi a Nate.

«Sì, Signore!»

«Bene, perché ho solo due cavalli. Io andrò su uno perché sono più pesante di voi.

L'altro è vostro.» disse il professore.

Nate montò a cavallo, poi aiutò Lara a fare lo stesso tendendole la mano.

Cominciarono la cavalcata e la ragazza, dopo qualche tentennamento, strinse le braccia attorno alla vita di lui per reggersi meglio.

«Professore, ci racconti cos'è successo. Abbiamo visto il suo ufficio a soqquadro e tutto quel sangue!» chiese il giovane.

«Chiamami pure Morris, per ora non sarò più il tuo professore, ma un tuo alleato.

Più o meno quando avete sentito quell'esplosione, Mailliw – una sua proiezione , credo – è apparso nel mio ufficio e subito mi ha attaccato. Per fortuna sono stato in grado di difendermi, non era bravo come quello vero: è riuscito solo a farmi qualche graffio poi sono scappato. Mi dispiace avervi lasciati soli. Mi dispiace tanto, Lara. Ma ditemi della scuola, cos'è successo in mia assenza?»

I ragazzi raccontarono tutto ciò che era accaduto loro da quando avevano sentito quell'esplosione.

Il professore scosse la testa.

«Allora la situazione è davvero grave. Bisogna scoprire cosa sta tramando lo stregone e dobbiamo metterci in contatto con Anna e Jonas. Spero stiano bene.

Ma prima, dovete riacquistare le forze.»


 

***


 

Era strano, per Morris, essere lì, in mezzo a un bosco, con due dei suoi studenti migliori. Ma, purtroppo, doveva abituarsi in fretta all'idea. Era vitale, per loro, raggiungere il più velocemente possibile i suoi vecchi amici: loro li avrebbero aiutati di sicuro, o almeno così sperava. Dopo lunghe ricerche era riuscito a scoprire che si nascondevano in una vecchia fortezza abbandonata, protetta con ogni genere di trappole.

Guardò i due ragazzi che chiacchieravano e si sorridevano, e pensò a quanto dovesse essere difficile per loro trovarsi in quella situazione. Così lontani da tutto ciò che finora avevano considerato casa, così lontani dai loro amici, persi chissà dove e a fare cosa.

Quei ragazzi erano cresciuti tantissimo in pochi giorni e Morris non era sicuro se questo fosse un bene oppure no.

Diavolo, avevano 18 solo anni.

Dovevano essere liberi di ridere, fare sciocchezze con gli amici, amarsi…

Sì, anche volersi bene: si vedeva lontano un miglio quello che Lara e Nate provavano l'uno per l'altra, si percepiva dall'aura di felicità che emanavano anche solo a sfiorarsi inconsapevolmente. Eppure nessuno dei due sapeva dell'altro. Morris si ritrovò, suo malgrado, a sorridere dei loro sguardi imbarazzati e del trovarsi così vicini, così puri e ingenui, anche se cambiati irreversibilmente.

«Va bene, ragazzi. Per stanotte ci fermiamo qui.» disse all'improvviso Morris, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

I ragazzi sobbalzarono per la sorpresa e quasi caddero da cavallo.

Smontò prima Nate e aiutò Lara a scendere prendendola per la vita. Gli venne così naturale, che non si accorse nemmeno di averlo fatto, finché Lara non si trovò nel cerchio del suo abbraccio e gli sorrise. «Tutto bene?» disse lei.

«Uhm...certo.» disse lui imbarazzato.


 

***


 

Per Nate, stare con Lara era naturale come respirare.

E ogni volta che gli occhi di lui incontravano quelli di lei, era come ricominciare a vivere ogni volta. Non sapeva cosa avrebbe fatto se le fosse accaduto qualcosa di male.

Perché la amava e ormai non poteva più farne a meno.

Io amo Lara.

Se lo ripeteva nella mente come un mantra.

L'amore, così semplice, ma complicato al tempo stesso.

Sì, perché l'amore ti può rendere l'uomo più forte della terra, ma contemporaneamente, ti porta a scontrarti con le tue debolezze e ad affrontare paure che nemmeno pensavi di possedere. Paura di perderla, di vederla morire proprio lì, davanti ai tuoi occhi, senza poter fare nulla per impedirlo.

La Serpe doveva essersene accorta e questo aveva aumentato il suo macabro divertimento.

Ora doveva stare attento: doveva mascherare i propri sentimenti per Lara per proteggerla; il suo amore non doveva più essere usato come arma contro di lui.

Amore.

Io amo Lara.

Lara.

Il mio amore.

Si ritrovò a sorridere come un ebete ed era talmente immerso nei propri pensieri che non si accorse che Lara lo stava chiamando da un bel po'.

«NATHANIEL THOMAS DOGUM!»

«Ehm, si?» rispose Nate, come se fosse stato sorpreso con le mani nella marmellata.

«Vedi che ora puoi lasciarmi andare.» gli disse Lara.

Il ragazzo era talmente assorto che aveva completamente perso il senso della realtà e non si era reso conto di stare ancora tenendo la ragazza per la vita.

«Scusami, Lar, ero distratto» rispose, lasciando la presa.

«Me n'ero accorta. Comunque, cosa dovevi dirmi quando siamo stati catturati la prima volta?»

«Eh? Non mi ricordo proprio nulla. Forse non era importante. Proprio no. Me lo sarei di certo ricordato, non credi?» rispose lui agitato.

Nate era deciso a non dire nulla alla ragazza per evitare farla soffrire. Doveva sopportare da solo quel peso, per non mettere in pericolo Lara. D'ora in poi si sarebbe comportato solo da amico con lei, decise. Niente eroismi insensati, niente prediche da “fidanzato-isterico-preoccupato”. Non poteva rischiare in nessun modo di perderla.

Mentre pensava a queste cose, Morris e Lara avevano già cominciato a sistemarsi per la notte.

«Nate, cosa fai lì? Avvicinati! Ragazzi, dobbiamo organizzare i turni per questa notte. Non dovrebbero esserci problemi, ma è meglio essere prudenti. Allora, se siete d'accordo, io farò il primo. Fra due ore verrò a svegliare te, Lara. Nate, tu dormi un po' di più perché sembri ancora troppo debole dopo le torture di quel mostro.» disse Morris.

I ragazzi annuirono e, troppo stanchi per fare qualsiasi cosa, continuarono a prepararsi per la notte

 

***

 

Morris, seduto su un masso davanti al fuoco, fissava le fiamme estinguersi poco a poco. Il silenzio era assordante. Tutta la foresta era immersa in un sonno profondo ad eccezione dei gufi e degli altri predatori notturni. All'ex preside era sempre piaciuto fare i turni di guardia durante le missioni: la notte era il suo momento preferito della giornata, quando può accadere qualsiasi cosa, anche l'impossibile. E la situazione in cui era piombata la sua scuola lo sembrava davvero, impossibile.

Mailliw! Avevano studiato insieme da ragazzi, cresciuti come fratelli. Per tutti quegli anni, aveva creduto fosse morto, aveva pianto per lui, aveva sentito la sua mancanza. Cosa gli era successo? Cosa lo aveva spinto ad attaccare la Scuola? E chissà quali altri disastri doveva aver provocato in tutto il regno.

Dovevano assolutamente raggiungere il rifugio e scoprire quale fosse la situazione.

Le due ore di guardia erano passate e Morris, andando a svegliare Lara, si era reso conto che nel sonno i due ragazzi si erano avvicinati e dormivano mano nella mano.

Sospirò.

Non se la sentiva proprio di disturbarli, dopo tutto avevano appena trascorso dei giorni infernali.

Decise che li avrebbe lasciati dormire tranquilli per il resto della notte.


 

***


 

Quando il professore si fu allontanato per il turno di guardia, Lara e Nate si scambiarono un breve sguardo e cominciarono a preparare tutto l’occorrente per dormire.

«E allora, il preside è vivo» esordì Nate.

«Già, è fantastico. Ho di nuovo una famiglia» disse Lara, abbassando lo sguardo.

«Ma che dici, Lar! Non sei mai stata sola! Hai Anna e Jon, sperando siano ancora vivi, e hai anche me che ti vogliamo bene e non ti lasceremmo per niente al mondo.» la consolò Nate con ardore.

Lara sobbalzò e guardò Nate sorpresa.

Lo conosceva da anni, eppure non aveva mai notato quanto fosse coraggioso e altruista. La ragazza non potrà mai dimenticare il mondo in cui ha urlato quel “No!” quando lei si è messa in mezzo per farsi torturare da quel mostro, o di come l’ha consolata anche se sapeva di non avere speranza. Aveva già notato lo strano comportamento di Nate a partire dall’anno precedente, il suo arrossire improvvisamente se lo sorprendeva a fissarla, le premure nei suoi confronti, e poco fa, quando l’ha aiutata a scendere da cavallo e non voleva più lasciarla andare: al solo ripensarci, Lara rabbrividì e arrossì.

«Hai Freddo?» chiese Nate interrompendo i suoi pensieri. «Stai tremando.»

«N-no, sto bene, stavo ripensando a tutto quello che è successo.» rispose Lara.

«Un vero inferno» disse lui.

«Puoi dirlo forte!» rise lei, poi continuò:

«Ascolta, non ti ho ancora ringraziato per tutto quello che hai fatto.»

«Non devi ringraziarmi, avresti fatto lo stesso per me.» rispose Nate sorridendo.

«Però non farlo più! Curarmi tutte quelle ferite fino a quasi svenire! Farti torturare da quel mostro! Ho avuto tanta paura!» disse Lara, dandogli degli amichevoli pugni sul petto.

Lui le bloccò i polsi e replicò:

«E’ tutto a posto, Lara. Stiamo bene entrambi e siamo al sicuro, ora non pensiamoci più. Adesso, però, che ne dici di dormire? Sai com’è, sono quasi morto per salvare quella tua pellaccia!»

Risero e si stesero sui loro giacigli uno accanto all’altra.

Nate si addormentò di colpo, troppo stanco per tutto quello che era successo.

Lara rimase ancora un po’ a ripensare agli avvenimenti dei giorni precedenti. Dopo anni – dalla morte dei suoi genitori – aveva pianto per Nate. Lo guardò e pensò di essere davvero fortunata ad averlo conosciuto quel primo giorno di scuola anni prima, ripensò a tutte le volte in cui si erano aiutati a vicenda e a quanto si sarebbe sentita distrutta se lui fosse morto.

Poco prima di addormentarsi, Lara gli prese la mano: aveva avuto troppa paura di perderlo e aveva bisogno di sentire che lui era lì con lei e che era reale.

   
 
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