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Autore: Edeia_Hex    26/09/2019    2 recensioni
"L'apocalisse che avrebbe dovuto distruggere l'intero pianeta Terra e con esso tutti i suoi abitanti... non era avvenuta. La vita, sia a Tadfield, che in tutto il resto del mondo, sembrò ricominciare da capo, ripercorrendo dal principio una giornata potenziale disastrosa, che adesso, però, risultava essere del tutto normale.[...]
C'era qualcosa di diverso, però...
Sembrava mancasse all'appello un certo pezzo di carta scivolato per sbaglio da un certo libro di profezie."
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Gabriele
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: I demoni sono esseri malvagi.







Questo era molto strano.


Sì, era decisamente parecchio strano.


Dall'inizio di quella stravagante mattinata, Crowley non aveva avuto chissà quale particolare interesse nello specchiarsi, dopotutto era sempre stato molto sicuro di sè, ed il suo corpo (o almeno, quello precedente) risultava essere sempre impeccabile e sempre pronto per una qualsivoglia nuova tentazione; insomma, sarebbe riuscito a tentare qualcuno anche dopo essersi precedentemente rotolato nel fango, modestia a parte. 

 Adesso che si trovava di fronte al grande e lucente specchio del bagno del suo migliore amico, però, senza vestiti e con addosso solo un paio di boxer molto attillati, la sua autostima iniziò leggermente a calare di qualche grado. Sembrava proprio il classico cane bastonato, tutto in disordine e con un'espressione da morto vivente stampata in viso... per non parlare dei suoi capelli.

Ma, nonostante il suo aspetto attuale fosse un fattore decisamente molto preoccupante, l'attenzione di Crowley era momentaneamente concentrata su... qualcos'altro. 

Appoggiando le mani sull'antiquato lavello e sporgendosi in avanti, fino quasi a sfiorare il  vetro con la punta del suo lungo naso, Crowley osservò rapito il suo riflesso, in un silenzio sconcertato.

Fin dal primo istante in cui aveva messo piede sulla Terra, il demone era sempre riuscito a mimetizzarsi quasi alla perfezione tra gli esseri umani; la sua vera forma era rimasta celata, per tutto questo tempo, dietro un corpo totalmente normale in ogni suo singolo aspetto e, per quanto egli fosse stato meschino e spietato nel corso degli anni, nessun mortale era mai riuscito a carpire l'essenza della sua vera natura.  Nessuno. 

... Beh, tranne che per qualche bizzarro filosofo lunatico dell'epoca, a quali, si sà, piaceva un po' troppo leggere fra le fantomatiche righe ed immaginare "cose" che nessuno si sarebbe mai sognato di immaginare.

Fatto sta che, nel corso di ben seimila anni, Crowley era stato, quasi sempre, totalmente invisibile agli esseri umani.


... Tranne che per un piccolissimo un particolare.


Anzi, due, se vogliamo essere proprio sinceri.

Da quando aveva posseduto quel suo vecchio corpo, Crowley non era mai (e dico proprio mai) riuscito nell'intento di mutare completamente l'aspetto dei suoi occhi.  Mai.

Ci aveva provato, ovviamente, ma il massimo che era riuscito ad ottenere era stato quello di racchiudere il giallo intenso, che si propagava interamente per l'integrità del suo occhio, all'interno di una semplice e singola pupilla umana... o, perlomeno, una che ricordava vagamente quella di un essere umano.  

Nonostante i suoi continui sforzi, però, l'illusione tendeva comunque ad annullarsi, in alcune occasioni, per esempio quando egli si trovava in situazioni di particolare rabbia o di intenso stress psicologico... facendogli riassumere, così, la loro caratteristica forma serpentina.

Ma non era un problema. Poteva comunque sistemare la faccenda in qualche modo. 


Durante il corso di numerosi secoli, gli umani erano riusciti ad inventare di tutto e di più; passando dallo stravagante fino ad arrivare al geniale, mettendosi d'impegno e racchiudendo tutta la loro passione in delle professioni nuove ed affascinanti  (le "arti", le avevano chiamate), per poi cambiare nuovamente rotta e spingersi verso l'inimmaginabile, sfiorando perfino l'orrido. Alcune cose erano innocue, ma semplicemente di cattivo gusto, come per esempio i calzini/guanto con le dita dei piedi divise fra loro.  Brrr.

Satana stesso le avrebbe guardate arricciando il naso e grattandosi pensierosamente il demonico mento. 


Altre invenzioni, invece, risultavano essere davvero molto comode ed affascinanti e,  guarda caso, a fare proprio al caso suo... come gli occhiali da sole. 

Ne aveva cambiati parecchi modelli dalla prima volta in cui aveva indossato il suo primo paio, ed ogni volta restava sempre piacevolmente meravigliato dalla loro particolare eleganza ed efficienza
Per ironia della sorte, gli umani sembravano essersi fregati con le loro stesse mani, aiutando un demone a caso a risolvere un particolare e fastidiosissimo problema.


... Problema che, a quanto pareva, adesso sembrava non sussistere più.


Non staccando lo sguardo neanche per un istante da sè stesso e trattenendo forzatamente l'impulso di sbattere le palpebre, Crowley continuò ad osservarsi allo specchio, totalmente meravigliato.

Con mano leggermente tremante, si toccò la parte di viso circostante la zona interessata, per poi prendersi di coraggio e spalancare completamente il suo occhio destro con le dita, alzando la palpebra e guardando minuziosamente la nuova parte esposta, come se, nascosta sotto di essa, potesse ancora esserci un pò di giallo sfuggito alla trasformazione.

Quello che trovò, anche se leggermente più arrossato, fu solo il caratteristico bianco che caratterizzava qualsiasi orbita umana.


"Porca puttana, è impossibile..."


Allontanandosi lentamente dallo specchio, Crowley realizzò che, in realtà, tutto ciò era davvero molto possibile. 

Dopotutto stava succedendo tutto davanti ai suoi occhi... nessuna battuta intesa.


Riprendendosi leggermente dallo shock, ma senza mai staccare lo sguardo dalle sue nuove iridi, Crowley si passò distrattamente una mano fra i capelli, in un inutile tentativo di sistemarsi un po'. La cosa non sembrò funzionare, anzi, peggiorò soltanto la situazione.


... Ma perchè Aziraphale non gli aveva detto niente? 

Sicuramente li aveva notati anche lui, era impossibile non notarli.


...Eppure non ne aveva fatto parola.


Che gli stessero male? 

Magari l'amico non voleva semplicemente ferire i suoi sentimenti... 

Ma più continuava a guardarsi allo specchio e più il demone si ritrovava ad ammettere a sè stesso che questo nuovo look non gli stava poi così male... anzi, gli donava un certo fascino "esotico".

... O, almeno, esotico per lui.


Crowley spostò il viso sul suo lato migliore, osservando nuovamente il suo riflesso con un po' più di interesse rispetto a prima.

Umh. Niente male. 
Poteva decisamente farci l'abitudine.

...

... Ma perchè Aziraphale non aveva detto niente a riguardo!?



Che si fossero trasformati mentre stava per entrare in bagno...?
No, non aveva senso.

Forse era solo un'allucinazione. Il suo cervello stava già iniziando ad immaginare cose strane. 
Erano passate, sì e no, solo una manciata di ore dal suo risveglio e Crowley era già riuscito a rompere il suo corpo.

... Era stranamente orgoglioso di sè stesso.


TOK TOK TOK!

Il rumore improvviso proveniente dalla porta alla sua destra lo fece trasalire ed il demone, preso dal panico, tentò disperatamente di coprirsi con uno dei grandi e morbidi asciugamani che il suo amico gli aveva generosamente prestato per l'occasione. 
Il cuore aveva cominciato a battergli all'impazzata nel petto e le sue guance sembrava stessero per prendere fuoco da un momento all'altro, senza alcun motivo apparente.

, ne era sicuro adesso, lo aveva decisamente rotto.


"Crowley?" la voce di Aziraphale risuonò, incerta, attraverso la spessa porta in mogano del bagno.

"CHE C'E'!?" Chiese infine il demone, in un tono che sperava risultasse essere più scocciato che terrorizzato.

"Oh- niente! Volevo solo sapere se andava tutto bene, là dentro." Rispose Aziraphale con voce incerta.

... Che fosse anche lui in imbarazzo?

Crowley non riusciva a capirlo, era abbastanza distante e la porta di ottima fattura riusciva ad ovattare il suono quasi del tutto.

"Certo che va bene! Perchè non dovrebbe andare bene!?" domando Crowley, aggiustandosi meglio la tovaglia addosso. Anche se dubitava che l'amico potesse entrare improvvisamente nel bagno, era meglio prendere comunque delle precauzioni.

"Oh, beh... diciamo che io ho avuto delle difficoltà con l'erogatore del'acqua..." Rispose Aziraphale, sommessamente, finendo sul  vago e non dando ulteriori spiegazioni.

Crowley osservò con sospetto la doccetta attaccata all'apposito sostegno. Sembrava essere abbastanza innocua.

"Vabbè, comunque... umh- se tu non hai problemi allora vado in cucina a fare del thè." Rispose poi il bibliotecario, cambiando argomento. " Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi!" Disse infine in tono più allegro, per poi andarsene.

Solo quando i passi di Azirapale si fecero lontanti ed impercettibili, Crowley lasciò cadere a terra la tovaglia.
Per sua immensa vergogna, Crowley notò che si stava comportando proprio come una classica donzella del '900.

Questo nuovo corpo guasto stava cominciando a dargli decisamente fastidio.

"Ghk- Basta. Diamoci una mossa. Ne ho già abbastanza di questa storia." Mormorò furiosamente, entrando nella doccia ed aprendo senza indugio il rubinetto, tentando di nascondere, col vapore dell'acqua calda, quel fastidiossissimo rossore che gli colorava le guance.



---------


"Ok. Forza! Non deve essere poi così difficile..."

Pochi istanti fa, quando Aziraphale aveva esordito spavaldamente con la frase "vado in cucina a fare del thè", aveva erroneamente valutato l'effettiva azione con estrema leggerezza. 
Non che non avesse mai preparato del thè, ma solitamente l'unica cosa che doveva fare era schioccare le dita e versare l'acqua calda dentro la tazzina... l'ex angelo non aveva la ben che minima idea di come far partire il bollitore elettrico alla maniera degli umani.

C'era da dire che, probabilmente, quello era l'unico pezzo di elettronica presente nell'appartamento (e nella libreria) di Aziraphale che non risalisse al lontano 1960. Glielo aveva regalato Crowley tempo fa (infatti era un modello abbastanza vecchio), esordendo che, visto che a lui piaceva così tanto il thè, allora doveva assolutamente possedere una di queste macchine e che gli umani, stavolta, si erano davvero superati. 

Aziraphale non sapeva che farsene;  fino a quel momento era comunque riuscito a farsi dell'ottimo thè... ma era un regalo e quindi lo accettò volentieri. Lo utilizzò pure, di tanto in tanto... ma senza necessariamente attaccarlo alla corrente. 

Avvicinandosi ed osservandola attentamente, notò che la macchina sembrava possedere molti pulsati ed interruttori luccicanti, tutti con dei simboli strani disegnati al di sopra, o con dei numerini specificati accanto.

"...Emh-" Aziraphale si toccò il naso con l'indice, rimurginando attentamente sul da farsi. "Allora... la spina è attaccata. Bisogna attaccare la spina per accenderlo." Disse l'ex angelo, ricontrollando scrupolosamente tutti i vari step che aveva già precedentemente fatto. "Poi, ho messo l'acqua nel bollitore e l'ho riavvitato là sopra, e adesso..." Disse alzando in aria il paffuto dito e schiacciando, a caso, uno dei numerosi pulsanti.

Un BIP lungo e continuo risuonò per tutta la cucina e, non sapendo bene cosa fare o quale pulsante premere per far cessare il fastidioso suono, Aziraphale andò nel panico più totale, afferrando d'impulso il lungo filo collegato alla spina e staccandola, con un colpo secco, dalla presa elettrica.

Il bollitore si era finalmente zittito.

"Oh- Santo cielo, stava per esplodere-" 

L'ex angelo si domandò perchè la tecnologia sembrava avercela così tanto con lui.  Sì, era vero... non l'aveva mai utilizzata più di tanto, snobbandola bellamente e definendola, più di una volta, "inutile" ed "eccessivamente complicata"... ma gli sembrava un tantinello esagerato il modo in cui lo stava trattando adesso!

Aziraphale non aveva MAI attentato alla vita dei suoi elettrodomestici, dopotutto!

Il rumore di una porta che si apriva in lontananza attirò la sua attenzione; evidentemente Crowley aveva appena finito di lavarsi.

"Ooohf!" Sbuffò irritato verso il bollitore. "Senti, per favore, collabora, ok? Provo un'ultima volta, dopo di che, se non hai intenzione di renderti utile, ti stacco e ti metto giù in seminterrato!" Lo minacciò Aziraphale, sgridandolo sottovoce. 
Riattaccando cautamente la spina, l'aggeggio malefico riprese nuovamente vita, illuminando ad intermittenza gli eleganti tastini e dando la finta impressione di essere un semplice bollitore elettrico comune, del tutto innocuo e pronto più che mai a dare una mano al suo possessore. 
Guardandolo storto, Aziraphale decise di tentare nuovamente, stavolta cercando di dare un senso ai pulsanti distribuiti sulla sua superficie. Vi era un tasto in particolare che era messo leggermente di lato, ed era di un verde parecchio rassicurante. Prendendo nuovamente coraggio, Aziraphale lo pigiò, tenendo saldamente la spina con l'altra mano libera.

Dopo qualche istante, la macchina emise un piccolo sbuffo e cominciò finalmente a fare il suo lavoro.


"Aah! Perfetto!" Esultò lieto l'ex angelo, felice come una pasqua. "Ti ringrazio." Disse infine, dando dei colpetti affettuosi alla sommità dell'elettrodomestico.

"Stai... accarezzando il bollitore elettrico...?

La domanda inaspettata alle sue spalle lo fece sussultare. Voltandosi verso l'ingresso della cucina, Aziraphale si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie, mentre guardava in faccia l'amico che, di rimando, lo osservava dall'uscio della porta in modo abbastanza perplesso, come se stesse decidendo, fra sè e sè, se chiamare qualche psicologo esperto che potesse dargli una mano, o buttarsi a terra e scoppiare in una fragorosa ed incontrollata risata.

"N-NO IO-... Emh- io stavo soltanto-"

"Ho visto cosa stavi facendo." lo interruppe Crowley con voce piatta ed espressione impassibile in viso.

"No! Fammi- fammi spiegare! Vedi, io- stavo tentando di fare del thè, ma-"

"Ma poi avete fatto due chiacchiere, avete scoperto che avete molte cose in comune ed avete fatto amicizia." Ghignò sarcasticamente Crowley, entrando finalmente in cucina e stravaccandosi sulla prima sedia libera disponibile. 

Aziraphale lo guardò storto.

Il sorriso di Crowley si allargò. "Non pensavo ti piacesse così tanto." disse avvicinandosi al tavolo ed appoggiando comodamente la testa su una mano.

"Non sei affatto divertente." Sbuffò l'altro irritato, dandogli  nuovamente le spalle.

"Mmmh, mmmh. Oh! A proprosito, sai cosa è mooolto divertente, invece?" Disse divertito l'ex demone, ghignando malvagiamente verso l'amico.

"Che cosa?" Rispose seccato Aziraphale, continuando ad osservare il bollitore in modo accigliato.

"Il tuo guardaroba." Canticchiò Crowley, continuando ad osservare divertito il retro della testa dell'amico.

Aziraphale si voltò di scatto e lo guardò sconcertato.

"COS-"
 Ora che osservava meglio l'amico, poteva notare che i vestiti che aveva attualmente addosso, non erano affatto gli stessi con cui si era presentato quella mattina. Crowley, al momento, stava indossando un paio dei suoi soliti jeans neri attillati, con sopra una camicia (decisamente non sua) color azzurro pallido e leggermente più larga rispetto al dovuto, con i primi tre bottoni sbottonati e la maniche ben arrotolate fin sopra i gomiti. 
L'ex demone lo stava guardando con aria fastidiosamente divertita, assaporando sicuramente il fatidico momento in cui Aziraphale avrebbe dato di matto e lo avrebbe sgridato a dovere.

Le sue mani cominciarono a formicolare.

Quel... disgraziato si era messo a frugare nel suo guardaroba!!
Ed in più, come se non bastasse, aveva anche il coraggio di  prenderlo in giro!

Roba da matti.


"TI- TI SEI MESSO A FRUGARE NEL MIO GUARDAROBA!" Urlò furiosamente Aziraphale, in preda all'imbarazzo.

"Oh sìì! E' stato molto divertente. Sembrava quasi di essere al museo-" Lo derise Crowley, accasciandosi meglio sulla sedia e dondolando allegramente le lunghe gambe.

Di tutta risposta, Aziraphale lo colpì improvvisamente al volto con uno strofinaccio umido. 

"AHI!! FA MALE!- Ma sei impazzito!?" Si lagnò l'ex demone, guardando  l'amico con sguardo triste, come se fosse stato appena tradito a morte.

Aziraphale lo colpì nuovamente, stavolta alla testa. "AH- Aziraphale!! Piantala, dai! Mi fai male!"

"Sei davvero... INCREDIBILE!" Sbottò infine Aziraphale, gettando la sua arma sul bordo del lavello. "Spero per te che sia tutto in perfetto ordine, OPPURE-"

"E' tutto in ordine! E' tutto in ordine! Datti una calmata, adesso." Rispose infine Crowley, tentando nuovamente di aggiustarsi i capelli. "Ho solo preso in prestito questa camicia. I miei vestiti puzzavano." Aggiunse infine, sistemandosi la suddetta camicia.

"Ed il tuo pantalone non puzza?" Chiese in modo scettico Aziraphale, segnando con un tozzo dito accusatorio il capo d'abbigliamento in questione.

"Si ma i tuoi non mi stanno, genio." Rispose Crowley, alzando le sopracciglia. "Mi sono dovuto arrangiare in qualche modo."

Aziraphale assottigliò le labbra, fissando il suo sguardo minaccioso su Crowley e ponderando bene la sua eventuale risposta.
Il fatto che l'ex demone avesse invaso la sua privacy in un modo così sconsiderato lo irritava parecchio... ma era anche vero che avrebbe dovuto pensare già lui a questa eventualità, dopotutto Crowley non aveva un suo cambio di vestiti lì (e Aziraphale sospettava che ci fossero alte probabilità che non lo avesse nemmeno a casa sua, dato che l'ex demone aveva la brutta abitudine di miracolarsi i vestiti addosso di volta in volta.) e sicuramente la doccia sarebbe risultata del tutto inutile, se avesse indossato nuovamente dei vestiti sporchi.

Sospirando scocciatamente, il libraio si voltò ed estrasse la caraffa piena di acqua bollente dal bollitore, appoggiandola delicatamente su un tovagliolo precedentemente preparato sul tavolo. Dopo aver aggiunto lo zucchero ed il latte al suo servizio, l'ex angelo iniziò lentamente a versare l'acqua nelle tazze, riempendole entrambe fino all'orlo.

"La prossima volta, per favore, chiedimelo almeno. Non ti avrei mai risposto in maniera negativa." Disse infine, rimettendo al suo posto la caraffa.

"Lo so, lo so, volevo solo farti innervosire." Rispose il demone, prendendo in mano  una tazza a caso e soffiando sul thè bollente.

"Beh, ci  sei decisamente riuscito." Disse Aziraphale, prendendo anche lui posto al tavolo.

"Non pensavo però che saresti passato subito all'azione." Rispose Crowley, in maniera disinvolta.

"Oh, davvero?"

"Già." Disse passandosi una mano su una guancia dolorante. "E' stato un colpo davvero basso."

"Eppure io ho cercato di mirare il più in alto possibile." Scherzò Aziraphale in tono serio, aggiungendo una zolletta di zucchero alla sua bevanda.

"Sì, e mi hai preso nell'occhio." Sbottò infine Crowley, per poi bloccarsi, una volta aver realizzato cosa aveva detto.


Aziraphale, adesso, lo stava fissando... Li stava fissando, con sguardo parecchio incuriosito.

...

... Magari poteva semplicemente chiederglielo, tutto sommato.


"...Piuttosto, hai visto che roba?" Disse con finta nonchalance, prendendo un sorso di thè e segnando svogliatamente con una mano verso la sua faccia.

"Mmmh." Rispose l'altro, con la bocca piena. "Li avevo già notati poco fa. Devo dire che sono rimasto parecchio sorpreso."

"AH, non dirlo a me, guarda!" Disse picchiettando distrattamente con le dita sulla liscia superficie del tavolo. "... Stava per venirmi un infarto."


"Ti stanno bene."


La tazzina rischiò di scivolargli dalle mani.
Fortunatamente riuscì a riprendersi senza dare troppo nell'occhio.

"Ah-... tu dici?" Rispose, fingendo disinteresse e facendo roteare distrattamente il thè rimasto all'interno della tazzina. "Non sono niente di particolare, in realtà."

"Non ha importanza, l'effetto è comunque... armonioso nell'insieme."  Disse infine Aziraphale, aggiungendo un'altra zolletta di zucchero alla bevanda e mescolandolo con molta concentrazione.


Crowley era momentaneamente assente.

Distrattamente, sollevò di nuovo la tazza e riprese anche lui a sorseggiare il suo thè, osservando qualcosa di invisibile (ma evidentemente abbastanza interessante) sul tavolo vuoto di fronte a lui.

Passaro così diversi minuti, entrambi in piacevole silenzio ed entrambi persi nei loro pensieri, cercando in qualche modo di venire a capo dei problemi che avevano cominciato a tormentarli.

Aziraphale, per il momento, stava pensando alla loro situazione e a come poterla risolvere il prima possibile, senza però causare ulteriori pasticci. Mettendosi d'impegno, cercò di ricordare nuovamente tutte le parole che Gabriele gli aveva detto quel fatidico giorno... ma purtroppo nessuno dei suoi ricordi sembrava essergli di aiuto; l'arcangelo gli aveva spiegato per filo e per segno in cosa consisteva la punizione, senza però effettivamente istruirlo sul come fare per poter rimediare ai suoi sbagli. 

"Dimostrare di essere migliori degli umani",  "Dimostrare di essere un angelo"... Come avrebbe dovuto fare esattamente? 

Il suo compito, da angelo, era quello di aiutare gli esseri umani a fare la cosa giusta... ma senza i suoi "poteri" non avrebbe mai potuto farlo... era impossibile. Non poteva fare miracoli.

E poi, sinceramente, gli umani riuscivano a cavarsela discretamente senza bisogno del suo aiuto... 

E forse era proprio questo il problema.


Per quanto potesse sembrare scontato il fatto che, tra angeli ed umani, vi fossero un abisso di differenze che li separavano, adesso che doveva pensarci su, in modo leggermente più dettagliato, Aziraphale si ritrovò in difficoltà.


Cosa rendeva un Angelo davvero migliore di un essere umano? 

E, nel suo caso, come faceva un essere umano ad essere nettamente migliore di un altro suo simile, tanto da raggiungere livelli sovrannaturali?

...

Aziraphale non sapeva davvero cosa rispondersi.


"Sai, stavo pensando..." La voce di Crowley lo destò dai suoi tumultuosi pensieri.

"A cosa?"  Rispose Aziraphale.

"Uuh, pensavo che... forse c'è "qualcuno" che potrebbe darci una mano, tutto sommato." disse infine l'ex demone, sistemandosi meglio nella sedia.

"Davvero!?" Chiese Aziraphale meravigliato. " E chi sarebbe?"

Crowley inumidì nervosamente le labbra con la lingua e ricambiò infine lo sguardo dell'amico, guardandolo con eccessiva enfasi ed alzando le folte sopracciglia,  come a fargli capire che, in realtà, sia lui che Aziraphale sapevano perfettamente a chi l'ex demone si stava riferendo.

Aziraphale, però, non ne aveva la minima idea, quindi si ritrovò a ricambiare il suo sguardo in maniera decisamente più confusa. 

Per un attimo, iniziò a guardarsi attorno, come se ci fosse stato un qualche indizio nascosto fra i polverosi mobili della sua cucina, che ad un primo sguardo disattento non era riuscito a notare bene... quando lo sbuffo scocciato dell'amico catturò nuovamente la sua attenzione.

Alzando gli occhi al cielo, Crowley tentò nuovamente, stavolta segnando furiosamente per terra, per poi mimare, con due lunghe dita, delle piccole corna sulla sua testa.

Aziraphale aggrottò le sopracciglia.

"Uuuh... Satana...?" Chiese perplesso, cercando di capire come, per l'amico, quella potesse essere una buona idea.

"SHH! No, deficiente!" Urlò Crowley, facendo sobbalzare l'amico, per poi guardarsi ansiosamente attorno, come per paura di essere scoperto. 

"... Parlo del suo... pargoletto." Sussurrò infine, appoggiandosi con le braccia sul tavolo ed avvicinandosi leggermente verso l'amico.

"OH- No!" Urlò Aziraphale, una volta aver finalmente recepito il messaggio.  "No, no, no, no, NO! Assolutamente no! È fuori questione!" Disse infine con decisione, alzandosi dal tavolo e appoggiando dentro il lavello alle sue spalle la tazza sporca.

"Ma- perché no?! Lo vedi? Con te non si può mai discutere seriamente di qualcosa!" Ribatté Crowley, battendo una mano sul tavolo con poca ferocia. "Avanti, dimmelo! Che problema c'è stavolta!? È una buona idea! Il ragazzino è pure dalla nostra parte e-"

"NO! Non è assolutamente una buona idea!" Ripeté nuovamente Aziraphale, aprendo l'acqua e cominciando a sciacquare la tazzina, in un disperato tentativo di far cambiare argomento all'amico.  "Non possiamo farlo, è sicuramente contro le regole, finiremo soltanto per peggiorare  la situazione e-"

"Ma quali regole!? Non ci hanno dato regole! Ci hanno semplicemente detto "Toh! Vi abbiamo messo nella merda, adesso risolvete voi il problema in qualche modo." e poi ci hanno spedito sulla Terra con un calcio ben piazzato nel didietro!" Sbraitò innervosito Crowley, accasciandosi nervosamente sulla sedia.

"Ci hanno detto di rimediare ai nostri sbagli!" Rispose Aziraphale, voltandosi e guardando Crowley negli occhi. "Dobbiamo dimostrare di essere migliori- o peggiori, degli esseri umani, e dobbiamo farlo con le nostre sole forze! Utilizzare qualche infida scappatoia ci farà solo sprofondare ancora di più nell'abisso!" continuò poi preoccupato, guardando nervosamente il pavimento.

"Oh! Ma tu guarda, è proprio lì che devo andare, io!"  Rispose Crowley sarcasticamente, sorridendo sfacciatamente verso Aziraphale e sfoderando un sorriso perfettamente normale, con dei canini che, di pericoloso, ormai, avevano poco e nulla.

Aziraphale lo guardò storto, non apprezzando minimamente la battuta.

"Bhe, non IO, però. Quindi vedi di finirla, per cortesia." Sbuffò l'ex angelo, riprendendo ad ignorare l'amico.

Deciso a non mollare la corda, Crowley stava proprio per ribattere nuovamente, quando Aziraphale lo batté sul tempo. "La risposta e no, Crowley e vale anche per te! Non farti venire strane idee, abbiamo ancora del tempo per trovare una soluzione più adeguata." 

"Ma magari è questa la soluzione più adeguata!" Urlò Crowley.  "Potrebbe essere tutto un tranello! Una presa in giro! Una grandissima buffonata! O anche un semplice sbaglio..." Sibilò poi acidamente, in un tono che grondava totalmente di sarcasmo. "Dopotutto non sarebbe la prima volta che lassù commettono errori-"

"Crowley!" Lo rimproverò Aziraphale, girandosi nuovamente e guardandolo con affronto.

"Che c'è!? Non posso neanche essere arrabbiato, adesso!?" Rispose Crowley, allargando le braccia.

"Certo che puoi, lo sono anche io! Ma questo non ti autorizza ad esprimerti in questo modo!" Disse Aziraphale, adesso ufficialmente su tutte le furie. "Dio sa cosa sta facendo! Evidentemente questa era... la cosa più giusta da fare." Continuò poi, in un tono che sembrava essere decisamente poco convinto, per poi prendere un bel respiro e raddrizzarsi con la schiena in modo fiero ed autoritario. "ed ha fiducia in noi. Crede ancora che possiamo fare la cosa giusta e-... noi ce la faremo." Gli occhi di Aziraphale, adesso, erano fieri ed autoritari e guardavano in quelli dell'ex demone con una sicurezza tale, da riuscire, in parte, ad affievolire le sue preoccupazioni. 

Crowley si sistemò i capelli.

"E se... la cosa più giusta fosse quella di cancellare la nostra esistenza?" Chiese poi pacatamente, in un tono un po' più sommesso ed insicuro.
"... che facciamo se è quella la scelta giusta?" 

Aziraphale lo guardò attentamente, con altrettanta insicurezza.


Per il momento non ne potevano essere sicuri, no? Avrebbero dovuto aspettare. Piano piano, avrebbero avuto le risposte che cercavano, ne era più che sicuro...

"Beh... abbiamo ancora una vita per scoprirlo, no...?" Sorrise infine, verso l'amico.


...Per il momento, dovevano soltanto andare avanti.





-----------


"Oi."

"...Mmmh?"

"Senti, questi libri di profezie..." Disse Crowley, passando un lungo dito sul dorso dei polverosi tomi. "Com'è, sono attendibili?"

Dopo aver finito il thè ed aver rassettato per bene la cucina, i due decisero di spostarsi giù in libreria. Aziraphale, a quanto pareva, sembrava avere delle cose da sbrigare, anche se l'ex demone non sapeva di preciso cosa, ed al momento si trovava dietro al bancone principale, con i suoi soliti occhialini ridicoli appoggiati sul naso ed intento a sfogliare una piccola e malconcia agendina. Sembrava essere parecchio turbato, ma alla domanda di Crowley alzò la testa e lo guardò incuriosito, senza però abbandonare la sua attuale mansione.

"Oh, per niente. Sono tutti tomi molto affascinanti, ma, aimè, di profezie azzeccate ce ne sono ben poche... e nessuna riguardante questo secolo," Disse infine, riprendendo a sfogliare il taccuino ed aggrottando le sopracciglia. "...o gli ultimi tre secoli."

"Fantastico." Sbuffò crowley sconfortato, cosa che rimpianse immediatamente, dato che tutta la polvere che si trovava sui vecchi libri, gli arrivò dritta in faccia.

"Non crucciarti, caro, riusciremo a cavarcela ugualmente." Disse Aziraphale, scribacchiando velocemente qualcosa su un altro pezzo di carta.

"E quello della ragazza?"

"Prego?" Aziraphale lo guardò nuovamente.

"Quello della ragazza." Ripetè Crowley, avvicinandosi al bancone con le mani in tasca. "Quella che ho investito."

"Oh."

"Com'è che si chiamava il libro?  Le adorabili e... ineffabili profezie di-" 

" "Le belle ed accurate profezie di Agnes Nutter." " Lo corresse Aziraphale.

"Eh. Sì, quello lì. Quello era abbastanza... accurato." Continò l'ex demone, appoggiandosi con entrambe le braccia al bancone ed osservando curiosamente la scrivania sottostante, cercando di capire cosa stesse facendo l'amico.

"Beh, sì in effetti, ma purtroppo temo che le profezie si concludessero con la presunta "fine del mondo". Non ce ne sarà sicuramente nessuna che potrebbe fare al caso nostro." Rispose Aziraphale, aggiustandosi meglio gli occhiali in viso, per poi toglierli e guardarli in modo sofferente. "...Oh cielo, temo non  vadano più bene, adesso."

"Che palle." Sbuffò Crowley, tenendosi saldamente al bancone ed accasciandosi leggermente verso il suolo.

"Crowley-"

"Sono irritato!!" L'ex demone si raddrizzò nuovamente.  "Non posso pensare che ci abbiano davvero fatto questo!"

Aziraphale fece spallucce, rimettendosi gli occhiali e riprendendo il taccuino in mano. "Potevano fare di peggio."

"Sì, ok, ma io ero un impiegato modello!" Sbottò Crowley, puntandosi furiosamente un dito verso il petto.  "Tutte le mie onoreficienze? MMH? Tutti i miei riconoscimenti? Che fine hanno fatto? Non hanno più importanza?"

"Senti," Lo interruppe Aziraphale, levandosi nuovamente gli occhiali e guardando l'amico dritto negli occhi. "che ne dici di farti una bella passeggiata? Forse stare al chiuso non ti sta per niente aiutando." propose poi, in modo ragionevole.

A Crowley la domanda era suonata molto di più come un "Esci subito e fammi lavorare, oppure alla prossima interruzione ti tiro di nuovo qualcosa in testa", ma preferì non farglielo notare.
Aveva la faccia ancora fin troppo dolorante.

"Uscire? E dove? Per fare cosa?"

"Beh, cercare un lavoro, per esempio."

"Uh!?" Crowley lo guardò incredulo.

"Certo! E' ovvio. Adesso dobbiamo pur trovare un qualche sostegno economico, non possiamo andare avanti così a lungo." Disse Aziraphale, prendendo il mano il pezzo di foglio su cui aveva fatto le sue annotazione ed avvicinandosi al telefono.

"E tu, scusa? Tu non esci?"

L'ex angelo tirò un lungo e sofferto sospiro. Crowley fece un passo indietro.

"No, io ho già un lavoro... e per quanto mi sia difficile ammetterlo, sarò costretto  a vendere qualcosa, per racimolare qualche spicciolo." Concluse poi, osservando con aria sconfortata la sua libreria.
L'ex angelo tirò su un altro sospiro. "Ci sono dei clienti che, fino a qualche giorno fa, cercavano disperatamente delle copie di alcuni libri molto rari... praticamente introvabili. Difatti, ovviamente, tutte le copie sembravano essere non disponibili."

"E adesso lo sono?" Chiese cautamente Crowley, conoscendo già la probabile risposta.

"Le ho nel retro." 

Crowley trattenne a stento una risata, passandosi una mano davanti alla bocca per tentare di non dare nell'occhio.

Che angelo avaro che era. Crowley ne era particolarmente orgoglioso.

"Non mi resta che fare qualche chiamata. Tu prendi una boccata d'aria e datti da fare, così almeno ti distrai un po'." Ripropose Aziraphale, scacciando Crowley con la mano e segnando verso la porta.

Crowley non si offese particolarmente; il suo amico stava passando, possibilmente, il momento più brutto della sua intera esistenza (l'unica volta in cui Crowley aveva visto Aziraphale separarsi volutamente da un libro, era stato quando dovette venderlo ad un educato ragazzino, il quale, ovviamente, fece i salti di gioia nel ricevere il tanto agognato volume. Nonostante ciò, l'allora angelo aveva comunque tenuto segretamente il broncio per un'intera settimana.) e  lui era un demone abbastanza comprensivo.

... Cioè, ex demone.

Vabbè, il concetto era chiaro.


"Va bene. Ok. Io esco, allora." Disse infine, alzandosi svogliatamente dal bancone ed avviandosi verso la porta.

"A dopo." Rispose Aziraphale automaticamente, per poi guardarlo ed aggiungere frettolosamente "Oh! E mettiti una giacca, il tempo non sembra essere dei migliori!"

"Non ho bisogno di una  giacca, angelo! E' estate!"  E con quest'ultima frase, Crowley uscì finalmente dalla libreria, richiudendosi la porta alle spalle. 

Una volta fuori, si fermò sui suoi passi, guardandosi intorno e grattandosi il mento in modo perplesso.

Dove diavolo sarebbe dovuto andare, esattamente?

Scocciandosi al sol pensiero di doverci ragionare su, Crowley fece spallucce e senza pensarci, riprese a camminare, imboccando la prima strada alla sua sinistra.
Avrebbe fatto una passeggiata e sarebbe entrato nel primo negozio che avrebbe stuzzicato la sua curiosità; questo era il piano, semplice e conciso. 
Era bravo con i piani. Poteva anche andare bene.


...


... o poteva andare malissimo.

Qualche ora pìù tardi, difatti, l'ex demone si trovò di fronte all'ennesimo bar in cerca di personale e dopo aver ricevuto, nuovamente, un sonoro due di picche, Crowley aveva girato sui tacchi ed era uscito dal locale, sbattendo violentemente la porta di ingresso e sperando, con tutto il suo essere, di riuscire a rompere nel mentre anche quella fastidiosissima vetrina piena di cianfrusaglie, di cui il proprietario sembrava andare così tanto fiero.

Dopo ore ed ore di camminata, ed altrettante ore di "discussioni educate" e di "falsi rifiuti dispiaciuti", Crowley si ritrovò comunque bloccato allo stra-maledettissimo punto di partenza... solo che, adesso, era decisamente più arrabbiato e decisamente meno motivato di quanto non fosse già in precedenza-

"E- ETCHUU'!!"

...

Ed anche un pelino più raffreddato.


"GhK, Fanculo!" Imprecò Crowley, asciugandosi nervosamente il naso con la parte superiore della mano. "Stupida Inghilterra e stupido tempo stupido!" Continuò poi, lanciando un'occhiata piena d'odio verso il minaccioso nuvolone che galleggiava spavaldo sopra la sua testa. 
" E' ESTATE!! "

Bollente di rabbia com'era, e deciso più che mai a dirne quattro al tempo, Crowley continuò a camminare indisturbato, non badando minimamente a dove stesse effettivamente mettendo i piedi.

Quando si accorse del bambino altrettanto distratto, che correva verso di lui alla sua destra, era ormai troppo tardi.

La collisione non fu proprio "catastrofica", ma riuscì comunque a spedirli entrambi dritti col sedere a terra.

"EHY!! MA- Guarda dove metti i piedi!"  Sbraitò Crowley, appoggiandosi sui gomiti ed osservando ferocemente il bambino sdraiato di fronte a lui.

"M- mi dispiace signore." Farfugliò il ragazzino,  guardando il gelato fragorosamente spiaccicato a terra accanto a lui con sguardo affranto.

Mpf. Ben gli stava.

"Tsk," Borbottò Crowley, alzandosi dal suolo. "almeno non mi hai macchiato." Sibilò infine, in tono scocciato.

Il bimbo rimase seduto a terra, spostando lo sguardo triste verso di lui. Crowley lo guardò imperturbabile dall'alto in basso, alzando con sfida un sopracciglio ben curato.
Il bimbo abbassò dunque la testa e con un braccino minuto si pulì il viso, tirando su col naso e tentando, invano, di trattenere un mezzo singhiozzo.

...
Dannazione.


"Oi... Alzati dai." Disse infine l'ex demone, avvicinandosi e tendendo una mano verso di lui. 

Il bimbo guardò la mano con sguardo indeciso, per poi aggrapparsi e rimettersi in piedi.

Crowley sospirò.
"Non te l'ha mai detto nessuno che non si corre in mezzo alla strada? Dove sono i tuoi genitori?"

"P-per favore, non lo dica a mia mamma! " Implorò il bambino, adesso seriamente spaventato. "Non l'ho fatto apposta!"

"Aah, quindi non hai dato retta alla mamma!" Sogghignò l'ex demone "Sei davvero un bambino pestifero, uh?"

"Sì, ma- mi dispiace! Per favore! Tanto non è successo niente di grave!" Lagnò nuovamente il bambino, corrucciando le sopracciglia. 

Evidentemente, qualcosa nello sguardo di Crowley, gli diede come l'impressione che non sarebbe riuscito ad averla vinta semplicemente piagnucolando, perchè tentò nuovamente con un approccio diverso. 
"E poi anche lei non guardava la strada!"

Crowley sbattè le palpebre, preso totalmente alla sprovvista. "Woah- Cosa- Adesso la colpa è mia!?"

Il bambino tirò su col naso e fece spallucce. "Beh, sì, è anche colpa sua. E poi lei è adulto, dovrebbe conoscerle meglio le regole, io sono ancora piccolo." Aggiunse poi, in modo ragionevole. 

"MA- NKGH!" Crowley strinse i denti, coprendosi il viso con una mano e prendendo un bel respiro.

Non poteva assolutamente farsi istigare da un bambino di sei anni.


 "Senti marmocchio," l'ex demone si accovacciò alla sua altezza, guardandolo dritto nei suoi occhietti vispi. "adesso io vado dalla tua mamma e ti faccio tirare quelle piccole orecchie a sventola che ti ritrovi, così impari a ricattare gli sconosciuti." 

Beh, questa forse non era una reazione propriamente matura, ma almeno era riuscito a non dare di matto.

"Ed io le dico che è colpa tua!"

Oh, wow. Il moccioso era testardo.

"Oooh! Ma che paura! Mi hai davvero spaventato, questa volta-" Prima che riuscisse a finire la frase di scherno, il bimbo si abbassò ed intinse una paffuta manina dentro all'ormai sciolto gelato, per poi spiaccicarla, furiosamente, sulla parte anteriore della camicia di Crowley, facendogli perdere l'equilibrio e spedendolo nuovamente a terra.

"OH-! BRUTTO MARMOCCHIO! Questa camicia non era neanche mia!!" Urlò Crowley, ormai su tutte le furie. 

"Peggio per te." Cantilenò il bambino, facendogli una linguaccia storta, per poi urlare sorpreso (ed in modo eccessivamente acuto), quando Crowley intinse a sua volta la mano nel gelato e gliela spalmò malignamente (ma delicatamente) sulla sua piccola faccina.

Il bambino si ammutolì completamente, guardandolo scioccato per una manciata di secondi...

 ...finchè non scoppiò a ridere, in maniera del tutto incontrollata.

"Che ti ridi, adesso?" Borbottò Crowley, pacatamente. La rabbia, stranamente, stava cominciando a sbollire.

"Ahahah! Sei stupido!" Rise il bambino, indicandolo con un piccolo dito, come a sottolineare ancora di più chi fosse lo "stupido" di cui stava effettivamente parlando.

"Non si insultano gli adulti." Rispose Crowley, sbuffando sconfitto e rimettendosi lentamente in piedi.
Di questi tempi i bambini erano davvero pestiferi, doveva proprio ammetterlo. Secoli fa, sarebbe bastato un singolo sguardo minaccioso, per ammutolire completamente un qualsiasi pargoletto ribelle... adesso, invece, riuscivano perfino a tenere testa ad un demone

Roba da non crederci.


"Spero che tu abbia capito la lezione." Sbuffò infine, mettendo le mani sui fianchi e assumendo un espressione più seria.

"Uhm...No...?" Rispose il bambino, dopo qualche istante. 
In sua difesa sembrava starci davvero pensando su a riguardo.

"Bene." Crowley sistemò una mano dentro la tasca dei jeans , per poi passarsi l'altra nervosamente dietro il collo. "Senti, mi dispiace per il gelato, ma non posso comprartene un'altro, non ho soldi." Sbuffò infine.

Il bimbo face spallucce, alzando la sua buffa faccetta sporca e guardandolo con un sorriso. "Non fa niente, faceva schifo." 

Stavolta toccò a Crowley scoppiare a ridere. "Ah, beh, allora prego!"



Erano precisamente le sette e trentacinque di sera e il sole stava già cominciando a farsi basso nel cielo. Crowley accompagnò il bambino dai suoi genitori, scusandosi per l'accaduto e spiegando per bene come erano andate le cose. Il padre del bambino sembrava essere una persona abbastanza decente, tutto sommato e ringraziò calorosamente Crowley per aver riportato da loro il figlio, scusandosi a sua volta continuamente ed offrendosi addirittura di pagare almeno per le spese della pulizia della camicia... cosa che Crowley accettò molto volentieri.

Beh... almeno per la serata era apposto.

Durante il corso di tutta la giornata, aveva girato ben tre bar, due ristoranti, diversi negozi di abbigliamento e anche un chioschetto dove vendevano fish and chips ed altro cibo da strada.  Al ristorante lo avevano totalmente snobbato,  per il semplice fatto che Crowley non possedeva un Curriculum Vitae (cosa, a quanto pare, di vitale importanza, secondo loro), mentre dei negozi di abbigliamento non sapeva bene cosa pensare; per lo meno loro gli avevano fatto lasciare il suo numero, con la promessa che lo avrebbero chiamato, se avessero avuto bisogno di aiuto. 

... Almeno adesso aveva comunque racimolato qualcosa, anche se sperava che Aziraphale avesse avuto una giornata un po' più fruttuosa della sua.

Al momento, stava cominciando ad avere un leggero languorino... e la cosa gli stava recando parecchio fastidio, perchè, di solito, era abituato ad avere tutti gli stimoli del suo corpo sotto stretto controllo. 

Come facessero gli umani a vivere in queste condizioni di totale sbaraglio, non riusciva davvero a spiegarselo. 

Scuotendo questi suoi pensieri dalla testa, Crowley decise di passare in uno di quei supermercati all'angolo della strada principale, che notava sempre quando passava di lì con la macchina.  Si era giurato che non avrebbe mai più messo piede in uno di quei luoghi infernali, ma adesso sembrava non avesse molta scelta. 

Sperava solo che non ci fosse tanta gente. 


Iniziando ad avviarsi verso la strada del ritorno, Crowley non riuscì a resistere all'impulso di guardare nuovamente verso il parco in lontananza.

Il bambino catturò immediatamente il suo sguardo e, facendo un sorriso a quarantadue denti, fece scattare la manina in aria e salutò Crowley energicamente e con eccessivo entusiasmo.

Trattenendo lo stupido sorriso che minacciava di spuntargli sulla faccia, Crowley alzò goffamente la mano a sua volta e salutò di rimando il ragazzino con uno sguardo impassibile sul viso, per poi ficcare di prepotenza le mani in tasca e proseguire per la sua strada.


...Il suo dannatissimo corpo gli stava nuovamente creando dei problemi.

Un leggero calore improvviso, ma piacevole, si fece spazio all'interno del suo petto e, per quanto Crowley fosse deciso ad ignorarlo, la sensazione sembrava non volerne proprio sapere di sparire, lasciando l'ex demone in uno stato di totale confusione.

...

Era... davvero una bella sensazione.

Non aveva mai provato nulla del genere, prima d'ora-

Scuotendo vigorosamente il capo e dandosi mentalmente due grandi sberle, Crowley si concentrò nuovamente sulla strada, velocizzando nervosamente il passo.

No. Non andava affatto bene. Tutto questo era sbagliato.

Crowley doveva solo sbrigarsi a trovare al più presto una soluzione a questo dannatissimo problema, o le cose sarebbero solo andate a peggiorare.


Voleva ritornare ad essere come era prima.

Doveva ritornare ad essere come era prima.

E qualsiasi cosa fosse quella che sentiva adesso nel petto, era solo un'altro ostacolo, palesatosi nella sua nella sua orribile vita, per tentare di rendergliela ancora più difficile.

...

Doveva riprendersi.


Perché, nonostante non avesse la ben che minima idea di cosa fosse quella "strana sensazione", Crowley sapeva, in cuor suo, che un demone che si rispetti non avrebbe mai dovuto provarla.








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Angolo autrice: Salve!! Scusate l'enorme ritardo, ma purtroppo ho avuto parecchio da fare in questi giorni!
Il capitolo è un po' più lungo del solito, ed inoltre ho tralasciato leggermente la trama per poter fare un po' più di introspezione generale. Spero lo troviate comunque godibile nel suo insieme C: 
Fatemi sapere, se potete, con una piccola recensione se il capitolo vi è piaciuto (o se invece non è stato di vostro gradimento); qualsiasi critica costruttiva è sempre ben accetta!
Grazie mille e alla prossima! <3




  
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