< Dovrebbe
essere da queste parti >
La voce di
Mello, proveniente dal telefono, fece fermare la macchina.
< Credo sia
meglio che da qui in poi io vada a piedi, riuscirò ad avvicinarmi di più alle case
e vedere meglio i nomi sui campanelli. Tu resta qui nel caso dovessi tornare
inseguita da qualsiasi cosa > scherzò, allungandosi per poggiare le labbra
fugacemente su quelle del ragazzo.
< Non sei
divertente, potresti metterti in pericolo sul serio > la rimproverò.
< In questo
quartiere di ricconi imbecilli, l’unico pericolo che posso correre è quello di
essere inseguita da qualche cane da guardia con un collare che costa più della
mia vita > lo prese in giro, uscendo dalla macchina.
A Matt scappò
una risata.
< Vedi di
stare attenta idiota >
Lei gli fece
una linguaccia allontanandosi dall’auto.
Si mise a
sbirciare i campanelli di quelle maestose ville, ricordandosi per un attimo
l’enorme casa in cui viveva da bambina con i suoi genitori, prima che la madre
morisse e che il padre fosse perseguitato dalla mafia.
“COTMAN”. La
targhetta, illuminata da una tenue luce giallastra, le comparve davanti agli
occhi.
Scavalcò il
cancello senza problemi, stando poi attenta ai possibili dispositivi d’
allarme.
Inaspettatamente
li trovò tutti staccati, e quando arrivò davanti alla porta principale, provò
ad aprirla.Questa si
spalancò in un soffio, mostrando la serratura che era stata chiaramente
manomessa.
L’idea di non
essere sola in quella casa la spaventava, ma la possibilità di poter finalmente
trovare prove rilevanti per il caso le dava il coraggio di continuare.
Entrò
cautamente, premurandosi di non fare alcun rumore.
L’entrata si
apriva su un ampio salotto che, grazie alle grandi vetrate, era illuminato
dalla luce crepuscolare.
Girovagò un po'
per il pianterreno fino a quando, non trovando nulla di particolarmente
interessante, si ritrovò ai piedi delle scale che conducevano al piano di
sopra.
Le salì
lentamente, voltandosi di tanto in tanto. La mano scivolò lentamente sul
corrimano, fino a quando non sentì qualcosa sotto la pelle. Alzò lentamente il
palmo, notando la macchia scura sul legno. Spostando lo sguardo più in basso
notò che le macchie continuavano sugli ultimi scalini fino a raggiungere il
corridoio del piano superiore.
Quello era…
SANGUE. O meglio… sangue secco.
Ad occhio
poteva risalire a qualche giorno prima, e, pur non sapendo l’esatta dinamica
dell’omicidio del signor Cotman, non poteva che non
essere iniziato in quella casa, con un sequestro o quant’altro. Il sangue
poteva derivare da una possibile lotta tra il padrone di casa e l’aggressore.
La rossa
percorse velocemente gli ultimi scalini, avviandosi poi verso il bagno. Iniziò
a cercare qualcosa di utile per prelevare un campione di sangue. Aprì tutti gli
sportelli degli armadietti, fino a quando non vide una piccola scatola
contenente dei cotton fioc.
Ne prese uno e, dopo averlo imbevuto d’acqua tornò alla scala. Iniziò a
sfregarlo sulla parte di corrimano coperta di sangue, fino a quando il bianco
del cotone non divenne rosso. Se lo infilò frettolosamente nella giacca e
proseguì la perlustrazione.
Ispezionò le
varie stanze, fino a quando non aprì l’ultima porta entrando silenziosamente.
La stanza, che
doveva essere la camera da letto, era totalmente buia a causa degli scuri
chiusi.
Si avviò verso
la finestra con l’intento di aprirla, ma appena fu vicina, venne presa
brutalmente per un braccio e sbattuta contro un muro.
Iniziò a
dimenarsi con l’intento di liberarsi, quando una mano le si posò sulla bocca.
Era già pronta ad azzannare l’arto, ma non appena si decise, si rese conto che
la mano che le stava tappando la bocca era ricoperta da un guanto di pelle. E
c’era solo una persona così singolare da portare i guanti in estate.
Alzò il ginocchio,
andando a colpire le parti basse del suo aggressore, in modo da fargli lasciare
la presa. Mise poi le mani sul suo petto e lo spinse lontano da se.
< Che
diavolo hai in testa idiota! Volevi farmi morire d’infarto? > lo rimproverò
mantenendo un tono di voce basso, accertandosi però che stesse bene.
Si avvicinò a
lui mettendogli una mano sulla spalla.
< Non mi
toccare, penso tu abbia già fatto abbastanza stupida pel di carota > disse
ancora dolorante.
< Ah ora è
colpa mia? Se tu ti fossi mostrato a me in maniera normale invece di aggredirmi
come un serial killer, forse ora avresti ancora la possibilità di diventare
padre > continuò ad infierire, facendo andare su tutte le furie il biondo.
< Senti insopportabile
so tutto io, non ti è bastato avermi quasi castrato, devi anche criticare il
mio modo di lavorare? > le inveì contro.
Lei roteò gli
occhi avvicinandosi, prendendolo per un braccio e costringendolo a sedersi sul
letto.
Lui sbuffò, ma
la lasciò fare.
< Da dove
sei entrato? Hai scassinato tu la serratura? > chiese la ragazza, prendendo
posto al suo fianco.
< No, io
sono entrato dal retro, vi è una seconda entrata che dà su un salone identico a
questo e porta al piano di sopra con scale altrettanto identiche, ma per adesso
no ho trovato nulla di utile girando per queste stanze enormi. Tu invece sei
partita dall’altra parte, hai trovato qualcosa? > chiese poi guardando la
giovane di fianco a lui.
< Di sotto
non ho trovato nulla, ma sul corrimano delle scale c’era del sangue secco. Ne
ho preso un campione. Presuppongo che abbia provato a difendersi dato che sul
suo corpo non sembravano esserci ferite > ipotizzò Amy.
< Lo faremo
analizzare, mal che vada ci dirà che appartiene al nostro uomo, se invece
saremo fortunati troveremo un possibile indiziato > concluse.
Mello annui.
< Allora
continuiamo a cercare? > la spronò, facendo un cenno con la testa
richiamandola.
Amy si alzò e
lo seguì senza fiatare, stranita dal fatto che Mello le avesse chiesto
esplicitamente di indagare assieme a lui.
Non era cosa
nuova che il biondo amasse lavorare da solo. Solitamente se ne sarebbe andato
senza preamboli, tornando a fare il proprio lavoro.
Sorrise
impercettibilmente osservando la chioma bionda davanti a lei.
Perlustrarono
ancora un po' la casa, fino a quando Mello non decise che era ora di tornare da
Matt.
Si avviarono
verso l’uscita della casa, assicurandosi di aver lasciato tutto com’era.
< Mello >
lo richiamò la ragazza, facendo così voltare incuriosito il giovane che alzò un
sopracciglio per spronarla a parlare.
< Tu credi
che lui facesse parte dei buoni o dei cattivi? >
< Tsk che domanda idiota, quell’uomo era solamen…
>
Un boato fermò
le parole di Mello, e prima che i due potessero accorgersene, un’altra
esplosione divampò nella casa.
Le stanze
stavano collassando una dopo l’altra, ed Amy per un attimo pensò che forse quella
volta non ce l’avrebbe fatta.
Era scampata
così tante volte al pericolo, cavandosela con conseguenze di poco conto.
Le riaffiorò
alla mente il ricordo di quella volta in cui era stata sequestrata perché il
padre si era rifiutato di condurre un esperimento per conto di un potente
esponente della mafia di Los Angeles.
Certo non se
l’era passata bene, portava ancora i segni di quel brutto episodio, ma ne era
uscita riprendendosi dignitosamente, nonostante quel passato la perseguitasse
di continuo.
Ma questa volta
sentiva di essere ad un passo dalla morte, o almeno lo pensava fino a quando non
sentì una mano afferrarle il braccio e trascinarla con sè.
< Dannazione
sbrigati pel di carota, vuoi farci ammazzare? > gridò il ragazzo davanti a
lei, correndo il più veloce possibile.
Appena prima
che l’ultimo ordigno facesse crollare l’intera casa, i due si lanciarono fuori
dalla parete mezza distrutta della cucina, buttandosi a terra e coprendosi il
capo con le mani.
<
Maledizione qualcuno deve averci scoperto, e a quanto pare anche da parecchio
tempo > disse Mello, voltandosi a guardare la casa in fiamme.
Amy virò il suo
sguardo, dalla casa al viso del ragazzo al suo fianco.
Poteva leggere
lo sgomento e la paura, che molto probabilmente erano dovuti al ricordo
dell’incidente che gli aveva causato la cicatrice di cui si rifiutava di
parlarle.
Con cautela si fece
più vicina a lui, che intanto continuava a tenere lo sguardo fisso
sull’incendio.
Avvicinò la
propria mano, tremante, andando poi a posarla sulla sua che era poggiata a terra,
rivestita dalla pelle, nera e lucida del guanto.
Fece
intrecciare piano le loro dita, temendo una reazione brusca da parte del biondo,
che con sua grande sorpresa non disse nulla né spostò lo sguardo dall’oggetto
del suo interesse.
Amy però potè giurare di averlo sentito stringere appena la presa.
Mello si
riprese quasi subito, e dopo aver lasciato bruscamente la mano alla ragazza si
alzò velocemente.
< Avanti,
andiamocene di qui il più in fretta possibile, prima che accorrano polizia, giornalisti
e stronzate varie >
Il suo tono era
tornato fermo e deciso, ma lei sapeva benissimo che in quel momento, nella
mente del ragazzo, si aggiravano i ricordi del fantomatico incidente in cui si
era procurato la cicatrice che gli adornava il volto.
< Mello stai
bene? > chiese con voce preoccupata avvicinandosi a lui.
< Sto bene,
e ora muoviti >rispose brusco.
Lo seguì senza
più dire una parola, non voleva innescare la bomba che si trovava ora dentro al
ragazzo.
Si mossero
fuggiaschi, cercando di non farsi vedere dalla calca di gente che oramai si era
radunata attorno alla villa.
Matt li stava
aspettando qualche isolato più in là. Il boato dell’esplosione era giunto alle
sue orecchie e si era ritrovato, per la prima volta in vita sua, a pregare per
qualcun altro.
Così, non
appena scorse la chioma rossa si precipitò da lei, tastandole insistentemente
ogni parte del corpo alla ricerca di una qualche ferita.
< Matt…Matt sto
bene calmati… è tutto ok, sono solo un po' acciaccata per la caduta > cercò
di calmarlo inutilmente.
< Tu stai
bene? > chiese poi rivolgendosi al biondo, che rispose con un cenno
d’assenso.
< Dio, ho
avuto così paura > tornò a rivolgersi alla ragazza, prima di prenderle il
volto tra le mani e baciarla.
La strinse
maggiormente, e lei si beò della sensazione di protezione che le donava il
corpo del giovane.
< Io vado a
prendere la mia moto > disse Mello dietro di loro.
Amy non era
sicura che lasciarlo andare da solo in quelle condizioni fosse una buona idea.
Ma d’altro canto come avrebbe potuto aiutarlo.
Fece un cenno
al ragazzo che ancora la stringeva. Lui capendo la situazione si staccò con un
sospiro, mormorando un “tranquilla, ci vediamo dopo” e, dopo averle dato un
bacio sulla fronte si diresse alla sua auto. Lei invece seguì l’altro,
accelerando il passo per raggiungerlo.
Non appena
furono vicino al mezzo il ragazzo si fermò.
< Perché mi
hai seguito? > chiese con un filo di voce.
Amy si avvicinò
piano prendendogli un braccio, facendo in modo che si girasse a guardarla in
viso.
< Non
pensare nemmeno per un secondo che io ti lasci salire su quella moto da solo
nelle tue condizioni > disse sfiorandogli la pelle ustionata del volto.
Il ragazzo si
irrigidì, ma non si ritrasse al contatto. Ormai non era cosa nuova il fatto che
la rossa fosse irrimediabilmente e inspiegabilmente attratto dalla sua
cicatrice.
< Non darti
tanta pena, starò bene, torna pure da Matt >
Lei, però, era
irremovibile. Per quanto detestasse l’orribile carattere di Mello, non riusciva
a non pensare di dover fare qualcosa per aiutarlo.
Si mosse
velocemente, raggiungendo la moto e appropriandosi di un casco.
Lanciò uno
sguardo eloquente al biondo, che, dopo aver alzato gli occhi al cielo un paio
di volte, la imitò.
< A volte proprio
non ti sopporto > mormorò, mentre saliva in sella alla moto.
< Sapessi io
> rispose di rimando lei aggrappandosi al suo busto.
< Dove siamo
diretti? > chiese poi poggiando il mento sulla spalla del ragazzo.
< Io e Matt
abbiamo trovato un appartamento poco distante da qui. Ci fermeremo li fino a
quando non avremo trovato la soluzione a questo fottuto casino >
La ragazza
annui debolmente, con la guancia premuta sulla schiena del giovane, mentre la
moto partì emettendo un forte rumore.
Quell’appartamento
emanava un odore rancido e sgradevole.
Amy si portò una
mano alla bocca per reprimere un conato di vomito.
< Che
diavolo è questa puzza? Hanno ucciso qualcuno qui dentro? >borbottò tra sé e
se.
< Non ci
metterei la mano sul fuoco > la raggiunse la voce di Mello, seguita subito
dopo da quella di Matt.
< E piantala
Mello, non terrorizzarla più di quel che già è >
< Io non
sono spaventata > rispose la ragazza tirata in causa.
Ma bastò lo
scricchiolio, un po' troppo forte, di una delle assi del pavimento per farla precipitare
tra le braccia del ragazzo dietro di lei, che non perse certo tempo a prenderla
in giro.
< Ah no pel
di carota? Quindi devo dedurre che il motivo per cui mi sei saltata in braccio
sia un altro > la provocò. Ed ecco tornato il solito Mello.
< Continua a
sognare Mello > rispose stizzita.
< Avete
finito? > rimproverò Matt, lanciando poi un’occhiata di sbieco all’amico.
< Direi che
dopo aver sistemato le nostre cose, potete dirmi ciò che avete scoperto >
continuò spostando un po' di polvere dal tavolo su cui stava poggiato,
estraendo poi la sua PSP e andando a coricarsi sul “divano”, se cosi poteva
definirsi quell’ammasso di cuscini luridi.
< Quel
nostre implica che dobbiamo sistemare anche le tue di cose? > la rossa non
sembrava troppo convinta.
< Beh, dato
che io ho deciso di occuparmi delle spese, mi sembra il minimo che voi due
possiate fare > disse alzando per un breve istante la testa dalla console e
regalandole un sorriso tanto bello quanto strafottente.
Mello se ne
tirò fuori ben presto, prendendo la sua roba e andando a rinchiudersi in quella
che doveva essere la sua stanza.
Amy invece si
caricò in spalla sia il suo borsone che quello del gamer
e si diresse faticosamente nell’altra stanza, maledicendo il ragazzo.
Quello sarebbe
stato l’inizio di una lunga e difficile convivenza.