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Autore: MIKYma    30/07/2009    0 recensioni
Tini è una ragazza come tante in un mondo simile al nostro...eppure c'è qualcosa che la disturba...una presenza che la assilla...chi sarà mai...Hel?
Genere: Mistero, Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo_13_Addio_

Sembrava ancora abbastanza stordito e non riusciva a muoversi in linea retta.

Eppure il suo sguardo inchiodava quello di Set, gli impediva di fare qualsiasi cosa, era eccessivamente duro e violento, eccessivamente freddo.

Rain e Len, che erano appoggiati agli stipiti della porta si scambiarono un occhiata senza fare null’altro.

Quella che, come sempre, non capiva nulla era Tini, ma non riusciva neppure a rompere quel silenzio, a fermare quell’istante inconcepibile.

"Ti sei svegliato al momento giusto" disse Set infine, la sua voce sprezzante.

Hel non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.

"Era ora che ti svegliassi, volevo proprio parlare con te...ti va?".

Non era una domanda e Hel lo sapeva bene. Oramai si sentiva in trappola, oramai non avrebbe più fatto di testa sua.

Forse era un bene, ma temeva che sarebbe successo qualcosa.

Quando quello si sarebbe svegliato sarebbero stati guai per Set, perché lui pensava di averlo eliminato...e quando falliva una missione anche per se stesso quello non ammetteva repliche.

"Sappi solo che ne va della tua vita....e non è per dire".

Finalmente parlava, forse un po’ sbiascicando, ma parlava. Una voce tranquilla, dovuto all’intontimento, una voce seria e grave, estremamente rappacificante...a differenza di quello che lui era in realtà.

Set sorrise come un bambino e anche Rain e Len si sedettero alla tavola.

Hel rimase in piedi ancora qualche secondo, ora il suo sguardo si era spostato su Tini; la giovane lo guardava con occhi tristi, forse imbarazzata, forse tormentata dal suo gesto su Set, o forse provava pietà per lui.

Oh si, ne doveva provare.

Ma anche la rabbia, la frustrazione e la voglia di ucciderlo avrebbe dovuto pervaderla.

Ma nessuno le aveva detto nulla e quindi tacque.

Set, notando questa sua indecisione e tentennamento strinse le mani e sbuffò.

Quanto aveva atteso con ansia quel momento? Quanto aveva odiato solo pensare a come sarebbe andata?.

Guardò Rain e poi Len, seppur senza dire nulla sapeva che lo stavano incitando a fare ciò che avrebbe dovuto salvarle la vita.

E poi spostò il suo sguardo su di lei, Povera creatura nelle mani del diavolo...

"Tini" disse gentile e a bassa voce. La ragazza si volse verso di lui, gli occhi cinerei a cercare una spiegazione per tutto quello, una spiegazione vera.

"Tini, potresti andare a comprare qualcosa da mangiare? Non so, qualsiasi cosa".

Tini annuì senza pensarci e lasciò il suo posto incerta.

Gli occhi di tutti erano su di lei creandole disagio. Ma si fece forza e uscì dalla stanza, sfiorando con un braccio la maglia di Hel.

Ebbe un sussulto e una strana emozione, un senso di spavento e tristezza l’avvolse. Si voltò a guardarlo, fermandosi sulla scale, ma lui era già entrato nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Forse pensandoci più tardi Tini avrebbe detto che quel gesto segnava la fine, un addio non detto, solo pensato nella mente di quei ragazzi, nella mente di Set.

Forse pensandoci più tardi Tini avrebbe voluto tornare lì dentro ed esprimere le sue paure e le sue perplessità per quel gruppo di amici o colleghi davvero strano.

Forse pensandoci non l’avrebbe fatto, si sarebbe fatta trascinare da quegli sguardi freddi e calcolatori, troppo difficili da sopportare, troppo complessi da capire.

Avrebbe voluto abbracciarli, stringerli a se, senza un motivo preciso, una semplice ombra su quegli occhi stanchi le faceva capire che quelli non erano ragazzi, non erano persone.

Erano macchine, senza un cuore, con un corpo da umano. Utilizzavano le emozioni a piacimento per ingannare una ragazza come lei.

Esseri misteriosi, non umani, vissuti nei covi bui e bisbigliando a bassa voce frasi da bambini coraggiosi...ma cadendo sempre di più in una pazzia controllata, dove uccidere era l’unico motivo di salvezza.

Tini uscì dal minimarket a tarda sera. Aveva comperato una cena veloce, un qualcosa di freddo da mangiare tranquillamente.

Sapeva che se Set non avesse mangiato entro poco sarebbe esploso in un attacco d’ira violenta.

Sorrise cercando di pensare a qualcosa di bello.

La luna.

Le stelle.

Il canto degli uccellini e delle cicale.

Si stava avvicinando l’estate, era proprio vero, eppure non riusciva a vedersi in quel suo futuro.

La prima estate senza i suoi genitori, senza le sue sorelle.

Con Set, con i suoi amici, con i pericoli.

Ma non sarebbe stata sola, no, questo mai. Le sarebbe stato impossibile vivere, respirare, anche il solo pensarci la rendeva triste e malinconica.

Si tirò su pensando al gelato che aveva comprato, ottimo da affiancare alle fragoline prese.

Poi, magari, avrebbe parlato un po’ con Len, quella ragazza pareva fredda, ma magari sarebbe potuta nascere una sincera amicizia.

L’idea l’allettava, avrebbe ricominciato tutto, un nuovo mondo le si sarebbe aperto.

"Sono tornata!" disse più felice e combattiva.

Si, nessun problema, sarebbe entrata in cucina sorridendo e avrebbe conquistato tutti con la sua simpatia. Set avrebbe di certo detto qualcosa di ironico e sarebbero tutti scoppiati a ridere.

Anche Hel, lui in particolare doveva sorridere, sarebbe stato bellissimo.

Una famiglia nuova, ancora in 5!.

"Ho detto che sono tornata!" disse entrando in cucina sorridendo.

L’odore di ammoniaca la invase e rimase ferma immobile a fissare il desolante specchio di paesaggio.

Nessuno.

Appoggiò la spesa sul tavolo e entrò in tutte le altre stanze, cominciando a sentire una lieve ansia salire, un disagio, un’agitazione.

Tornò in cucina, non c’era nessuno; in preda alla disperazione vide un biglietto e lo lesse, mentre i singhiozzi andavano pian piano a placarsi.

Tini,

sono qui seduto a scriverti una lettera mentre gli altri puliscono tutto e fanno sparire ogni nostra traccia.

Ci siamo fermati già troppo, oramai il nostro lavoro è stato compiuto; non abbiamo più nulla da fare qui.

Dirti che mi dispiace sarebbe una bugia, eppure vorrei darti la vaga impressione che questa lettera sia scritta con il cuore, semplicemente da Set e non dal killer che a volte hai conosciuto.

Probabilmente non ci rincontreremo mai più, probabilmente morirò molto prima di te, mentre tu vivrai tutti i tuoi istanti di felicità.

Sai bene anche tu che sarebbe finita così, no?.

Te l’ho detto anche oggi: La tua avventura termina qui.

Infondo, credimi è meglio così, non devi essere coinvolta in cose che oramai non ti riguardano.

Hel è qui, sano e salvo. Non potrai mai sapere cosa rappresenta per te, magari era solo un immaginazione, un illusione, magari ne avevi sentito parlare dai tuoi nei ricordi di bambina e nella tua tristezza ti sei aggrappata a questa vana speranza, questo vago ricordo che ti teneva legata alla vita e ai tuoi genitori.

Ricorda, non fare cazzate. Ora finalmente potrai vivere una vita normale, lontana da persone come noi, da macchie d’ombra nella tua vita radiosa.

Cresci e diventa stupenda, sicuramente meriti di meglio che stare accanto a me e a noi.

Addio.

Set.

Tini trattenne il fiato, ma non poté non cacciare un urlo.

Cosa significava tutto quello?.

E la sua serata? E il suo sorriso? E il loro stupore?...e quella vaga possibilità di amicizia?.

Perché tutti dovevano sempre rovinare ciò che lei pensava? Perché c’era sempre qualcosa che bloccava la sua serenità?.

Felicità, diceva Set. Avrebbe creduto davvero che sarebbe potuta essere felice?.

Non aveva amici e non sapeva cosa fare, si sentiva persa, la vista rabbuiata per un istante.

Maledizione, si disse covando la rabbia e la tristezza nel cuore.

Strinse in pugni le mani e scaraventò la spesa per terra.

Avrebbe voluto distruggere tutto, ma quella che si fece male fu lei. Si accasciò a terra stringendo a petto la mano tagliata dalla carta.

Il sangue sgorgava come le lacrime, mischiandosi e formando un rivolo d’odio e disperazione, un cupo ammonimento ai sentimenti dolci e vellutati di poco prima.

Addio, questa parola le rimbalzava in mente.

La voce di Set e quella di Hel, lo sguardo di Len e Rain.

Come fare ora a scordarli? Come fare ora a vivere senza di loro?.

Odiava tutto, odiava tutti, la sua rabbia si uniformava ai suoi urli nel mezzo della notte.

Non le importava essere presa per pazza in quella stanza buia. Non le importava più nulla.

Sentiva solo dolore, tanto dolore, TROPPO dolore.

Ma poi si calmò, pian piano le sue urla divennero quieti bisbigli e il suo rancore si spense diventando solo un mormorio nel suo cuore violentato. Pian piano le sue labbra si chiusero, serrate come da un sigillo.

Rimaneva stesa, appoggiata ad una gamba del tavolo, impotente e incapace di muoversi.

Sarebbe stata la sua morte quella, se non fisica, almeno quella del suo cuore.

Nessuno più da amare, nessuno più da odiare.

Il suo cuore si era spento, sfinito da quelle emozioni negative troppo forti, troppo continue.

E ora lei giaceva come una bambola di pezza, nello spirito lo stesso buio di quei ragazzi.

Stranamente la sua bocca si piegò in un sorriso.

Dalle sue labbra schiuse uscì un lento sibilo."Nell’andare lontano da me, alla fine io stessa sono diventata come loro".

La testa cadde in avanti e Tini sospirò un ultima volta, facendosi attrarre dal sapor dolciastro ed invitante delle tenebre che finalmente ghermivano un'altra preda, un’altra esistenza distrutta.

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Note dell'autrice.

Bene, siamo arrivati anche all'Addio...

cosa dire se non: Grazie di aver atteso? spero che il nuovo capitolo vi piaccia...e che non smettiate di leggere =]

  
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