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Autore: Ser Balzo    19/10/2019    1 recensioni
Raccolta di racconti più o meno brevi, più o meno svegli, più o meno inventati su quella strana temperatura dell'anima che spesso prende il sole sul parquet e che ogni tanto, quasi sempre per sbaglio, chiamiamo magia.
«In ogni caso, il problema qui è un altro» disse la zia. «Giova’, tu puoi diventare bravo. Ma ti mancano i buchi neri sul pianerottolo.»
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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JOHNNY BOY




Era un ometto tranquillo, non aveva mai fatto niente a nessuno ed era felice del suo lavoro. Tutti lo prendevano per scemo perché era entusiasta di mettere timbri e firmare carte, ma lui aveva sempre avuto un debole per la cancelleria e gli articoli d'ufficio. Accettava le prese in giro con gentilezza e condiscendenza, e divideva sempre il suo pranzo con tutti.

La prima volta che lo picchiarono fu alla fermata dell'autobus. Non disse mai chi era stato né perché, ma nessuno si preoccupò di chiederlo. La seconda fu a pochi passi da casa; la terza all'uscita dal supermercato; la quarta lo lasciarono in mezzo alla strada e rischiò di essere travolto da una macchina.

Sua moglie era una donnina timida e riservata, ma quando vide l'ennesimo livido su quel volto buono decise che non sarebbe più rimasta a guardare. Cominciò ad accompagnarlo ovunque, armata di un bastone da passeggio. Lui aveva cercato di rifiutare, ma lei non volle sentire ragioni. E a giudicare da come le stringeva la mano quando camminavano per strada, non aveva fatto male a insistere.

Grazie a quella sorveglianza speciale, i pestaggi cessarono. Qualche giorno dopo, cominciarono ad arrivare le lettere – tutte contenenti la stessa parola vergata a piccole lettere minuscole, come se neanche valesse la pena di gridarla: perdente.

Tirò avanti, per quanto fu possibile. Nessuno gli aveva detto niente, ma dagli sguardi e dalle frasi troncate di netto quando si avvicinava capiva che l'ufficio era contro di lui. Qualcosa gli diceva che non erano loro gli autori dei pestaggi e delle lettere umilanti, ma certo non facevano la fila per schierarsi dalla sua parte. Restavano in silenzio, chi prendendolo in giro quando pensavano non vedesse, chi semplicemente scrollando le spalle e facendosi i fatti propri. D'altronde, loro l'avevano sempre saputo: non aveva la pasta per stare a questo mondo.

Così venne infine l'ultimo giorno di lavoro. Aveva già pronta la lettera di dimissioni da tempo, ma solo in quel momento si era deciso a presentarla al suo capo.

Quella mattina si alzò prima del solito, stando bene attento a non svegliare sua moglie. Voleva risparmiarle l'umiliazione di suo marito che rinunciava al lavoro che amava perché il mondo era contro di lui.

Quando fu fuori, si accorse che qualcosa non quadrava. Pensò che fossero tornati a picchiarlo per l'ultima, definitiva volta, ma si rese conto che la folla davanti a lui era molto più numerosa di quella che aveva deciso di punirlo per il semplice fatto di esistere; e soprattutto, erano tutti a volto scoperto.

Riconobbe il panettiere, una delle cassiere del supermercato, il giornalaio, quel ragazzo che gli passava sempre accanto con le grandi cuffie rosse che parevano separarlo dal resto del mondo: erano tutti lì, ma non capiva perché.

Una figura si staccò dal gruppo: era così confuso che ci mise un po' a riconoscere che era sua moglie.

La donna non disse niente. Sollevò appena la mano dal fianco e lasciò che lui la prendesse. Poi, tutti si misero in marcia.

Lo accompagnarono in ufficio e rimasero lì fuori per tutto il giorno. Lui continuava a guardare fuori dalla finestra, cercando di convincersi che non fosse tutto un sogno, mentre i suoi colleghi lanciavano occhiate sussiegose a quella sconveniente marmaglia che a quanto pare non aveva niente di meglio da fare che accamparsi di fronte ad un rispettabile luogo di lavoro.

Quando uscì, al tramonto, erano ancora lì. Riprese la mano di sua moglie e di nuovo, per l'ultima volta, si rimisero in marcia.

Era un ometto tranquillo, non aveva mai fatto niente a nessuno, era stato picchiato, umiliato e ora non aveva più un lavoro.

Ma neanche per un istante sarebbe mai tornato indietro.









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Forse è una storia un po' scema, ma credo che ogni tanto al mondo serva un po' di questo tipo di scemenza. Per chi volesse una colonna sonora (e non l'avesse già intuita dal titolo) la potete trovare qui.

 
  
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