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Autore: jaykayess    25/10/2019    1 recensioni
E che sarebbe successo, se invece che Goku, sulla Terra fosse stato spedito Vegeta? E che sarebbe successo, se invece che nonno Gohan, Vegeta fosse stato trovato da tutt’altre persone?
In questa storia cercherò di rielaborare la storia di Dragon Ball, plasmandola, giocandoci anche un po’, concentrando l’attenzione soprattutto sul personaggio di Vegeta, sulla sua storia, e sulla storia del suo popolo ormai perduto.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Yamcha, Goku/Vegeta
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non aveva molti amici, Bulma.

Era sempre stata una ragazza molto riservata, nonostante non lo desse a vedere e cercasse sempre di ostentare quella corazza tanto sicura di sé.

Certo, non le dispiaceva non avere mai grane e non essere costretta ad uscire di casa ogni sabato sera, ma a volte, guardando le amicizie che c’erano intorno a lei, non poteva far altro che provare un pizzico d’invidia.

A dirla tutta, i suoi unici amici erano i suoi fratelli. Tights era sempre stata una complice, per lei, la sua migliore amica, colei che l’aveva aiutata ad introdursi nel mondo dell’adolescenza senza farla spaventare troppo; con Vegeta litigava in continuazione, ma sapeva di poter contare sempre su di lui: il suo fratellino non l’avrebbe mai abbandonata, e questa, per la giovanissima dai capelli turchini, era una certezza che la rendeva felice.

A volte lamentava il fatto che la sua vita fosse monotona, che non ci fossero state avventure, e che non si andasse mai da nessuna parte, con suo padre che non faceva altro che pensare al lavoro. Lei avrebbe voluto girare il mondo, vedere posti nuovi, affrontare pericoli e peripezie... ma si rendeva conto che questo, purtroppo, succedeva soltanto nei film.

 

Ma, quel giorno, Bulma si ritrovò inaspettatamente di fronte ad un’opportunità. Qualcosa di cui niente e nessuno aveva mai parlato, o per lo meno, non che lei sapesse-e lei seguiva sia attualità che politica!

Era scesa nei sotterranei dei laboratori della Capsule Corporation, dove sua madre teneva tutti i ricordi, tra i quali album fotografici, vecchie macchine da scrivere... insomma, tutte quelle cose di quel genere. Le servivano per una ricerca di scuola, e dato che era abbastanza sicura ci fossero anche foto ed oggetti appartenuti alla sua ormai deceduta nonna-della quale aveva sempre saputo poco e niente-, aveva deciso di addentrarsi in quelle stanze oscure, umide e piene di animaletti schifosi.

Eppure, fu proprio in una di quelle stanzette puzzolenti di chiuso e di escrementi di topo, che trovò quello che poteva essere il vero inizio di un’avventura.

Il piccolo oggetto se ne stava lì, nascosto tra due travi di legno sconnesse. Luccicava al solo puntarci la luce della torcia contro.

Bulma lo vedeva: era un oggettino circolare. Dapprima era sicura fosse una palla, ma poi, guardando meglio ed osservando i riflessi dal colore ambrato che produceva quell’oggettino sul soffitto a causa della luce della sua lampadina, si accorse che non era così. 

Si avvicinò lentamente all’oggetto incriminato, facendo attenzione a non sprofondare nel pavimento di legno marcio.

E, quando finalmente lo prese tra le mani, poté osservare qualcosa che non si era mai visto prima... qualcosa di semplice, ma che allo stesso tempo emanava un’aura di scoperta, di avventura, di meraviglia.

Era semplicemente una piccola sfera. Una sfera arancione con due piccolissime stelline  rosse incastonate all’interno. Eppure Bulma, contenta della sua scoperta, non ci pensò due volte a correre di sopra a fare una ricerca al computer in camera sua.

E ciò che finalmente trovò sul conto di quella sfera, fu quasi sconcertante.

 

«Vegeta!»

 

 

Si sentiva stanco e sporco. Non aveva alcuna intenzione di star a sentire quell’oca di sua sorella, soprattutto dopo aver dovuto fare il lavoro di suo padre-che, peraltro, avrebbe dovuto essere destinato proprio alla cornacchia che lo stava chiamando in quel momento-, ed essersi preso un po’ di tempo per sé allenandosi.

Adesso, aveva soltanto bisogno di una doccia.

Già, in teoria, ma pensandoci bene, Bulma non lo chiamava quasi mai... soltanto quando succedeva qualcosa di brutto, o di importante, o di relativamente interessante per entrambi.

Così, rimandando la sua tanto bramata doccia di cinque minuti, decise di raggiungere la stanza di sua sorella, incuriosito da quella chiamata tanto urgente.

 

«Ah, eccoti!» esclamò lei vedendolo entrare «Vieni a vedere che cos’ho trovato!»

 

Vegeta non era il tipo da ricerche su internet... odiava mettersi a cercare delle cose solo per il gusto di farlo, senza neanche collegare un filo logico a ciò che trovava. Ed era per questo che, quando Bulma lo incalzò chiedendogli di avvicinarsi al suo computer con lo scopo di vedere cos’avesse trovato, alzò un sopracciglio con scetticismo.

Ma poi, sospirando, decise di accontentarla.

La vide con una specie di palla da baseball in mano, arancione, con due stelline disegnate sopra. Da quando sua sorella giocherellava con le palle? 

 

«Beh?» chiese, con aria scocciata «Che devo vedere?»

«Ho trovato questa giù nelle cantine.» rispose lei, mostrandogli la palla che aveva in mano «Non è fatta per giocare a qualche gioco di sicuro, e poi è particolare... ho dubitato già da subito che potesse essere persino per l’ausilio di strane pratiche sessuali. Così mi sono incuriosita ed ho fatto una ricerca, e guarda a cosa sono venuta a capo.»

Lui si limitò a sorridere sghembo, con aria di scherno «Che cosa? Serve per caso a sostituire quelle vere in caso di castrazione letale? Ma dai, Bulma, a cosa diavolo dovrebbe servire una pallina come questa?!»

«Ho fatto una ricerca.» lei sembrava non starlo neanche a sentire «Si chiamano sfere del drago. Sono sette in totale, e possono esaudire qualsiasi desiderio, una volta riunite tutte.»

Era matematicamente impossibile che una ragazza astuta come sua sorella si fosse lasciata ingannare da simili baggianate. Sfere che esaudiscono desideri? Sembrava un’invenzione cinematografica e nulla di più.

«Ma butta via quella robaccia.» la schernì il minore, ridendo sotto i baffi «Sfere magiche che esaudiscono desideri. Roba da matti.»

 

Ma Bulma non si lasciò scoraggiare dall’innato scetticismo del fratello e, ferma nelle sue decisioni, decise che forse fosse arrivato il momento di dimostrare a Vegeta che, per una volta, era lui a sbagliarsi.

Così, raccolse tutti i suoi utensili e, dopo aver indossato gli occhiali da lavoro, si diresse in laboratorio: avrebbe costruito un radar cerca-sfere.

 

*

 

Avevano fallito. Di nuovo.

La ricerca che avevano deciso di portare avanti non portava alcun frutto, ed i soli tre sopravvissuti di un regno una volta prosperoso, stavano cominciando a subire gli acciacchi della sconfitta.

Il loro pianeta era completamente andato alla deriva, e sul suolo ormai arido di quella terra ormai desolata si potevano ancora udire le grida di coloro che, in quel giorno non troppo lontano, venivano saccheggiati ed uccisi senza alcuna pietà.

Il loro obiettivo era sempre stato quello di trovare una traccia, anche solo un indizio, che li avrebbe condotti a sperare che ci fosse ancora una minima scintilla di vita nella loro ex patria, ma le speranze erano poche, e le fatiche erano tante.

Certo, vivere sotto l’ala protettiva della principessa di Iturn era appagante: lei era buona con coloro che avevano subito tali tragedie, ed avevano delle abitazioni ben attrezzate. Ma loro volevano la loro vecchia vita. Loro volevano il pianeta Vegeta.

Erano tornati da poco dalla loro ultima-e fallimentare- missione su Vegetasei e, stanchi, infreddoliti ed affamati, si stavano recando al cospetto della principessa.

 

«Vostra altezza.» la salutò il primo, con un inchino «È sempre un piacere vedervi così radiosa.»

«Ancora niente?» chiese lei, alzandosi dal suo trono e raggiungendoli.

«No, purtroppo. Abbiamo nuovamente fallito.»

«Già.» asserì il più giovane dei tre «Forse dovremmo semplicemente lasciar perdere.»

«Siete tre grandi guerrieri...» li incalzò la principessa «Ed io, forse, non dovrei immischiarmi in faccende delicate come la vostra, anche perché non vorrei mai darvi false speranze. Però...»

I tre non la interruppero. Stettero semplicemente a guardarla incuriositi, pendendo dalle sue labbra.

La principessa era veramente bella, e possedeva una grazia che non era mai appartenuta alle donne della loro razza, addestrate fin da piccole a diventare combattenti esattamente al pari degli uomini.

«Però vorrei aiutarvi, se me lo permetterete.» concluse, per poi far cenno al gruppetto mal assortito di seguirla «Prego. Venite con me.»

 

Lei non era tipo da immischiarsi nelle faccende altrui, non lo era mai stata. Ma quei tre valorosi guerrieri, quei tre ragazzi la cui casa gli era stata strappata via, l’avevano colpita nel profondo. Non si erano mai dati per vinti, ed avevano sempre cercato una speranza... una speranza che però, purtroppo, faticava a farsi vedere.

Così, dopo averli condotti nella sua biblioteca, li fece accomodare su delle poltrone, sedendosi di fronte a loro.

 

«Non so se siete a conoscenza della storia che si è cominciata a raccontare, riguardo il vostro pianeta ed il vostro popolo...» cominciò, incrociando le braccia «Ma esiste una leggenda qui, sul mio pianeta, raccontata da quello che andava in giro a dire di essere uno dei servitori del re. Un vecchio, che ora vive isolato, sulle montagne del nord.»

«Una leggenda?» chiese il più giovane «Che tipo di leggenda?»

«Colui che ha messo in giro questa voce, sedici anni fa, quando Vegetasei fu distrutto... ha raccontato che il re aveva avuto un figlio da poco, al tempo. Certo, la sua nascita non era ancora stata pubblicamente annunciata, ma il bambino pare esser nato proprio il giorno stesso in cui la furia di quel pazzo di Freezer ha decimato il vostro popolo.»

«Non capisco.» commentò di nuovo uno di loro «Il re non aveva una figlia?»

«Certo, la principessa Maiz!» gli fece eco uno dei suoi compagni «Ce la ricordiamo tutti, ma... un figlio? Da quando?»

«Si racconta che furono proprio la principessa e la regina a mettere in salvo il piccolo, durante la battaglia finale contro Freezer ed il suo esercito.» fu la risposta della donna «E che il principe sia ancora da qualche parte, su un altro pianeta. Vivo.»

 

Tutti e tre i guerrieri si scambiarono sguardi più che eloquenti. Ormai erano anni che vivevano sul pianeta Iturn, ma non avevano mai sentito quella storia, neanche di sfuggita. Eppure, la principessa non era una sprovveduta, e non era neanche qualcuno che raccontava balle... ormai la conoscevano bene.

Se davvero il principe dei saiyan fosse stato ancora vivo, allora forse c’era una minima possibilità che ci fosse una speranza. 

Per lungo tempo avevano ponderato l’idea di scucire informazioni allo stesso tiranno che aveva creato scompiglio nell’universo e distrutto il loro regno, ma Freezer era stato esiliato in un luogo orribile, nel quale nessuno avrebbe mai avuto coraggio di mettere piede.

 

«Con tutto il rispetto, vostra altezza.» asserì il più anziano dei tre, alzandosi dalla propria sedia «Ma... non credo che un’informazione del genere, comunque, ci aiuterà a trovare degli indizi riguardo gli abitanti del nostro pianeta.»

«Proprio non lo capisci, Nappa?» fu la domanda di lei «Se troverete il principe, avrete trovato colui che potrà aver accesso al palazzo reale, e a tutti i segreti ancora conservati al suo interno. Se il principe è vivo... la speranza è viva.»

 

*

 

Saldare, controllare, costruire.

Bulma non ci aveva messo molto tempo a costruire un perfetto marchingegno che le permettesse di trovare tutte le sfere del drago. Sperava soltanto che tutta quella fatica fosse ripagata.

Se davvero ciò che aveva trovato su di loro fosse stato vero, allora sarebbe partita seduta stante. E non perché avesse poi così tanti desideri da esprimere, ma soltanto per il gusto di farlo, per vivere appieno il brivido di un’avventura tutta nuova.

Il suo nuovo radar cerca-sfere aveva un design molto semplice: era un semplicissimo palmare di forma circolare, con un pulsante sulla cima che le avrebbe permesso di accenderlo e visualizzare una mappa del pianeta, sul disegno della quale venivano mostrati dei puntini di colore giallo. E le sfere erano proprio quei puntini.

Non c’era dubbio: quelle misteriose sfere erano sette in totale. Certo, il radar non le permetteva di sapere se fosse vero che potessero esaudire dei desideri. Ma, arrivati a quel punto, tanto valeva provarci, no? 

Così, felice del proprio operato, decise di raggiungere in gran fretta suo fratello che, in quel momento, se ne stava tranquillamente sul retro del cortile ad allenarsi. 

Certo che Vegeta era proprio la pecora nera della famiglia. Non perché fosse una persona problematica, ma perché non somigliava veramente a nessuno, in quella casa.

E poi era così bello... accidenti, non si meravigliava affatto se le sue compagne di classe ogni volta insistevano per fare tutti i lavori di gruppo alla Capsule Corporation.

 

«Hey, testone!»

 

Rieccola.

Di solito Bulma non era quella che si divertiva a rompergli le uova nel paniere, ma quel giorno sembrava particolarmente in forma ed agguerrita, e sembrava non volesse staccarsi da lui neanche per un minuto.

Quando ci si metteva, sua sorella sapeva essere una vera rompipalle, nel vero senso nella parola e senza peli sulla lingua. Non la sopportava: non faceva altro che ficcare il naso in faccende che non la riguardavano e costringere gli altri a ficcare il naso nelle sue soltanto per vantarsi di quanto fosse bella e brava.

Sbuffando, il ragazzo arrestò, per la seconda volta in quella giornata, i suoi duri allenamenti e, dopo aver bevuto una grossa quantità d’acqua dalla propria borraccia, si avvicinò di malavoglia alla sorella maggiore, che se ne stava lì, ritta di fronte a lui, con una mano puntata su un fianco e stretto nell’altra un arnese che non gli sembrava di aver mai visto prima.

 

«Guarda!» esclamò nuovamente la turchina, sventolandogli l’oggetto misterioso davanti agli occhi «È un capolavoro, no?»

«No.» fu la risposta secca di lui.

La ragazza sembrò offendersi e, con aria leggermente imbronciata, ribatté: «Non mi chiedi neanche che cos’è?»

Silenzio da parte del minore.

«Bene! E io te lo dirò lo stesso!» esclamò allora lei, risoluta «È il mio radar cerca-sfere nuovo di zecca!»

Vegeta sbuffò: di nuovo quelle maledette sfere? Ma quella ragazza non ce l’aveva un hobby? Non ce l’aveva un fidanzato a cui rompere le scatole?

«E se spingo qui...» premette il pulsante d’accensione «Si può vedere chiaramente che sono sette! Sette! Esattamente come diceva la mia ricerca!»

«E?» 

«E...» prese il radar e, con molta poca grazia, glielo sbatté al petto, costringendolo a tenerlo in mano «Questo vuol dire soltanto che c’è un fondo di verità in tutta questa storia! Ed io sono più che determinata a scoprire se è tutto vero o soltanto una stupida bufala!»

«Fallo, allora.» rispose lui, facendo spallucce «Non dovrai dimostrarmi nulla.»

«Oh, dai, Vegeta!» lo prese per il braccio, cominciando insistentemente a tirarlo «Non posso partire all’insegna dell’avventura senza di te! Abbiamo sempre fatto tutto insieme! Perché adesso non te ne frega nulla?!»

«Perché mi sembra solo una cazzata.» fu la risposta di lui «Che cosa ci guadagneremmo, se scoprissimo che queste sfere non esaudiscono proprio nulla?»

«Beh, un po’ di sano divertimento!» aveva esclamato la ragazza, continuando a tenersi stretta al braccio del fratello «Quando eravamo piccoli non mi avresti detto di no, di fronte ad un’occasione simile!»

 

Era vero.

Per quanto sua sorella avesse tanti, forse troppi difetti, l’aveva sempre accompagnata in tutto quello che faceva, anche nelle imprese più noiose, anche in quelle più pericolose, perché in fondo a lei ci teneva. Fin dalla più tenera età, suo padre gli aveva sempre raccomandato di proteggere ad ogni costo le sue sorelle, di fronte a qualsiasi pericolo, anche quello più stupido. E lui lo aveva sempre fatto. 

Bulma in particolare, aveva sempre amato mettersi nei guai, e lui aveva amato un po’ meno doverla sempre aiutare a tirarsene fuori. Ma, in fondo, lo aveva sempre fatto con piacere, perché teneva a sua sorella forse più di ogni altra cosa al mondo.

Ed in quel momento, davanti a quel sorriso così speranzoso, Vegeta non riuscì a rimanere fermo nelle sue decisioni.

E cedette. Esattamente come aveva sempre fatto.

 

«E va bene. Andiamo a cercare queste sfere.» sbuffò «Ma con mamma e papà te la vedrai tu.»

 

~~~

 

Buonasera, gente!

Eccomi tornata con il secondo capitolo di questa storiella uwu. Ho deciso che pubblicherò alternandomi a due a due con l’altra storia che sto ancora completando.

Ebbene, in questo capitolo si fa già la conoscenza di nuovi personaggi, e si approfondisce un tantino in più il pg di Bulma, che sarà ovviamente uno dei più importanti per la storia.

Nel frattempo, facciamo anche la conoscenza della principessa di Iturn. Ma chi sarà mai, questa fantomatica principessa? E soprattutto, se Vegetasei non è esploso, che cos’è successo a tutti i suoi abitanti? E Freezer? Dove sarà stato mandato?

 

Ci sono molte domande a cui rispondere, ma dw, risponderò prestissimo.

 

Alla prossima!

 

-JAY

 

   
 
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