Brisingr-Empire
Come già avevo premesso alla
fine del capitolo precedente, da questo inizia Brisingr-Empire secondo la mia
fantasia. Se prima avevo seguito i libri di Paolini, da qui in poi sarà tutto
di mia invenzione.
E’ il mio turno
La Bugola era pronta per essere
travasata, il processo di macerazione era completo. Aveva lasciato la pianta
immersa in un particolare olio elfico, adatto per creare un medicinale.
Preferiva avere qualche boccetta di
riserva, per ogni evenienza, e non appena aveva un po’ di tempo libero ne
preparava qualcuna. Era anche un modo per tenersi in esercizio.
Filtrò la sostanza in una delle
boccette, per separare i grumi dalla parte che sarebbe stata usata per curare
le ferite. Buttò lo scarto e chiuse il piccolo contenitore, mettendolo da parte
insieme agli altri. Li guardò, soddisfatta del proprio lavoro, dopo di che
prese un’altra boccettina contente un liquido denso dorato e uscì dalla sua
tenda.
Eragon, Saphira e Roran erano partiti da
un po’ di giorni, e non si avevano ancora notizie. Probabilmente non ne
avrebbero avute fino al loro ritorno.
Arlin alzò lo sguardo ma non vide il
cielo, perennemente coperto dalla fitta nebbiolina caratteristica delle Pianure
Ardenti.
Come sempre l’accampamento era in
subbuglio, i paggi correvano in ogni direzione pronti a compiere gli incarichi
affidati dai loro superiori. Non c’erano solo uomini, ma anche Kull. Ne vedeva
alcuni, solitari, guardarsi intorno con aria spaesata.
Le sembrava di rivedersi ad Ellesméra,
l’unico essere umano tra gli elfi. Loro erano pochi Kull tra gli esseri umani.
Loro però vivevano col pregiudizio di essere stati alleati di Galbatorix,
continuamente giudicati dagli sguardi sospettosi dei Varden.
Alcuni credevano che fosse tutto un
piano ben organizzato, che i Kull in verità non si erano mai ribellati a
Galbatorix e aspettavano solo l’occasione giusta per poterli attaccare.
Tutte fantasie per i più scettici.
Arlin si diresse verso la tenda di
Angela, reggendo il boccettino.
Per strada incrociò Fredric, il maestro d’armi,
che accennò un segno del capo. Arlin ricambiò e proseguì.
Presto entrò nella tenda di Angela. –E’
premesso?-
-Ormai sei già dentro.-
-Ti ho portato questo.- la ragazza tese
alla donna ciò che portava.
Angela se ne stava seduta al tavolino
dove leggeva il futuro dei soldati, Solembum accoccolato in un angolo della
tenda. –Che cos’è?-
-Olio curativo elfico. Ho pensato che ti
avesse fatto piacere averne un po’.-
L’indovina prese la boccetta,
rigirandosela davanti agli occhi. –Ti trattava bene il tuo maestro, eh?-
-Solo se gli davo soddisfazioni e facevo
il mio dovere.-
Angela sorrise. –Ti ringrazio.-
-Di nulla.- Arlin si voltò e fece per
uscire.
-Stanno bene.-
-Per ora.-
Angela restò in silenzio per qualche
secondo. –Da quando sei diventata così pessimista, Arlin?-
-Non sono pessimista, solo realista. Ho
capito che la vita riserva molte sorprese, spesso inaspettate. Potrai predire
il futuro quanto ti pare, ma non si è mai pronti ad accettarlo.-
-Alcuni lo accettano.-
Arlin fissò Angela.
-Vuoi che legga il futuro per te?-
Arlin scosse la testa e uscì.
Si ritrovò di nuovo all’esterno, in
mezzo al via vai dei soldati.
Decise di far ritorno all’arena, luogo
da cui erano partiti Eragon e Saphira con Roran. Nel centro, Fredric aveva
iniziato ad allenare delle reclute, contadini che si univano ai Varden nella
convinzione di sconfiggere Galbatorix.
In fondo, anche lei era cresciuta in un
villaggio di contadini. Ma suo padre era stata una spia Varden, sua madre una
sostenitrice. Il suo migliore amico era una Cavaliere di Draghi. Lei la
curatrice mezzelfa dei Varden.
Non era una ragazza comune, aveva
accettato la cosa. In fondo le piaceva.
Non era più nessuno, ma era diventata qualcuno.
Girò sui tacchi e si allontanò
dall’accampamento. Aveva trovato un posto tranquillo ai margini del campo, un
punto in cui delle rocce ammassate formavano una piccola collina che dava sulle
intere Pianure. Erano puntate verso Ovest, dove il sole tramontava. Quella era
la parte migliore della giornata in cui recarsi in quel luogo, quando i pochi
raggi che riuscivano a oltrepassare la nebbia battevano sulla calda distesa,
creando piccoli puntini gialli sulla terra rossa.
Vederli svanire lentamente era
tranquillizzante.
Arlin si ritrovò proprio quelle immagini
di fronte, quando giunse in cima alla piccola collina di rocce. Lasciò che
l’aria calda la investisse, anche se non era molto piacevole.
Vide una figura che si stagliava contro
il sole, girata di mezzo busto. Un occhio era puntato verso di lei, segno che
l’aveva vista e la stava osservando.
E la stava aspettando.
Si trattava di un ragazzo senza ombra di
dubbio, le spalle larghe e la tunica cremisi dell’Impero glielo fecero capire.
Anche se era controluce e il suo viso era in ombra, Arlin lo riconobbe.
I capelli mori dell’altro erano come se
li ricordava, sbarazzini a causa del vento. Teneva una mano sull’elsa di una
spada dalla lama rossa.
Arlin non si spaventò, sapeva che quel
momento prima o poi sarebbe arrivato. Strinse gli occhi, senza cambiare
espressione.
-E’ il mio turno?-
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pazzerella_92: eccolo qui! Comunque sì, Brisingr è bello bello..speriamo
esca presto l’ultimo libro ù.ù baci!
Eowyn 1: grazie tante per i complimenti *me diventa rossa* =) sono contenta che
Arlin ti stia simpatica e che ce la vedi bene con Murtagh…
Grazie ancora per la recensione!