Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: Sweetserialkiller    25/10/2019    1 recensioni
Tre paia di occhi vennero puntati su di loro, e Amy rimase di stucco nel constatare che il terzo paio di occhi apparteneva al ragazzo di cui, anni prima, aveva tanto pianto la morte.
Le sue gambe si mossero da sole, e in poco meno di un secondo si ritrovò con le gambe attorno al busto dei giovane.
< Oh mio dio… tu sei…>
< Vivo e vegeto> la interruppe lui, tenendole le mani sotto le cosce per sorreggerla.
------------------------------------------------------------------------------------------------------
< Appena tornati al quartier generale chiederò di cambiare partner>
Queste parole colpirono profondamente la ragazza.
< E per quale motivo, di grazia?> chiese accennando un falso sorriso.
< Perchè non sei professionale> ringhiò frustrato lui.
Lei sgranò gli occhi allibita.
< Io non sarei professonale? Chiedo scusa, ma non sono io quella che deve dimostrare qualcosa a se stessa solo perchè ho dei conflitti interiori>
< Hai iniziato tu però, come vuoi metterla ora?>
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Matt, Mello, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mentre finiva di sistemare le poche cose che si era portata, un dubbio continuava ad assillarle la mente.

Il fatto che avessero previsto il loro arrivo la portava a pensare che, forse, ogni cosa accaduta fino a quel momento potesse essere stata manipolata dal nuovo Kira.

Non riusciva proprio a darsi pace, lei e Mello avevano rischiato di morire per colpa di quel maledetto.

Con ancora tutti i dubbi in mente decise che era il caso di indagare più a fondo, e, soprattutto, da sola.

Non che l’aiuto dei due ragazzi non le servisse. Sicuramente le capacità di accedere ad ogni tipo di file e di entrare in qualsiasi tipo di server di Matt, e le intuizioni unite alla capacità di agire di Mello erano più che utili. Soprattutto quelle di quest’ultimo quando si trattava di lavorare sul campo.

Ma qualcosa dentro di lei le diceva che questa volta, se sola, avrebbe potuto agire in maniera diversa, senza dover preoccuparsi di mettere in pericolo qualcun altro.

Avrebbe potuto sfruttare a pieno tutto ciò che aveva imparato anni addietro, sotto il duro allenamento del padre. Certo, lei lo aveva sempre adorato e stimato, ma quell’uomo molto spesso aveva saputo farsi odiare, nonostante Amy sapesse benissimo che tutto ciò che faceva era in nome dell’amore che provava per lei.

Scacciando i brutti ricordi, decise che per quel giorno Matt e Mello avrebbero fatto meno della loro presenza. Inoltre il primo era concentrato da quasi tutta la mattina a superare un livello in qualche suo videogame, e il secondo doveva ancora sistemare tutte le sue cose, dato che la sera prima era crollato sul letto come una pera cotta.

Si preparò velocemente, prese qualche soldo infilandolo in tasca e uscì lentamente dalla camera.

I suoi coinquilini erano entrambi seduti sul divano. Non le prestarono attenzione fino a quando non la videro dirigersi verso la porta.

< Dove credi di andare? > la apostrofò Mello già pronto a balzare in piedi e fermarla.

< Vado a esplorare un po' l’ambiente circostante, ho visto qualche negozietto carino mentre venivamo qui > rispose esibendo il sorriso più convincente che riuscì a fare.

< Non se ne parla neanche, abbiamo un caso da risolvere >continuò imperterrito il biondo.

< E tu hai tutta la tua roba da sistemare, perciò che ne dici se io vado a farmi un giretto mentre tu metti in ordine? >

Mello alzò gli occhi al cielo e fece per riaprire la bocca, ma venne prontamente fermato da Matt.

< Avanti Mels, ci prendiamo un giorno di riposo non morirà nessuno, e tu… > disse poi rivolgendosi alla ragazza < Non è che saresti così gentile da portare al tuo adorato fidanzato qualche snack? >

< Certo tesoro > si avvicinò lasciandogli un veloce bacio.

Si rivolse poi a Mello, allungandosi verso di lui per sfiorargli la guancia con le labbra mentre la sua mano scendeva sulla pelle della giacca, lasciandolo alquanto confuso.

Usci tirandosi dietro la porta, poggiandosi poi ad essa con un sospiro. Non le piaceva mentire ai suoi compagni, però aveva realmente bisogno di fare questa cosa da sola.

Si incamminò velocemente verso l’uscita del palazzo.

Da dove avrebbe iniziato? Era stata forse troppo avventata? Tuttavia c’era quella sensazione dentro di lei che continuava imperterrita a dirle che quest’oggi ci sarebbero stati dei risvolti.

Si dice che un buon killer non scelga mai lo stesso luogo dove incontrarsi con i suoi complici, ma se al contrario, questo nuovo Kira fosse così scaltro da fare esattamente quello che tutti si aspettassero che non facesse?

Nessuno si sarebbe aspettato che un posto come la prigione fosse adatto come base segreta, forse invece era proprio quello il posto dove Kira si rifugiava.

Decise di partire spedita verso la meta, ma per fare ciò avrebbe dovuto fare una delle poche cose che l’avrebbe portata sicuramente a morte certa.

Si diresse verso lo spiazzo dove erano parcheggiate sia la macchina di Matt che la moto di Mello, e si avvicinò a quest’ultima.

Iniziò a spingerla per qualche isolato, volendo evitare che il rumore potesse richiamare l’attenzione dei due ragazzi. Quella volta Mello l’avrebbe sicuramente uccisa nel modo peggiore che potesse esistere.

Dopo essersi fermata, estrasse dalla tasca della giacca le chiavi che aveva rubato a quest’ultimo, mentre lo aveva prontamente distratto.

Salendo in sella alla moto, dopo aver controllato sul cellulare la strada per raggiungere la prigione, partì in quarta.

Mezz’ora dopo si trovava davanti alla struttura carceraria. Quel luogo tetro e buio le dava i brividi. Sfiorò con la punta delle dita la lama che aveva nascosto nello stivale, cercando un minimo di sicurezza.

Entrando dalla porta dell’ultima volta, percorse la stessa via passando davanti al luogo dove lei e Mello si erano macchiati del loro peccato.

Una strana morsa le attanagliò il petto, ma scacciò subito quella fastidiosa sensazione, decisa a rimanere concentrata sul caso. Non poteva permettere a Mello di distrarla anche quando non era presente.

Iniziò a perlustrare da cima a fondo ogni recondito angolo. Salì al primo piano, poi al secondo, e così per i successivi, ma niente di niente. Quel posto era esattamente ciò che sembrava. Una vecchia prigione abbandonata, nulla di più. Si diede mentalmente della stupida solo per aver davvero sperato di poter entrare nella mente di quello psicopatico.

Ormai sconsolata era pronta a tornare indietro con la coda tra le gambe. Insomma, non che l’idea di una quasi certa sfuriata di Mello la elettrizzasse, ma l’amarezza di aver fallito di nuovo era di gran lunga peggiore.

Proprio quando stava per abbandonare del tutto le speranze, una voce attirò la sua attenzione.                      Si nascose velocemente dietro uno degli spessi muri, cercando di captare il più possibile della conversazione che lo sconosciuto stava avendo, probabilmente al telefono dato che finora non aveva sentito nemmeno una risposta. Ciò attirò la sua attenzione, però, fu sentir nominare dall’uomo il fantomatico Death Note.

< Si capo, ho capito, arrivo subito > così venne terminata la chiamata.

Quello era il suo momento. Era consapevole che probabilmente si sarebbe cacciata in un mare di guai, ma forse seguendo quell’uomo sarebbe riuscita a trovare una pista iniziale, o perlomeno delle risposte.

Così tentando di rendersi il più invisibile possibile sgattaiolò fuori da dietro al muro, cercando di stare dietro al passo veloce dell’uomo.

Era un tizio ben piazzato, con spalle larghe e vestito con un completo scuro. Salì su una macchina e partì alla velocità della luce.

< Dannazione così lo perdo > disse tra se e se, mentre saliva in fretta sulla moto e si apprestava a raggiungerlo.

Sfrecciando per le strade di Los Angeles non riusciva a far altro che chiedersi se quello che stava facendo fosse la cosa giusta.

Insomma, voleva a tutti i costi fermare Kira. Ma per chi lo stava facendo? Per il mono e tutte le persone che lo abitavano o per se stessa? Per quella sua sete di vendetta che sapeva sarebbe stata placata solamente facendolo finire tra le sbarre.

Aveva bisogno di risposte, e presto le avrebbe avute, ma ora la priorità era quella macchina poco più avanti di lei. Quella era un’ottima partenza per averle.

Dopo circa dieci minuti la macchina si fermò nel parcheggio di un grande hotel di lusso.

Amy parcheggiò la moto poco lontano seguendo il tizio in nero.

Varcata la soglia dell’entrata iniziò a chiedersi come diavolo avrebbe fatto a seguirlo fino alla sua stanza. Si avvicinò abbastanza da scorgere il numero della stanza che svettava sulle chiavi che la receptionist gli stava porgendo. Ora non le restava che raggiungerla senza farsi scoprire.

Si guardò intorno in cerca di qualcosa di utile, fino a quando l’occhio non le cadde su una delle cameriere intenta a spingere un carrello pieno di pietanze. Una lampadina si accese nella sua testa.

Le si avvicinò cautamente con l’espressione più amichevole che riuscì a tirare fuori.

< Hey, scusa il disturbo, sono appena stata assunta come cameriera, ma non mi è ancora stata data una divisa, non è che potresti darmi una mano? > chiesi gentilmente.

< Certo che si, con piacere. Comunque il mio nome è Clara > disse con un sorriso a trentadue denti allungando una mano.

< Puoi chiamarmi Amy > “ se mai mi vedrai ancora “ avrebbe voluto aggiungere, ma si limitò a stringerle la mano e sorriderle.

< Bene Amy seguimi pure >

Arrivarono in una stanza simile ad un ripostiglio di grandi dimensioni. “ Però, per essere un albergo a cinque stelle si sono proprio sprecati per la servitù” pensò guardandosi attorno.

< Ecco qui c’è la tua divisa > le porse i vestiti gentilmente.

< Grazie, molto gentile > disse continuando a ispezionare la stanza in cerca di qualcosa utile.

< Senti, tu per caso sai come funzionano i condotti di areazione in questo posto? > chiese, ad un tratto, folgorata da un colpo di genio.

< Oh beh, di la c’è la stanza con il condotto principale che poi va diramandosi in ogni stanza, perché me lo chiedi? > parve seriamente incuriosita dalla cosa.

< Nulla di che, è che mi sono sempre chiesta come funzionassero, pura e semplice curiosità > disse con falsa innocenza nella voce.

< Ho capito, sei una tipa alquanto curiosa non è vero? >rise piano.

< Tu non sai quanto >

< Beh, hai i vestiti, fai pure con comodo, io devo tornare al lavoro ma se dovessi avere ancora bisogno sentiti libera di venire a cercarmi > concluse con un altro sorriso prima di andarsene. Quella ragazza sorrideva troppo per i suoi gusti.

Rimasta sola non perse tempo, e con passo fermo sgattaiolò nella sala dei condotti.

< Cavolo sarà una vera faticaccia > mormorò tra se e se, iniziando a spostare una sedia sotto il condotto principale e successivamente accatastandovi sopra qualsiasi cosa possibile per arrivare all’altezza giusta.

Aprì lo sportello e issandosi sugli avanbracci vi si infilò dentro. Quel tunnel di polvere e sporcizia era la cosa più schifosa che avesse mai visto.

Strisciò per cinque minuti, seguendo i numeri incisi sul metallo delle diramazioni che portavano alle stanze. Vide il numero che stava cercando e imboccò la strada che conduceva all’uscita del condotto sulla stanza.

Si affacciò alla grata cercando di scorgere il più possibile, ma la visuale era distorta, ed in più il condotto dava sul corridoio, perciò era quasi impossibile vedere qualcosa.

Fortunatamente le pareti di quella stanza sembravano fatte di cartongesso, e lei aveva un ottimo udito. Accostò lentamente un orecchio alla grata.

Parecchie voci stavano confabulando, sovrapponendosi l’una all’altra. Ma più di tutte una l’aveva colpita. Era la voce di una giovane donna, che aveva avuto il potere di zittire tutte le altre intimando di fare silenzio. Ora era un uomo a parlare. La voce era chiaramente quella dello stesso tizio della prigione.

< Ma capo non possiamo agire così d’impulso, ci serve un piano più strutturato >

Sentì il rumore di qualcosa che andava in frantumi.

< STAI ZITTO INUTILE ESSERE. Quel bastardo lo ha ucciso capisci. E non solo mi ha privato di lui, ma ha privato il mondo dell’unico spiraglio di luce che restava. Kira sarebbe stato un governatore perfetto e quel maledetto detective lo ha ucciso >

Si sentì silenzio per pochi secondi, seguito poi da una macabra risata.

< Oh ma gliela farò pagare stanne certo. Quando lo troverò per prima cosa lo torturerò così tanto che si pentirà di essere venuto al mondo, poi gli farò scrivere sul Death Note i nomi di tutte le persone a lui care, proponendo le morti più atroci. Ed infine come ciliegina sulla torta farò scegliere a lui il modo in cui vorrà morire. IO porterò avanti il progetto che aveva Kira per questo mondo infame ed eliminerò chiunque costituisca un ostacolo per me >

Sgranò gli occhi e si ritrasse di colpo. Non voleva sentire altro. Doveva assolutamente avvertire L che l’obbiettivo del nuovo Kira era lui. Fanculo che l’avesse cacciata dal caso, fanculo il fatto che non ci andasse troppo d’accordo, fanculo tutto. Non avrebbe permesso a nessuno di fare del male ad L. Nonostante tutto lui l’aveva salvata.

Ritornò sui suoi passi con il cuore che le batteva a mille. Con un salto uscì dal condotto atterrando perfettamente in equilibrio. Prese a correre verso l’uscita, dimenticandosi per un attimo di essere in un luogo pubblico, e perciò di poter essere vista da altre persone.

Infatti non passò molto tempo, prima che una mano le si poggiò sul braccio, fermandola.

La cameriera biondina di prima la guardava preoccupata con i suoi grandi occhioni celesti.

< Hey cara tutto bene? > chiese dolcemente sbattendo le palpebre.

< No, non mi sento tanto bene, ora devo andare > disse sbrigativa raggiungendo l’ingresso dell’hotel.

Uscì respirando a pieni polmoni, tentando di calmarsi.

< Ok Amy, ora ti calmi, torni all’appartamento, racconti tutto e poi deciderete come agire > si disse raggiungendo la moto e salendovi in sella.

Quello le sembrò il viaggio più lungo che avesse mai fatto. Continuava a ripensare alle parole dette da quella donna. Aveva paura, e per la prima volta non aveva paura per se stessa. L e i ragazzi erano l’unica famiglia che le era rimasta. E lei avrebbe dato la vita pur di proteggerli.

La sua mente riprese a funzionare non appena si rese conto di essere a pochi metri dall’edificio in cui alloggiava.

Improvvisamente un altro tipo di paura le attanagliò il petto. Ora avrebbe dovuto vedersela con Mello. E la prospettiva era allettante tanto quanto buttarsi in una vasca piena di squali. Parcheggiò la moto, e imboccò le scale che portavano al primo piano.

Le fu risparmiata addirittura la fatica di bussare, perché non appena salì l’ultimo gradino si ritrovò la porta spalancata, e non uno ma ben due paia di occhi che la guardavano trucemente. Non si oppose nemmeno quando venne afferrata per un braccio e trascinata all’interno dell’appartamento.

< Che cazzo hai nella testa? > la voce di Mello le arrivò alle orecchie prima ancora che potesse scorgerne il viso, contratto dalla rabbia.

Sentì la schiena cozzarle contro la parete fredda del muro.

< Piano Mello, così le fai male > disse Matt cercando di calmare l’amico che stava letteralmente dando in escandescenza.

< No Matt, non ci provare, non iniziare a difenderla, questa qui ha bisogno di una bella lezione >

I suoi occhi erano fiammeggianti.

< Ascoltatemi vi prego, devo dirvi delle cose importanti > provò a fermarlo senza successo.

< Stai zitta, non pensare minimamente che dopo tutto ciò che hai combinato io ti lasci proferire parola. Hai mentito, mi hai rubato la moto, e questa non te la perdonerò facilmente, e in più ci hai fatto preoccupare come pazzi quando non sei tornata. Sei un’incosciente e un’irresponsabile. Adesso sparisci dalla mia vista. > urlò con tutto il fiato che aveva in gola.

< Hai finito? > gli chiese poggiando le mani sul suo petto e allontanandolo un po' da se.

< Non credo tu abbia capito ciò che ti ho appena detto >

< E io invece credo che prima di mandarmi in castigo tu debba ascoltare ciò che ho da dirti > continuò puntando gli occhi nei suoi.

< Avanti Mello lasciala parlare, e prima che tu ti metta sulla difensiva, non sto prendendo le sue parti ma semplicemente vorrei una spiegazione per questo suo comportamento. > intervenne Matt prendendo per mano la ragazza e togliendola dalle mani di Mello.

< Forza sediamoci, così potrai spiegarci il perché della tua fuga > disse invitando gli altri due ad accomodarsi sul divano.

Amy non se lo fece ripetere due volte, sistemandosi il più lontano possibile dal biondo che si era lasciato cadere su un bracciolo con un sonoro sbuffo. Improvvisamente la rossa alzò lo sguardo verso quest’ultimo.

< Ah Mello, queste sono tue >disse tirando fuori dalla tasca le chiavi della moto, lanciandogliele.

< Vedi di muoverti e non provocare > la riprese Matt volendo evitare un altro battibecco.

La ragazza annuì sistemandosi meglio.

< Ok, ora ascoltatemi attentamente… >

 

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: Sweetserialkiller