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Autore: ballerina 89    01/11/2019    3 recensioni
Sequel delle due storie fin'ora create: "il miracolo di Natale" e caccia alle uova.
La famiglia Jones è finalmente tornata su efp per raccontarvi un'altra "indimenticabile avventura. Cosa dire di più? Beh... forse questa volta il vissero felici e contenti non.....
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV NARRATORE

Regina pensò a lungo a come tentar di far cambiare idea alla sua amica ma solamente dopo giorni interi passati a ragionare arrivò a quella che forse sarebbe stata la soluzione ideale. Convincere Emma a fare qualcosa contro la sua volontà non era mai stato semplice ma c’era una persona in quella città in grado di influenzarla a tal punto da farle rivalutare le sue certezze  e portarla, in alcuni casi, a cambiare il suo punto di vista. Di chi stiamo parlando. Ma naturalmente di Henry. Il ragazzo in quei mesi di puro inferno era stato l’unico a non aver avuto contatti con sua madre, soffriva per la decisione presa da quest’ultima e non se la sentiva di incrociare il suo sguardo. Nel suo cuore c’era un mix di emozioni: tristezza, rancore, delusione, rabbia.... il mix perfetto secondo Regina per smuovere la sua amica e farla finalmente ragionare. 

Se da un lato però questo era il piano per eccellenza dall’altro vi era qualcosa che frenava Regina dal metterlo in atto. Henry era pur sempre suo figlio, vedeva quanto stava soffrendo nonostante lui tentasse di nasconderlo in ogni modo possibile e di conseguenza non se la sentiva di chiedergli una cosa così grande. Fu sul punto di dirglielo numerose volte ma puntualmente si bloccava ogni volta: “non voglio farlo soffrire più di quanto già sta facendo” “non voglio immischiarlo in questa storia” continuava a pensare ma poi una sera, dopo cena, mentre erano soli, fu il ragazzo, di sua spontanea volontà, a prendere in mano l’argomento. 

  • Mamma, si può sapere che c’è? - iniziò così la loro conversazione, Henry aveva notato dei comportamenti strani in sua madre e voleva sapere cosa ci fosse sotto. 
  • Cosa c’è? Cosa intendi dire Henry? - rispose lei non capendo o facendo finta di non capire. 
  • Dai mamma non far finta di cadere dalle nuvole, so che c’è qualcosa che ti turba e che vorresti dirmi, perché non lo fai? 
  • È tutto Henry, davvero! Cosa ti fa pensare che io debba dirti qualcosa?
  • Beh.. sono giorni che, o per una scusa o per un’altra, entri in camera mia e tenti, invano, di avere una conversazione con me. Sarò giovane ma non sono mica stupido, se hai bisogno di parlarmi sai che puoi farlo vero? - i ruoli sembravano essersi invertiti, di solito era lei che in un modo o nell’altro tentava di estrapolare qualcosa da suo figlio, questa volta invece era lui a volerla far parlare. Doveva immaginarselo.. Ad Henry non sfugge mai nulla, è molto perspicace il ragazzo. 
  • Si... è solo che.. beh... ecco io... - non trovava le parole. - Dai lascia stare, non è poi così importante. 
  • Si tratta della mamma non è vero? - la colse alla sprovvista con quella domanda e la sua espressione stupita non fece altro che dare ulteriore conferma della cosa al ragazzo. - Lo sapevo...- esclamò prendendo in seguito un profondo respiro. Come immaginava Regina, quello era un tasto dolente per il ragazzo, ma nonostante ciò si comportò da vero uomo e affrontò finalmente l’argomento. - come... come sta? 
  • Henry tesoro, non... non dobbiamo parlarne per forza, se non te la senti...
  • Ti ho chiesto come sta! - ripetè deciso. 
  • Stabile per ora...
  • ok... - ne susseguì qualche minuto di silenzio dopodiché il ragazzo riprese la parola. - Ora che abbiamo “rotto il ghiaccio”, se così si può dire, voi dirmi gentilmente cosa ti stai portando dentro da qualche giorno a questa parte? Lo so che vuoi parlarmi di qualcosa e ho capito che riguarda la mamma... 
  • Henry...
  • Lo so, mi sono tenuto volutamente a debita distanza da tutto questo schifo ma questo non significa che a me non interessi nulla o non voglia collaborare in caso ci sia qualcosa da fare. Amo la mamma, sono arrabbiatissimo per la decisione presa ma farei comunque qualsiasi cosa per lei quindi dimmi tutto. - sembrava ieri che girava con quell’enorme libro di fiabe tra le mani attribuendo a ciascun abitante della città un’identità, eppure eccolo lì, difronte a lei, con un’aspetto tutto nuovo. È un giovane uomo ormai e vederlo così maturo nel padroneggiare una situazione più grande di lui non può che renderla orgogliosa di quello che è diventato. 
  • Ok... fino a qualche giorno fa ho provato, anche se con scarso successo, a rispettare la sua decisione ma ora non riesco più a far finta di niente e ho intenzione di intervenire. Lo so che è la sua vita, che non spetta noi altri prendere decisioni al suo posto ecc ecc ecc, ma non posso far a meno di pensare che oltre alla sua vita c’è in gioco anche quella di due bambini piccoli e la tua. L’altro giorno ho visto tua sorella appendere sul suo nuovo peluche la foto di vostra madre e chiamare “mamma” quell’enorme ammasso di pelo, ho visto Dave iniziare a fare qualche piccolo passo indietro e non per ultimo ho visto te isolarti e costruire un muro.  non posso permettere che i vostri equilibri vengano spezzati da una tragedia come questa quindi devo assolutamente fare qualcosa! 
  • È una sfida impossibile lo sai vero? Se Killian non c’è riuscito fino ad ora, e sai che mamma pende dalle sue labbra, cosa pensi che possa farle cambiare idea? - scosse la testa in segno di rassegnazione - Desidero quanto te, o forse anche più di te, che ci fosse anche solo una mezza possibilità per farla tornare sui suoi passi ma guardiamo in faccia la realtà... - due lacrime ribelli uscirono involontariamente dai suoi occhi ridandogli il viso - questo non succederà mai. - cercò di rimanere impassibile, non voleva farsi vedere debole, ma non riuscì nel suo intento e per la prima volta in due mesi eccolo manifestare i suoi veri sentimenti in pubblico. Aveva indossato un’armatura per troppo tempo, togliendola solamente nei rari momenti in cui era solo e ora quest’armatura era crollata rendendolo vulnerabile. 
  • Oh Henry... - Regina vedendolo in quelle condizioni si maledì immediatamente per aver tirato fuori l’argomento ma poi si rese conto che forse non era stato proprio un male farlo... suo figlio stava finalmente affrontando la cosa e per quanto male potesse fare accettare la realtà questo non era nient’altro che un bene per lui. Lo strinse a se come era solita fare quando era un bambino e aspettò in assoluto silenzio che lui si calmasse. Non lo rassicurò con parole di nessun genere, le parole non sarebbero servite a nulla, lo sapeva bene, gli trasmesse però affetto e la consapevolezza che non era solo. 
  • So già che ti arrabbierai per quello che ti sto dicendo ma ti anticipo fin da subito dicendoti che non ha funzionato... ho usato i poteri dell’autore per poter provare a cambiare la storia e a renderla meno orribile di quel che è ma... 
  • Non avresti dovuto farlo, sai che non puoi alterare il corso degli eventi. - non era un rimprovero il suo, capiva benissimo cosa lo avesse spinto a farlo ma nonostante ciò doveva comunque ricordargli le regole: mai usare la magia per scopi personali. 
  • Lo so ma non potevo starmene con le mani in mano ok? Mia madre ha deciso di volersi ammazzare abbandonandoci tutti, scusami se ho cercato di evitare ai miei fratelli e a me stesso quello schifoso senso di abbandono che ho vissuto sulla mia perle  per dieci lunghissimi anni. Per quanto io ti abba amato mamma e per quanto tu sia stata indispensabile in tutti quegli anni, ho vissuto momenti orribili fatti di domande senza risposta e autocritiche. Mi sono auto incolpato per tutto quel tempo pensando di aver, non so in che modo, portato la mia mamma biologica a sbarazzarsi di me. Non voglio che i miei fratellini si sveglino un giorno con questo pensiero. Io sono grande adesso, non lo accetto ok, ma posso arrivare a comprendere cosa passi per la sua testa ma loro? Loro sono piccoli e non meritano tutto questo, hanno bisogno della mamma per crescere nel migliore dei modi, nessuno di noi, per quanto lì si ami, potrà mai sostituire la sua figura ed è per questo che ho voluto tentare l’impossibile, per loro e di conseguenza anche per me. - Regina era colpita da quelle parole, si stava dimostrando, nonostante non se la stesse passando per nulla  bene, un perfetto fratello maggiore. Avrebbe voluto dirgli, nonostante il gesto sconsiderato di utilizzare la magia, che era fiera di come fosse maturato ma prima ancora che potesse aprire bocca lui l’anticipò - Quindi ti prego mamma, ti supplico.. dimmi che hai in mente un piano per farle cambiare idea... - cosa avrebbe dovuto fare a quel punto? Confessargli la sua idea iniziale attribuendogli una responsabilità talmente grade da influenzarlo forse per il resto della vita o lasciare cadere tutto buttando all’aria l’unico tentativo ancora possibile? La seconda opzione era senza ombra di dubbio la migliore, se Henry non fosse riuscito nell’intento si sarebbe mortificato per anni e anni, ma al tempo stesso non si sentiva con la coscienza a posto sapendo di avergli taciuto una cosa così importante, pertanto, anche se con timore, decise di essere totalmente sincera con lui.
  • Io credo che un piccolo tentativo sia ancora possibile mah...
  • Davvero????? - non vedeva quello sguardo carico di speranza da anni ormai - A cosa hai pensato?
  • Beh... sappiamo come è fatta tua mamma, non si lascerebbe mettere i piedi in testa da nessuno... figuriamoci farle cambiare idea, eppure in questa famiglia c’è qualcuno ancora in grado di smuoverla e farle rivalutare le sue decisioni, è successo in passato... non vedo perché non potrebbe succedere adesso. - il ragazzo rimase ad ascoltarla attentamente ma nonostante fosse seriamente concentrato non riuscì a cogliere in pieno il vero significato di quelle parole. - Sto parlando di te Henry! Tu sei l’unico in grado di arrivare dritto al suo cuore senza nessuno sforzo, siete legati da qualcosa di speciale che non può essere spiegato a parole... a soli dieci anni sei riuscito a farla credere nella magia, una cosa impensabile per una persona di questo mondo, quindi credo che se le parlassi forse potresti quantomeno farle rivalutare le sue opzioni e chissà magari farle cambiare idea.
  • Io.... io non...
  • Non devi assolutamente sentirti obbligato sia chiaro, se te la senti di vederla e di parlare con lei va bene altrimenti andrà bene comunque tesoro. Non voglio che tu faccia cose che non ti senti di fare, la mia in fondo è solo un’idea basata su ciò che ho visto in passato, non è detto che...
  • E se invece tu avessi ragione ma io fossi troppo codardo per affrontarla? Parliamoci chiaro, l’unico motivo per cui non vado a trovarla è perché se lo facessi tutto diventerebbe reale e sarebbe troppo per me... - ammise. Non era arrabbiato con lei, forse solo un po’, aveva semplicemente paura di soffrire. Per carità, soffriva ugualmente, ma immaginare le cose era differente dal doverle vivere con mano.
  • Ripeto, non sei...
  • Però se davvero, come dici tu, io fossi l’unico in grado di ribaltare la situazione? Cosa succederebbe se decidessi di non andare? Non riuscirei a convivere con il rimpianto di non averci neanche provato. - sospirò - Che schifo di situazione! - come Regina aveva immaginato Henry era già entrato in paranoia.
  • Tesoro lasciamo stare ok? Fai finta che io non ti abbia detto nulla ok? - gli si avvicinò per poi dagli un tenero abbraccio. - non avrei dovuto parlartene. 
  • Hai fatto bene invece... ci penserò su! - Regina sorride sempre più orgogliosa del suo ometto e dopo aver annuito in segno di assenzo tentò di uscire dalla stanza per andare a controllare quelle peste dei suoi nipoti i quali stranamente erano in assoluto silenzio. Mamma aspetta! - la fermò - E se fallissi? Si beh... se decidessi di parlare con lei intendo. Cosa...
  • Sarai in pace con te stesso per aver quantomeno tentato. - con quelle ultime parole uscì definitivamente dalla stanza lasciandolo solo ai suoi pensieri. 

Passarono i giorni e mamma e figlio non ripresero più in mano l’argomento. Henry continuava a non far visita ad Emma e questo per Regina fu un chiaro segno che il ragazzo avesse deciso di lasciar correre. La realtà dei fatti però era ben differente, forse agli occhi di tutti Henry continuava a sembrare arrabbiato e poco interessato alla situazione ma non era per nulla così: in realtà il ragazzo passò giorni a prepararsi psicologicamente all’eventualità di un possibile incontro con sua mamma. Nessuno se lo aspettava e infatti quando durante una normalissima cena di famiglia se ne uscì con un “Domani andrò a trovare la mamma” tutti rimasero a fissarlo con bocca aperta.

  • Ci ho pensato a lungo e sono giunto ad una conclusione: è meglio provare e perdere piuttosto che rimanere in disparte e non tentare. - il suo discorso non faceva una piega, tutti in fondo la pensavano come lui e finalmente dopo due mesi e una notte insonne ecco che Henry si recò, da solo, in ospedale. Percorse il corridoio del reparto con passo sostenuto, non vedeva l’ora di togliersi quel peso dal cuore, ma non appena si trovò davanti quella che era la porta della stanza di sua madre si paralizzò. Se fino al secondo prima non aveva dubbi sul da farsi ora le sue certezze erano svanite lasciando spazio alla paura. Fallire era fuori discussione per lui, non aveva mai fallito in nulla fino a quel di e non voleva di certo iniziare in quel momento, ma sapeva anche che la sfida che stava per affrontare era forse la più dura mai affrontata e il risultato finale purtroppo era ancora tutto da decidere. Rimase lì, davanti la porta, per un periodo indefinito di tempo dopodiché si fece coraggio e aprendo la porta entrò. Emma era girata con lo sguardo verso la grande vetrata della stanza e di conseguenza non si rese conto subito di chi fosse appena entrato, pensò ad un’infermiera, i suoi parenti l’avevano chiamata quella stessa mattina per informarla che a causa di un impegno imprevisto non sarebbero potuti passare ma quando alle sue orecchie arrivò una voce familiare chiamarla “mamma” il suo cuore perde un battito per poi iniziare a pompare velocemente. Suo figlio Henry era finalmente passato a trovarla, non ci sperava più ormai, ma se da un lato era felicissima di rivederlo, dall’altro era agitata in quanto si aspettava già a dove sarebbe potuta arrivare una loro possibile chiacchierata. Si girò immediatamente nella sua direzione e non appena i loro occhi si incrociarono entrambi cercarono di trattenere le lacrime. L’unica volta che erano stati separati, oltre a quella, fu quando lei decise di darlo in adozione, dal momento in cui tornò nella sua vita però non si erano più persi di vista se non per una settimana al massimo. Rivedersi finalmente dopo due mesi fece ad entrambi uno strano effetto, le parole faticavano ad uscire e di conseguenza decisero di rimandarle ad un secondo momento per poter godere, senza pensare a quello che entrambi sapevano sarebbe avvenuto da lì a poco, di un abbraccio degno di essere chiamato tale. Henry si precipitò tra le sue braccia esattamente come fece il giorno in cui dopo essere caduta nel portale e aver combattuto contro Cora riemerse dal pozzo dei desideri e Emma non poté essere più che felice di accoglierlo e stringerlo a se. Quell’abbraccio scaldò i cuori di entrambi ed entrambi cercarono di approfittarne e di farlo durare il più possibile ma come immaginerete ben presto fu il tempo di interrompere quel piacevole contatto e iniziare a comunicare. 
  • Ciao mamma! - fu Henry a rompere il ghiaccio. - Scusa se ci ho messo tanto... 
  • Non devi scusarti di nulla ragazzino, hai avuto le tue motivazioni... sono felice comunque di vederti finalmente. - rispose lei cercando di metterlo a proprio agio. Si vedeva chiaramente che in ragazzo fosse agitato e per quanto lo fosse anche lei il ruolo di madre prevalse e cercò con parole gentili di metterlo a proprio agio. 
  • Come... come stai? 
  • Stavo bene ma adesso che ti ho visto sto centomila volte meglio. - sorrise - Tu invece? Come stai? 
  • Vorrei poter dire lo stesso ma mentirei... - ahi... il tempo dei convenevoli era ufficialmente terminato. Pensava che non sarebbe riuscito a fronteggiare sua madre così, su due piedi, ma le parole arrivarono da sole alla sua bocca. - Non sto bene, non sto per niente bene. Ero felice come non mai il giorno 16 di due mesi fa sai? Ero riuscito, dopo molteplici tentativi, a convincere il padre di Violet a darle il permesso di partire per un weekend da sola con me. Ci stavamo recando, ancora del tutto increduli, all’agenzia di viaggi quando improvvisamente ricevetti la chiamata di nonna Snow, in lacrime, che mi diceva di tornare immediatamente a casa perché era successa una catastrofe. Non capii inizialmente a cosa si riferisse, la nonna ingigantisce sempre tutto, ma poi pronunciò il tuo nome e li iniziai a tremare. Lasciai Violet lì da sola senza darle alcuna spiegazione e tornai immediatamente a casa. Mi dissero che ti eri sentita male, che forse centravano i gemelli... erano vaghi, troppo vaghi e questo mi spaventò ancora di più perché iniziai a temere che mi stessero nascondendo qualcosa. Feci finta di nulla per due giorni interi, osservai i comportamenti di tutti, dopodiché affrontai a quattro occhi mamma Regina. Inizialmente, alla mia domanda di voler sapere cosa accidenti mi stessero nascondendo, perché era chiaro come il sole che mi stessero nascondendo qualcosa, tentennò anche lei ma poi decise di dirmi la verità in quanto secondo lei ero grande abbastanza da poter essere messo al corrente della situazione ed è così che uno dei giorni più belli della mia vita divenne il più brutto. - Non fu affatto piacevole per Emma ascoltare quel racconto, in più il ragazzo aveva gli occhi lucidi nel ricordare quell’avvenimento e questo la fece sentire colpevole della sua infelicità.
  • Tesoro mi dispiace.. non avrebbero dovut... 
  • Non avrebbero dovuto cosa mamma?!?!? - la interruppe senza prima lasciarle terminare la frase - Non avrebbero dovuto dirmelo forse? È questo che stavi per dire? E perché mai non avrebbero dovuto? - dentro di lui c’era molta rabbia repressa che piano piano stava cercando di venire a galla.
  • Non era necessario che lo sapessi... - si limitò a dire. 
  • A no? E perché? Ah già... perché se fossi stato ignaro della cosa non ti avrei odiato per tutto il resto della mia vita! - non lo pensava seriamente, non la odiava minimamente.. anzi, solo che quelle parole, dettate dalla rabbia, uscirono dalla sua bocca senza che lui se ne rendesse effettivamente conto. Emma sobbalzò nel sentirlo parlare così, era consapevole di cosa avrebbe innescato la sua decisione negli animi dei propri figli, ma un conto era immaginarlo, un conto era toccare la cosa con mano. Henry nel vedere lo sguardo di sua madre reagire a quelle parole si maledì per essere stato così impulsivo e cercò di rimediare all’errore appena commesso. - ehm.. no io... io non volevo dire che.. mamma io non ti od...
  • Rilassati, è tutto ok. Hai detto quello che pensavi e non devi minimamente giustificarti per questo. - forzò un sorriso.
  • No mamma è vero.. io...
  • Henry.... sapevo a cosa sarei andata in contro nell’esatto momento in cui sono stata messa davanti alla scelta quindi va bene... non devi fingere, fa male ma lo accetto. 
  • Fa male? Fa male immaginare che uno di noi figli potrebbe odiarti per questo gesto così sconsiderato? - eccolo accendersi nuovamente  alla risposta di sua madre - E allora per quale assurdo motivo non cambi idea è?!?!? Per quale cavolo di motivo non pensi a noi? Cosa ti abbiamo fatto di male per meritare tutto questo schifo?!?!? - niente.. ci provò ad essere arrabbiato con lei ma non ci riuscì, già alla seconda domanda i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi per poi sfociare in un pianto liberatorio. - Mam... mamma ti prego non.. non farlo...
  • Oh Henry... 
  • perché... perché ci vuoi abbandonare è? - chiese supplichevole, non ne poteva più di immaginare la possibile risposta, voleva conoscere la verità, anche se questa sarebbe stata assai dolorosa. 
  • Non vorrei mai abbandonarvi tesoro, non c’è nulla di peggiore che stare lontano da voi credimi mah... mah non ho altra scelta purtroppo... 
  • certo che ce l’hai! Potresti prendere la decisione di salvarti la vita e restare con noi! Non è così difficile! - disse per poi alzare lo sguardo dal pavimento e guardarla negli occhi. - Mamma per favore... non farlo... noi abbiamo bisogno di te! 
  • Se ci fosse un modo Henry lo farei credimi ma davvero non c’è! Adesso non puoi capirlo perché sei ancora giovane ma quando sarai padre sono sicura che capirai perfettamente cosa mi ha portata a prendere questa strada. Un genitore mette sempre, e dico sempre, il bene dei propri figli sopra qualsiasi cosa, li protegge, si prende cura di loro e se fosse necessario metterebbe anche la sua vita in pericolo pur di tutelarli. Io sto semplicemente facendo questo, sto cercando di garantire un futuro a questi due bambini. 
  • E a noi? A noi non pensi? Lascia stare me che sono grande ma Dave e Hope? Pensi mai a loro mamma? - ormai non era più in grado di fermare le lacrime ma provò comunque a farsi forza e ad esprimere il suo punto di vista. Regina gli aveva detto che era l’unico in grado di farla ragionare e forse cambiare idea, non poteva mollare. 
  • Penso a voi ogni minuto della giornata...
  • Non si direbbe sai? I gemelli qua, i gemelli di la, i gemelli hanno bisogno di questo, i gemelli hanno bisogno di quello.... sembra esistano solo loro. Mi dispiace deluderti mamma ma non è così, ci siamo anche noi tre e come loro anche noi abbiamo bisogno di qualcuno che ci tuteli.. anzi, forse noi tre ne abbiamo più bisogno di loro. Noi siamo qui.. loro ancora no, siamo noi i figli che un genitore dovrebbe proteggere ma a me non sembra che tu ci stia considerando molto...
  • È davvero questo quello che pensi?  - chiese ferita, amava i suoi figli, sapere che pensassero una cosa del genere le faceva male.
  • Io non penso nulla mamma, è solo ciò che vedo. Hope manifesta ogni giorno in maniera sempre più eclatante la mancanza di sua mamma, Dave sta iniziando ad avere incubi sempre più frequenti su un possibile abbandono.. l’ennesimo per lui e tu? Tu cosa fai per loro? Niente... Tu non ci sei.. non hai detto poco fa che il compito di un genitore è quello di tutelare i propri figli? Come fai a tutelarci chiusa in un ospedale con una condanna a morte che ti pende sulla testa è???? - non rispose subito, ebbe bisogno di qualche minuto per attutire il colpo. Stava combattendo contro se stessa per non piangere come una bambina davanti a lui ma nonostante ciò qualche lacrima uscì incontrollata dai suoi occhi. 
  • Non sono presente in questo periodo, hai perfettamente ragione e mi dispiace enormemente credimi, ma non siete soli.. non siete minimamente soli. Avrò preso una decisione drastica ma non sono una sprovveduta, prima di farlo mi sono assicurata che non lo sareste mai stati. Prova per un attimo a non pensare a me e guardati attorno, avete moltissime persone vicino pronte a sacrificarsi per voi: c’è killian, Regina, Robin e non per ultimi i nonni. 
  • Forse a Hope e Dave andrà anche bene, ma a me no. Ho già perso mio padre in passato ed è stato orribile, non... non voglio perdere anche te. Non me ne faccio nulla di Killian, di Robin o dei nonni... e mamma Regina da sola non mi basta. Io voglio te nella mia vita! Sono salito su una corriera per Boston a soli 10 anni, oltre al fatto di riportarti a casa per spezzare il sortilegio, perché pensi che io l’abbia fatto? Volevo conoscerti mamma, avevo bisogno di te per affrontare la vita e per quanto io sia cresciuto ti ribadisco che ancora adesso ne ho un fottuto bisogno quindi scusami se risulterò insensibile ma a me non me ne importa nulla dei gemelli e del tuo stupido atto eroico di volerli a tutti costi salvare ok? 
  • Henry...
  • Henry un corno! Sono tuo figlio tanto quanto loro quindi esigo che mia madre resti accanto a me. Se mi vuoi bene, se vuoi bene a  Hope e a Dave come spesse volte hai già ribadito, prendi la decisione giusta e smetti di fare la salvatrice. Non c’è nessuno da salvare qui se non noi tre. - ci aveva messo un po’ a dire esattamente quello che pensava ma alla fine c’era riuscito: non gli interessava nulla dei gemelli in quel momento, erano i suoi fratellini è vero ma se doveva scegliere tra loro e la sua mamma avrebbe scelto la seconda opzione senza ombra di dubbio. 
  • Essere dall’altro lato non deve essere semplice, accettare una decisione dolorosa non lo è mai ma fidati che anche dalla mia parte le cose non sono differenti. Da un occhio esterno sembrerebbe quasi che io stia scegliendo tra i miei cinque figli chi salvaguardare, se i gemelli o voi, ma non è minimamente così... - provò a spiegarli - Io non sto scegliendo nessuno di voi, non potrei mai farlo. vi amo tutti e cinque allo stesso modo e voglio solamente il meglio per voi.
  • A me non sembra così, anzi... sembra tutto il contrario: stai scegliendo loro a noi e il nostro meglio non è certo quello di perdere una madre. - continuò fermo sullo stesso punto senza provare a capire fino in fondo le sue parole. - e poi come si può volere bene a due persone che neanche conosci allo stesso modo in cui dici di voler bene a noi tre... è surreale!
  • Quando sarai papà...
  • Tu non ci sarai più quando sarò padre - colpita e affondata 
  • Ok... allora facciamo così: ti spiegherò al meglio che posso fare il mio punto di vista così, magari non adesso ma quando sarai più grande e avrai una famiglia tutta tua potrai capirmi. Partiamo dalla tua ultima domanda... come faccio a voler bene a due persone che neanche conosco allo stesso modo in cui voglio bene a voi tre. Non è assolutamente vero che non li conosco, io li conosco e come questi due - indicò la sua pancia - non saprò ancora  il loro sesso, forse non avrò neanche il tempo per scoprirlo,  ma conosco qualcosa di ben più importante: il loro carattere. Qui, esattamente qui - disse alzando la maglia del pigiama per poi indicare il lato destro del suo ventre - cresce il gemellino indicato con il nome Twins A. È lui che comanda qui dentro. A tutte le ore del giorno e della notte da questo lato della “casa” si tiene una festicciola. Calci e capriole a non finire... per non parlare poi del cibo: è un gran mangione questo qui e spesse volte credo che rubi anche il cibo destinato al suo coinquilino che a al contrario è  un tipetto decisamente più pacato e meno mondano. Preferisce di gran lunga fare lunghi sonnellini e quando è sveglio e ha voglia di sgranchirsi un po’ non è mai troppo materiale, scalcia con delicatezza e la maggior parte delle volte mi fa il solletico. - Fece una piccola pausa nel caso suo figlio volesse intervenire in qualche modo ma questo non si verificò, decise di non commentare e di ascoltarla: sarebbe intervenuto solamente a fine discorso è solo se ne sarebbe valsa la pena. - Come puoi ben vedere non serve essere materialmente presenti o conoscere alla perfezione ogni dettaglio fisico di una persona per conoscerla, basta il carattere di essa.  Certo, quando penso a voi ho un’immagine ben precisa del vostro viso, cosa che non posso dire dei gemelli, ma questo non comporta il fatto che io non li conosca. Vivono dentro di me... è impossibile renderli degli estranei. Capisci quello che intendo vero? - si limitò ad annuire lasciandole ancora una volta la parola. - Bene... una volta spiegato questo posso passare al nocciolo della questione ovvero la mia scelta e le motivazioni che mi hanno spinto a prenderla. Non c’è molto di cui parlare in realtà, la parola fondamentale che posso dirti per farti capire il tutto è “MAMMA”. Ogni madre al mondo è diversa, tu ne hai la prova vivente con me e Regina: c’è chi è più apprensiva, chi è severa, chi si propensa come la tua migliore amica e chi invece impersonifica la classica figura autoritaria. Esistono svariati modelli di mamma ma per quanto tra luna e l’altra possiamo essere differenti c’è una cosa che ci accomuna tutte: l’amore per i figli e il volerli proteggere ad ogni costo da ogni male. È proprio da questo principio che deriva la mia scelta. Mi è stato chiesto di scegliere tra la mia vita e quella dei miei figli e per quanto possa sembrare egoistico nei vostri confronti il gesto di lasciarvi è normale che io abbia deciso di salvare loro e non me. Una madre che salva se stessa sacrificando la vita dei suoi figli non merita di chiamarsi tale. - fini così il suo discorso, poche parole, coincise, d’effetto ma allo stesso tempo inattaccabili. Henry non proferì parola ma si vedeva lontano un miglio che il suo cervello stava elaborando il tutto cercando di assimilare la notizia. Emma lo lasciò fare, gli diede tutto il tempo di cui ebbe bisogno, ma ecco che ben presto il ragazzo reagì alle parole appena ascoltate. Come? Non si arrabbiò come sua madre al contrario invece aveva immaginato, anzi... tutto il contrario: pianse, corse da lei e stringendola in un forte abbraccio pianse tutte le lacrime che aveva. Il discorso di sua madre era sotto ogni punto di vista inattaccabile e questo voleva dire solamente una cosa: aveva fallito anche lui... non vi era più speranza per salvare la sua famiglia. Emma pianse insieme a lui e non si vergognò di farlo, neanche per lei era facile accettare di doversi separare da loro. Faceva la forte, la sostenuta, faceva credere al mondo intero che non le importasse ma sotto sotto era quella che forse soffriva più di tutti. 
  • Ti.. ti prego non... non... non farlo... - la supplicò ancora una volta Henry nonostante sapesse dentro di se che fosse tutto inutile. - possiamo tro... trovare... un al... un altro modo.... poss... - le lacrime gli impedivano addirittura di parlare, era in uno stato pietoso e se non si fosse calmato alla svelta molto presto si sarebbe sentito male. 
  • Ehi... tesoro... respira ok? Va tutto bene, ci sono io qui con te adesso...
  • No... tu... tu....
  • Shhhhh..... non parlare, cerca solo di calmarti, non ti fa bene stare così.
  • Non... non voglio per... per... perderti....
  • E non mi perderai mai amore mio! Sarò sempre al tuo fianco e non ci sarà giorno che non sentirai la mia presenza. Ti sarò ancora più vicino di quello che potrei fare restando qui e sai perché? Perché verrò a vivere direttamente nel tuo cuore e fino quando ne avrai bisogno mi troverai lì. Non farti spaventare dall’assenza, quella fisica, anche se non ci vedremo io e te saremo sempre in contatto; ti ho abbandonato già una volta, non ripeterò ancora lo stesso errore. Abbi fiducia in me, non ti ho mai tradito la tua fiducia mi sembra... non la tradirò neanche questa volta. - le probabilità che si sarebbe ripreso al solo ascoltare quelle parole erano assai scarse, infatti il ragazzo continuò a piangere come se lei non le avesse mai pronunciate, ma doveva comunque iniziare a fargli prendere atto della cosa, addolcire la pillola o imbrogliarlo dicendogli di aver cambiato idea, solo per tranquillizzarlo, non sarebbe servito a nulla. La sincerità, anche se era dura da accettare, era la soluzione migliore per poter arrivare, un giorno ancora molto lontano, all’accettazione. -  Basta piangere adesso, odio vederti così...
  • Fa... fa male...
  • Lo so e mi faccio schifo per questo ma ho bisogno che tu capisca e reagisca. Hai un compito molto importante da portare avanti nel prossimo futuro e devi essere pronto ad affrontarlo nel migliore dei modi. - se il ragazzo pensava di aver ricevuto troppe informazioni per quella giornata sbagliava di grosso, quello che stava per dirgli sua madre avrebbe cambiato per sempre la sua vita. - Devi promettermi una cosa Henry, quando sarà che.... - non c’era bisogno di continuare la frase - Dovrai essere forte e aiutare i tuo fratellini e chiunque ne abbia bisogno ad accettare questa cosa. Non dovresti essere tu a farlo, anzi... essendo un ragazzo sei tu quello che dovrebbe essere rassicurato, ma se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che la roccia della famiglia sei tu. Aiuta la nostra famiglia Henry, prendi il mio posto da salvatrice e salvala... sei il collante di questa famiglia... fai tutto ciò che è in tuo potere per tenerla unita. - era una responsabilità troppo grande quella che gli stava attribuendo, non sarebbe mai riuscito, senza il suo aiuto, a portare avanti quel duro compito ma non riuscì ad essere onesto con lei e dirglielo. Si limitò ad annuire e decise di godere ancora un po’ del suo abbraccio. Non avrebbe potuto farlo ancora per molto quindi tanto valeva approfittarne e prendersi tutto l’amore che lei riusciva nonostante tutto a trasmettergli. Fini in quel modo la loro conversazione, per il restante del tempo, prima che Robin passasse a prenderlo, rimasero in silenzio, a piangere silenziosamente, stretti l’uno nelle braccia dell’altro. Quando arrivò il momento di andare via non fu affatto semplice per il ragazzo separarsi da lei, improvvisamente si rese conto del tempo che aveva sprecato e si maledì per aver fatto passare due interi mesi prima di andare a trovarla, due mesi che nessuno gli avrebbe più ridato ormai. Salutò sua madre con la promessa di passare a trovarla l’indomani e dopo averle dato un’ultimo abbraccio raggiunse Robin che lo stava aspettando sullo stipite della porta. Raggiunse la macchina per forza di inerzia, Robin si preoccupò nel vederlo così devastato ma non gli disse nulla, non voleva peggiorare la situazione costringendolo a tirare fuori cose che forse ancora non si sentiva di manifestare. Rimase quindi in silenzio ad osservarlo e notò che subito dopo essersi seduto all’interno dell’autovettura  prese il cellulare e istintivamente digitò un messaggio di testo... indovinare il destinatario del messaggio non fu affatto difficile, le lacrime che bagnavano lo schermo mentre scriveva non lasciavano all’uomo alcun dubbio. 

 

“Se fosse un film da estraneo direi che il regista ha fatto un ottimo lavoro, le parole che hai usato arrivano dritte al cuore se si è dall’altra parte dello schermo.. purtroppo però  questo non è un film... è la mia vita e per quanto possano essere nobili le tue intenzioni mi dispiace ma io non riesco proprio ad accettarlo.”

Rilesse il messaggio come minimo una decina di volte dopodiché schiacciò invio e rimise il telefono in tasca. Il viaggio verso casa fu uno dei più silenziosi di sempre, nessuno proferì parola, l’unico rumore percettibile erano i loro respiri. Henry non vedeva l’ora di tornare a casa, correre in camera sua e buttarsi sul suo letto ad ascoltare musica a tutto volume con la speranza di riuscire a non far entrare più pensieri orribili nel suo cervello. Purtroppo però il destino per lui aveva in serbo altro. Una volta giunto a destinazione Robin lo fece scendere dall’auto e lo controllò a vista fin quando non lo vide entrare in casa. Doveva andare a prendere Roland a casa di un suo amico, ecco perché non era sceso con lui, ma prima di rimettersi in viaggio volle assicurarsi che il ragazzo rincasasse. 

La prima cosa che fece non appena rientrò in casa fu lanciare sul divano la giacca e lo zaino dopodiché si avviò verso la grande scalinata per poter salire al piano di sopra. Fece in tempo a salire i primi tre gradini poi le sue orecchie captarono qualcosa che catturò tutta la sua attenzione. Le voci provenivano dalla cucina e l’argomento di conversazione come potete immaginare era sempre lo stesso: Emma. Sapeva dentro di se che la cosa migliore da fare fosse correre in camera e stare il più lontano possibile dall’argomento, ma se il suo cervello tentava di fargli fare la cosa giusta, il suo cuore e il suo corpo erano di tutt’altro parere e quindi senza indugiare più di tanto ecco che raggiunse la stanza adiacente alla cucina e si mise ad origliare... 

 

- Io non so cosa succederà dopo, ma sono più che sicuro di una cosa... io non sono nulla senza Emma e non posso neanche immaginare di poter vivere qui una volta che... si insomma... non riuscirei a restare qui a Storybrooke senza di lei. - disse Killian confessando finalmente i suoi veri sentimenti davanti a parte della sua famiglia. In quella stanza, oltre a lui, vi erano Regina, Snow e David, si erano riuniti approfittando del fatto che nessuno dei ragazzi fosse in casa per provare a far parlare un po’ Killian, il quale sembrava giorno dopo giorno allontanarsi emotivamente sempre di più. Si sarebbero aspettati di tutto, tutto eccetto quella confessione. 

- Ci siamo trovati in guai magici di tutti i tipi, abbiamo rischiato di morire non so quante volte a causa di qualche nemico e tu, proprio tu sei addirittura morto per davvero. Puoi constatarlo di persona... siamo ancora tutti qui: non ti dice nulla questo Killian? Abbiamo superato la morte una volta, magari possiamo farlo ancora. Non buttarti giù in questo modo, non ti aiuterà di certo a stare meglio... - fu Snow a prendere la parola cercando di mostrare a suo genero una versione della vita un po diversa da quella che ormai pensava di avere  davanti. 

  • tu e la tua fiducia innata verso la speranza.... sei fastidiosa a volte lo sai? Pensi che dei pensieri felici possano seriamente risolvere la cosa? Sei un’illusa... C'era la magia di mezzo quelle volte cara la mia Snow, qui si parla di tutt’altro. La mia Emma... lei... lei sta... tze, non riesco neanche a dirlo. - sospirò stranito per la risposta di sua suocera. Era sua madre per la miseria, possibile che non capisse la gravità della cosa? -  A momenti non riesco neanche più a pronunciare il suo nome, mi spieghi come farò a vivere qui senza di lei è? Tutto... tutto qui mi ricorda mia moglie: la nostra casa, la tavola calda della nonna, la biblioteca, la stazione dello sceriffo... tutto. Anche la semplice aria che stiamo respirando in questo momento mi ricorda lei!

- E quindi pensi che scappare sia la soluzione migliore? - intervenne a quel punto David - Avanti non comportati da codardo, stiamo tutti male per questa situazione, non stai male sotto tu, possiamo capire perfettamente il tuo punto di vista, ma scappare non risolverà di certo i tuoi problemi. Lei, il suo ricordo, vivrà sempre nei cuori di tutti noi, quindi è praticamente inutile fuggire lontano. 

- Ve lo sto dicendo quindi tecnicamente non sto scappando! -  lo guardarono ancora una volta meravigliati... faceva sul serio. - Ascoltatemi attentamente, quando... si beh quando questo succederà, io lascerò la città. Non venitemi a cercare, dimenticatevi di me, fate come se non ci fossimo mai incontrati. Sarà più semplice per tutti... per me, per voi... per i bambini. - ok, killian è ufficialmente partito di testa, non ragionava più. 

  • Killian ha ragione David, non dire stronzate. - Fu Regina questa volta a prendere la parola -  Più semplice? Più semplice dici? Forse scappare sarà la soluzione più semplice per te ma non puoi di certo portarti via i bambini e sparire dalla circolazione facendo finta che noi non siamo mai esistiti. - ma ricordava di avere anche dei figli? Non poteva prendere e partire così su due piedi. No, loro non glielo avrebbero mai permesso. - Sono i miei nipoti, i nipoti dei tuoi suoceri... sono i figli della loro figlia, non puoi non farceli più vedere! - esclamò indignata. - Provare ad accettare la perdita di Emma sarà già difficilissimo, se non avessimo neanche più la possibilità di vedere i bambini allora... senti Killian, non puoi farli crescere lontano dalla loro famiglia, non puoi cancellarci dalle loro vite.
  • Non porterò i bambini via con me! - disse a quel punto. 
  • Come scusa? - ma che diamine stava dicendo? Si era completamente distrutto il cervello a suon di Rum. - Hai capito bene! Io credo che per loro sia meglio restare qui, con te e Robin magari. Siete le persone più simili a delle figure genitoriali che conoscano, staranno bene e poi... beh... si stanno praticamente già abituando. - si riferiva al fatto che ultimamente i bambini vivevano in casa con loro. Era vero in fondo, piano piano si stavano abituando all'idea di vivere in una nuova casa ma questo non significava certo che fossero felici. Quei bambini erano tutto tranne che questo, gli mancava terribilmente la loro mamma, se anche il loro papà fosse sparito allora si che sarebbe stata la loro fine.

- Sono i tuoi figli Killian! Non puoi abbandonarli come fossero dei semplici pacchi postali. Li avete voluti con tutte le vostre forze, avete combattuto con gli artigli e con i denti per avere la vostra famiglia felice e ora che l'avete ottenuta hai intenzione di mollare tutto? No, non si fa così Killian. Non puoi andartene a lasciarmi la responsabilità di quattro bambini. - Henry era suo figlio, lo avrebbe tenuto con lei a prescindere, erano gli altri quattro il problema. 

- stai tranquilla, ho intenzione di lasciarti la custodia solamente di Dave e Hope. Per quanto riguarda i gemelli... loro... beh... non so neanche se avrò le palle per riconoscerli... - ammise. 

  • Ora sto proprio per perdere la pazienza. - esclamò David alzandosi dalla sedia e piazzandosi davanti all’uomo con fare minaccioso. - per quanto mi faccia male la decisione presa da mia figlia, e fidati che mi pesa parecchio, sono abbastanza sano di mente da capire che quelle povere creaturine indifese non centrano nulla Killian e anche tu in fondo lo sai! Mi rifiuto categoricamente di pensare che tu sia così stupido. 
  • - Piano con le parole... - rispose minaccioso.
  • - Mio marito ha ragione... Dovresti rispettare la decisione di tua moglie e prenderti cura dei vostri quattro figli nello stesso modo in cui lo avreste fatto se foste stati in due. Lei ha piena fiducia in te, tutti non l'abbiamo in realtà... devi solamente convincertene anche tu. 

- Per voi è tutto semplice, ma perché non capite è? Io non posso fargli da padre...a nessuno di tutti e quattro. I gemelli.... beh quei bambini stanno distruggendo giorno dopo giorno la mia felicità portandomi via la donna che più ho amato al mondo, cosa vi fa pensare che da un giorno all’altro io riesca a guardarli con occhi amorevoli? Per me resteranno sempre coloro che hanno ucciso Emma. Per quanto riguarda Hope e Dave invece... cosa potrei mai dargli è? Tornerò a vivere sulla mia nave solcando i sette mari e sappiamo bene che quella non è la vita che loro meritano. Io non ho bisogno di altro per sopravvivere ma concorderete con me che loro non possono di certo vivere su una barca come dei clandestini per sempre. Hanno la scuola a cui pensare, i loro amici, i loro sogni... Regina ascoltami, ho bisogno che tu mi prometta di prenderti cura di Dave e Hope come se fossero figli tuoi. Non te lo chiederei se non fossi sicuro che sia il meglio per loro. 

  • No Killian... non prenderò in custodia i tuoi figli. - rispose senza neanche doverci pensare.- Posso aiutarti a crescerli, quello senza ombra di dubbio, ma scordatelo che ti permetterò di rovinargli la vita. Ma non lo capisci? Quei due bambini sono già distrutti adesso che siete tutti e due qui, cosa pensi possa succedere se un giorno alzandosi si accorgessero di non avere più la possibilità di abbracciarvi? La perdita di Emma per loro sarà devastante, non peggiorare la situazione facendo vivere loro anche la tua di perdita. Hope è ancora piccolina, capisce ma fino ad un certo punto, ma Dave? A quel piccoletto non sfugge nulla, né resterebbe marchiato a vita. Non possono perdere in un solo colpo tutta la loro famiglia, si sentirebbero abbandonati.
  • - Ed è proprio per questo che ho deciso di lasciarteli entrambi, perché voglio che non vivano divisi. Inizialmente avevo pensato di affidarti solo la piccolina e di tenermi Dave ma poi ho capito che sarebbe stato un errore. 
  • - Cioè spiegami... pensi di non poter fare il padre ma stavi pensando comunque di portarti dietro uno dei tuoi figli... ma lo capisci che non ha senso? 
  • - Non volevo che Dave rivivesse il suo passato.. ecco perché inizialmente ho pensato di portarlo con me.
  • - E invece Hope merita di sentirsi abbandonata????
  • - No, certo che no ma vedi... Hope è una femminuccia, non può crescere solamente con un papà. Deve avere una guida femminile al suo fianco per diventare una donna completa,  una con cui possa parlare apertamente di cose prettamente femminili. Non sono di certo il tipo in grado di parlarle di mestruazioni, fidanzati e sesso. Hai fatto un ottimo lavoro a crescere Henry, non potrei chiedere madre migliore a cui affidare i miei figli... sono sicuro che farai un ottimo lavoro con loro. - senza aggiungere altro e senza dar modo loro di replicare prese la direzione della porta ma fu costretto a fermarsi immediatamente in quanto due enormi occhioni spaventati e pieni di lacrime lo stavano fissando incessantemente. Nessuno di loro si era accorto della presenza di Henry nella stanza, erano tutti concentrati a far ragionare Killian e ora non solo dovevano farlo tornare in se ma avrebbero dovuto far tornare in se anche il ragazzo che era in un evidente stato di shock. 
  • - Henry... - esclamò Regina vedendolo in quelle condizioni e non capendo se era dovuto a ciò che aveva appena sentito o se riguardasse l’incontro avuto con sua madre.  - Da... da quando sei qui? - il ragazzo dal canto suo evitò volutamente le parole di sua madre e si rivolse al suo patrigno con toni minacciosi e decisamente un tantino arroganti. 
  • - azzardati ad abbandonare la mia famiglia e sei un uomo morto! - non stava scherzando, lo stava seriamente minacciando. Non gli piaceva assolutamente quello che era uscito dalla sua bocca e voleva mettere le cose in chiaro: scappare era fuori discussione. Non aggiunse altro, spintonò Killian che gli si era piazzato davanti per poter avere un confronto con lui e salendo le scale due a due raggiunse la sua stanza.
  • - Vado a parlare con lui! - disse Killian prendendo la direzione delle scale. Henry non si era mai rivolto a lui in quel modo e voleva di conseguenza capire da dove nascesse tutta quella cattiveria nei suoi confronti. Di sicuro non gli erano andate a genio le sue parole, questo era palese, ma questo non giustificava quello strano comportamento... doveva esserci sotto dell’altro.
  • - Killian aspetta! - lo fermò Regina - Lascia andare me. Lo conosco da una vita, so esattamente come farlo parlare. 
  • - Non voglio che sia in collera con me! 
  • - E allora dammi modo di calmarlo, avrai modo di parlare con lui e spiegarti più  tardi. Fidati... è la cosa migliore. - Regina sapeva bene cosa stava facendo, non era di certo la prima volta che si trovava ad affrontare situazioni di questo tipo. Suo figlio era un tipo molto calmo ma al tempo stesso fomentino... se gli veniva fatto un torto, o se stava male per qualcosa, difficilmente era in grado di nasconderlo. Regina in tutti questi anni ha avuto modo di fare pratica e di conseguenza sa benissimo come muoversi in situazioni del genere. Certo, forse questa situazione è leggermente diversa e per alcuni versi anche più complicata rispetto alle precedenti, non era mai arrivato al punto di minacciare verbalmente qualcuno,  ma non c’era nulla che mamma Regina non potesse fare per aiutarlo. Raggiunse il piano di sopra è una volta davanti la camera di Henry bussò e aspettò che lui la facesse entrare. Il rituale bene o male era sempre lo stesso: entrava, si guardava intorno e gli faceva delle piccole domande di circostanza, sulla scuola, sugli amici o sulle serie tv viste aspettando il segnale giusto che le indicasse che fosse pronto a parlare. Anche quel giorno il piano di Regina iniziò allo stesso identico modo ma questa volta non ebbe neanche il tempo di far finta di guardarsi intorno che Henry esplose raccontandole tutto ciò che era successo poche ore prima. 
  • - Ho fallito.... - concluse subito dopo aver esposto, anche se con difficoltà, i fatti. - Ho fallito anche io.... 
  • - Non hai fallito amore, hai semplicemente tentato di risolvere una situazione impossibile. Non fartene una colpa...  
  • - Tu hai detto che ero l’unico in grado di farle cambiare idea... - si maledisse per averlo fatto. 
  • - quello che intendevo dire era che.... beh, tua madre ha preso una decisione e sai meglio di me che quando si mette in testa una cosa nessuno riesce a farle cambiare idea. Tu sei l’unico in grado di farle vedere il mondo con occhi diversi e di conseguenza eri l’unico in grado di farle vedere il nostro punto di vista. Questo non voleva dire però che il tuo compito era quello di...
  • - Non alleggerire la cosa.... il punto non cambia. Le ho mostrato l’altra faccia della medaglia ma non è servito a nulla... ho fallito mamma, questa è la pura verità. Mamma Emma non tornerà più a casa... - mandarlo lì con l’idea di poter cambiare le carte in tavola era stato l’errore più grande che avesse potuto fare. Ora suo figlio portava addosso il fardello di non essere riuscito a salvare sua madre, un fardello che difficilmente sarebbe scomparso nel suo cuore e a chi doveva attribuire la colpa? Beh... solo ed esclusivamente a se stessa.
  • - Mi dispiace, sono stata un’idiota... non avrei dovuto mandarti da lei con la speranza di poter porre rimedio ad una situazione così pesante. Sarebbe stato meglio se ti avessi mandato semplicemente a farle visita.... non ci ritroveremo in questa situazione. Scusami tesoro... ti ho costretto a portare un fardello troppo pesante per la tua età...
  • - Nessun fardello sarà mai più pesante di quello che mi ha messo addosso lei... - si perse nei suoi pensieri. - Mi ha detto di salvare la nostra famiglia ma... ma....  non c’è niente da salvare... è già tutto distrutto! - per l’ennesima volta in una sola giornata scoppiò in lacrime.
  • - Non dire così, non è...
  • - SMETTILA MAMMAAAAA! SMETTI DI ADDOLCIRMI LA PILLOLA, MI FAI INFERVORIRE ANCORA DI PIÙ COSÌ! - La mise a tacere - L’ unico desiderio della mamma è che questa famiglia non smetti di esistere con la sua assenza e io, la persona a cui ha affidato il compito di proteggerla, già so che la deluderò! Sono solo un ragazzino, come faccio a tenere in piedi e unita una famiglia se anche gli adulti della situazione stanno già pensando di mollare tutto è? - si stava riferendo alle parole pronunciate da Killian al piano di sotto pochi minuti prima. La situazione era più grave di quella che si aspettava dunque... non solo suo figlio stava soffrendo per la prematura perdita di sua madre ma stava addirittura lottando con il pensiero di deluderla fallendo un compito che lei, incoscientemente, gli aveva affidato. Regina non sapeva davvero come rispondere alla domanda di suo figlio, dal colloquio avuto con Killian aveva dedotto che l’uomo era convinto fino all’inverosimile della sua decisione pertanto non le sembrò indicato illudere suo figlio dicendogli che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Stava cercando di trovare delle parole adatte per poter quantomeno fargli capire che lei gli era vicino ma non riuscì a dire nulla in quanto Killian lì raggiunse. 
  • - Tutto ok ragazzino? - esordì con toni molto pacati, per paura che lui potesse fraintendere anche solo una piccola battuta e alterarsi ancora. Non voleva discutere con lui, voleva capire i suoi pensieri e perché no aiutarlo: in fondo era pur sempre il suo patrigno no? Avevano sempre parlato di tutto, anche di argomenti delicati e particolari, ignari ad Emma e Regina,  di cui sarebbe stato meglio non parlare forse...
  • - Non chiamarmi Ragazzino! - rispose sprezzante - solo una persona in questa famiglia può chiamarmi così! - touché  
  • - Scusami, hai ragione... posso sedermi? - indicò la sedia della sua scrivania- Vorrei...
  • - Non sei il benvenuto in questa camera perciò esci immediatamente! Io non ci parlo con i traditori come te! 
  • - Henry... magari vuole...
  • -  No mamma, dopo quello che ha detto non merita neanche di essere ascoltato questo vigliacco. 
  • -  Non è modo comunque questo di porsi ad una persona più adulta di te, il rispetto è la prima cosa, sempre, anche quando si è arrabbiati. - abbassò la testa a quel rimprovero - Dovresti scusarti sai? Non sei stato per nulla carino.
  • - Regina lascia stare, non ce n’è bisogno. - si mise in mezzo Killian avvicinandosi alla porta - Volevo semplicemente essere d’aiuto ma quanto pare...
  • - Tze... essere d’aiuto... voleva essere d’aiuto... ma le sentì le stronzate che dici HOOK! Come puoi anche solo pensare di aiutare qualcuno quando l’unica cosa che sai fare è scappare a gambe levate è? Ho sempre pensato fossi un uomo tutto d’un pezzo, Un uomo da ammirare per il suo coraggio e i suoi valori profondi... ti ho considerato mio padre a tutti gli effetti nonostante non ci fosse nessuna carta in giro a dimostrare tale legame, ho perso anni della mia vita a confessarti cose e a chiederti consigli sperando di diventare un giorno almeno la metà dell’ uomo che credevo fossi tu e ora cosa scopro? Che sei solo un vigliacco. Io credevo in te, pensavo che anche se fosse stato difficile ci saresti stato accanto, pensavo che ci avresti aiutato.... che l’avresti aiutata, ma tu.... tu  hai deluso ogni mia aspettativa. - parole pesanti quelle che disse ma purtroppo veritiere. Gli voleva un gran bene, lo aveva addirittura ammesso apertamente, e forse è proprio per questo che si sentiva tradito da lui.
  • - Mi dispiace averti deluso e mi dispiace che tu abbia ascoltato quella conversazione.Non volevo venissi a saperlo così, avrei voluto prenderti da parte e spiegar...
  • - Non avresti proprio dovuto pensarle quelle assurdità Killian, è diverso! La mamma perderà la vita per mettere al mondo due creature che tu stesso hai contribuito a far arrivare su questa terra, scappare pertanto non sarebbe neanche un’opzione da prendere in considerazione. 
  • - sono un’uomo morto senza di lei Henry, ne tu ne i tuoi fratelli meritereste di vivere con una versione così patetica di me stesso pertanto...
  • ALLORA RIMBOCCATI LE MANICHE E SALVALE LA VITA CAZZO! 
  • LA AMI NO? SE LA AMI ALLORA FALLO! SALVA MIA MADRE KILLIAN, SALVA LA NOSTRA FAMIGLIA. - gli urlò a due centimetri dal viso. 
  • - io... io ho provato a... mah...
  • - Scuse... tutte scuse. Sei succube di lei, non fai altro che pendere dalle sue labbra in tutto ciò che dice. Un bene quando si tratta di cose belle ma decisamente un’arma letale in casi come questo. Lei sa che tu non avresti mai le palle per andare contro la sua decisione ecco perché si sente così potente. Smontale i piani, falle capire che anche tu hai una tua opinione che va rispettata, non fare stupide ricerche mediche non porteranno mai a nulla. PASSA ALL’AZIONE. 
  • - Non mi guarderebbe più in faccia se contrastassi la sua decisione.... io non voglio che lei...
  • - E allora sei un vero codardo, esci fuori della mia camera, non voglio vederti mai più. 

 

Note dell’autore: Salve a tutti, eccomi finalmente con un nuovo aggiornamento. sono in ritardo? Mmmh.... non ricordo con esattezza l’ultima pubblicazione ma credo proprio di sì 🙈 Riuscirete mai a perdonare la mia poca costanza nel postare? Lo spero, ma veniamo al capitolo di oggi...  Cosa ne pensate? Un po’ troppo pesante forse? Mmmh forse. Henry è stato l’unico fino ad ora ad essere rimasto un po’ in disparte nel mio racconto, ho voluto quindi  creare di proposito un capitolo solo ed esclusivamente su di lui, volevo farvi conoscere il suo punto di vista. So già che qualcuno di voi vorrà uccidermi per le sorti che sta prendendo questa storia ma prima di farlo vi chiedo gentilmente di aspettare ancora un po’. Si può fare? Ehehehehhehehehehe Buona serata e buon weekend a tutti ragazzi, a prestissimo. 
 
  
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