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Autore: Circe    02/11/2019    3 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Bellatrix : “Ti metto a posto io”


Ero stata lontana dal mio maestro per diverse ore, che per altro avevo passate quasi tutte dormendo, o nel dormiveglia, distrutta dalla fatica.
Avevo avuto crampi allo stomaco, debolezza, stati di incoscienza, brividi di freddo nonostante ci fosse caldo attorno, poi, lentamente, il mio corpo si era ripreso e avevo riposato tranquilla. 
In quel momento mi sentivo di nuovo bene e volevo tornare da lui, mi aveva chiamato tramite il Marchio e speravo proprio cercasse solo me, volesse vedermi da solo. Volevo sapere se lui stava bene e raccontargli quanto avevo appreso dai fratelli Lestrange.
Mi materializzai proprio vicino alla porta della sua stanza, così da non incontrare nessuno, possibilmente. Bussai piano e non sentendo risposta entrai lentamente e in silenzio.
Dentro la camera le finestre erano aperte ed entrava una brezza leggera e fresca, era strano vedere la luce fare capolino lì dentro, l’avevo quasi sempre vista buia e illuminata solamente dalle candele accese e dal fuoco nel camino.
Sempre in silenzio mi avvicinai al mio Signore: era seduto sul divano con un libro nelle mani appoggiato con noncuranza sulle gambe. Aveva gli occhi chiusi, forse dormiva.
Sorrisi vedendolo, sentii nascermi dentro una tenerezza soffocante, un desiderio irrefrenabile di accarezzarlo, baciarlo e fargli sentire il mio amore. 
Rimasi immobile perché non sapevo cosa fare, mai lo avrei disturbato. Solo che prima mi aveva chiamato facendomi bruciare il braccio tanta era la fretta che sembrava avere, in quel momento invece sembrava dormire tranquillo.
Lo trovai incredibilmente bello.
Aveva una camiciola di lino leggera, gli si alzava leggermente sul busto scostata dal libro che teneva in grembo, lasciava intravedere la pelle sui fianchi e un pochino sulla pancia.
Mi eccitava da morire. Mi morsi le labbra con un gesto impulsivo, forse pensavo così di trattenere tutto il mio desiderio.
“Non sto dormendo, Bella, ma mi fanno male gli occhi, mi bruciano molto. Tutto qui.”
Mi aveva di nuovo letto la mente senza che mi accorgessi. Doveva anche aver capito quanto lo desideravo, mi sentii imbarazzata, ma ormai era fatta…
“Mio Signore, non pensavo…”
Lui restava sempre con gli occhi chiusi, mise un braccio sulla fronte, forse per ripararsi ancora di più e mi parlò lentamente.
“Stai zitta, devi smettere di farti cogliere impreparata, non puoi permetterti di farti leggere la mente sempre con tanta facilità.”
Mi avvicinai a lui per vedere come stava.
“Solo a voi lo permetto, mio Signore! Posso vedervi gli occhi?”
Li aprì lentamente davanti a me, scostando il braccio, mostrando profondi occhi scuri, grandi e diffidenti. 
“Adesso va meglio. Non c’ è bisogno di preoccuparsi tanto.”
Disse così e si allontanò leggermente, non amava che nessuno si preoccupasse, o si prendesse cura di lui.
Non mi avvicinai oltre, ma continuai col discorso.
“Non hanno più le screziature rosse come prima, mio Signore, sono tornati neri. Che sia legato alla magia?”
Alzò le spalle, non ci pensava già più, restò silenzioso e si riavvicinò a me. Tanto vicino che di nuovo mi eccitai, sentivo tutto il mio corpo irrimediabilmente attratto e desideroso di lui. Probabilmente lo fece di proposito, io restai senza fiato per qualche istante.
Mi afferrò il braccio con cui mi reggevo al divano, così da farmi appoggiare completamente a lui.
“Allora, mi trovi così bello da eccitarti per un solo lembo della mia pelle?”
Sentii lo stomaco stringersi e contorcersi a quelle parole. Mi leggeva la mente, questo accadeva spessissimo, ma quella volta sentii il tono diverso, l’ironia pungente, lo sguardo provocatorio, sentivo la sua di eccitazione, aveva voglia di stare con me.
“No, mio Signore… pensavo così, giusto per notare qualcosa, non pensavo mi leggeste la mente.”
Dissi così, le cose scioccamente, più per provocarlo che per altro, infatti mi spinse a sdraiarmi sul divano e si mise sopra di me.
“Mi dici anche cosa devo, o non devo fare, ora? Adesso ti metto a posto io, ragazzina.”
Sorrisi maliziosamente a quelle parole.
Quanto mi piaceva quando mi diceva così: non avevo nessuna paura e, anzi, non aspettavo altro.
Per me lui poteva fare di me ciò che più desiderava.
Passammo molto tempo insieme… 
Quando uscii dalla stanza ero distrutta, ma felice. Mi sentivo davvero stanca, dolorante e la mia testa era vuota e beata, una sensazione contrastante e stranissima, piacevolissima, che non avevo mai provato, se non con lui.
Non avevamo parlato di nulla, non ricordavo nemmeno più se dovessimo parlare davvero.
Mi strofinai il viso con le mani, mi sistemai i capelli e camminai verso un balcone del castello per riprendere fiato e rischiarare le idee. Quando mi trovai al sole respirai la bella brezza che mi accarezzava il viso, ripensai a come oggi anche la sua stanza fosse illuminata di una luce forte e bella, di come fosse tutto diverso rispetto al solito e ugualmente bello.
Ripensai ai suoi occhi scuri e penetranti, mi feci anche delle domande, di come mai si screziassero di rosso quando usava la magia, tanto che nel periodo passato a contatto solo con la magia oscura, erano come tinti di rosso. A lui sembrava non interessare il fenomeno, se non talvolta, ma solo perché gli bruciavano gli occhi e lo costringevano a restare fermo per un po’.
Ripensai anche al Marchio Nero che bruciava, al motivo per il quale mi aveva chiamato con urgenza, che poi invece non era stato nemmeno preso in considerazione, ma da lui per primo stavolta.
Aveva avuto voglia di me e non si era interessato di altro.
Aveva voglia di me…
A questo pensiero non potevo fare a meno di sentire brividi di emozione e piacere, lo amavo da impazzire, stavo davvero bene e mi sentivo viva solo al suo fianco.
Poi mi venne in mente che io dovevo comunicargli delle cose: dovevo dirgli dei Mangiamorte che tramavano strane cospirazioni contro di lui, dovevo anche trovare le parole giuste per dirglielo, perché sarebbe stata una cosa sicuramente non gradita. Pensai se ero sicura di ciò che avevo intuito poco prima a casa, ma non trovai dubbi. Dovevo quindi trovare il tempo e il momento comunicarglielo.
Non feci in tempo a pensare altro che mi ritrovai alle spalle Alecto. 
Le fui con la bacchetta al collo in un istante, ma mi accorsi in tempo che non aveva cattive intenzioni. Avevo promesso al mio Signore di mantenere l’armonia ed ero ben decisa a farlo, abbassai quindi l’arma.
“Ehi, Bellatrix, ma come mai così nervosa? Siamo tutti amici qui al castello, non c’ è bisogno di usare la bacchetta.”
Non risposi nemmeno, mi voltai di nuovo e chiesi cosa volesse da me. 
Finsi di niente, ma in realtà ero attenta: volevo capire per bene cosa volesse e anche oltre, magari carpire qualche informazione ulteriore.
Io sapevo ormai bene che non eravamo affatto tutti amici, men che meno nell’ultimo periodo, durante l’assenza del mio Signore e la mia, in cui si sono create alleanze diverse con scopi occulti.
“Sei stata parecchio a conferire con l’ Oscuro Signore, anche se siete tornati da poco continua ad avere cose di cui parlarti.”
Non capivo dove volesse arrivare. Con quelle parole mi faceva solo piacere, ma era più che ovvio che non era quello il suo scopo finale.
“Hai problemi in proposito?”
“No, assolutamente no, abbiamo tutti notato che sei sempre più vicina all’ Oscuro Signore, ma se lui vuole così, noi altri non possiamo che accettare la situazione.”
Rimasi zitta ad osservarla, non potevamo essere più diverse noi due, le uniche figure femminili tra tutti i Mangiamorte. Sia fisicamente che caratterialmente eravamo davvero quasi agli antipodi; Alecto aveva sviluppato inoltre una vera e propria invidia nei miei confronti, già dai tempi in cui aveva intrecciato quella patetica relazione con Rab. 
Lui la usava per avere una ragazza, per fare esperienze e non sentirsi tagliato fuori, ma in realtà amava me.
In seguito poi, per non ricordo quale ragione, lui decise di chiudere la relazione e lei, ancora più incattivita, diede la colpa del fallimento del suo rapporto alla sottoscritta. 
Naturalmente anche io l’ ho invidiata molto per qualche tempo: quando lei era già una Mangiamorte con tutti i crismi ed io, al contrario, soltanto un’allieva alle prime armi. 
Quando lei era stimata e considerata, mentre io venivo ignorata perché ancora poco conosciuta e inesperta.
Ormai però la cosa era passata, almeno per quanto mi riguardava, mentre lei continuava a perseverare nell’invidia.
Le rodeva che io fossi più bella e brava, le rodeva che il Signore Oscuro preferisse palesemente me a lei e la infastidivano le attenzioni che mi dedicava, invidiava il cognome che portavo e il mio talento per le arti oscure, insomma, mi sembrava palese che tutto sommato mi odiasse. 
Aspettava da sempre qualcuno o qualcosa mi distruggesse, qualcosa che mi portasse in qualche modo alla rovina, per poi accanirsi contro di me.
E intanto cercava di provocarmi in ogni modo.
“Allora? Come è stato l’ennesimo incontro col tuo maestro? Guarda lì come sei sciupata, dunque è vero che il Signore Oscuro è un turbine di sesso e violenza?”
Disse proprio così e poi rise fintamente, io cercai di restare calma e capire dove volesse andare a parare. Che fra i Mangiamorte si parlasse degli affari più o meno privati degli altri Mangiamorte ero certa, ma il motivo per cui lei in quel momento dicesse queste cose non mi era del tutto chiaro.
“Non rispondi, Bellatrix? Guarda che lo sappiamo, lo sappiamo tutti che sei diventata la puttana dell’ Oscuro Signore, adesso è il tuo turno e tutti parlano di te. “Se l’ è scelta giovane questa volta” questo dicono i suoi Mangiamorte più vicini.”
Questa cosa mi fece male, non per le chiacchiere e le invidie degli altri, ma perché toccava un argomento davvero delicato per me. 
Forse Alecto se ne rese conto e colpì ancora più duramente.
“Non avrai mica pensato di essere l’unica? La sua donna vera? Lo so Bellatrix, tu sei giovane, forse certe cose non le sai. Lui le donne le prende e le molla, cadono tutte ai suoi piedi perché ha fascino, ma lui le usa per i suoi scopi e null’altro. E poi li avrai visti, no, i primi Mangiamorte, quelli che davvero fanno parte dei suoi compagni più vicini… cosa credi che facciano tutti insieme durante le uscite notturne?”
Lasciò un momento di silenzio, poi continuò.
“Forse il Signore Oscuro si è momentaneamente stancato delle streghe di malaffare, ora punta più in alto e ci sei tu a portata di meno. Adesso la primogenita purosangue della famiglia Black è diventata la puttana dell’ Oscuro Signore, è un grande onore comunque, a pensarci.”
Riflettori su quelle parole: erano le solite storie di Alecto, dettate dall’invidia e dalla rabbia, normalmente non mi avrebbero fatto né caldo né freddo. Il pensiero però del mio Signore con altre, quello mi ferì davvero, accusai il colpo e non mi fu facile riprendermi.
Non glielo feci capire naturalmente, risposi velocemente senza lasciarle ulteriore spazio.
“Piantala, sei patetica, la tua vita è patetica e vieni a scocciare me per sentirti meglio! Non ho alcun interesse a parlare con te, lasciamo stare.”
Me ne andai senza che lei replicasse, riuscii a zittirla facilmente, ma dentro di me iniziai a sentirmi davvero male, non volevo certo cedere alle sue intenzioni di minare completamente la mia sicurezza e felicità, ma non era facile.
Io amavo davvero Lord Voldemort, il pensiero delle sue donne mi distruggeva dentro, mi annientava. Avrei voluto vedere il mio Signore, parlargli, ma sapevo perfettamente che sarebbe stato tutto inutile, non era certo tipo da tranquillizzarmi, o a perdersi dietro simili giochetti mentali e pettegolezzi. Non c’ era nemmeno da pensare di intavolare un argomento per lui tanto inutile.
Non volevo essere nemmeno io quel tipo di persona che si perdeva dietro queste cose, ma l’amore mi rendeva vulnerabile. Ecco perché non avrebbe dovuto esistere l’amore secondo il mio Signore, perché faceva soffrire davvero tanto.
Eppure esisteva, lo sentivo talmente forte in quel momento che sembrava soffocarmi.
Mi veniva quasi da piangere, prima di fare una tale figura proprio lì nel covo dei Mangiamorte, mi apprestai a smaterializzarmi in fretta.
Tornai a casa sperando di rimanere sola, ma mi sbagliavo.
   
 
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