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Autore: ellephedre    04/11/2019    1 recensioni
Amore è quando inizi a sudare ed agitarti perché il ragazzo che ti piace sta salendo per le scale della scuola, tu stai scendendo e non sai se cambiare strada o tirare dritto e provare a sorridere, sperando che si accorga di te, pregando che si accorga di te.
O forse amore è continuare a tornare da un ragazzo che ti sta antipatico, che ti stuzzica e ti prende in giro, ma ti parla come se fossi una persona adulta invece di una bambina.
Lui non ti fa i complimenti, non ti riempie di attenzioni, ma a volte senti che con uno sguardo sfuggente ti ha dato così tanto di se stesso che hai voglia di fare due passi in avanti per parlargli da vicino, per chiedergli chi è, che cosa desidera, per cosa soffre, cosa vuole diventare da grande.
È una connessione folle, assurda.
È amore? Se lo è questo, non lo era quello di prima?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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A casa sono la bambina della famiglia. Sono la luce negli occhi dei miei nonni e una specie di sorellina minore per mia madre.

Da che ricordo, lei non si è imposta quasi mai sui nonni per decidere per me. Le faceva comodo stare sotto il tetto dei suoi genitori continuando a fare la figlia - un ruolo che mal si coniugava con quello di madre di una bambina delle elementari.

Se n'è andata di casa per la prima volta quando avevo sei anni, ma io non l'ho vissuto come un abbandono. Per me era come se si stesse trasferendo una zia, o una sorella maggiore molto più grande con cui avevo poco in comune.

Quando stava con me, mia madre mi lasciava a me stessa, davanti alla tv. Era come una babysitter svogliata.

I nonni sono stati i miei veri genitori: si preoccupavano di portarmi al parco, di farmi mangiare agli orari giusti, di parlare con le maestre. Mia madre faceva queste cose solo su loro indicazione, spesso di malavoglia.

Verso la fine dei miei anni di asilo ha preso consapevolezza di sé - o meglio, si è stufata di un ruolo che le veniva imposto e che lei non aveva mai gradito.

Ricordo di averla sentita litigare coi nonni dalla mia stanza. Ero già andata a dormire ma il suo tono concitato mi aveva svegliato. Era una voce graffiante, nervosa, che mi faceva sentire una bambina cattiva ogni volta che la udivo. Come se avessi fatto qualcosa di così terribile da non farmi più amare da lei.

«Cioè, volete che vada all'open day della scuola elementare? Ma è alle cinque, io sarò fuori.»

«A fare cosa?» La più grande oppositrice di mamma è sempre stata la nonna.

A mia madre era sfuggito un suono di scherno. «Mi sto cercando un lavoro. Non è quello che continuate a dirmi di fare?»

«Lo cerchi da settimane, non usarla come scusa. Puoi prenderti un'ora libera per tua figlia.»

«Ma a che serve? Non saprò cosa chiedere, poi una scuola vale l'altra. Questa è la più vicina, no? Mandiamola lì.»

Mia nonna aveva perso le staffe. «Sei impossibile! Ti importa qualcosa di Lara? È una tua responsabilità, quando te ne renderai conto?»

«Se è una mia responsabilità facciamo come dico io. Andrà in questa scuola, tanto poi sarò io a dovermi svegliare la mattina per portarcela.»

«Quando mai lo fai di tua iniziativa? Devo buttarti giù dal letto! Hai ventun anni, signorina, ti deciderai mai a crescere? Devi fare la madre!»

«Tanto ci sei già tu a farlo al posto mio! Non fare quella faccia, appena provo a dire qualcosa mi dici di stare zitta!»

«Se la porti fuori con te fino alle dieci di sera, per forza!»

«Ieri dovevo starmene chiusa in questa casa? Che hai da lamentarti, Lara si è divertita!»

Mio nonno era intervenuto, probabilmente per non far esplodere la nonna. «La piccola poi era stanca morta. Carlotta, non divaghiamo: non c'è motivo per te di mancare alla visita della scuola. Anche se alla fine iscriveremo Lara lì, almeno tu interessati della sua istruzione.»

«Volete che menta se vi dico che mi interessa. Non perché non voglia bene a Lara, ma sapete quanto poco conta la scuola nella vita secondo me.»

Era seguito un attimo di silenzio. Col senno di poi immagino che i miei nonni stessero guardando sconsolati il soffitto.

Mia madre aveva ripreso a parlare con più decisione. «Sentite, voglio farla finita. Così non sta funzionando.»

«Che cosa?» le aveva chiesto la nonna, rassegnata a sopportare l'ennesima tirata.

«Non funzioniamo io e Lara come madre e figlia. Io come madre. Non so fare la mamma. Fin da quando è nata Lara, siete sempre stati voi a dirmi come comportarmi.»

«Perché non ti impegni, Carlotta.»

«Mi lasci terminare una frase? Sappiamo tutti che, se non fossi stata tanto stupida a quindici anni, mi sarei accorta prima della gravidanza e ora Lara non sarebbe qui.»

«Mio dio. Ma c'è!»

«E io non voglio farle da madre! Perché non lo capite, me la state facendo odiare!»

Il nonno aveva fatto stridere una sedia sul pavimento. «Smettila di dire bestialità in questa casa!»

Mia madre si era ridotta sull'orlo del pianto. «Preferite che continui così, fingendo che un giorno cambierò? Sapete che non voglio più figli? Lara sarà la prima e l'unica!»

«Oddio. Oddio.»

«Mamma, piantala di rifugiarti nel tuo caro Signore. Ascolta me: sono una casinista e una madre indegna, ma penso che sia importante che io dica per la prima volta la verità. Essere una madre non mi piace!»

«A nessuno piacerebbe se lo diventasse a sedici anni!»

«Lo sono diventata solo perché ho partorito! Il resto del tempo tu hai fatto da madre a Lara! Io ho deciso che voglio vivere la mia vita!»

Il nonno si era insospettito. «Cosa vuol dire?»

«Ho conosciuto un tipo. Prima che parliate, sappiate che è una cosa seria. Però rischia di non andare da nessuna parte se devo trascinarmi una bambina dietro. Lui si è annoiato a stare con Lara.»

«Gliel'hai fatta conoscere?» La nonna si era indignata. «È un estraneo! Non osare mai più presentare un uomo alla bambina senza averlo prima fatto conoscere a noi!»

«Vedi? Vedi? Ti preoccupi come una madre. Non ho messo in pericolo Lara, ma se volete saperlo, tra lui e lei, io preferisco stare con lui. C'è la possibilità che andiamo a convivere.»

Sentivo che i nonni erano esasperati mentre mi rannicchiavo nelle coperte del mio lettino.

«Chi è questo tizio? Da quanto lo conosci?»

«Da un po', sono fatti miei. Ormai sono maggiorenne.»

«Sentila! Altro che maggiorenne, se non ti prendi le tue responsabilità. Non ci hai nemmeno informato di quello che facevi!»

«Ma lo sto facendo, ecco! Voglio che Lara resti con voi. Io mi toglierò dai piedi.»

«Carlotta! Non sai quello che dici!»

«Invece lo so, mamma. Vi sto informando così potrete prepararvi. Non è la cosa migliore per Lara? Starà meglio con voi che con me.»

«Tu non vai da nessuna parte.» Quando ci si metteva, la nonna aveva la testa di coccio.

«Come me lo impedirai?» Mia madre era uguale a lei in quanto a testardaggine. «Mi rinchiuderai nella torre? Niente mi impedirebbe di prendere Lara e andarmene mentre non ci siete.»

«Basta con le minacce!» La voce tuonante di mio nonno le aveva zittite entrambe. «Lara non si muove da questa casa. Se tu vuoi andare, va'! Fa' la tua vita, come dici, ma non coinvolgere la bambina.»

«È tutto quello che chiedo.»

La nonna aveva abbassato la voce, risentita ma rispettosa dell'autorità di mio nonno. «Tornerai a casa nel giro di un mese, me lo sento. E noi dovremmo riaccoglierti senza dire nulla?»

«Perché pensi sempre che fallirò in tutto quello che faccio?» Mamma  era esplosa in un singhiozzo. «Sbaglio tutto perché non avete fiducia in me! Mai una volta che mi abbiate incoraggiato, ma una volta che-»

«Oggi hai parlato abbastanza, Carlotta.»

Il tono del nonno non ammetteva repliche e mia madre si era diretta alla porta. «Voi ascoltate solo quello che vi pare! Me ne vado!» Non aveva avuto abbastanza ardire da sbattere l'uscio, ma il rimbombo quieto dell'anta di ferro e legno si era lasciato dietro un silenzio di tomba.

I miei nonni erano rimasti soli.

«Dove abbiamo sbagliato?»

Mio nonno aveva rimesso a posto la sedia. «Non lo so, ma non sbaglieremo due volte. Non possiamo permettere che Carlotta coinvolga Lara nei suoi errori.»

«Non capisci che è un ricatto? Vuole vivere come se fosse una ragazza libera, addossandoci tutte le sue responsabilità.»

«Non ha forse fatto così fin dall'inizio? Magari ha senso che la situazione sia più chiara. Lasciala andare, sarà una figlia  in meno da mantenere.»

«Ti illudi. Tornerà indietro.»

«Forse così imparerà dai suoi errori. Nel frattempo la bambina non ne avrà sofferto. Lara viene prima di ogni altra cosa.»

Ricordo bene perché le dichiarazioni di mia madre, quella sera, non mi avessero ferita indelebilmente. C'erano il nonno e la nonna a pensare a me, a farmi sentire la cosa più importante del mondo.
Non mi importava di non avere una mamma e un papà. Una mamma come mia madre, poi, non la volevo, se per lei ero solo un fastidio.
Io avevo i miei nonni. Mi bastavano loro due.

Come aveva previsto la nonna, mamma era tornata indietro nel giro di un paio di mesi. In quel periodo non si era del tutto allontanata, con la scusa di vedermi perché un po' le mancavo.

Io l'avevo preferita durante quelle settimane. Nei due o tre incontri che aveva richiesto mi era parsa più allegra e meno scocciata del solito. Soprattutto, non mi aveva sgridato più, si era fatta più paziente.

Dopo quel primo trasferimento e il successivo ritorno, la mamma e i nonni avevano ripreso a litigare per chi doveva farmi da genitore.
Alla fine i nonni si erano rassegnati definitivamente. La mamma aveva cominciato a vedere un uomo nuovo e mi era parso che quasi quasi entrambi non vedessero l'ora di vederla andare via. Più lei stava fuori casa, più c'era serenità in famiglia.

Mamma era così, non la si poteva cambiare.

Non era nata per fare la madre e col tempo ringrazio sempre più spesso Dio per averla resa così sciocca, alla mia stessa età, da non accorgersi di essere incinta prima dei tre mesi.
Non sono sicura che avrebbe abortito, ma solo perché, probabilmente, non avrebbe avuto il coraggio di andare in ospedale o dire la verità ai suoi.
I nonni avevano scoperto di me un mese dopo di lei, quando ormai ero di venti settimane.

All'ecografia avevano visto che ero una bambina e si erano commossi. La nonna me lo racconta ancora.

«E' stata come una rivelazione. Eri una piccola principessa. In un qualche modo ce la saremmo cavata. Anche tua madre era contenta: diceva che eri la sua bambina, tutta sua.»

Mi accontento di quel primo impeto d'amore. Ritengo che sia stato il più genuino che mia madre abbia provato nei miei confronti e forse l'unico possibile per una ragazzina di sedici anni.

Ora che ho la sua stessa età, la capisco meglio.
Non so come abbia fatto a restare incinta, ad andare a scuola con la pancia, con tutti che commentavano e sparlavano di lei. Non so come abbia fatto a partorire e poi ad avere una bambina piangente che le impediva di uscire con gli amici e la teneva in casa tutto il giorno.

Io sarei impazzita.

Mi chiedo se sia per questo che non ho voluto fare l'amore con Teo quel giorno, all'inizio dell'estate, dopo la fine della scuola.

Ci sono andata così vicina... Poi mi sono tirata indietro e temevo che Teo se la sarebbe presa, ma per fortuna ha capito.

O forse no e sotto sotto è per questo che si è allontanato.

No, non è da Teo, non è lui!

A dargli una mazzata è stata la bocciatura. Poi i suoi genitori non facevano che assillarlo. Immagino che siano un po' come mia madre e i nonni. Certe persone vivrebbero meglio separate, ma Teo è ancora troppo giovane per andare via di casa.

Squilla il telefono che ho posato sulla scrivania.

Poso la penna con cui stavo scrivendo il mio diario e rispondo alla protagonista della pagina di oggi: mia madre.

«Ciao, mamma.»

«Ciao, Lara. Che fai, sei fuori col tuo ragazzo? Ti disturbo?»

«No, no. Sono a casa.»

«Bene, senti, hai voglia di uscire? Voglio andare al cinema a vedere un film romantico e quell'antipatico di Renzo si rifiuta di venire con me. Se continua così mi sa che tra poco lo lascio.»

Oddio. Più che un'uscita al cinema sarà una serata in cui subirò lo sfogo di mia madre sul suo ultimo uomo. «Non so, mamma. Ho un po' di compiti...»

«Dài, vivi un po'! Ti porto a mangiare fuori! Ti vanno gli gnocchi fritti?»

Così è scorretto. Come posso rifiutarmi se mi prende per la gola?

Mia madre mi conosce. «Non vuoi gustare il dessert, con gli gnocchi fritti alla Nutella? Hmm, che buoni, li sento già sulla lingua!»

Mi fa ridere anche al telefono. «Smettila, che suoni fai?»

«Cosa ci posso fare se sono deliziosi? Dài, mangiamoli! Passiamo una serata tra ragazze!»

Non riesco a dirle di no. Io e mamma siamo amiche. Non voglio perdere questo rapporto con lei. «Dove ti raggiungo?»

«Ti vengo a prendere io, stasera ho la macchina! Yu-huu, ci divertiremo!»

Mamma tradisce la sua età solo quando dice 'Yu-huu', come la trentenne che è. «In quel film non ci sono scene di letto, vero?»

«'Di letto'? Come sei puritana!»

«Mi vergogno a vedere quelle cose insieme a te!»

«Maddài, meglio guardarle che farle. Alla tua età, almeno. E se avrai domande, la qui presente Carlotta sarà pronta a rispondere a tutte le tue curiosità!»

«Mamma!»

«Stavo scherzando, è una commedia pulita, senza cosacce poco adatte alle bambine!»

Non sono una bambina. Se lo dico però mi contraddico e corro dei rischi. Mai provocare mia madre. «Mi fido solo per mangiare gli gnocchi. Ti aspetto.»

«A prestissimo!»

Riattacco il telefono.

Non sono riuscita a dirle di no. Sospiro.

In fondo, anche per me, la mamma è sempre la mamma.

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NdElle: scusate la lunga pausa, è stato un mese convulso, in cui ho sconvolto i miei ritmi. Ora mi sono un po' sistemata, conto di tornare ad aggiornare in maniera più stabile :)

Fatemi sapere che pensate di questo capitolo! Commentate più che potete i paragrafi, votate con le stelline, tornate a fare lo stesso con i precedenti capitoli. Insomma, sostenete questa storia se vi va. Durante questa pausa grazie a voi abbiamo superato le mille visite e anche senza pubblicità si sono aggiunti piano piano nuovi lettori :)

 

   
 
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