UNA PIUMA SUL CLYDE
«Ehi.»
«Ehi.»
«Bella serata, eh?»
«Magnifica. Peccato per il freddo porco.»
«Già.»
«Dovevamo per forza vederci qui, eh?»
«C’è il fiume.»
«Ci sono un sacco di pub da cui puoi vedere il Clyde stando felicemente al caldo. Tra l’altro, questa panchina è pure mezza rotta.»
«Sempre che ti lamenti, tu.»
«Se tu non fai che cazzeggiare, perdincibacco, mi tocca.»
«Siamo nella terra dei lepricauni, cazzeggiare è necessario.»
«Credo che quella sia l’Irlanda, sai?»
«Ecco, appunto.»
«Appunto che?»
«Appunto che rompi.»
«Vabbè Giova', dimmi che cosa vuoi o me ne vado.»
«Scusami, hai ragione.»
«Già.»
«Senti...»
«Dimmi.»
«Secondo te ci torneremo mai a casa?»
«Non scendiamo giù venerdì prossimo, scusa?»
«Non in quel senso. Intendo... veramente a casa.»
«Non capisco.»
«Hai presente la storia che non attraversi mai lo stesso fiume due volte?»
«Sì.»
«E se invece fosse il fiume a rimanere fermo, mentre sono le sponde quelle che si muovono?»
«Uh. Wow. Sarebbe un bel casino, piuttosto anzichenò.»
«Già.»
«Beh, senti... noi siamo dallo stesso lato del fiume, no?»
«Suppongo di sì.»
«Allora qualcosa di fermo ce l’abbiamo.»
«Giusto.»
«Bene.»
«Ok.»
«Yee!»
«Eh?»
«Niente. Senti, io ho fame...»
«Non hai cenato?»
«Certo che sì. Perché?»
«Niente, lascia perdere.»
«Comunque, la mitica pizza dei fratelli Falaal migliora notevolmente dopo l’una di notte. E da loro fa sempre caldo. Mi accompagni?»
«Non ho molta fame...»
«Era una domanda retorica. Non ho intenzione di lasciarti qui a farti le chiappe a strisce irregolari su questo aborto di panchina.»
«Se la metti così...»
«Bravo.»
«Peccato, però. Il Clyde è molto bello stasera.»
«Beh, ora i fiumi sono fermi, no? L’hai detto tu. Domattina sarà ugualmente bello.»
«A questo non avevo pensato, in effetti.»
«Non male, eh?»
«Già. Non male.»