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Autore: LaraBennet    06/11/2019    2 recensioni
Raccolta di brevi racconti che mostrano cosa può celarsi nel profondo delle creature che popolano la notte. Un'antologia di cinque storie diverse tra loro, che permetteranno di sbirciare dentro il cuore dannato di un vampiro e conoscerne così i segreti e i desideri più intimi.
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1. One Blood
2. The Reading Hour
3. Burst of Light
4. Mercy
5. The Visitor
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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Burst of Light

 

 

Mi stringi teneramente la mano per il dolore, ma il sorriso non accenna a svanire dalle tue labbra. Una punta di cremisi inquina le tue lacrime, il segno della mia corruzione. La meraviglia del mondo finalmente si riflette nei tuoi occhi, che per tanto tempo sono stati prigionieri di quell’oscurità che inevitabilmente ti ha legata a me, e che adesso ti appresti ad abbandonare. Quella notte mi inoltrai nel tuo giardino, spinto non dal bisogno, ma dal desiderio di dare un volto a quel profumo di latte e ninfee che lieve carezzava le mie narici. Allora eri solo una bambina, così ignara della vita, così estranea alla malvagità, ed anche adesso lo sei –sei talmente stolta da chiamare ancora amico il mostro che per egoismo ti ha indotta a scegliere questa fine. Insieme a te ho sentito lo scorrere degli anni, che piano hanno lasciato sul tuo fragile corpo il segno del loro passaggio. Forme morbide e sinuose iniziarono lentamente a disegnare la tua figura minuta, e la bellezza fiorì splendidamente sul tuo dolce viso, mentre invece i tuoi occhi, sleali e ingiusti, allentavano sempre più la loro presa sul mondo, permettendo ad una coltre nera e impenetrabile di inghiottire tutto. Ho udito ogni tuo singhiozzo, ho sentito dentro di me ogni tua lacrima raschiarmi il petto, mentre piangevi la tua cecità, fino a quando un giorno non confessasti la resa. Avevi accettato il buio che intrappolava le tue pupille, iniziando quindi a dimenticare ogni cosa, ogni colore, ogni volto, persino il mio. Non potevo permetterlo, non potevo tollerare che mi cancellassi dai tuoi ricordi, non quando io invece percepivo la tua presenza in me crescere, e marchiare a fuoco le mie membra dall’interno, e imprimersi a fondo dentro di me, arrivando a fondersi completamente col mio essere. La vita aveva strappato la luce dai tuoi occhi, io te l’avrei restituita. Io ero l’unico che avrebbe potuto risarcire la tua anima infelice di tutto il dolore che la natura crudele le aveva inflitto –che tu l’avessi voluto o no. Ti avrei donato l’imperitura morte, la giovinezza eterna, e niente avrebbe più offeso il tuo corpo, nessuna malattia, nessuna ferita, nessuna debolezza. Ti avrei donato il mio veleno, ti avrei offerto tutto ciò che è negato agli uomini mortali. Finalmente avresti vissuto di tutte quelle delizie che un’esistenza come la mia ampiamente riserva a chi la riceve. Ti avrei donato il peccato e ti avrei portata con me, lontano, verso un paradiso diverso da quello che spesso immaginavi, mentre nelle sere d’estate mi parlavi della grazia di Dio –ma sarebbe stato un paradiso solo nostro. E così, per un mio egoistico desiderio di salvarti, io ti ho condannata alla fine che adesso affronti. Non hai mai sospettato della mia vera natura, ma una volta rivelatomi a te, non ne hai avuto paura. Hai permesso alle mie zanne di penetrare quella tua pelle vergine e pura, non hai opposto resistenza. Hai accettato la mia intima oscurità e ti sei concessa a me. E io ti ho maledetta. Il mio sangue infettava avidamente le tue vene e il tuo cuore, mentre il velo anonimo della morte scendeva lentamente sul tuo corpo. Infine il mio peccato lo ha squarciato, e tu sei tornata devotamente da me. Eri guarita, io ti avevo liberata dalla mortalità che ammorba penosamente gli umani, e le finestre dei tuoi occhi si spalancarono e si riempirono nuovamente del mondo e di me. Ma quella nuova realtà non era abbastanza per te, fanciulla nata nella luce. Le fredde stelle della notte non erano abbastanza, non potevano sostituire i baci caldi del tuo amato sole. Non potevi vivere come un’ombra, quando tu stessa eri il giorno lucente, così lontana dalle mie tenebre. E così adesso ti tengo per mano, mentre sul balcone dal quale spesso ti affacciavi, attendi paziente. Una punta di cremisi inquina le tue lacrime e io ti stringo la mano, mentre aspetti che la luce nascente da est irrompa prepotente nelle tue iridi chiare. Piangi, perché è gioia quella che adesso si confonde con la sofferenza che provi non appena quel sole tanto amato inizia a disegnare l’orizzonte, e ti riporta al tempo in cui tutto per te era ancora umano. Ti stringo forte la mano, perché non voglio lasciarti, e sento il dolore premere dentro le pareti del mio corpo. Ti tengo per mano, e la luce ci invade e ci disperde nell’aria. Ti tengo ancora, non ti lascio, e quasi mi scoppia il cuore. Mi stringi teneramente la mano, e nuovamente la meraviglia del mondo si riflette nei tuoi occhi per un’ultima volta, mentre condividiamo quest’alba che un po’ sa di inizio e un po’ sa di fine. Io ti stringo forte la mano, e ti guardo. Il tuo sorriso non accenna a svanire dalle tue labbra, e riconoscente mi dici addio, mentre insieme rinunciamo al buio della nostra immortalità per diventare immensamente luce.

   
 
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