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Autore: EcateC    07/11/2019    1 recensioni
Vorrei raccontarvi una storia antica, forse già sentita, ma sempre riuscita e in ogni universo gradita.
Parla di due ragazzi nati in due famiglie avverse, diverse, che hanno combattuto una guerra tra luce e oscurità, senza timore né pietà, finche una di esse non è perita nel noto giorno di inizio maggio, sconfitta dal Prescelto e dal suo indomito coraggio. Ma una bambina si salvò, Delphini il mago oscuro la chiamò. Ella intraprese un viaggio temporale, per riscattare suo padre e ristabilire il suo ordine del male. Alla fine non ci riuscì, ma qualcuno di lei si invaghì.
A Harry Potter la cicatrice faceva di nuovo male, perché di Delphini e di Albus Severus vi voglio parlare...
Albus Severus Potter/Delphini Riddle; Post "The Cursed Child"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Delphini Riddle, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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La decisione di risparmiare la vita di Delphini non fu priva di conseguenze. Come al solito, Harry Potter finì al centro di un polverone mediatico, mentre il Ministro Granger Weasley fu assalita da una miriade di strillettere, al tal punto che l’ufficio della corrispondenza via gufo dovette sospendere le attività di smistamento per circa due ore.

La gente protestava, i giornalisti speculavano ipotesi e il Generale del dipartimento americano degli Auror, il noto Gaston Goldstein, aveva rilasciato delle dichiarazioni a dir poco pungenti su Harry Potter.

“Cosa ne penso di quest’ultima decisone?” aveva dichiarato mentre camminava, con voce arrogante e beffarda “Penso che il mio eroico collega Harry Potter abbia un bisogno viscerale di stare al centro dell’attenzione. L’era del prescelto è finita, è bene che qualcuno ogni tanto glielo ricordi.”

Harry Potter piegò in malo modo il quotidiano e lo buttò sulla poltroncina di cortesia, indignato.

-Harry- lo chiamò dolcemente Hermione -Su, sapevamo che sarebbe successo.-

-Sì, ma non in modo così ingiusto, però!- protestò lui -Hai sentito cos’ha detto Goldstein alla stampa? Mi ha ridicolizzato deliberatamente! Come se a me facesse piacere essere al centro di uno scandalo, dopo tutto quello che ho passato!-

-Lo sai che darebbe una gamba per essere come te- gli rispose stancamente Hermione, continuando ad annotare un foglio dietro l’altro con movimenti diventati meccanici.

-La cosa non mi consola- le rispose Harry abbacchiato, guardandola mentre firmava un documento dietro l’altro. Erano infatti nel cuore del Ministero, dentro l’algido ed elegantissimo studio di lei.

-Sei indaffarata. Dai, ti lascio lavorare in pace.-

Hermione alzò lo sguardo su di lui, solo che appena lo fece vide un’ombra alta e famigliare, che si avvicinava pretenziosa verso il vetro della porta a vetri.

-Oh, no- sussurrò lei drammaticamente, appena lo riconobbe.

-Oh, no?- si allarmò Harry, ma prima che lei potesse rispondere, Draco Malfoy fece il suo ingresso trionfale, spalancando la porta senza bussare.

Dire che fosse furibondo era eufemismo.

-Granger! Cosa… Potter?- si interruppe, vedendo che c’era anche Harry -Potter, possibile che ogni volta che entro in questo ufficio, trovo sempre anche te?- osservò, esasperato -Comunque è meglio che ci sia anche tu, molto meglio, così posso appendervi al muro entrambi! Ma dico, vi siete completamente bevuti il cervello!?-

-Modera i termini, Malfoy- lo gelò Hermione, seduta nella sua imponente e antica scrivania, mentre firmava un documento dietro l’altro.
-Io non modero proprio niente, Granger. Avete appena salvato la vita a una donna che ha tentato uccidere i nostri figli! Che ha torturato mio figlio! Vi rendete conto di quello che avete fatto? Del rischio a cui ci avete sottoposto?! Siete due idioti!-

-Draco- tentò di intervenire Harry, che era in piedi di fianco a Hermione, ma quest’ultima lo zittì con una mano.
-Innanzitutto, io mi chiamo Granger Weasley- specificò il Ministro, guardandolo diritto negli occhi grigi -E in secondo luogo vorrei ricordati che se tu hai questo lavoro, è proprio grazie a questi due idioti che hai di fronte. Quindi abbi un po' di rispetto e bada di stare al tuo posto, Malfoy-

-Al mio posto!? Ecco, ecco cosa siete voi nobili Grifondoro!- scrollò le braccia - Siete dei prevaricatori, dei prepotenti! Vi date tante arie da santarellini e fate tanto i giusti, quando invece non siete altro che degli arroganti, dei palloni gonfiati assetati di potere-

-Che detto da te- osservò Hermione con freddezza.

-Almeno io non faccio delle cazzate- sibilò lui, furente.

Hermione si appoggiò allo schienale della sua grossa poltrona, stancamente.

Lei e Harry erano riusciti ad evitare Draco Malfoy per ben tre giorni, ma in fondo sapevano che prima o poi avrebbero dovuto confrontarsi anche con lui, che non potevano evitarlo per sempre. Draco Malfoy, in fin dei conti, lavorava con loro e fu proprio colui che venne toccato maggiormente da quella vicenda.

-Ricambiare il male con il male porta solo altro male, Malfoy- rispose freddamente Hermione -Credevo che dopo tutto questo tempo lo avessi capito-

-Questo non è il momento di fare i filosofi- sibilò quest’ultimo, ostinato -C’è in ballo la vita dei nostri figli, come avete potuto essere così incoscienti!?-

-Sappiamo quello che facciamo- si frappose Harry, cercando di mantenere un tono calmo e distaccato, ma il Serpeverde era fuori di sé.

-NO! Non lo sapete! Perché se lo aveste saputo, non avreste permesso alla figlia di Lord Voldemort di sopravvivere! Oltretutto senza nemmeno interpellarmi!- continuò, indignato -C’è anche Scorpius coinvolto in questa storia! Mio figlio!-

-Ascolta, lo so che sei sconvolto- cominciò Hermione, con tono più conciliante -Lo siamo tutti e ti assicuro che è stata una decisione molto sofferta e ponderata, io e Harry non dormiamo da tre notti e io stessa ci ho pensato incessantemente per tutto questo tempo.-

-Ah, quindi vi siete anche sforzati per arrivare a una conclusione così assurda? Ma bravi, i miei complimenti- li beffeggiò, sardonico -Tu, Potter, non mi stupisci, ho sempre saputo che eri un idiota. Ma tu…- Draco guardò Hermione -Credevo che tu fossi almeno intelligente, ma a quanto pare no, neanche a questo.-

Hermione a quel punto perse la pazienza. Appoggiò la piuma di falco con cui stava lavorando e si alzò in piedi, sfidandolo apertamente con lo sguardo.

-Ora apri bene le orecchie e stammi a sentire, Malfoy- esordì adirata, tanto che il biondo indietreggiò con le spalle -Scegliere di fare la cosa giusta non sempre permette di essere felici. Anzi, di solito è proprio la cosa giusta quella più difficile e rischiosa, il sentiero più aspro da percorrere, ma è comunque quello corretto e perciò bisogna affrontarlo, costi quel che costi!- ringhiò, mettendolo al muro -So benissimo che uccidere Delphini sarebbe stata una scorciatoia facile e veloce, ma non è così che funziona la vita, Malfoy. Credi che uccidendo una ragazza avremmo risolto tutti i nostri problemi? Credi che non ci sarebbero state delle rivolte, credi che altra gente non si sarebbe offesa? Credi che la morte di quella ragazza non sarebbe stata priva di conseguenze?-

-Ma quella non è una ragazza!- esclamò il Serpeverde, snervato -È la figlia di Voldemort e di Bellatrix Lestrange! Non potete trattarla come una ragazza normale!-
-Ma lei è una ragazza normale!- lo confutò lei, sicura di sé -Se siamo noi i primi a trattarla come se fosse un mostro, come possiamo pretendere che non lo sia? È nostro compito rieducarla e reinserirla nel mondo-

-Ma se le avete comminato l’ergastolo! Granger, non sai neanche tu quello che dici.-

-Granger Weasley.-

Harry roteò gli occhi al cielo e si sedette, quando quei due iniziavano a litigare, non la smettevano più.

-E comunque, sai bene anche tu che nessuna pena è realmente definitiva, guarda tuo padre- lo atterrì Hermione, colpendolo nel vivo -Ascolta, io e Harry siamo consapevoli di ciò che abbiamo fatto, ma non cambieremo opinione. Che insegnamento diamo ai nostri figli, altirmenti? Che messaggio trasmettiamo alla gente? Vuoi che Scorpius cresca con la convinzione che uccidere sia il modo migliore per risolvere i problemi?-

-Non tirare in ballo l’educazione di mio figlio!- esclamò Malfoy, puntandole il dito contro.
-Sei tu che mi hai costretto a farlo- replicò Hermione, tesa -E sai cosa? Anche io credevo che tu fossi almeno intelligente, ma a quanto pare no, neanche questo.-

-Detto da quella che ha sposato lo scemo del villaggio, non fa molto effetto.- replicò il biondo, pungente.

-Malfoy, ora basta- lo minacciò Harry, piazzandosi davanti a lui.

-Uhh, San Potter è sceso dall’Olimpo e si erge contro di me- si rivolse a Harry, alzando le mani -Peccato, perché io volevo tanto sapere come procedevano gli affari con il negozio di scherzi- si rivolse Hermione -Dimmi, il buffone ha venduto abbastanza pasticche vomitose da portarti a cena fuori, questa settimana? -

-Più che degli affari di mio marito, io comincerei a preoccuparmi dei tuoi, visto che potrei anche declassarti a mastro lucidatore di pavimenti- gli rispose per le rime Hermione -Non dimenticare che sono sempre il tuo capo-

Gli occhi di Malfoy mandarono scintille, Harry non poté trattenere un sorriso.
-Giuro che se succede qualcosa a Scorpius, io vi riterrò direttamente responsabili- li minacciò, risentito -Te in primo luogo, capo- si rivolse a Hermione.

Detto questo, il bel Serpeverde se ne andò, lasciando i due migliori amici raggelati sul posto.

-Era prevedibile- disse Hermione dopo un po', crollando stancamente sulla sua sedia -Sapevamo che sarebbe successo.-

-Sì, e questo è solo l’inizio- annuì Harry, togliendosi un attimo gli occhiali per stropicciarsi gli occhi -E io che mi ero illuso che fosse tutto finito. Voldemort continua a tormentarmi anche da morto.-

-Harry, supereremo anche questa- lo consolò Hermione, prendendogli una mano -Piuttosto, sbaglio o Malferret ha detto che sono intelligente?-

Harry gli accennò un sorriso -Sì, lo ha detto.-

-Avessi potuto sentirlo vent’anni fa!- scherzò Hermione, sorridendo.

E questo era solo l’inizio, giusto per darvi un’idea di quanto poteva essere complicato conciliare i valori morali con la detenzione del potere. Essere giusti e capeggiare un popolo sono concetti che sembrano appartenere a due pianeti diversi.

 

Tuttavia, malgrado le prime sommosse iniziali, le acque presero a calmarsi. Su richiesta dell’Auror Goldstein, Azkaban fu gremita di altri guardiani, per cui si poteva contare non solo della presenza ambigua e poco rassicurante dei Dissennatori, ma anche di maghi armati e maghinò, spediti nella fortezza ad accrescere un controllo già di per sé serrato.

La gente del mondo magico si rese presto conto che la vita continuava e, con il passare dei mesi, il caso Delphini poteva definirsi archiviato…

Ma non per qualcuno.

Il giovane Albus Severus Potter ci pensava ogni giorno.

E dire che lui era un ragazzo normale, come tanti. Non era particolarmente bello né particolarmente dotato, era semplicemente un adolescente come gli altri, coi capelli scuri e indisciplinati, magro come un chiodo e non troppo alto. Ciò che lo contraddistingueva dai suoi coetanei, oltre ovviamente al cognome importante, era la sua bizzarra passione per la musica, i manga e i film dei babbani.

Infatti, grazie all’intermediazione di suo nonno Arthur, accanito sostenitore dei babbani e di tutte le loro spettacolari invenzioni, Albus Severus aveva scoperto un mondo tutto nuovo e ne era rimasto affascinato, proprio come suo padre prima di lui rimase affascinato dal mondo dei maghi.

Albus andava ai loro cinema, guardava le loro serie tv e ascoltava ogni santo giorno la loro musica che era, obiettivamente, dieci gradini sopra a quella dei maghi.

Certo questo può lasciare perplessi: che bisogno ha un giovane mago di viaggiare con la fantasia dei babbani? La magia dopotutto è pura spettacolarità, è massimo intrattenimento, è poesia, eppure i babbani riuscivano a creare dei prodigi che non erano certo magici, ma che ci andavano molto vicino. Saghe di supereroi che mozzavano il fiato, libri avvincenti di universi fatati o paralleli, storie di galassie lontane lontane… La verità era che i babbani adoravano la magia, forse anche più dei maghi stessi. Non la conoscevano, eppure riuscivano a immaginarla e a inventarsi incantesimi che ricalcavano in maniera sorprendente quelli veri. Questo mandava Arthur Weasley letteralmente in visibilio e affascinava il giovane Albus Severus, che poteva passare anche notti intere immerso nei mondi magici che inventavano i babbani.

Il fatto che Albus amasse così tanto Star Wars o Netflix lasciava molto perplessi i suoi genitori, i quali tuttavia cercavano di non commentare questa innocua stramberia del loro figlio mezzano. Harry, suo padre, gli aveva perfino regalato il costoso aggeggio tecnologico per ascoltare la musica -Il cosiddetto p3, da quanto gli aveva spiegato un informatissimo Arthur Weasley- e Albus non poteva essere più felice. Solo che in quel momento della sua vita ci voleva ben altro che internet o un Mp3 per risollevargli l’umore.

Aver viaggiato nel continuum spazio-temporale, rischiando di distruggere la propria famiglia e il mondo intero, non è una cosa esattamente facile da digerire.

Albus si sentiva in colpa, e nessuno, nemmeno la musica dei Queen o i film di George Lucas potevano fare qualcosa per risollevarlo.

Passare l’estate facendo avanti e indietro tra casa, psicologi e Dipartimento Applicazione lo aveva realmente logorato, ma d’altronde, dopo i recenti avvenimenti accaduti per colpa sua e della sedicente figlia del Signore Oscuro, non poteva essere altrimenti.

Dopo diciannove anni di pace, infatti, il mondo magico aveva subito un vero e proprio scossone.

Lord Voldemort era tornato, ma questa volta lo aveva fatto attraverso una ragazza albina e apparentemente innocua.

Ovviamente il clima si era fatto di nuovo teso, i giornalisti di tutto il mondo avevano ripreso a fare del terrorismo mediatico e i cittadini del mondo magico erano tornati al loro antico allarmismo. Negli Stati Uniti, in Cina e in alcuni stati europei si era perfino dichiarato lo stato di emergenza e di nuovo si erano susseguite le immancabili segnalazioni dei civili, convinti di aver visto Delphini passeggiare nel loro quartiere.

Il caso “Delphini”, insomma, per ovvie ragioni sarebbe dovuto restare rigorosamente TOP SECRET e lo stesso Harry Potter si era raccomandato a tal riguardo sia col Wizengamot che coi colleghi del Dipartimento Applicazione, eppure in meno di una settimana la vicenda era diventata virale e ora tutti, dal Giappone all’Argentina, sapevano che la prigione di Azkaban ospitava niente meno che l’erede diretta di Colui Che Non Poteva Essere Nominato.

Certo, i più colpiti da tutto ciò sia in senso mediatico che psicologico furono i giovani Albus Potter e Scorpius Malfoy, ma soprattutto Albus, che -incosciente della di lei identità- aveva stretto con Delphini un legame particolare, di affettuosa amicizia, se così si può dire. Albus aveva passato dei giorni interi con lei, ci aveva scherzato e le aveva perfino raccontato vicende private della propria famiglia, arrivando a credere di più a lei che al migliore amico di sempre, Scorpius. E d’altronde, il fatto che si fosse preso una cotta pazzesca per lei aveva influito non poco nel processo motivazionale delle sue scelte… Ma come avrebbe potuto resistere a un fascino così conturbante e sensuale? Delphini era la classica ragazza più grande e inarrivabile, bellissima e totalmente fuori dalla sua portata. Tutti si sarebbero presi una cotta per lei, al suo posto…O almeno questo cercava di ripetersi Albus. Non osava nemmeno immaginare come avrebbe reagito suo padre Harry se l’avesse anche solo vagamente intuito cos'era successo tra loro. E un fatto del genere non può che lasciare tracce indelebili nello spirito.

Albus Severus non lo dava a vedere, ma il trauma che lo aveva sconvolto era enorme. Egli sognava la diciottenne di notte, pensava a lei durante il giorno, si ripeteva mentalmente i lunghi discorsi che avevano fatto e cercava di ricordare con precisione le risposte che lei gli aveva dato e, ora come allora, non riusciva a trovare nemmeno una minima traccia o un sospetto che evidenziasse la cattiveria innata della super strega.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma era felice che la vita Delphi fosse stata risparmiata.

 

 

 

 

-Sai? Qualche volta mi capita di sognare a occhi aperti.-

-Che intendi?- le domandò Albus Severus, sdraiato nel divano della casa babbana che avevano (abusivamente) occupato. Delphini era seduta per terra sul tappeto, mentre Scorpius russava in una chaise longue poco lontana.

-Intendo che a volte mi chiedo come sarebbero state le cose, se la mia vita fosse stata diversa.-

-Diversa, tipo…?-

-Tipo con dei genitori.-

-Oh…-

-Già.-

Albus si puntellò sui gomiti -I genitori non sono tutto ‘sto granché- cercò di consolarla -Anche mio padre è cresciuto senza di loro, eppure è diventato il supereroe che tutti conosciamo.-

-Già, il grande e famoso Harry Potter…- mormorò Delphi, annoiata.

-Appunto. È uno strazio essere il figlio di un soggetto così importante- le rivelò Albus, attirando subito la sua attenzione -Tutti ti paragonano a lui e tu finisci sempre per fare la figura del… Come dire…-

-Del fallito? Del perdente?- propose Delphi, guardandolo negli occhi -Della brutta e deludente copia di tuo padre? Del figlio venuto male e al di sotto delle aspettative?-

Albus ricambiò il suo sguardo, stupito. Era proprio quello che intendeva!

-Sì, esatto!- concordò, sorpreso ma dispiaciuto -Onestamente, se ci fossi stato io al posto di mio padre, avrei fatto solo una figuraccia e basta.-

Delphi accennò un sorriso -Una figuraccia?-

-Ma sì, con Voldemort e tutto il resto- le confessò, arrossendo -Sarei morto al secondo giorno di scuola… E buona grazia se ci sarei arrivato. Ma non ridere, guarda che è vero!- le lanciò contro un cuscino -Sono il figlio sfigato del grande Harry Potter, che per altro è stato pure smistato in Serpeverde. Credo che mio padre si vergogni di me.-

Delphi smise di sorridere e ci pensò su. Il suo bel sorriso aveva lasciato il posto a un’espressione turbata. Albus rimase stupito da quel brusco cambio d’umore.

-Tutto okay?- le chiese infatti, sollevando le folte sopracciglia scure.

-Non credo che tuo padre si vergogni di te, Albus- gli rispose lei, pensierosa - È pur sempre tuo padre, i padri non si vergognano dei propri figli…Vero?-

Albus alzò le spalle -Mh, in genere no, ma il mio sì. Una volta mi ha anche detto che non mi avrebbe voluto come figlio. Certo si è scusato, però l’ha detto.-

-Forse anche mio padre si vergognerebbe di me- sussurrò Delphi, cogli occhi neri fissi per terra -Solo che non ha fatto in tempo a dirmelo.-

-Cosa? No! Ma che dici!- la smentì subito il ragazzino -Chiunque vorrebbe essere tuo padre! Sei così…- Delphi spostò lo sguardo su di lui, Albus si sentì arrossire -Sei… Insomma, sei una super strega e poi sei… Carina. Cioè, hai delle qualità che sono… Carine, e sono certo che piaceresti a un padre. A me piaceresti un sacco, se io fossi tuo padre,-

Delphini gli sorrise istintivamente e lo guardò dritto negli occhi, due smeraldi che riflettevano un animo dolce e buono.

-Quanti anni hai detto di avere?-

 

 

 

-LILY!- gridò Albus, bussando spazientito contro la porta del bagno -Ti vuoi muovere!?!? È un’ora che sei lì dentro!-

-Un attimo!- brontolò la tredicenne -Sono appena entrata!-

Il secondo bagno che avevano, per la cronaca, l’aveva guastato James Sirius dopo che aveva lanciato per sbaglio un bolide verso la tazza, facendo disgraziatamente canestro.

-Ma se sono due ore che sei lì dentro! MAMMA!!- gridò Albus verso le scale -Puoi dire a Lily di uscire dal bagno!?-

-Tesoro, dai retta a tuo fratello- esclamò la voce di Ginny dal piano di sotto, in modo tutt’altro che autorevole.

Albus sbuffò, esasperato.

In Casa Potter, infatti, la mattina del primo settembre soleva scatenarsi l’inferno. Da quando tutti e tre i figli di Harry e Ginny avevano raggiunto l’età per andare a Hogwarts, il caos, le grida e i litigi erano all’ordine del giorno durante tutto il mese di agosto, anche se il picco massimo si registrava tra il 30 e il 31.

E mentre aspettava di entrare in bagno, il povero Albus per poco non venne investito e ucciso da suo fratello maggiore, che amava volare dietro i boccini d’oro anche in salotto.

-PISTAAAA!!- gridò infatti James Sirius a cavallo della sua scopa da corsa, sfrecciandogli come un razzo a mezzo centimetro di distanza.

-JAMES!- questa volta il rimprovero tonante di Ginny si fece sentire  -QUANTE VOLTE TI DEVO DIRE CHE NON SI VOLA IN CASA!?-

Albus si mise le mani tra i capelli e mandò tutti, silenziosamente, al diavolo.

Andò verso lo studio di suo padre, bussò appena e aprì la porta. Harry era seduto davanti al caminetto, con l’espressione severa e tirata di chi sta parlando di argomenti particolarmente delicati. E infatti, nel fuoco del camino c’era il volto preoccupato del Ministro della Magia che, per inciso, era sua zia Hermione.

-Papà?- lo chiamò Albus, timidamente -Puoi dire a Lily…-

-Non adesso, Al- lo interruppe subito Harry.

-Ciao, Albus- lo salutò dolcemente Hermione

-Ciao, zia…- esclamò il quindicenne, abbacchiato -Papà?-

-Albus, papà sta parlando- si voltò Harry, spazientito -Qualunque cosa sia, valla a dire a tua madre.-

Il ragazzo lo guardò male e poi uscì, facendosi scappare un “che palle” non troppo a bassa voce.

Si chiuse in camera sua, mise su un CD dei Beatles e prese il quaderno magico che lo metteva direttamente in comunicazione col migliore amico. I ChatNote erano dei sistemi di comunicazione rapida tra maghi, una sorta di chat dei magica, brevettata da Seamus Finnigan, inventore di fama mondiale, su esempio degli smartphone babbani.

 

Posso venire a pisciare a Malfoy Manor?

 

Così scrisse nella pagina bianca, scocciato e in brutta calligrafia. La risposta divertita di Scorpius non tardò ad arrivare.

 

Certo. Il bagno nr. 157 dovrebbe essere libero ;) Che succede?

 

Niente, il solito schifo - scrisse Albus - Non vedo l’ora di salire sul treno e tornare a Hogwarts.

 

Io pure. Hai poi sabotato la scopa di tuo fratello?

 

Scorp…

 

Ok, ok. Tua cugina Rose invece come sta? Vuole ancora uccidermi per quella faccenda del C.R.E.P.A.?

 

Ne parliamo poi. Ci si vede in stazione.

 

Me la saluti?

 

 

Albus sorrise e chiuse il quaderno. Chissà se a Scorpius sarebbe mai passata la cotta per quella psicopatica di sua cugina…. Meno male comunque che c’era il suo migliore amico, Scorpius era davvero uno dei pochi lati positivi di essere finito in Serpeverde. Non era facile per lui appartenere a quella Casa, soprattutto quando sua madre ed Hermione andavano a ritirare le varie divise scolastiche. Il fatto che ce ne fosse una verde e argento in mezzo a tutte quelle rosse e oro era disturbante. Sembrava quasi un errore, e Albus stesso si sentiva un errore, uno sbaglio… Non meritava di sfoggiare quel doppio nome così rinomato e baldanzoso, pieno di implicite aspettative che non avrebbe mai soddisfatto, Albus Severus.

Il giovane si sdraiò sul suo letto e chiuse gli occhi.

 

Nello stesso istante, ma a mille miglia di distanza, anche una ragazza si era sdraiata e aveva chiuso gli occhi, in preda alla paura di non sentirsi all’altezza della propria famiglia. Solo che non era su un letto, ma su una branda umida e consunta.

Albus a quel punto iniziò a sentirsi strano. Si toccò la testa e se la massaggiò, arruffandosi i capelli.

Anche Delphini, dalle profondità di Azkaban, percepì una sensazione strana, simile a un capogiro che però non dà alla testa.

Albus aprì gli occhi e si voltò di lato, increspando con le gambe il lenzuolo. Delphini fece la stessa cosa, pur non avendo un lenzuolo vero e proprio.

Entrambi avevano gli occhi chiusi, ma entrambi videro nella loro immaginazione cose strane. Delphi sentì il sottofondo allegro di una sinfonia rock, Albus invece si ritrovò a sognare un cielo stellato, immenso e incontaminato, come solo in mezzo all’oceano o in cima a una montagna si poteva trovare. Il ragazzo aprì gli occhi e fu in quel momento che vide. Vide delle rocce grigie e umide infilzate da grosse sbarre nere, delle unghie spezzate, un Dissennatore che attraversava un corridoio poco illuminato, e poi sentì. Sentì il freddo, i lamenti, la paura, e perfino la fame, lo struggimento, gli ululati e il respiro singhiozzante di lei - erano lacrime, quelle gocce tra le ciglia? -  che fu trattenuto bruscamente nel momento in cui si rese conto di essere spiata.

 

-TU!-

 

Albus rotolò giù dal letto, la paura lo aveva ammutolito. Indietreggiò fino a sbattere contro alla libreria della sua camera, i suoi occhi verdi erano spalancati, la bocca piegata in una smorfia di terrore.

-Tu!- ringhiò di nuovamente Delphi, sollevandosi in piedi a fatica, come un soldato infortunato -Che cosa…-

-PAPÀ- Albus trovò la forza di urlare, più forte che poteva -PAPÀÀ!!-

Il volto di Delphi si contrasse in una maschera d’odio e paura, ma come Harry Potter aprì bruscamente la porta, la pericolosa reclusa scomparve.

-Albus! Cosa succede!?- gli domandò subito, allarmato.

-Papà!- si disperò il giovane, esagitato -Papà ho appena visto Delphini! Era lì, e poi c’erano i Dissennatori, delle urla disumane, io…-

Harry era attonito.

-Cosa?-

-Papà, c’era Delphi, e Azkaban! E poi lei mi ha visto e…-

Harry scosse la testa e si avvicinò al figlio per tranquillizzarlo -Albus, calmati, va tutto bene-

-No, non va bene, lei era qui, te lo giuro!- sbraitò ad alta voce, liberandosi dalla sua presa -Poi è sparita, ma ti giuro che era qui!-

-Al, ora calmati- gli ordinò, costringendolo a guardarlo negli occhi -Calmati adesso, va tutto bene, ci sono io.-

Nel frattempo le sue urla avevano richiamato l’attenzione anche Ginny e Lily Luna, che accorsero entrambe affannate e impaurite, ma Harry fece subito segno a Ginny di allontanarsi. Meglio risolvere la questione con più calma e serenità possibile. La moglie annuì, comprensiva, e trascinò fuori la figlia, impedendo anche a James Sirius di curiosare, che si era precipitato con tanto di boccino e scopa da Quidditch in braccio.

-Albus, ora dimmi per filo e per segno cosa è successo- gli ordinò Harry, poggiandogli affettuosamente le mani sulle spalle tremanti.

-Te lo già detto, ho visto Delphini con i miei occhi, è comparsa qui in camera mia, dal nulla.-

Harry lo guardò, perplesso, e Albus si sentì ferito dalla sua mancanza di fiducia.

-Papà, te lo giuro, era qui.-

-Al- cominciò Harry, accondiscendente -So che sei sconvolto e comprendo bene quello che provi. La paura, la sensazione di essere spiati, di rischiare continuamente… Chi meglio di me ti può capire- cercò di sorridergli -Ma Delphini non può essere qui, è rinchiusa ad Azkaban e soprattutto non può farti del male.-

-Ma io l’ho vista, era lì!- insistette l’adolescente, convinto, indicando la parete di fronte -Mi credi, vero?-

Harry esitò, ma poi forzò un sorriso -Certo che ti credo e farò in modo che non capiterà mai più, va bene?- lo incoraggiò dolcemente, ma Albus annuì con poca convinzione -Dai, il bagno si è liberato, corri prima che ci entri James-

Albus si alzò e uscì mestamente dalla porta, seguito dallo sguardo preoccupato del prescelto.

“Hermione” pensò subito quest’ultimo “Devo parlarne con Hermione”

 

 

 

 

Nella cella più remota e controllata di Azkaban una giovanissima prigioniera camminava in cerchio, lentamente. Le punte turchesi e sfibrate dei capelli lunghi scendevano pesanti e ricciolute fino ai fianchi, i piedi nudi contro la pietra erano apotermi e pieni di taglietti.

La cella era umida, semi buia, ma spaziosa. D’altronde, ai piani alti dedicati all’ergastolo femminile c’era solo lei. Poche streghe erano finite lì, e sua madre era stata forse la più esemplare. C’era una buona possibilità che Delphini si trovasse nella stessa cella in cui aveva dimorato Bellatrix Lestrange per quasi quattordici anni.
La ragazza ci pensava praticamente ogni giorno.

Solo che Voldemort non sarebbe tornato a salvarla come aveva fatto con Bellatrix. Non sarebbe mai più tornato, e lei non l’avrebbe mai più potuto rivedere. Rivedere, sì. Delphini era certa di averlo visto almeno una volta, quando era ancora in fasce e del tutto incapace di intendere di volere. Li aveva visti entrambi, tutti e due, doveva solo scavare e riesumare i suoi più lontani ricordi infantili, seppelliti chissà dove nel suo inconscio. Magari i suoi genitori le avevano comunicato qualcosa di importante, magari le avevano dato la chiave della vittoria…

Delphini si mise le mani tra i capelli, esasperata. Odiava sentirsi così impotente, era frustrante.

Non riusciva a ricordare nulla dei suoi genitori, ma in compenso aveva appena avuto una visione di quell'idiota di Albus Severus Potter.

Lo aveva visto distintamente e aveva percepito il suo deprimente stato d’animo, come se per un attimo avessero condiviso lo stesso cuore.

Perché? Cosa diavolo significava?

Era stato reale? O un miraggio, uno scherzo della sua mente e dei Dissennatori?

Respirò forte, inginocchiandosi e dondolandosi sulle punte dei piedi come a volersi cullare.

“Non sono pazza” si incoraggiò Delphi, con gli occhi serrati, cercando di fare respiri profondi “Non sono pazza…”

Cosa significava? Come e perché era accaduto? Se l’era immaginato? Era stato un sogno? Eppure era stato tutto così nitido e reale, la camera del ragazzino, i suoi occhioni verdi che si sgranavano impauriti, quella strana sinfonia in sottofondo…

“Papà!” aveva gridato Albus “Papà!”

A Delphi venne voglia di urlare. Avesse potuto chiamarlo lei, il proprio padre!

E Harry Potter era accorso da lui, preoccupato e pieno di premure, mentre per lei non c’era nessuno che accorreva.

Si sentiva sola, Delphi, sola e in balia di un pericoloso nemico.

Perché Harry Potter, sotto sotto, la intimoriva.



Note
Capitolo ripubblicato privo delle piccole migliorie. Spero comunque che sia leggibile.
Comunque solo a me capitano queste cose, ragazzi, solo a me xD


 

   
 
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