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Autore: EcateC    07/11/2019    4 recensioni
Vorrei raccontarvi una storia antica, forse già sentita, ma sempre riuscita e in ogni universo gradita.
Parla di due ragazzi nati in due famiglie avverse, diverse, che hanno combattuto una guerra tra luce e oscurità, senza timore né pietà, finche una di esse non è perita nel noto giorno di inizio maggio, sconfitta dal Prescelto e dal suo indomito coraggio. Ma una bambina si salvò, Delphini il mago oscuro la chiamò. Ella intraprese un viaggio temporale, per riscattare suo padre e ristabilire il suo ordine del male. Alla fine non ci riuscì, ma qualcuno di lei si invaghì.
A Harry Potter la cicatrice faceva di nuovo male, perché di Delphini e di Albus Severus vi voglio parlare...
Albus Severus Potter/Delphini Riddle; Post "The Cursed Child"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Delphini Riddle, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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-Ma lui non può tornare- ribatté Delphi, anche se una scintilla di flebile speranza si era accesa in lei -Gli Horcrux sono andati tutti distrutti!-

-Tutti? Chi può dirlo. Non lo sappiamo in verità- le rispose l’anziano Rodolphus Lestrange -Nessuno lo sa. Forse solo tua madre lo sapeva, Voldemort si confidava solo con lei-

Delphi avvertì una stretta allo stomaco -Ma se ci fosse un altro Horcrux, allora lui sarebbe… Solo e…-

-Più debole che mai, sì.-

 

 

 

Le stelle.

Delphini adorava guardarle e perdersi nella loro irraggiungibile immensità. C’era qualcosa di poetico nelle stelle e nel mistero che celavano.

Erano maestose, lontane e intoccabili, mistiche e incredibili, eppure esistevano ed erano incastonate là, visibili a occhio nudo.

Delphini cercava di affacciarsi più spesso che poteva in quella ristretta fenditura scavata nel muro di pietra. Fortunatamente per lei, era nata agile e flessuosa, e il suo fisico slanciato e molto leggero ricalcava in modo impressionate quello di Lord Voldemort, suo padre. Ella riusciva perciò ad arrampicarsi sulle rocce con relativa facilità e a sporgere la testa nell’alta finestra. Ogni volta che vedeva il panorama, sempre di nascosto, lo spettacolo riusciva sempre a emozionarla.

Azkaban infatti era un’isola in mezzo al mare. C’erano spesso temporali e burrasche e il clima era dei peggiori: umido e afoso d’estate, gelido e ventoso d’inverno. Tuttavia,  Azkaban aveva anche un lato positivo e quello era proprio il cielo. Quando non pioveva, la volta celeste era tersa e stellata, e quasi si confondeva con il cobalto del mare. Era uno spettacolo commovente, che infondeva speranza allo stesso tempo malinconia, uno spettacolo che Delphini cercava di ammirare ogni volta che poteva, ovvero ogni volta che non c’erano Dissennatori o le guardie incappucciate dei MACUSA nei paraggi.

Azkaban infatti non era più la stessa fortezza di un tempo. C’erano perfino numerosi esseri umani posti a presidio della sua cella, maghi che si erano “immolati” in nome della sicurezza della patria e, soprattutto, di un generoso gruzzoletto. Ma nessuno di quei parassiti aveva avuto il fegato di andare da lei a controllarla, nemmeno durante gli orari consentiti. Gli unici, che si affacciavano nella sua cella, erano i Dissennatori, ma giusto per accertarsi che fosse ancora viva.

Ma i maghi no, se ne guardavano bene. Come tutti, anche loro erano terrorizzati e la ritenevano una sorta di Lord Voldemort in miniatura.

E chissà, magari avevano pure ragione.

“Forse” si interrogava Delphini, nel silenzio perpetuo della sua cella “Sono più spaventosa di quello che penso.”

E in effetti il dubbio era ragionevole. Il suo aspetto emaciato e un po' sinistro poteva incutere disagio, ma Delphi non aveva mai pensato di poter fare davvero paura al suo prossimo. E l'idea non le faceva piacere, a dire il vero, nemmeno un po'.

E questa solitudine forzata stava iniziando a farsi sentire. Le veniva da piangere ogni giorno, voleva fuggire, si sentiva privata di ogni speranza, sola, come se fosse l’ultima persona rimasta sulla Terra. E il problema era che questa sensazione di asfissiante solitudine aveva accompagnato Delphini da sempre, fin da quando era nata. L’ergastolo con l’isolamento diurno aveva solo ingigantito uno spettro già presente nella sua vita.

Basti pensare che da bambina, pur di stare con qualcuno, Delphini si era inventata un amico immaginario con cui giocare e sfogarsi, proprio perché non ne aveva mai avuto uno vero. Ma ora era adulta e la fantasia non le bastava più. Aveva bisogno di parole e di contatto umano, di parlare e sentire voci, di vedere occhi e di ammirare sorrisi.

Aveva ragione Euphemia Rowle, la strega anaffettiva che l’aveva cresciuta, quando diceva che lei avrebbe fatto una brutta fine.

E d’altronde, quando sei la figlia di un mostro, non puoi sperare in un futuro radioso o in cose belle, come l’amore o l’amicizia. Mostro nasci e mostro rimani, perché la mela non cade mai lontano dall’albero, come amava predicare la suddetta Rowle. E ora lei aveva capito perché.

Delphini sapeva chi erano i suoi genitori e cosa avevano fatto. Rodolphus Lestrange le aveva raccontato tutta la verità, senza tralasciare alcun dettaglio o indorare la pillola. Inoltre nelle librerie magiche c’erano tantissime biografie dedicate a Lord Voldemort, il mago oscuro più pericoloso degli ultimi secoli, per non dire dell’intera storia.

Sapeva cosa aveva fatto, aveva visto i ritratti che lo rappresentavano, così come aveva visto anche le foto segnaletiche di sua madre. Due esseri umani spezzati dentro, inquietanti e allo stesso tempo inquieti, che si erano incredibilmente trovati tra le spine di un mondo avverso. Eppure quei due esseri umani l’avevano messa al mondo, tenendola con loro per qualche mese.

Delphini non sapeva darsi una spiegazione razionale di questo. Aveva forzato così tante ipotesi sul perché fosse al mondo che ormai ci aveva rinunciato. Non sapeva nemmeno in che rapporti fossero i suoi genitori, Rodolphus in questo era stato tombale, non aveva detto nemmeno una parola. E Delphini aveva intuito il motivo e non aveva insistito: Bellatrix era stata pur sempre sua moglie ed era rimasta incinta di un altro uomo. Non doveva essere il massimo, per il marito.

Comunque, sicuramente non era nata a causa di una svista. Era folle anche solo da immaginare che il mago oscuro più temuto della storia fosse diventato padre per sbaglio. E poi, obiettivamente, se la gravidanza non fosse stata programmata, Voldemort non ci avrebbe impiegato molto a sbarazzarsi del feto.

No, se Delphini era al mondo c’era un motivo. Loro l’avevano voluta, cercata probabilmente, e questa consapevolezza da un lato la rasserenava, ma dall’altro la inquietava. Non poteva esserci niente di buono, dietro la sua nascita.

Si sentiva come una sorta di anticristo, venuto al mondo solo per far del male.

No, se nasci in siffatte circostanze, non puoi sperare di avere una vita felice o di diventare qualcuno di amabile.

Non puoi sperare di essere amato o di avere un amico.

O, almeno, questo era ciò che credeva Delphini.

 

 



 

-Ho bisogno di ascoltarmi un po’ di musica, ne va della mia vita- borbottò Albus Severus, coricato a letto -Scorp, mi canti qualcosa?-

-Double Trouble?- propose lui, l’unico rimasto in piedi a disfare ordinatamente le valigie.

-No, non Double Trouble, basta Double Trouble- rispose Al, alzandosi a sedere con fare esasperato -Che ne dici dei R.E.M.?-

-Ragazzi, sono quasi le due, dormite per favore- si frappose Zabini, sdraiato sul fianco e con gli occhi già chiusi.

-Scusa, Al, ma non li conosco- gli rispose Scorpius, alzando le spalle.

-Che strazio- si lamentò tragicamente Albus, lasciandosi cadere sul letto -Ho bisogno del mio Mp3.-

-Fattelo spedire- proprose Scorpius -Ho sentito che Polly Chapman si è portata dietro il computer.-

-E per cosa?- domandò, stranito ma interessato -Tanto internet qui non va.-

-Ragazzi, io domani mattina vorrei essere vivo- li supplicò Zabini, schiacciandosi il cuscino tra le guance.

-Dai Max, alle prime due ore abbiamo Paciock, che ti importa- minimizzò Albus -E poi James mi ha detto che stanotte i Grifondoro faranno after, quindi non facciamo i novantenni della situazione, per favore.-

-E tu credi a quello che dice James Potter?- domandò Scorpius, retorico.

-No, però… Possibile che dobbiamo sempre essere noi quelli che non si divertono mai? Che non fanno mai niente?-

-Per forza non facciamo mai niente, siamo i Serpeverde- gli fece notare Scorpius, mentre piegava i suoi maglioncini grigi in ordine di sfumatura -Se fanno after i Grifondoro, sono simpatici e carini, se lo facciamo noi, siamo dei delinquenti dediti alle arti oscure. Capito la differenza?-

-Che pregiudizi del cazzo- si lamentò giustamente Albus -Non è giusto.-

-Non sarà giusto, ma è così- esclamò Scorpius con placida rassegnazione -Capirai, io sono anche un Malfoy. Se faccio un rutto al momento sbagliato potrebbero scortarmi ad Azkaban.-

Sia Albus che Zabini ridacchiarono, il quarto ragazzo -Timothy Flint- invece dormiva già come un ghiro. Albus rideva, ma dentro di sé sentiva una grande rabbia e frustrazione.

Non era giusto, no. Quello che diceva Scorpius poi era vero, i Serpeverde erano oggettivamente più controllati e puniti più severamente degli altri, come se dietro ogni piccola marachella si nascondesse un intento criminale o l’anima di un potenziale mago oscuro.

Albus strinse i pugni dalla rabbia.

-Sai che c’è? Visto che siamo praticamente i villain della scuola, tanto vale comportarci come tali, no?-

-Che stai dicendo?- si preoccupò Scorpius, vedendo che il coetaneo si era alzato dal letto.

-Vado a farmi una passeggiata- rispose Albus, infilandosi velocemente le scarpe.

-Ma non puoi uscire a quest’ora!- ribatté, guardando Zabini come per cercare sostegno -Sono le due di notte, i Prof ti massacreranno.-

-Vado solo in guferia a spedire una lettera.-

-Ma non puoi spedirla domani mattina?- lo pregò Scorpius -Albus, non farci perdere 100 punti il primo giorno di scuola, ti prego.-

-Tranquillo, non mi farò beccare.-

-Le ultime parole famose…- borbottò Max Zabini.

-Posso almeno sapere a chi devi scrivere così urgentemente?-

-A mio nonno- rispose Albus, sorridendo -Seguo il tuo consiglio, mi faccio spedire l’Mp3.-

-Tu cosa!? Ma io scherzavo!- strillò Scorpius.

-È scemo- borbottò Zabini, guardandolo uscire -È scemo, non c’è niente da fare.-

 

 

Albus in quel momento si sentiva libero e leggero. Corse più veloce e silenziosamente che potè, rasente al muro come un ladro, e nel frattempo cercava di richiamare alla mente il ritornello di una famosa canzone pop. La richiamò fedelmente nella testa, l’aveva ascoltata talmente tante volte che ne ricordava la melodia ritmica e rassicurante. Canticchiò il ritornello tra le labbra mentre scendeva frettolosamente e silenziosamente le scale del castello buio e dormiente.

“…People're killing, people're dying, children hurting, I hear them cryin'. Can you practice what you preachin'? Would you turn the other cheek?fece un salto in lungo, correndo per il lungo ponte esterno che collegava  Hogwarts all'altro versante Father, Father, Father help us! Send some guidance from above, 'cause people got me questioning where's the love?

Albus non aveva mai studiato canto, però aveva un buon senso del ritmo e una bella voce, che giunse fino alle orecchie di qualcuno che solo in apparenza si trovava molto, molto distante da lui.

 

 

Delphi guardò in alto, verso la feritoia. Inspiegabilmente, le sembrava più vicina e luminosa.

 

 


 

 

 

-Bentornati, ragazzi! Forza fatevi avanti! Sveglia, Serpeverde, è mattina!-

 

-Come fa il professor Paciock a essere così di buon umore di prima mattina?- bisbigliò Scorpius, avvicinandosi al tavolone per la prima lezione di Erbologia.

-Tutti i Grifondoro sono stupidamente positivi, io ci sono abituato- gli rispose Albus, con noia.

-Non ne abbiamo più parlato… Com’è andata ieri notte in guferia?-

-Benissimo, ho fatto tutto.-

Scorpius fece un'espressione di ammirazione -Ma veramente tuo nonno ti spedirà l’Mp3 di nascosto?-

-Mio nonno Arthur fa questo e altro- gli rispose Albus, contento -Una volta mi ha anche firmato una nota disciplinare senza dire niente a mio padre.-

-Che bellezza, anche io vorrei un nonno così- borbottò Scorpius, pensando a suo nonno Lucius -Io se chiedo una cosa del genere al mio, è capace di darmi in pasto ai suoi pavoni.-

-Silenzio, Serpeverde- li ammonì Paciock -Mi auguro che vi siate riposati bene quest’estate, perché quest’anno abbiamo gli esami. I G.U.F.O. non sono una passeggiata, ragazzi, occorre molto studio e molta concentrazione per superarli…-

-Merlino, è il primo giorno di scuola e già ci parlano dei G.U.F.O- si lamentò Zabini, vicino a loro.

-Voglio morire- rispose Scorpius, lanciando uno sguardo alla diligente Rose Granger Weasley, che annuiva, attenta.

-Allora, oggi voglio iniziare la lezione parlandovi di un particolare vegetale che mi sta molto cuore- continuò Paciock, con orgoglio -Ditemi, chi si ricorda come ha fatto Harry Potter a vincere la seconda prova del Torneo Tremaghi?-

Rose fece subito scattare il braccio in alto, ma Neville rivolse le sue attenzioni ad Albus Severus, che abbassò lo sguardo, vistosamente irritato. Scorpius gli diede una gomitata.

-Albus?- lo interpellò il professore, a voce alta.

-Non conosco nel dettaglio tutte le prodezze che ha compiuto mio padre, professore, mi scusi- gli rispose, acido.

-Quand’è così… Signorina Granger Weasley?-

-L’Algabranchia!- rispose subito la studentessa, fiera.

-10 punti a Grifondoro!- disse felicemente Paciock -E chi si ricorda chi ha consigliato a Harry Potter di prendere l’Algabranchia?-

-È stato l'elfo Dobby, professore…- 

-Ebbene sì, ma grazie a me!- concordò Neville, tutto contento -Dovete che sapere che quando Harry Potter andò…-

Albus smise del tutto di ascoltarlo, sollevando gli occhi al cielo.

Odiava quando si osannava l’eroismo di suo padre. Odiava dire il proprio cognome e beccarsi degli sguardi di ammirazione e incredulità.

“Potter!? Vuoi dire che sei il figlio di Harry Potter!?”

Era un incubo, la grandezza di suo padre adombrava la sua presenza e aveva il potere di farlo sentire una nullità, esasperava la sua insicurezza.

Albus teneva lo sguardo basso e lentamente la voce del professore iniziò a farsi sempre più lontana e ovattata. Giocherellò con la punta della cravatta verde argento, arrotolandosela tra le dita. Presto, un senso di fiacca e pesantezza si impossessò di lui, e le grosse righe della cravatta iniziarono a confondersi tra di loro. Il ragazzo sbatté le palpebre più di una volta e poi si stropicciò gli occhi stanchi. Li mantenne chiusi per un attimo e rabbrividì per un improvviso brivido di freddo.

Strano, aveva sentito caldo fino a un minuto fa.

Lanciò uno sguardo a Scorpius, che aveva già allestito la sua postazione con gli strumenti per la lezione, e poi si guardò le scarpe nere.

Gli bruciavano gli occhi. Li chiuse in modo più incisivo, sbattendo le ciglia folte e nere.

Quasi non si accorse di non sentire più alcuna voce, nessun rumore. Ma a un certo punto un singhiozzo trattenuto lo scosse.

Albus alzò lo sguardo, trovandosi all’improvviso in un altro luogo. Non era più nella serra di Erbologia, era in una stanza scavata nella roccia, tenebrosa e desolante, gelida.

Di fronte a lui c’era Delphini, che lo fissava incredula, con gli occhi sgranati.

Ad Albus mancò il respiro, letteralmente

-Che cosa… Che significa tutto questo?- riuscì ad articolare, atterrito -Perché sono qui?-

La ragazza non rispose, sconvolta. Albus la guardò meglio, il suo sguardo si ammorbidì.

-Stavi piangendo?- intuì, socchiudendo gli occhi.

Lei corrugò la fronte e prese la prima cosa che gli capitò a mano - un sasso - e glielo tirò contro, facendolo sparire.

 

 

-ALBUS! ALBUS!-

Albus aprì faticosamente gli occhi e si ritrovò una miriade di volti preoccupati intorno a sé, il professor Paciock chinato su di lui.

-Cosa…- borbottò, rendendosi conto di essere sdraiato a terra -Che è successo?-

-Sei svenuto, Albus. Ragazzi, state indietro, non c’è niente da vedere- intimò il professore agli altri studenti -Hai avuto un calo di pressione o qualcosa del genere, purtroppo nelle serre succede- gli spiegò bonariamente -La temperatura non è mai delle migliori-

-Un cosa…?-

-Scorpius, vai in infermeria a chiamare qualcuno.-

-Sì, prof.-

-Non ti preoccupare- gli sorrise Neville -Sono cose che succedono. Anche io sono svenuto molte volte a Hogwarts.-

Albus si alzò in piedi, con la testa che gli girava e i brividi di freddo a sconquassargli il corpo. Era talmente scosso che non si sentiva nemmeno imbarazzato, in quel momento.

Poi gli tornò bruscamente in mente la visione, quegli occhi grigi e pieni di lacrime.

Quella era stata la seconda volta.

 

 


 

 

“Perché sta succedendo questo? Che significato ha? Perché proprio lui!?”

Delphini camminava in cerchio come di consueto, con i capelli lunghissimi e stretti convulsamente tra le dita. Era in preda a una profonda ansia, che le impediva di pensare in modo lucido e razionale.

Aveva desiderato vedere qualcuno con tutto il cuore. Che fosse una guardia incappucciata, un Auror del Ministero o chiunque altro non importava, voleva vedere un essere umano. Aveva pregato intensamente l’universo, perché la solitudine ormai la stava attanagliando come il morbo di una malattia, e questo in risposta le aveva mandato lui, di nuovo.

C’era qualcosa di insondabile che la legava a doppio filo con Albus Severus Potter.

Probabilmente non si sarebbe più tolta dalla testa la sua espressione preoccupata. C’era stata un’inspiegabile premura nel suo sguardo, forse dettata proprio dalla sua giovane età. Era un bambino dopotutto, e i bambini sono perfidi, consolano per gioco perché sono felici quando a soffrire sono gli altri al posto loro.

Forse era per quello che il moccioso Potter le aveva chiesto perché stesse piangendo, ne era stato intimamente compiaciuto.

In fondo nessuno poteva preoccuparsi di lei, andiamo, era la figlia del Signore Oscuro.

Però era stata felice di averlo visto, la sua sola presenza le aveva ricordato che non era sola sulla Terra, che oltre quelle mura c’era un mondo pieno di persone. Doveva solo trovare il modo di evadere dalla prigione, i suoi genitori lo avrebbero fatto in meno di un giorno.

Però loro erano stati in due, lei era da sola.

Sempre da sola

 


 

“All by myself! Don’t wanna beee… All by myself, anymore!”

 

-Oh, smettila, Potter!-

Ma Albus non smise e continuò a cantare con tono melodrammatico, steso sul letto dell’infermeria

-Potter!-

-Madama McLin, la supplico, posso tornare in aula?- chiese Albus, disteso sul letto dell'infermeria -Le giuro che sto bene-

-Ma pensa, sei il primo studente della storia che ha fretta di tornare a lezione- osservò lei, infastidita.

-Perché è il primo giorno di scuola. Non ci sono lezioni vere, il primo giorno di scuola… La prego.-

-No, sei appena svenuto, devi stare qui. E finisci di bere lo sciroppo.-

-Che pizza- borbottò Albus, bevendo l’intruglio disgustoso alla sua destra -E che figura di merda.-
Se solo avesse avuto il suo Mp3, la musica avrebbe allietato un po' quella sensazione di ansia e generale pesantezza che sentiva.

Si guardò lo stinco sinistro, nel punto dove Delphi lo aveva colpito con il sasso, e vide che si era già formato un livido.
-Merda. È tutto vero- soggiunse, guardando il soffitto bianco.
Ciò che gli stava succedendo era degno di un colossal cinematografico. Albus si sentiva come il protagonista eroico e coraggioso di un romanzo per ragazzi. E questo lo elettrizzava ma soprattutto lo inquietava, visto che non si sentiva né eroico né tanto meno coraggioso.

“Delphini ti mangia a colazione e usa le tue ossa come stuzzicadenti” gli aveva ricordato gentilmente Rose Weasley solo poche ore prima.

E come darle torto… Solo che, questa volta, Albus non aveva avuto la stessa paura paralizzante della prima.

L’inquietudine di vedere Delphini Riddle era stata mitigata dal suo pianto. L’aveva “vista” due volte, e per due volte l’aveva sorpresa mentre piangeva.

Questo era strano.

Albus era certo che suo padre non avesse mai visto Voldemort piangere. C’era qualcosa di triste e tragico in tutto questo. Lei stava soffrendo e ad Albus, malgrado tutto, dispiaceva. Vederla in quello stato aveva toccato corde del suo cuore che non credeva nemmeno di possedere.

Si sentiva quasi in colpa.

 

 

 

Ministero della magia

 

-Sì, Albus purtroppo è svenuto. Ma stai tranquillo, Harry, adesso sta bene e Madama McLin ha detto che non c’è niente di cui preoccuparsi.-

Ma Harry Potter non stava affatto tranquillo. Neville gli stava raccontando la vicenda dello svenimento di Albus Severus dal fuoco del camino, e se prima aveva avuto solo mal di testa, ora aveva un'emicrania lancinante.

Suo figlio non era mai svenuto, non aveva mai avuto problemi di salute di quel tipo, prima d'ora.

-Sarà stato un problema dato dalla crescita, Al sta crescendo talmente in fretta- cercò di rassicurarlo Hermione, seduta accanto a lui -Magari ha avuto un calo di pressione, o forse non ha dormito, visto che ieri è stata la prima notte a Hogwarts. Sai com’è.-

-Sì, infatti- concordò Neville -Non c’è niente di cui preoccuparsi, Harry, sono cose che succedono.-

-No, non sono cose succedono- li confutò il prescelto, reso più severo dalla preoccupazione -Vi ricordate quando capitava a me di svenire? Non erano cali di zuccheri o cali di pressione. Non svenivo perché non dormivo o non mangiavo.-

Il volto di Hermione si fece buio e preoccupato, Neville invece non capii subito, ma intuì la serietà del problema.

-Che cosa vuoi insinuare, Harry?- domandò infatti, preoccupato. Harry però si rivolse a Hermione.

-Devo andare nella prigione d’Azkaban, ora- le disse perentorio -Devi firmarmi subito un’autorizzazione.-

-Sai anche tu che non è così immediato. È una procedura lunga, devo richiedere prima il nulla osta al Ministero Europeo, dopo di che loro…-

-Non c’è tempo per la burocrazia!- la interruppe malamente Harry.

-Ragazzi, scusate ma fra dieci minuti devo tornare a lezione. Ho due ore con Lily, Harry.-

-Salutamela- gli rispose il prescelto, distrattamente.

-Certo, ciao Harry. Ministro- Neville fece uno scherzoso cenno del capo all’amica.

-Professore- gli sorrise Hermione a sua volta, guardandolo scomparire gradualmente nel fuoco morente del camino.

-È stata Delphini- soggiunse subito Harry, agitato -Se Albus è svenuto, è stata colpa sua, ne sono certo.-

-Harry, calmati, non è detto.-

-Te lo dico io! È stata lei!-

-Non essere sempre così testardo e perentorio. Ti ricordi al sesto anno, quando ti eri fissato con Malfoy?-

-Sì, e non per niente avevo ragione. Devo andare da Delphini, ora.-

Hermione si massaggiò la fronte, stancamente.

-Hai idea di che razza di polverone si solleverà, se tu andrai ad Azkaban? Il MACUSA ci tempesterà di domande, il Ministero Europeo ci metterà ancora più alle strette, le gente si insospettirà, i giornalisti…-

-Hermione, si tratta di mio figlio, non me ne frega niente se il MACUSA o l’Europa hanno qualcosa da ridire!-

-Per tutte le cavallette, quanto sei testardo!- esclamò Hermione, scompigliandogli i capelli -Sei peggio di Ron!-

Harry le sorrise -Ascolta, io ero solo quando Voldemort mi tormentava, ero solo e avrei dato qualunque cosa per avere un padre al mio fianco. Non permetterò che mio figlio provi la stessa cosa, perché ci sono io con lui. Io affronterò Delphini al suo posto e io sistemerò la faccenda.-

-Non cambierai idea, vero?-

-No.-

-Se le cose stanno così…- Hermione gli diede le spalle, come per celarsi al suo sguardo -Andrai ad Azkaban, ma lo farai in via… Diciamo, informale.-

Harry socchiuse furbamente gli occhi -Intendi di nascosto?-

-Di nascosto, che brutta frase- osservò Hermione mentre impilava dei fogli -Intendo senza tutta quella inutile burocrazia…-

-Ma io ho sempre detto che tu sei il mio Ministro della Magia preferito!- soggiunse il prescelto, raggiante -Il migliore della storia!-

-Lo faccio solo per Albus- ci tenne a precisare Hermione, mentre Harry l’abbracciava -Perché sono preoccupata per mio nipote.-

-Ti adoro, Hermione.-

-Se ti sente Malfoy…-

-Ti adora anche lui?- le sorrise.

 

 

Caro Scorpius,

-No, così non va- mormorò Draco, cancellando la prima riga.

Scorpius, mi dispiace per il diverbio che abbiamo avuto. Puoi frequentare la figlia della Granger.

-Troppo diretto?- si disse, rileggendo quella riga.

Scorpius, per quanto mi irriti, la piccola Granger va bene, basta che non la sposi. Un caro saluto.

-Magari al posto di “piccola Granger” sarebbe meglio il nome- rifletté Malfoy senior -Ma come si chiama la ragazzina? Rory? No, ha un nome floreale… Daisy? Violet?-

-Ho appena visto Harry Potter e il Ministro abbracciarsi come due fidanzatini nella sala delle comunicazioni!-

Draco sgranò gli occhi e si voltò di scatto verso un chiacchiericcio gruppetto di signore.

-Avevi ragione tu, Selenia!-

-Oh, beata lei!- esclamò una seconda pettegola -Quanto vorrei essere al suo posto. Harry Potter è così… Così…-

-Eroico!-

-E bello!-

-E coraggioso!-

Draco fece una smorfia infastidita e si voltò di nuovo sulla sua scrivania.

Per Salazar, quanto detestava San Potter. Si alzò e andò a prendere l’ascensore, destinazione: Ufficio centrale del Ministro della Magia.

 

 

-Stando a quanto si dice, la prigione di Azkaban è ubicata in un’isola del Mare del Nord, che secondo alcuni coincide con l’isola tedesca di Heligoland. Ma ti posso dire tranquillamente che è una bugia- spiegò Hermione a Harry, sfogliando velocemente un pesante atlante.

Erano seduti nel suo ufficio, gomito a gomito.

-Per ragioni precauzionali, il Ministero ha sempre celato la vera ubicazione della Prigione d’Azkaban, la quale non si trova affatto nel Mare del Nord, bensì…Qui-

Hermione indicò col dito un punto imprecisato nell’Oceano Atlantico meridionale, a sud ovest del Capo di Buona Speranza.

Harry affinò lo sguardo, ma oltre all’immensa distesa azzurra, non vide null’altro.

-Non vedo nessuna isola- disse infatti.

-Infatti, è talmente piccola e remota che le mappe quasi la ignorano- gli spiegò Hermione -Il centro abitato più vicino dista ben 2000 miglia nautiche, ma Azkaban è qui, nell’isola di Bouvet, te lo posso garantire. Raggiungerla è estremamente complesso, Harry.-

-Lo vedo- concordò Potter -È praticamente tra l’Africa e l’Antartide. Non oso immaginare che clima c’è.-

-Già. Raggiungerla attraverso le vie babbane sarebbe troppo lungo e dispendioso, poi perdonami, ma non posso darti troppe risorse, la gente già parla.-

-Lo so.-

-La gente parla per forza. Siete senza ritegno-

Sia Harry che Hermione si voltarono di scatto. Draco Malfoy li stava fissando dall’uscio della porta. Era appoggiato allo stipite e aveva le braccia conserte.

-Oh, scusate tanto. Ho forse interrotto il vostro momento speciale?-

-Cosa vuoi Malfoy?- gli disse Hermione, infastidita.

Draco la guardò male -Non voglio niente, certo non da te. Volevo solo dirvi che potete anche smetterla di nascondervi, perché tanto qui lo sanno tutti.-

-Ma di cosa sta parlando?- esclamò Harry, aggrottando le sopracciglia.

-Ignoralo. Fai come faccio io- borbottò Hermione, fulminandolo con lo sguardo.

-Perfino durante le ore di lavoro- continuò Draco, scuotendo la testa con una smorfia -Non ti facevo così spudorata, Granger.-

-Sono piena di sorprese, allora. E comunque è Granger Weasley.-

-Preferisco Granger e basta- le rispose a tono Draco -E per il valore che dai a tuo marito, dovresti farlo anche tu. Saresti più coerente.-

-Mi volete spiegare di cosa state parlando?- intervenne Harry, irritato -Hermione, abbiamo ben altro a cui pensare- disse, indicandole con un cenno impaziente la cartina. Draco socchiuse gli occhi.

-Cosa state guardando in quell’atlante?-

-Nulla- rispose Harry.

-Non sono affari tuoi, Malfoy- rincarò Hermione.

-L’isola di Bouvet- constatò il Serpeverde, allungando il collo -La sede di Azkaban.-

Hermione e Harry rimasero sbalorditi.

-Come diavolo fai a sapere che…-

-Sono un Malfoy, Granger. La mia famiglia lavora al Ministero da quando è stato istituito. E poi mio padre è stato un anno in quella prigione.-

Hermione e Harry si scambiarono un’occhiata di intesa. In effetti, le conoscenze di uno come Malfoy potevano rivelarsi incredibilmente utili in determinate circostanze.

-Sai anche come raggiungerla, per caso?- domandò infatti Hermione, cercando di apparire casuale.

-È impossibile raggiungerla. O almeno, è impossibile per noi che non pratichiamo le arti oscure- confessò Draco, rigidamente -Con le arti oscure si può fare qualsiasi cosa, anche creare una Passaporta che da qui ti porti direttamente ad Azkaban.-

-Come fai a esserne così sicuro?- gli chiese Harry, interessato.

-Lo so perché Voldemort ne costruì una, a suo tempo-

-Voldemort ha costruito una Passaporta per Azkaban!?- ripeté Harry, sorpreso -E perché avrebbe dovuto?-

-Per far evadere i Mangiamorte- gli rispose subito Hermione -O meglio... Per far evadere Bellatrix.-

Harry arrossì leggermente -Ah. Sì, immagino di sì-

-Cosa non si fa per le donne, eh, Potter?- soggiunse Draco, lanciando uno sguardo a Hermione, che alzò un sopracciglio.

-Certo. Soprattutto quando sono così bendisposte, vero, Malfoy?-

-Esattamente- le rispose, sfacciato.

Harry si schiarì la voce per richiamare la loro attenzione -Ma ne sei proprio sicuro, Draco?-

-Certo che ne sicuro. Come credete che abbiano fatto i Lestrange a raggiungere il mio maniero in meno di cinque minuti?- replicò loro con ovvietà -Hanno usato quella Passaporta. Ma vi anticipo già che è estremamente complesso costruirne una. Anche mia madre ci aveva provato dopo l’arresto di mio padre, ma senza riuscirci. Ci vuole giusto un mago come Voldemort.-

-E la Passaporta che ha creato Voldemort che fine ha fatto?- domandò Harry, concentrato.

-Non ne ho la minima idea- gli rispose Draco -Ma perché tutte queste domande? Che cosa state tramando?-

-Nulla- rispose velocemente Hermione, sostenuta -O quanto meno, nulla che ti riguardi.-

-Non mi fido di te, Granger.-

-Ragazzi…- li interruppe Harry, che stava riflettendo -E se la Passaporta di Voldemort si trovasse ancora a Malfoy Manor?-

-Cosa!?- sbottò Draco -A casa mia non c’è una Passaporta che conduce alla prigione di Azkaban! Ma dico, sei impazzito!?-

-Vale la pena controllare- lo interruppe Harry, sicuro -Hai mica qualche oggetto particolarmente magico, antico, prezioso e… Serpeverdesco?-

Draco lo guardò, basito. -Mmh, fammi pensare… Mezzo milione? Mezzo miliardo, più o meno?- ipotizzò, sarcastico.

-Sì, suppongo di sì- concordò Harry, mestamente -Allora sarà un’ispezione piuttosto lunga.-

-Ispezione? No, non vi permetto di perquisire la mia villa senza un mandato… O un motivo!- sbraitò Malfoy -O mi dite cosa avete in mente, o in casa mia non ci mettete piede.-

-Harry vuole andare il prima possibile ad Azkaban, ad ammonire Delphini per la questione delle visioni di Albus- gli spiegò velocemente e freddamente Hermione.

-Ecco. Questo è un motivo- annuì Malfoy, diplomatico -Ma perché dovete complicarvi la vita con una Passaporta illecita? Il Ministero non può fornirvi un mezzo con cui andarci?-

I due amici rimasero in un imbarazzato silenzio, al che il Serpeverde comprese e guardò Hermione a bocca aperta.

-Volete andarci di nascosto!?- constatò, incredulo e divertito.

-Shh!- lo zittì Hermione, arrossendo -Vuoi abbassare la voce, idiota!?-

-Ma senti qui! Mi meraviglio di voi!- li canzonò Malfoy, beffardo -Ministro, perché non sei finita in Serpeverde?-

-Ho il sanguesporco, non te lo ricordi?- lo fulminò Hermione.

-Ah, giusto- scherzò Malfoy -Me n’ero quasi dimenticato, Granger- enfatizzò il suo cognome, lei lo guardò male.

-Non abbiamo avuto altra scelta- lo interruppe Harry -E poi, che tu ci creda o no, io e Hermione infrangiamo le regole da quando abbiamo undici anni.-

-Non che la cosa ci renda onore- sottolineò quest’ultima, imbarazzata, mettendosi una ciocca dietro l’orecchio.

-Sapete, non siete così male come pensavo- confessò Malfoy.









 

Note
Ciao a tutti, eccoci qui, complimenti se siete arrivati alla fine, questo capitolo immagino sia stato impegnativo anche da leggere!
È infatti lungo e pieno di mie personalissime interpretazioni, che ho adottato anche per ragioni di trama. La più plateale riguarda l'uso degli oggetti tecnologici a Hogwarts. Io l'ho pensata così: Hogwarts continua a essere schermata rispetto a internet, per cui computer, smartphone e tablet sono pressoche inutili, tuttavia credo che dopo la seconda guerra e con il relativo sviluppo tecnologico, anche nell'ottica di insegnare la "babbanologia informatica" (passatemi il neologismo xD) gli oggetti tecnologici possano funzionare, anche se con un'utilità relativa, visto che non c'è campo. Quindi l'Mp3 funzionerà, proprio perché ha le canzoni già in memoria e non ha bisogno di internet per andare.
Punto 2: Voldemort e la Passaporta. Qui per esigenze di trama mi sono distaccata dalle mie precedenti interpretazioni e ho immaginato che il trasferimento Azkaban-Malfoy Manor fosse stato fatto per mezzo di una Passaporta. Non mi pare un'ipotesi così azzardata, anzi, forse anche più ragionevole dei Dissennatori che trasferiscono i reclusi e poi questo permetterebbe a Voldi di andare di persona ad Azkaban a prendere Bella, non male come cosa, no? ;)
L'isola di Bouvet esiste davvero (
https://www.google.com/maps/place/Isola+Bouvet/@-56.1466173,-32.3306519,3z/data=!4m5!3m4!1s0x463a3f223c0c2717:0xb76870f9f9dabceb!8m2!3d-54.4207915!4d3.3464497) e mi è parsa perfetta per Azkaban, sia dal punto di vista climatico che per la lontananza dal mondo abitato.
Infine, le canzoni che Albus canticchia sono "Where's the love" dei  Black Eyed Peas e "All by myself" versione di Celine Dion.





 

   
 
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