Marshmallow al gusto famiglia
Erza distolse lo
sguardo dal
fuoco, irritata a dire poco. Si era convinta a partecipare alla festa solo
perché
le avevano detto che sarebbe venuto anche Gerard, ma era lì
da due ore e del
ragazzo neanche l’ombra. In quel momento le dava fastidio
tutto, fumo del falò
in cima alla lista.
Risate degli
altri subito
sotto.
«È
una notte bellissima,
vero, Erza?»
A parlare era
stata Levy,
sguardo sognante rivolto in alto, un braccio di Gajeel a circondarle le
spalle.
«No»
rispose secca,
alzandosi. Era stufa di quella farsa, non sarebbe rimasta un secondo di
più.
«Oh?»
– vedendola alzarsi,
Natsu fu lesto a imitarla. «Hai ragione, Erza! Movimentiamo
un po’ la serata!
Ti sfido!» proclamò, puntandole un dito contro con
il suo solito, esagerato
entusiasmo.
«Non
stasera, Natsu» tentò
di spegnere il suo slancio sul nascere, ma non le riuscì.
Lui si era già
lanciato verso di lei, metaforica lancia in resta.
Un secondo dopo,
la schiena
di Natsu colpì la sabbia. Fu quasi soddisfacente.
Erza sperò
che
bastasse a scoraggiarlo, lo sperò pur sapendo benissimo che
non sarebbe
successo. L’osservò rialzarsi –
«Sono tutto un fuoco!» – con un sospiro
rassegnato, certo non sorpreso. «Non impari mai?»
sbuffò, mettendosi in posa.
Chissà, magari un combattimento con quella testa calda
l’avrebbe aiutata a
togliersi qualche pensiero dalla testa. Almeno per un po’.
La
stupì che i ragazzi della
Gilda non intervenissero, né commentassero – solo
Gray mormorò una
raccomandazione a non esagerare.
«Aaaaaa!!»
Natsu le venne,
di nuovo, incontro urlando – stavolta lei schivò,
preparandosi a
contraccambiare. Mettendo in pausa il cervello, si lasciò
assorbire dallo
scontro. Lui era in buona forma, notò distrattamente. Perse
il senso del tempo
che scorreva; non avrebbe saputo dire per quanto avessero continuato a
scagliarsi l’uno contro l’altro. Poteva essere
stata un’ora come dieci minuti;
alla fine si ritrovarono entrambi distesi sulla sabbia, uno accanto
all’altro,
ansimando per riprendere fiato.
«Non
male», gli concesse
dopo un po’.
«Ti
sconfiggerò, la prossima
volta» ribatté lui convinto. Notò Lucy
scuotere contrariata la testa, ma non le
sfuggì il suo sorriso. Lei e Juvia li avevano raggiunti.
«Tutto
bene?» le domandò la
ragazza d’acqua, accovacciandosi al suo fianco.
Erza
inclinò la testa per
osservarla, incuriosita; le sfide con Natsu erano all’ordine
del giorno, e
raramente aveva rimediato qualcosa di più di un graffio.
Quella sera, neanche
quello. «Sì», rispose dopo qualche
secondo. Si rese contro mentre lo affermava
di quanto fosse vero: lo scontro l’aveva svuotata, non solo
– e non tanto – di
energia quanto dalla negatività che l’aveva
preceduto. Il cielo stellato sopra
di lei adesso le sembrava meraviglioso.
«Non
era così luminoso,
prima» sussurrò, a nessuno in particolare.
«Forse
guardavi, ma in
realtà non vedevi» le rispose Juvia, sorridendo.
«Eri
così assente!» esclamò
Natsu, intromettendosi. Vide che era a gambe incrociate, ora. Lucy,
accanto a
lui, gli diede un colpetto sul braccio. «Una volta tanto, la
tua smania è
tornata utile».
Tacque,
iniziando a
comprendere. Si sollevò a sedere, voltandosi incredula verso
il mago. «L’hai
fatto apposta?»
«Ti
avrei sfidata comunque» dichiarò
lui con nonchalance. «Secondo loro ti avrebbe anche resa meno
triste, e allora
tanto meglio».
Lucy
sospirò; Natsu parlava
sempre troppo.
Juvia le
passò un piattino
con dei marshmallow. Sopra ognuno di essi, una decorazione al
cioccolato formava
il simbolo di Fairy Tail.
«Ragazzi…»
«Ricorda
solo che, anche se
lui non c’è, non sarai mai sola». A
dirlo fu Juvia, un sorriso incoraggiante dipinto
in volto, ma dietro di lei c’erano tutti i membri della
Gilda, Erza se ne
accorse. E fu loro grata.
Afferrando i tre
intorno a
lei, li strinse a sé d’istinto. La lasciarono fare
(non che opporsi alle prese
di Erza fosse un’opzione, in effetti).
«Grazie»,
mormorò ai suoi nakama
– più che amici, famiglia.