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Autore: Sole Walker    20/11/2019    1 recensioni
Francesca Evans ha 16 anni e vive a New York quando si ritrova catapultata in una realtà nuova. Il suo mondo viene stravolto in un' età già delicata di per sé... Lei non avrebbe mai potuto immaginare di essere una semidea, non ha nessuno che puó aiutarla e così lo scopre da sola di colpo.
É fuori per ben quattro anni dalla regola dei riconoscimenti promessa alla fine della guerra dei titani dagli dei su richiesta di Percy Jackson... e la cosa suona molto strana e richia di scatenare un grave litigio sull' olimpo che dovrà essere fermato prima che degeneri... ma forse Francesca non é una semidea qualunque...
PS: siate buoni è la mia prima storia... Recensiteee!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Mostri, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~Percy~

Quando la parete di lava ci aveva sbarrato la strada avevo istintivamente teso la mano verso Francy, ma Travis e Connor mi avevano bloccato giusto in tempo -Tranquilla, vi tireremo fuori di lì- avevo fatto in tempo a gridarle solo questo prima che il muro incandescente si mettesse tra noi.

Da quel momento in poi avevo collaborato con gli dei per oltrepassare la barriera, io e mio padre gettavamo acqua sulla parete di lava cercando di solidificarla ma stava diventando sempre più difficile richiamare acqua. Apollo immergeva le mani nude nella lava cercando di assottigliare il muro che ci divideva da Gea e i due semidei, ma il liquido incandescente continuava a fuoriuscire dalla spaccatura nel terreno. Accanto a noi Atena guidava il padre degli dei indicandogli i punti che era meglio colpire per indebolire il muro più velocemente. Indietreggiai più di una volta per prendere fiato e riposarmi lontano dal calore insopportabile, durante queste pause mi guardai attorno: anche gli altri semidei stavano facendo del proprio meglio, sia quelli del Campo Giove che del Campo Mezzosangue. Durante l’ultima pausa mi si avvicinò Annabeth, il sudore le grondava lungo la fronte, mi porse la sua borraccia con uno sguardo preoccupato e io le rivolsi un piccolo sorriso riconoscente prima di sospirare -Stanno tutti facendo del loro meglio- dissi guardando la massa di ragazzi a pochi metri da noi.

Annabeth si accigliò -Non proprio- commentò sedendosi accanto a me e facendo un cenno con la testa alla propria destra, mi chinai in avanti e notai le moire sedute tranquillamente all’ombra di un albero.

-Beh, sapevamo entrambi che non ci avrebbero aiutati- sospirai scrollando le spalle -Non mi riferivo a loro- continuò Annabeth spostando delle ciocche bionde che le si erano appiccicate al viso. Era raro che lasciasse trasparire le sue emozioni, ma questa volta la sua irritazione era palpabile. Mi sporsi in avanti ancora una volta e notai una quarta figura in piedi appoggiata all’albero -Demetra?- borbottai irritato -non è nemmeno un po’ preoccupata per sua figlia, non mi sorprende-

-Secondo te cos’ha in mente?- mi chiese la ragazza con tono preoccupato, guardai i suoi occhi grigio tempesta agitarsi sempre di più, le strinsi la mano -Non ne ho idea, ma temo che non ci piacerà-

-C’è un’altra cosa che mi lascia perplessa- aggiunse lei stringendo a sua volta la presa, la guardai invitandola a continuare -Apollo- disse indicando con la testa la schiena del dio intento a cercare un varco -forse è solo una mia impressione- chiarì -ma non l’ho mai visto così-

-Così come?- le chiesi senza staccare gli occhi dal dio -Preoccupato, agitato, concentrato… non lo so, sembra diverso- rispose -l’abbiamo incontrato più volte, quante di queste l’hai visto comportarsi in modo così serio?-

Poggiai le labbra sulla borraccia e bevvi un sorso d’acqua, riflettendo su ciò che Annabeth aveva appena detto -Hai ragione, è strano- nessuno dei due fece in tempo ad aggiungere altro perché un grido attirò la nostra attenzione. Scattai in piedi lasciando cadere la borraccia aperta sul terreno erboso e mi precipitai verso il semidio che stava gridando -Qui! Tutti qui!- continuava a ripetere. Mi feci strada tra la folla fino a raggiungere mio padre e Chirone accanto a Connor, Travis, Reyna e un paio di altri ragazzi del Campo Giove, tutti grondanti di sudore. Connor riprese fiato asciugandosi la fronte con il braccio e indicò la parete accanto a loro guardando me e Annabeth che mi aveva raggiunto. Notai che la lava si era solidificata alla base -Non sarà pericoloso?- chiese la ragazza alle mie spalle -Se rimane bloccato potrebbe esplodere- spiegò. Travis scosse la testa -Lungo gli altri lati scorre ancora, quindi non dovrebbe esserci pericolo-

-Ok- dissi -sbrighiamoci- tolsi il tappo a Vortice. Dopo numerosi fendenti la parete cominciò a sgretolarsi e alla fine crollò su sé stessa, immediatamente la lava liquida ai lati della spaccatura iniziò a colare verso il centro cercando di sbarrarci la strada. Ma Poseidone e Apollo la respinsero mentre io e gli altri semidei aprivamo ulteriormente il passaggio, quando il campo di fronte a me fu completamente libero alzai lo sguardo e ciò che vidi mi lasciò senza parole. Sole era bloccato in quella che sembrava una grossa sfera di cristallo e batteva i pugni contro le pareti trasparenti, il sangue colava lungo le nocche di entrambe le mani e sporcava il vetro ma lo sguardo del semidio era fisso davanti a sé. Seguì il suo sguardo e il sangue mi si gelò nelle vene. Francy era in piedi davanti all’altare accanto a Gea, mi dava le spalle ma riuscii a capire che teneva in mano la propria spada. Allarmato gridai il suo nome, vidi le sue spalle irrigidirsi ma non si voltò, così riprovai di nuovo e questa volta la semidea girò il viso di scatto guardandomi negli occhi. Non ebbi difficoltà a riconoscere la confusione sul suo volto mischiata al terrore, fissò qualcosa alle mie spalle e l’odio mutò la sua espressione. Ma fu solo un istante perché quando i suoi occhi incrociarono quelli di Sole tutte le emozioni negative vennero come spazzate via, all’improvviso sembrava molto più sicura di sé. Guardò Gea negli occhi e le disse qualcosa, quelle poche parole bastarono a far infuriare la dea che tentò di scagliare su di lei un rampicante. Francy con un movimento fulmineo conficcò la lama della spada nell’altare spingendola il più possibile in profondità, le grida della dea risuonarono in tutto l’altopiano. La semidea approfittò quindi della distrazione di Gea per fiondarsi verso il proprio zaino, frugò al suo interno per qualche secondo e alla fine estrasse un oggetto scintillante. Quando lo riconobbi sgranai gli occhi e guardai Annabeth alle mie spalle -Quello è…- cominciai e lei annuì più sorpresa di me. Ma non ebbi tempo di ragionare sul come Francy fosse entrata in possesso del pugnale della figlia di Atena perché quando incontrai il suo sguardo il piano mi fu chiaro, quel pugnale sarebbe stato usato ancora una volta per uccidere una persona che conoscevo. E questa volta avrebbe fatto senza dubbio più male. Non ebbi il tempo di dire niente, la semidea di voltò verso Sole, bisbigliò qualcosa e alzò le mani tremanti verso il cielo dove la luna si stava sempre più sovrapponendo al sole. Sentii l’elsa di vortice scivolarmi dalle dita ma non riuscii a fare nulla, solo quando il pugnale scese sul suo petto attraversando la carne trovai la forza di gridare il suo nome dopodiché rimasi incapace di fare qualunque cosa. Non sentii le grida rabbiose di Gea e nemmeno le persone dietro di me chiamare Francy, avvertii vagamente la mano di Annabeth stringersi sul mio braccio e vidi le lacrime rigarle il viso.

Quando alzai lo sguardo verso la palla di vetro i miei occhi incontrarono quelli altrettanto sconvolti di Sole e capii che lui stava soffrendo anche più di me. Senza pensare cercai di dirigermi verso il corpo immobile di Francy, ma numerose mani mi afferrarono impedendomi di muovermi, cercai di scrollarmele di dosso ma era tutto inutile. Connor mi afferrò per le spalle e mi fece voltare verso di lui, aveva il volto sconvolto ma la sua voce era ferma, non capii una parola di ciò che mi stava dicendo va lo vidi indicare Gea. Guardai la dea e vidi che aveva evocato altri due omuncoli armati di mazze che si dirigevano verso Sole con sguardi minacciosi, il ragazzo giaceva in ginocchio nella sfera con lo sguardo perso. Cercai di raccogliere i pensieri e trovare un modo per aiutarlo, ma prima che ci riuscissi il ragazzo si portò le mani alle orecchie e si chinò su sè stesso spalancando la bocca come se stesse gridando. All’improvviso la superficie della sfera si riempì di crepe fino a crollare su in mille pezzi. In quell’istante i piccoli mostri lasciarono cadere le armi portandosi le mani alle orecchie, ma evidentemente ciò non servì a proteggerli da qualunque cosa gli stesse dando fastidio perché dopo pochi istanti caddero a terra privi di sensi. Gea sembrava stupita quanto me, ma quando Sole riaprì gli occhi non ci fece caso, si alzò in piedi barcollante, raccolse la spada di Francy da terra e si precipitò verso di lei. Estrasse subito il pugnale dal corpo della ragazza, il suono orrendo arrivò anche alle mie orecchie facendomi venire la nausea ma non distolsi lo sguardo da Sole. Lo vidi prendere la semidea tra le braccia e immergere la testa tra i suoi capelli, rimase in quella posizione fino a quando Gea non chiamò il suo nome.

Il ragazzo la guardò con odio e cominciò a farle domande, dal loro discorso appresi che Francy si era sacrificata per salvare il mondo in cui vivevo e che sia lei che Sole erano figli di un dio e un semidio. Per questo Gea era interessata al loro sangue, ora che Francy era morta avrebbe usato quello di Sole e dei semidei lì presenti. Sentii il sangue ribollirmi nelle vene e istintivamente mi parai davanti ad Annabeth, non avrei retto un’altra perdita. Attorno a noi il paesaggio si faceva sempre più cupo, il sole era alto sopra le nostre teste ma sembrava di essere al crepuscolo. Alzai lo sguardo e notai che l’eclissi era completa.
Sole depositò delicatamente il corpo di Francy sul terreno, aveva uno sguardo pieno di rabbia e sensi di colpa. Gea agitò una mano e due germogli spuntarono dal terreno attorcigliandosi attorno alle braccia del ragazzo e trascinandolo in piedi, ma dopo pochi secondi la dea lanciò un grido e i ramoscelli si ritirarono lasciando libero il semidio. Non ci stavo più capendo nulla, alle spalle di Gea un gigante di pietra iniziò a prendere forma, mentre alla mia destra sentii Reyna gridare -Walker vieni via da lì, è un ordine- il tono autoritario non lasciava trasparire la preoccupazione che era evidente sul suo viso. Sole alzò la testa guardando nella nostra direzione, ma il suo sguardo era perso nel vuoto, ci fissò per qualche istante prima di darci le spalle definitivamente. Due ragazzi accanto a me, che riconobbi come Dakota e Hank del Campo Giove, chiamarono il suo nome implorandolo di tornare indietro, alle mie spalle molte ragazze di entrambi i campi lo guardavano preoccupate ma in silenzio.

Sole li ignorò avvicinandosi barcollante alla dea e fermandosi al centro del cerchio di terra, Gea fece cenno al gigante di avanzare. La terra tremava sotto i miei piedi ogni volta che il mostro di pietra muoveva un passo, cercai la forza di oltrepassare la barriera immaginaria che mi divideva dal semidio per riportarlo tra noi. Sapevo che Francy non avrebbe voluto vederlo soffrire, ma non riuscivo a scuotermi dallo stato d’impotenza in cui ero caduto. Quando il gigante di pietra abbassò una mano per afferrarlo tentati di chiamare il suo nome a mia volta ma dalla mia bocca uscì solo un suono strozzato, sentii la mano di Annabeth stringermi il braccio e mi voltai a guardarla. Sul suo viso serio non c’era traccia di lacrime, ma dai suoi occhi leggermente arrossati capii che se le era asciugate da poco -Non possiamo fare più nulla per lui-

-Che vuoi dire?- chiesi confuso, lei distolse lo sguardo per un attimo soppesando le parole e alla fine mi rivolse uno sguardo triste -Guardalo- quando i miei occhi incontrarono la figura di Sole capii immediatamente a cosa si riferiva. Il ragazzo era immobile con lo sguardo alzato verso l’alone sempre più rosso fuoco che circondava la figura scura della luna, era in piedi ma il suo corpo sembrava vuoto -deve pensarci da solo- continuò Annabeth -sono certa che non ha intenzione di arrendersi senza vendicare Francy-

E aveva senza dubbio ragione, come sempre. Ad una prima occhiata Sole sembrava un morto vivente, un corpo senz’anima, ma anche dalla mia posizione riuscivo a percepire un forte misto di rabbia, rancore, dolore e paura. All’improvviso l’ultima emozione sembrò prendere il sopravvento, diventando terrore puro e sovrastando tutte le altre, il ragazzo spalancò la bocca senza distogliere lo sguardo dall’eclissi e lanciò un grido che mi costrinse a portare le mani alle orecchie.
Per un secondo mi parve di vedere una colonna di luce lasciare il corpo di Sole e salire velocemente verso l’alto, la mano del gigante si strinse attorno al corpo del semidio e sull’altopiano scese un silenzio quasi irreale. Un secondo dopo mi sentii spingere di lato e un uomo dal fisico slanciato mi superò attraversando il confine di terra bruciata, si parò davanti al corpo immobile di Francy e allargò le braccia.

-State indietro!- gridò, ebbi appena il tempo di riconoscere la voce di Apollo quando una colonna di fuoco denso si schiantò sul terreno davanti a noi, avvolgendo Sole e Gea nelle fiamme. Mi coprii gli occhi con le mani quando una forte ondata di calore mi raggiunse il viso, era paragonabile a quando avevo bevuto le fiamme del Flegetonte. Alcuni semidei alle mie spalle gridarono, ma le urla che risuonarono sopra tutte le altre furono quelle di Gea. Il dio Apollo ci stava facendo da schermo contenendo la colonna di fuoco che era piombata giù dal cielo, ma la dea era stata colpita in pieno. All’improvviso le fiamme scomparvero così come erano arrivate, oltre l’uomo in piedi di fronte a me rimaneva solo Sole. L’altare, la dea e il gigante di pietra erano stati annientati. Ma ciò che attirò davvero la mia attenzione lasciandomi a bocca aperta fu l’ologramma sopra la testa del ragazzo, un arco d’oro e una freccia risplendevano sopra la sua figura illuminandola. Il ragazzo rilassò le spalle e si voltò verso di noi barcollando, trascinò i piedi nudi nella lava a testa bassa fino ad arrivare di fronte ad Apollo, a quel punto sollevò lo sguardo stanco. L’aria attorno a padre e figlio tremolava per il calore che emanavano, quando i loro occhi si incontrarono Sole lo fissò per qualche istante con un’espressione interrogativa sul volto, poi ebbe un capogiro e all’improvviso cadde in ginocchio, stremato. Con un lamento si distese accanto a Francy, le abbassò le palpebre sugli occhi senza vita e prese la sua mano, dopo averla fissata per qualche istante chiuse gli occhi e rimase immobile. Solo allora trovai la forza di muovermi, mi precipitai verso di lui seguito da Will Solace, inginocchiantomi accanto a lui lo presi per le spalle e iniziai a scuoterlo -Hey, Sole- lo chiamai -amico non fare scherzi, svegliati-

Will gli prese subito il polso controllando il battito, dopodiché si spostò sul suo petto, estrasse un coltellino dalla tasca e tagliò il collo della maglietta, con uno strattone deciso la strappò. Sul petto di Sole c’erano diversi tagli ed ematomi, la grossa fasciatura che Will gli aveva fatto poco prima copriva le ferite più importanti e sembrava intatta anche se un po’ allentata. Il ragazzo chinò la testa scostandosi i capelli ricci dall’orecchio e appoggiando quest’ultimo all’altezza dei polmoni del semidio, un’espressione preoccupata si fece strada sul suo volto -La temperatura corporea si sta abbassando troppo, polso e respiro sono deboli- borbottò -Greg portami dell’ambrosia, presto- gridò senza voltarsi. Un ragazzo del Campo Giove si avvicinò a grandi passi e dietro di lui molti curiosi trovarono il coraggio di avanzare. Will prese due cubetti abbastanza grandi di ambrosia e inizio a sbriciolarli -Non sarà rischioso dargliene così tanta?- chiesi aggrottando le sopracciglia -Hai visto cos’è in grado di fare?- rispose lui con una risatina nervosa -non è un semidio, la quantità sufficiente per noi non gli farebbe nemmeno il solletico-

-Ha usato troppo potere- la voce preoccupata di Apollo mi fece sollevare lo sguardo incontrando gli occhi azzurri del dio -gran parte della sua energia vitale è uscita dal suo corpo, non abbiamo molto tempo-

-Questo l’avevo capito da solo, grazie- sbottò Will senza guardare il padre negli occhi, Apollo non reagì ma si limitò ad inginocchiarsi tra i due corpi. Appoggiò una mano sul petto di Sole, del calore iniziò a diffondersi riscaldando l’intero corpo, l’altra la sollevò sopra la figura di Francy bisbigliando parole che non compresi. Guardando il petto della semidea notai che il taglio provocato dal pugnale si stava richiudendo, anche le altre ferite stavano scomparendo, sia sul corpo di Sole che su quello di Francy. Will aprì la bocca del figlio di Apollo disteso a terra e vi lasciò scivolare dentro l’ambrosia sbriciolata, ne prese un altro po’ e dopo averla sminuzzata la somministrò a Francy. Dopodiché alzò lo sguardo verso il padre facendogli un leggero cenno che probabilmente doveva significare riconoscenza, Apollo scosse le spalle e riprese a mormorare la litania. All’improvviso un oggetto mi sfrecciò accanto e prima che il dio riuscisse a reagire lo colpì dritto allo stomaco scagliandolo a parecchi metri di distanza, atterrò di schiena in mezzo ai semidei con un tonfo sordo.

-Padre!- gridò il semidio biondo alla mia destra scattando in piedi, fece per raggiungere il dio ma Apollo si mise seduto con un lamento e alzando una mano gli fece segno di non muoversi, mentre con l’altra si stringeva lo stomaco. Un brivido mi percorse la schiena mentre l’aria sembrava farsi più fredda -Non affannatevi- ridacchiò una voce alle spalle del gruppo che si era raccolto attorno al dio del sole, immediatamente tutti i semidei indietreggiarono con un’espressione tesa. Ora alle spalle del dio c’erano solo le Moire, Atropo, la più brutta e crudele delle tre, reggeva in mano una grossa mazza. Probabilmente si trattava dell’oggetto che mi era passato accanto scaraventando Apollo così lontano. Un misto di paura e rabbia iniziò a formarsi dentro di me quando il mio sguardo si posò sulle forbici che la vecchia teneva nell’altra mano. Ma ciò che mi lasciò davvero di stucco fu l’espressione di Apollo, nonostante l’avessi incontrato molte volte non l’avevo mai visto così deciso, serio ed arrabbiato. Era ancora seduto a terra, ansimando e stringendosi il ventre, ma la sua aura era decisamente minacciosa, ovviamente le inesorabili Moire non erano nemmeno lontanamente infastidite dalla sua aggressività.

-Che cosa volete?- un coraggio sconosciuto prese possesso del mio corpo, spingendomi ad affrontarle e a pararmi tra loro e i corpi dei miei due compagni che giacevano indifesi a pochi metri dalle minacciose vecchine.

-Ciò per cui siamo venute- brontolò Atropo -certo lo spettacolo è stato interessante, ma è giunto il momento della resa dei conti- annunciò sollevando le forbici e facendo aprire e chiudere le lunghe lame che produssero un suono raggelante.

-La vita di questi due ragazzini sarebbe dovuta terminare molto tempo fa- aggiunse Lachesi estraendo da un cestino due fusi di filo blu elettrico con striature dorate -sono riusciti a sfuggirci per molto tempo grazie all’aiuto divino, quando finalmente siamo riuscite a ristabilire l’equilibrio le loro anime sono riuscite a varcare le Porte della Morte spalancate da Gea, ma non si ripeterà- continuò -non può ripetersi-

La seconda donna sembrava essere meno decisa di Atropo, la sua espressione non era altrettanto dura, ma il suo pensiero era dominato dalla logica, poco spazio rimaneva ai sentimenti. Atropo invece era semplicemente inflessibile, determinata e spesso crudele, così appariva agli occhi di un semidio impotente davanti alla morte. La mia attenzione si spostò sulla terza vecchina, Cloto teneva in mano un cestino da cui spuntavano batuffoli di quella che sembrava lana grezza color blu elettrico. Dalla mia tristemente scarsa conoscenza della mitologia ripescai un ricordo che parlava di come le tre donne simboleggiassero i tre diversi stadi dell’esistenza: Cloto la nascita, Lachesi la vita e Atropo la morte. Quest’informazione rendeva in effetti più chiara la differenza nell’aspetto delle tre sorelle, Cloto aveva dei lineamenti molto più dolci rispetto alle altre due dee e in quel momento la sua espressione lasciava quasi trasparire tristezza per le vite che stavano per essere tagliate.

-Perché dovete a tutti i costi mettere fine alla vita di questi due ragazzi?- borbottò Apollo mettendosi in piedi a fatica.

-Perché così è stato deciso- rispose Atropo con un’alzata di spalle.

-Un così grande potere chiuso in due corpi umani implica una vita breve- spiegò Lachesi -è un sacrificio obbligatorio-

-Ci dispiace- aggiunse Cloto, guadagnandosi un’occhiataccia da Atropo.

-Ma non avete visto cosa hanno fatto?- domandai sull’orlo della disperazione -Ci hanno salvati sacrificando la propria vita, questo dovrà pur contare qualcosa- gridai avvicinandomi alle Moire di qualche passo, una mano si appoggiò sul suo avambraccio e non ebbi bisogno di voltarmi per sapere che si trattava di Annabeth. Un rumore di zoccoli e alla mia sinistra comparve Chirone, dietro di lui c’erano i fratelli Stoll, Reyna, Will, Dakota e Hank del Campo Giove, Apollo mi venne incontro barcollante ma con un sorriso incoraggiante. Guardando alle sue spalle incontrai lo sguardo di Zeus, il dio era alle spalle delle Moire circondato dagli altri dei -E voi?- esclamai attirando la loro attenzione -Non avete nulla da dire?-

Demetra alzò le spalle -Comunque vada io la vedo come una vittoria totale- mi ci volle tutto il contegno, mio e dei miei compagni, per non prendere a schiaffi la sua faccia tosta divina. Zeus invece sbiancò quando le tre vecchine si voltarono a guardarlo, terrorizzato dalle proprie figlie, Poseidone mi rivolse uno sguardo dispiaciuto rendendo chiaro che nessuno di loro poteva farci nulla. Le lacrime iniziarono ad offuscarmi la vista, le mie labbra tremavano di rabbia, Vortice era nella mia tasca ma sapevo che sguainarla davanti alle Moire sarebbe servito solo a farmi uccidere. Percepivo la frustrazione dei miei compagni e potevo quasi sentire il rumore dei loro cervelli che lavoravano disperatamente alla ricerca di una soluzione.

-Spostatevi- ordinò Atropo superandomi e raggiungendo i corpi alle mie spalle -Se non avete altre obiezioni noi vorremmo procedere, abbiamo dovuto aspettare che si indebolissero altrimenti non sarebbe stato possibile tagliare i loro fili- spiegò Lachesi con un tono apatico, come se stesse semplicemente traducendo i modi burberi della sorella in parole. Cloto le seguì a testa bassa, quando il suo sguardo catturò l’immagine della mano di Francy stretta in quella di Sole un velo di tristezza le scese sul viso, la mano che reggeva il cestino di vimini strinse la presa facendo diventare la pelle sulle nocche ancora più bianca.

-Cloto prendi l’altro capo- la voce di Lachesi riscosse la vecchia dea dai suoi pensieri, appoggiò il cestino a terra e afferrò il capo del filo che spuntava dal fuso, insieme alla sorella iniziò a srotolarlo e il respiro mi si bloccò in gola.

-Io una cosa da dire ce l’avrei, se mi permettete- una voce femminile attirò l’attenzione di tutti, mi voltai di scatto ma non vidi nulla. Le Moire però sapevano a chi apparteneva la voce -Ecate- sbuffò Atropo abbassando le forbici scintillanti. All’improvviso l’aria a pochi passi da noi assunse l’aspetto di una nebbia, turbinò e poi cadde come un velo rivelando la figura slanciata di una donna vestita di scuro. I lunghi capelli neri le incorniciavano il viso pallido e i luminosi occhi verdi, l’abito rosso scuro le arrivava fino ai piedi lasciando intravedere i sandali di pelle. Attorno alla vita uno scialle nero emanava ancora della leggera nebbia bianca, in entrambe le mani reggeva una torcia e ai suoi piedi sedevano tranquilli un labrador nero ed una puzzola.

-Chiedo scusa per l’interruzione- la voce della dea era tranquilla, sicura, niente lascava trasparire timore verso le dee del fato -ma avrei delle perplessità sull’effettiva necessità di…-

-Oh santo cielo, meno paroloni e più informazioni- sbottò Atropo, Lachesi roteò gli occhi quasi impercettibilmente e si affrettò a correggere la sorella -Parla pure Ecate, ti ascoltiamo-

-Sarà meglio che sia una cosa importante- aggiunse la prima vecchina stringendo la presa sulle sue preziose forbici -vorrei ricordarti è anche colpa tua se siamo finite in questa situazione-

-Mi sono semplicemente limitata a rispondere alle preghiere di due semidei disperati- si difese Ecate senza perdere la sua compostezza -preghiere che nessun altro sembrava intenzionato ad ascoltare- aggiunse lanciando un’occhiata eloquente a Demetra, la quale non mostrò la minima reazione.

-Dunque, quale sarebbe il suo dubbio?- la voce di Cloto la incitò a continuare, nella richiesta della dea era ben udibile un piccolo briciolo di speranza. Trattenni il fiato in attesa che la dea della foschia riprendesse a parlare.

-Nobili Moire- iniziò Ecate guadagnandosi immediatamente un lamento frustrato da parte di Atropo -da quanto mi è parso di capire voi ritenete necessario raccogliere le anime di questi due giovani “semidei”- continuò mettendo particolare enfasi sulla parola semidei, probabilmente per rendere chiaro che era consapevole della natura dei due ragazzi -in quanto il potere che gli è stato conferito al momento della nascita richiede il sacrificio di una vita, per bilanciare il dono di cui sono stati dotati. È corretto?-

Le Moire annuirono contemporaneamente, la dea sorrise e un leggero formicolio mi attraversò le braccia, la scelta delle parole, il tono tranquillo e la sua aura la rendevano estremamente convincente. Anche se ero certo che questo potere avesse effetto solo su noi mortali, se Ecate pensava davvero di convincere le tre dee a risparmiare Francy e Sole doveva aver trovato una motivazione seria e reale.

-Un grande potere in mano ai mortali porta inevitabilmente ad un grande sacrificio- confermò Lachesi.

-Questo lo comprendo- rispose la dea tornando seria -tuttavia…- aggiunse avvicinandosi ulteriormente, seguita a ruota dai due animali -non pensate che questi due ragazzi abbiano già sacrificato abbastanza?- fece una pausa per guardare i volti rilassati dei due semidei stesi a terra, un sorriso dolce le illuminò il viso per qualche istante. Era un’espressione rara sul volto di una divinità, ma durò solo pcohi secondi dopodiché la dea tornò a guardare le Moire con decisione.

-Francesca Evans, ha passato tutta la vita chiusa in un orfanotrofio. È arrivata al Campo Mezzosangue, per la prima volta si è sentita parte di una comunità e ha iniziato a farsi degli amici, ma un destino orribile si è messo in moto allontanandola da loro- fece una pausa per poi riprendere -non ha mai avuto un posto da chiamare casa, la sua intera esistenza non è altro che un piano di grandezza della sua madre divina- il disprezzo nella sua voce traspariva a tratti, come se Ecate lo stesse sopprimendo, probabilmente in qualità di dea aveva messo becco nelle faccende umane a sua volta e si rendeva conto di non poter criticare Demetra a cuor leggero -quando viene a conoscenza del suo passato una nuova voglia di vivere si fa strada dentro di lei, ma viene messa di fronte ad una terribile scelta che la costringe a sacrificare tutto ciò per cui ha combattuto-

Riprese fiato, nessuna emozione era visibile sul suo volto pallido -Sole Walker- continuò indicando con un cenno del capo il figlio di Apollo steso a terra -inseguito da un mostro ha lasciato la casa dell’unica parente che gli era rimasta, senza nemmeno avere il tempo di salutare- raccontò -arrivato al Campo Giove scopre di essere un semidio, stringe qualche amicizia ma non riesce ad integrarsi-
-Quando incontra la ragazza qualcosa scatta dentro di lui. Decide di infrangere le rigide regole romane, pur sapendo le conseguenze a cui la sua decisione avrebbe potuto portare, per seguirla in una missione estremamente pericolosa- il labrador nero passò accanto ai corpi dei ragazzi annusandoli -tutto questo per capire cosa si celasse dietro quel legame inspiegabile che aveva percepito quando aveva incontrato la semidea per la prima volta- la dea abbassò nuovamente lo sguardo sui due corpi -e dopo aver affrontato mille pericoli, aver rischiato tutto e aver trovato finalmente un senso a tutti quegli anni di solitudine… la persona a cui tiene più al mondo perde la vita davanti ai suoi occhi, senza che lui possa far nulla per aiutarla-

Ecate alzò il viso di scatto guardando le Moire dritte negli occhi -E ora io vi chiedo: davvero questo non è abbastanza?- le parole erano forti, ma il tono era tranquillo come se le quattro dee stessero semplicemente parlando d’affari -voi dite che il prezzo del loro potere è la vita, ma questi ragazzi non hanno ancora iniziato a vivere-

Guardai le Moire per vedere la loro reazione alle parole della dea e le loro espressioni dimostrarono ancora una volta la differenza di personalità che c’era tra le tre. Cloto sembrava sul punto di mettersi a piangere, Lachesi stava seriamente riflettendo sulla faccenda, teneva lo sguardo fisso sui semidei immobili ai loro piedi e si accarezzava le labbra con il dito ossuto mentre mormorava tra sé e sé; Atropo d’altro canto aveva un’espressione così alterata da far pensare che Ecate le avesse sottratto fisicamente il suo meraviglioso paio di forbici, per un attimo temetti che incenerisse la donna con lo sguardo. Ma la dea della foschia non sembrava preoccupata.

-Beh… forse potrebbe aver ra…-

-ZITTA CLOTO- la voce rabbiosa della sorella zittì immediatamente la più gentile delle moire, che ora però aveva un’espressione offesa -gran bel discorso Ecate, davvero- borbottò Atropo con una risatina irritata.

-Eri quasi riuscita a convincere le mie sorelle- aggiunse scoccando un’occhiata di disapprovazione a Cloto e Lachesi che la ignorarono -ma io sono l’Inflessibile- dichiarò orgogliosa con tono serio -e ti dico che il grande potere conferito a questi ragazzini NECESSITA che vengano spezzate due vite umane- sorrise beffarda prima di continuare -non ha importanza quanto vuote, brevi o tristi siano. La morte è inevitabile-

Quando ormai mi stavo arrendendo all’idea che non ci fosse più nulla da fare, sul viso di Ecate si formò un sorriso speranzoso che colse di sorpresa anche le tre streghe del destino. La dea si passò una mano nei lunghi capelli neri prima di dare voce alle proprie idee -Due vite umane eh?- le moire annuirono all’unisono ma ognuna con una diversa espressione, Cloto speranzosa, Lachesi imperturbabile ma curiosa e Atropo diffidente -vi dirò solo due nomi, ciò che deciderete di fare in seguito non lo metterò ulteriormente in discussione- spiegò in tono serio, osservò per un breve istante i visi di Sole e Francy con uno sguardo triste prima di tornare a guardare le tre dee -Paul Evans e Claire Walker- disse infine e le reazioni delle Moire non si fecero attendere: Atropo sbiancò in voltò sibilando il suo disprezzo, Lachesi sembrava stupita dal sentire quei nomi uscire dalla bocca della dea e Cloto era ancora più addolorata di prima.

-Claire e Paul?- la voce di Chirone mi colse alla sprovvista -Li conoscevi?- domandai perplesso. Chirone annuì nostalgico -Erano due ragazzi del Campo Mezzosangue, molto tempo prima che arrivassi tu e anche prima dell’arrivo di Annabeth- raccontò -Claire era una figlia di Apollo e Paul non era mai stato riconosciuto. Sparirono senza preavviso in una notte, nessuno seppe più nulla di loro fino a qualche anno più tardi- fece una pausa e prese un bel respiro prima di riprendere a parlare -La polizia li trovò morti in una brutta zona di Port Morris. Avevano il corpo martoriato di ferite gravissime, vennero fatte delle indagini ma ovviamente non vennero mai trovati i colpevoli- quando terminò di parlare la voce del centauro era ridotta a poco più di un bisbiglio.

-Mostri…- borbottai e Chirone annui triste -Pattuglie di semidei li avevano cercati per mesi senza mai trovare nemmeno il minimo indizio- aggiunse e il senso di colpa era evidentissimo nel suo tono di voce -Anni dopo apprendemmo la notizia dai giornali e ci precipitammo immediatamente nel Bronx per recuperare le salme- continuò a raccontare -ma una volta giunti sul posto ci dissero che la madre dei ragazzi le aveva già portate via. Claire e Paul erano entrambi senza famiglia e di certo non erano fratelli-

-Ci pensai io- spiegò Ecate -mi sono personalmente occupata dei loro funerali, di seppellirli vicino a quella che era stata la loro casa e di guidare le loro anime fino ai Campi Elisi- a queste parole un sorriso sollevato si formò sul volto del Centauro -Mi dispiace, tenervi fuori non è stata una scelta a cuor leggero. Ho voluto proteggere la vita dei due bambini-

-Quindi Francy e Sole sono rispettivamente i figli di Paul e Demetra, Claire e Apollo- commentò Chirone soppesando la notizia -Esatto- confermò la dea.

-Non sospettavo nemmeno cha avessero avuto dei figli- bisbigliò il centauro ancora incredulo, nel frattempo Will Solace rivolse un’espressione a metà tra lo sdegno e il disgusto al proprio padre -Hey- scattò Apollo alzando le mani in segno di resa -ho una buona spiegazione al riguardo. Claire è figlia della mia parte greca e Sole di quella romana, all’epoca erano due cose ben separate- spiegò -non sapevo fosse mia figlia, giuro- e guardando gli altri dei in faccia aggiunse -Non fate quelle facce, voi non siete certo meglio di me-

-Disgustoso- commentò Will e il dio della musica rispose con un sospiro amareggiato, passandosi la mano nei capelli come tante volte avevo visto fare a Sole. -Quanti anni sono passati?- la voce cupa di Lachesi attirò la nostra attenzione -A ripensarci sembra ieri, eppure non avrei mai pensato di risentire quei nomi oggi- borbottò l’anziana con le mani ancora strette attorno al fuso -Per un essere immortale undici anni non sono che briciole, le vite dei mortali sono così brevi che ricordarsi i loro nomi sarebbe inutile, giusto?- dichiarò Ecate voltandosi verso la dea, Lachesi annuì. -Le vite di Paul Evans e Claire Walker non sono quelle dei loro figli- si lamentò Atropo agitando le forbici pericolosamente -non è così che funziona- la dea della magia aprì la bocca per risponderle ma Cloto la precedette -Eppure loro sono morti per un motivo direttamente collegato alla vita di Francesca Evans e Sole Walker- era la prima volta che la vedevo esprimere la propria idea senza esitare, mi presi la libertà di considerarlo un buon segno -vi ricordo che ai genitori di questi due ragazzi era stata assegnata una vita ben più lunga-

-Questo era prima che si mettessero in mezzo impedendoci di arrivare ai loro figli!- ribatte Atropo avvicinando minacciosamente le lame scintillanti al viso della sorella che però non indietreggiò di un passo -Esatto!- gridò Cloto -Hanno perso la vita in cambio di quella dei loro bambini- una strana luce si era impadronita degli occhi dell’anziana dea, prese fiato prima di concludere -una vita per il potere, l’equilibrio è già stato ristabilito-

Atropo guardò la dea con disprezzo, ma per la prima non trovò le parole per ribattere. Lachesi colse l’occasione per intervenire -Il ragionamento ha senso Atropo- dichiarò mettendosi tra le due donne -e io credo di aver trovato la soluzione che accontenterà entrambe le parti- guardò Ecate e le fece cenno di avvicinarsi, la dea eseguì lasciando dietro di sé la puzzola e il cane. Le quattro donne discussero sul da farsi per qualche minuto, alla fine di quello che sembrò un secolo uno dei suoni più melodiosi del mondo giunse alle mie orecchie: il sospiro rassegnato della morte. Ecate si voltò tornando verso di noi con un’espressione imperscrutabile -Qui noi abbiamo finito- dichiarò Lachesi -Per il momento- aggiunse Atropo con la voce carica di astio -Lasciamo alla divina Ecate il compito di sistemare le cose- concluse Cloto con un sorriso dolce. Prima che potessimo reagire un lampo dorato squarciò l’aria e un millisecondo dopo le tre dee erano scomparse nel nulla.

Dopo qualche secondo di silenzio mi rivolsi alla dea, superando il timore reverenziale che mi aveva assalito nel vederla affrontare in quel modo le Moire -E… adesso?- mormorai. In tutta risposta la dea si spostò a fianco del corpo di Francy inginocchiandosi -Apollo- chiamò, riscuotendo il dio dai suoi pensieri -se potessi ultimare le cure su Sole te ne sarei grata- appoggiò una mano sul petto della semidea -a lei penserò io-

-Certo mia cara- dichiarò il dio, improvvisamente sembrava aver recuperato tutta la sua spensieratezza. I due dei iniziarono a mormorare litanie, non distolsi lo sguardo dal corpo immobile di Francy nemmeno per un secondo e all’improvviso, come una benedizione dal cielo, la ragazza aprì la bocca. Il petto della semidea si alzò verso la mano di Ecate quando, annaspando, riprese improvvisamente a respirare e i suoi grandi occhi marroni si spalancarono. Mi precipitai verso di lei, seguito a ruota da Annabeth, i fratelli Stoll e Chirone, circondammo la dea ignorando le sue proteste e l’invito a lasciarla respirare. Francy si guardò attorno confusa per qualche istante -C-che cosa è successo?- balbettò alla fine guardandomi negli occhi. Sentendo la sua voce le lacrime presero finalmente il sopravvento, guardando le persone attorno a me fui sollevato dal sapere che non ero l’unico. Alzai la mano asciugandomi gli occhi nervosamente e sorridendole ignorai del tutto la sua domanda, fu Chirone a dar voce ai nostri pensieri quando sorridendo calorosamente accolse la semidea rinvenuta -Ben tornata-

 
*~Francy~*

Quando l’aria mi riempì nuovamente i polmoni fu come nascere una seconda volta, spalancai la bocca e il primo respiro fu così violento che mi fece male al petto. Spalancai gli occhi richiudendoli immediatamente quando la luce del sole mi accecò, tossii ripetutamente per qualche secondo portandomi una mano al petto. Lentamente ripresi ad aprire gli occhi e questa volta la luce era schermata da diverse sagome sopra di me, la testa mi faceva un male terribile e tutti i muscoli erano indolenziti. Per qualche secondo credetti di essere morta, dovevo esserlo, ricordavo perfettamente il dolore che avevo provato quando il pugnale mi aveva attraversato il petto. Ma quando i miei occhi si furono abituati alla luce incontrai lo sguardo teso e preoccupato di Percy, accanto a lui c’erano Annabeth, Connor, Travis e Chirone. Come potevo essere morta se loro erano lì con me? Di certo non potevano aver fatto la stessa fine, non dopo tutto ciò che avevo fatto per evitarlo. Dopo qualche istante notai che inginocchiata alla mia destra c’era una bellissima donna dai lunghi capelli neri, ero certa di averla vista altre volte ma i miei ricordi erano così confusi che riuscivo a ricordare dove.

Avevo la gola secca ma riuscii lo stesso a dar voce alle mie perplessità -C-che cosa è successo?- le mie parole innescarono una strana reazione nelle persone in piedi accanto a me, le lacrime iniziarono a solcare i loro visi prima che potessero trattenerle. Guardai Chirone preoccupata e in risposta ricevetti un sorriso luminoso -Ben tornata-

Facendo forza sulle braccia mi misi seduta, allontanando le mani che tentavano di tenermi ferma -Non sono morta?- borbottai.

-Grazie agli dei no- esclamò Percy abbassandosi alla mia altezza e scompigliandomi i capelli -Grazie alla dea- lo corresse Annabeth accennando alla donna alla mia destra che si era alzata e ora stava pulendo il proprio vestito dalla terra polverosa. All’improvviso i miei ricordi tornarono nitidi, mi portai una mano alla testa e guardai la dea negli occhi verdi incredibilmente luminosi -Lei… è la dea Ecate vero?- la donna annuì -Grazie, per tutto- le rivolsi un sorriso riconoscente che inaspettatamente venne ricambiato da uno altrettanto sincero.

Presi un bel respiro assaporando la sensazione dell’aria pulita che mi rinfrescava i polmoni, voltai lo sguardo a sinistra e l’immagine di un uomo molto attraente attirò la mia attenzione. Era curvo su qualcosa che non riuscivo a vedere per via dei ragazzi raccolti attorno a me e mormorava insistentemente, i suoi lineamenti mi ricordavano molto quelli di Sole, era strano non vedere il ragazzo lì attorno -Dov’è Sole- chiesi, il viso di Annabeth si rabbuiò e i gemelli abbassarono lo sguardo ai propri piedi prima di spostarsi di lato rivelando la sagoma umana sdraiata alle loro spalle. Sentii il cuore fermarsi nuovamente e il respiro bloccarsi in gola, il semidio che stavo cercando era disteso a terra immobile e con gli occhi chiusi.

-No- mormorai -non è possibile- ero talmente scossa che le lacrime non accennarono nemmeno a salire -Francy…- tentò di calmarmi Percy prendendomi per le spalle, ma non lo guardai nemmeno e non sentii ciò che mi stava dicendo. Riuscivo solo a pensare era l’idea che non avrei mai più rivisto il sorriso di Sole, con questo pensiero mi alzai di scatto scrollandomi di dosso le mani del figlio di Poseidone. Un giramento di testa mi fece ricadere al suolo senza nemmeno riuscire a fare un passo, ma non mi fermai, trascinai le gambe che rifiutavano di collaborare e ignorando le proteste dell’uomo biondo che si stava prendendo cura di Sole mi issai sopra il corpo del semidio.

-Hey- mormorai mettendo le mani ai lati della sua testa e abbassandomi per parlargli nell’orecchio, non ricevetti nessuna risposta, nemmeno un piccolo cenno. Afferrai i lati stracciati della maglietta del semidio e iniziai a scuoterlo -SVEGLIATI- gli gridai in faccia, la sua testa dondolò seguendo i miei strattoni e alla fine si appoggiò a peso morto contro la mia spalla. Le lacrime iniziarono a scendere tutte insieme lungo le mie guance, offuscandomi la vista e mandandomi se possibile ancora più nel panico. Rimasi immobile per un po’ di tempo, le mie mani caddero lungo le sue braccia incontrando le dita di Sole semichiuse contro i palmi, il profumo dei suoi capelli mi riempì le narici e una risatina nervosa uscì dalla mia bocca -Tutto questo tempo nel Tartaro e hai persino il coraggio di profumare- borbottai mentre la bocca formava un sorriso teso -insopportabile-

Esitante alzai le mani tremanti e strinsi il corpo del semidio contro il mio, la mia mano sinistra risalì la schiena del ragazzo e si fermò nei suoi capelli. Appoggiai la testa nell’incavo tra il collo e la spalla di Sole mentre le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente -Ti prego- bisbigliai -svegliati-

Tirai su con il naso rumorosamente -Non puoi lasciarmi sola. Sei tutto ciò che mi è rimasto- in realtà non era nemmeno quello il motivo per cui ero così sconvolta dall’idea di perderlo -dovevamo andare a trovare tua zia, ricordi?- “quindi devi svegliarti” pensai -Io… io non voglio perderti-

In quel momento sentii una mano appoggiarsi sulla mia schiena, inizialmente pensai si trattasse del figlio di Poseidone che cercava di separarmi dal corpo senza vita del semidio, quindi lo ignorai. Ma dopo qualche secondo mi resi conto che il mio abbraccio stava venendo ricambiato, sentii le braccia forti di Sole stringersi attorno a me, il suo petto alzarsi ed abbassarsi velocemente mentre il suo respiro si faceva più chiaro e un po’ affannato. Il suo cuore batteva contro il mio petto e un piacevole calore si stava diffondendo nel mio corpo. Rimasi immobile per un tempo interminabile mentre il mio cervello tentava senza successo di elaborare la situazione. Quando finalmente l’imbarazzo per la posizione in cui mi trovavo, la sorpresa e la felicità presero il sopravvento afferrai le spalle del ragazzo allontanandolo per guardarlo in faccia, Sole emise un lamento quando il mio petto di separò improvvisamente dal suo. I miei occhi incontrarono immediatamente i suoi, arancioni e luminosi come sempre, rimasi a fissarli totalmente incapace di distogliere lo sguardo e di formulare una frase di senso compiuto.

-Hey- il sorriso sbilenco di Sole mi accolse ancora una volta, quel sorriso che una volta odiavo e da cui ora non potevo separarmim-è preoccupazione quella sul tuo viso?- sghignazzò il ragazzo e con un lamento alzò una mano alla testa. La risata gli aveva provocato un capogiro, ma questo non lo fermò dal prendersi gioco di me ancora un po’ -a quanto pare tieni a me più di quanto tu voglia ammettere- ma le sue parole non mi imbarazzavano nemmeno, non lo stavo ascoltando, riuscivo solo a pensare a quanto fossi felice di averlo ancora lì con me. Entrambi vivi, ancora insieme, il cuore minacciava di scoppiarmi nel petto, una strana ondata di adrenalina si stava diffondendo nel mio corpo rendendo pensieri e azioni direttamente collegati. Ogni filtro era stato eliminato.

-“io… io non voglio perderti”- mi canzonò, il suo tono era scherzoso ma nei suoi occhi scorgevo la stessa gioia di essere vivo, la stessa voglia di andare avanti insieme. Eppure la sua bocca formava ancora quel sorriso compiaciuto, “Quanto mi piacerebbe farlo stare zitto e cancellare quello stupido sorriso irritante” pensai -ahh, credo proprio che per un po’ avrò abbastanza materiale per prendermi gioco di t…- prima che potesse finire la frase la mia bocca era sulla sua. L’adrenalina in circolo aveva fatto il suo effetto, senza pensarci avevo annullato la distanza tra noi. Sentii le sue labbra morbide sulle mie e mi resi subito conto di essere riuscita nell’intento di lasciarlo senza parole e contemporaneamente far sparire il suo sorrisetto spavaldo. Ma proprio mentre riflettevo sul fatto di aver vinto l’eccitazione del momento iniziò a scemare velocemente e mi resi conto di ciò che stavo facendo, nel panico indietreggiai allontanandolo con uno spintone e lasciando finalmente andare le sue spalle. Mi portai una mano alla bocca dove potevo ancora percepire il calore delle sue labbra, immediatamente sentii le guance e le orecchie prendere fuoco mentre tutto il viso si tingeva di rosso. Alzai lo sguardo, Sole era ancora sotto di me, le braccia tese dietro la schiena per sorreggersi, gli occhi spalancati e la bocca mezzo aperta in segno di stupore. Lo fissai incerta su cosa dire, il ragazzo si portò una mano alla bocca toccandosi le labbra ancora in trance.

-I-io…- balbettai diventano ancora più rossa, ormai il mio viso aveva assunto lo stesso colore della lava del Flegetonte e bruciava altrettanto. “Magari potrei fingermi morta” pensai, avrei voluto seppellirmi mille metri sottoterra -scusa non so a cosa stessi pensando!- blaterai alla fine, tentai di alzarmi in piedi per togliermi dalle gambe del ragazzo e mettere un po’ di distanza tra noi. Ma proprio mentre stavo per sollevarmi sulle gambe due braccia forti mi afferrarono i polsi tirandomi verso il basso, caddi nuovamente sulle gambe di Sole. Il semidio sollevò leggermente le ginocchia intrappolandomi tra il petto e le sue gambe, con un sussulto voltai il viso per guardarlo nuovamente negli occhi e i nostri nasi si sfiorarono. Prima che potessi reagire le sue labbra furono di nuovo sulle mie, Sole mi afferrò il viso tra le mani accarezzandomi le guance mentre le sue labbra morbide si muovevano sulle mie. Il secondo bacio fu completamente diverso dal primo, il semidio si era ripreso dallo shock, il mio cuore batteva ad un ritmo insopportabile ma quello di Sole non era da meno, potevo sentirlo rimbombare contro il mio petto. Un calore incredibile di diffuse nel mio stomaco, in un primo istante mi irrigidii non sapendo come reagire, ma dopo qualche secondo decisi che riflettere non sarebbe servito a nulla (anche perché il mio cervello aveva smesso di funzionare correttamente da parecchi minuti) così mi lasciai andare e ricambia il bacio. Misi le mani nei capelli morbidi del semidio tirandolo verso di me, alla mia reazione un piccolo sorriso si formò sulla bocca di Sole, ma durò solo pochi secondi dopodiché il ragazzo tornò a baciarmi come se avesse paura di vedermi scomparire tra le sue braccia. Eravamo solo io e lui, tutto il mondo attorno a noi era scomparso, il sole e la luna si allontanavano sempre di più e la luce del giorno tornava ad illuminare il paesaggio come se nulla fosse accaduto.

Dopo un tempo che sembrò interminabile le nostre labbra si separarono, appoggiai la mia fronte contro la sua e ripresi fiato -Non farlo mai più- bisbigliò Sole affannato, alzai gli occhi per incrociare il suo sguardo e lo guardai perplessa, temendo che si riferisse al bacio, ma l’espressione sul suo viso spazzò via quest’idea -non lasciarmi mai più indietro- il volto del semidio era terribilmente serio e addolorato, la sua voce tremò mentre parlava costringendolo a fermarsi per prendere fiato e calmarsi -d’ora in poi- continuò guardandomi dritta negli occhi -ovunque andremo, qualunque cosa faremo, saremo insieme- dichiarò con tono solenne -promettimelo-

Guardai il suo viso leggermente arrossato per l’imbarazzo che stava provando nel dirmi quelle cose e una nuova sensazione si fece strada dentro di me: l’immensa felicità di essere viva, anche se fosse stato solo per quel istante, poter stare con Sole ancora un po’ e sentirgli dire quelle cose. Gli presi il volto tra le mani e stampai un bacio veloce sulle sue labbra provocando una scarica di energia che mi attraversò tutto il corpo -Te lo prometto- dissi infine guardandolo negli occhi. Lui mi sorrise e fece per ricambiare il bacio ma un rumore metallico attirò l’attenzione di entrambi facendoci sussultare. Il nostro sguardò si posò sulla cassetta del pronto soccorso che ora giaceva a terra spalancata a pochi metri da noi, il contenuto sparpagliato sulla terra scura. Immediatamente un ragazzo si affrettò a raccogliere il tutto alzandosi con un’espressione mortificata, era Percy -Scusate non volevo interrompervi giuro!- le sue erano scuse sincere -Continuate pure, fate come se non ci fossimo-

Improvvisamente mi resi conto della presenza degli altri attorno a noi e il mio viso tornò ad attraversare tutte le sfumature del rosso, mi alzai di scatto aiutando Sole a mettersi in piedi. Entrambi evitammo di guardarci negli occhi troppo imbarazzati dalla situazione, Percy d’altro canto ricevette un pugno sulla spalla da una furiosa Annabeth e continuò a scusarsi, anche se non era ben chiaro se si stesse scusando con noi o con la figlia d’Atena. La scena tuttavia bastò a farmi ridere di gusto, la mia reazione diede il via libera agli altri semidei per circondarci e riempirci di complimenti, domande, battutine. Connor e Travis furono particolarmente attivi su quest’ultime, ma non mi dispiacque.

Circondati dai nostri amici la battaglia stava già diventando un lontano ricordo, il mio sguardo incontrò la figura di Sole, già circondato da ragazze dall’espressione funerea che mi lanciavano continuamente occhiate minacciose. Quando il ragazzo voltò la testa nella mia direzione i suoi occhi si posarono su di me e immediatamente un sorriso sbilenco prese forma sul suo volto, risi rivolgendogli il sorriso più luminoso che potessi fare e questo tramutò la sua espressione giocosa in una incredibilmente dolce. E per l’ennesima volta mi resi conto di essere felice come non lo ero mai stata in tutta la mia vita.


ANGOLO AUTRICE:
Salve gente! Anche questa volta sono tornata e con una buona notizia, questo capitolo è lungo ma è il penultimo!
Ebbene sì, siamo giunti alla fine, tra circa una settimana pubblicherò l'epilogo. Vedrete l'incontro tra la zia di Sole e Francy e tante altre belle cose. 
Insieme a questo capitolo ho pubblicato anche un' altra cosa: prologo e primo capitolo revisionati! PENSAVATE FOSSE FINITA EH?! E invece no, ho intenzione di revisionarli tutti. Ci saranno alcuni cambiamenti importanti, per esempio sto pensando di cambiare l'antagonista da Gea ad un altra dea misterrriosa :), tra le novità per così dire minori ci sono invece:
- il nome della protagonista che da Francy diventa Chloe;
- la storia è narrata in terza persona, mi è sembrata una scelta migliore perchè mi permette di trattare il punto di vista di più personaggi senza dover saltare da uno all'altro nel capitolo.

Quindi se avete tempo fatemi sapere cosa ne pensate e restate sintonizzati perchè secondo me la revisione promette bene.:-*
Grazie mille a tutti

Sole Walker
   
 
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