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Autore: Zoe__    02/12/2019    1 recensioni
"Guarda, sembra che sia sempre pronta a spiccare il volo, Harry.” Tornò a voltarsi e lo avvicinò a sé, stringendogli la mano.
“Ha le ali per farlo, forse ha solamente paura.” Sussurrò accanto al suo orecchio. Livia sollevò per un attimo gli occhi nei suoi, poi li allontanò e raggiunse il suo sguardo sulla maestosa statua di marmo che li vegliava dall’alto.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vestito sfiorava il pavimento, sembrava avesse paura di toccarlo. La stoffa rossa si confondeva fra quella delle coperte beige, sgualcite nell’angolo a destra del letto. Poco più lontano, le Louboutin stavano composte ai piedi della sedia rivestita di velluto blu chiaro e davanti a loro la piccola borsa rossa di Livia si poggiava su un fianco, stanca, ma non dimenticata. Il tavolino, originariamente accanto alla finestra, era stato spostato ed avvicinato al letto. La superficie era stata alterata dalle loro impronte, dall’alcool maldestramente versato dai loro bicchieri e dalle briciole del cibo che Harry aveva ordinato. 
Sebbene le tede pesanti fossero chiuse, un leggero fascio di luce si era fatto spazio oltre la finestra ed illuminava il tavolino, le coperte, il volto di Livia ed il petto nudo di Harry. La luce illuminava le sue spalle, parte della sua mano fra i capelli di lei ed i suoi occhi appena socchiusi per via del sole. Livia tentò di richiuderli e di ignorare il fastidio provocatole da quel leggero spiraglio fra il tessuto beige. Tuttavia, il suo sguardo finì sulla sveglia al lato del letto ed in un attimo sbarrò le pupille. 
12:47
Potevano essere le 12:47 di notte, quindi tredici minuti all’una e questo avrebbe voluto dire un’intera notte ancora per dormire. Quella luce? Quella luce non era niente di simile alla debole illuminazione dei lampioni, era il sole che le bussava alla spalla e la invitava a fare i conti con il disordine nella sua stanza. Non si fece prendere dal panico quando si rese conto di essere totalmente stesa sul petto nudo di Harry, ma non appena notò i suoi vestiti sulla poltrona ai piedi del letto ebbe un sussulto. Provò a sollevarsi una prima volta, ma dovette ritentare per via della sua mano fra i capelli. Non andò meglio, percepiva un peso indecifrabile sulla fronte ed un cerchio stringerle attorno al capo. Si lasciò andare contro il cuscino sospirando e massaggiandosi le palpebre. Il fatto che non trovò alcun residuo di trucco la rassicurò e provò nuovamente a sollevarsi: ciò voleva dire che aveva fatto una doccia, presumibilmente anche lavato i capelli – e lo notò subito dopo, quando si vide nello specchio, nuovamente riccia e con addosso una maglia che non era la sua. Cercò di contare almeno dieci secondi prima di svegliare Harry, ma nel frattempo il suo sguardo finì sul tavolino. Dovette contare i bicchieri e si vergognò del risultato ottenuto.
“Non ho mica bevuto da sola.” Parlò piano a se stessa. 
“Quando sono in tour non bevo.” Si voltò, sbarrò gli occhi. Tentò di colpire il volto di Harry con la mano aperta, lui si scansò e la bloccò.
“Giuro che non è colpa mia!” parlò prima che lei potesse replicare. 
“Allora vuoi dire che tutto questo l’ho ordinato da sola?” lui annuì e lasciò andare il suo polso che teneva stretto fra le dita.
“Tutto da sola, ma tutto sul mio conto, tranquilla.”
“Non sono tranquilla! Perché mi hai fatto ordinare tutto questo? Eri fuori di test- volevi portarmi al letto?!” aveva iniziato a parlare e a gesticolare alla velocità della luce, Harry si sollevò e la osservò comodamente poggiato alla testiera del letto.
“Ci vuole molto meno, Livia.” Sollevò le spalle. 
“Non stai migliorando la tua posizione.” Lo guardò seria e si scansò i capelli dal viso. 
“Hai bevuto mentre recuperavo il mio zaino, con la mia cena hai ordinato due drink.” Sbadigliò e le ultime due parole si mischiarono al suo sbadiglio. Livia lo guardava con occhi increduli. 
“Due.” Si voltò verso il tavolo e lo guardò per diversi istanti. C’erano altri tre bicchieri, non poteva veramente essere stata lei solamente. Erano fin troppo lontani dai suoi cocktail abituali, poteva constatarlo dalla forma dei bicchieri che stavano ordinati sulla superfice a specchio del tavolino dorato. 
“Ma io non bevo mentre sono in tour e tu ti sei gentilmente offerta di berlo per me.”
“L’ho fatto davvero?” tornò a guardarlo, Harry si scansò i ricci dal viso ed annuì, massaggiandosi le palpebre. 
“Poi ne ha chiesti altri tre.” Aggiunse con nonchalance. 
“Tre?” abbassò le spalle, quasi afflitta. Quella conversazione stava procedendo sempre peggio. 
“Come l’ultimo, per favore! Hai detto così.” Harry tentò di riprodurre la sua voce alticcia mentre Livia si copriva il volto con le mani, per riapparire dopo diversi secondi. 
“Erano tutti Martini?” Chiese spaventata. 
“Tranne il primo.” Rispose serenamente. 
“Devo essere andata fuori di testa con il primo.” Sussurrò e lui le sorrise appena. 
“Non ti sbagli. Però non mi hai raccontato niente che non sapessi.” Le accarezzò la mano sulla coperta e la strinse lievemente fra la sua. Lei lo guardò, ora più seria. 
“Cosa abbiamo fatto?” Era preoccupata e quasi tremava, Harry fece incrociare le loro dita, sorrise dolcemente.
“Una doccia.” Lei chiuse gli occhi nervosamente. Percepiva lo stomaco bruciarle all’idea di una doccia con lui, ma evidentemente era una reazione che poteva avere solo da sobria e non sarebbe stato possibile altrimenti la sera precedente. 
“Insieme?”
“Sì. O meglio, io ho lavato te, poi me.” Harry notò facilmente le diverse emozioni che si susseguirono sul suo volto e le accarezzò ancora il dorso della mano. 
“Dio Harry, sono imbarazzante.” Scosse il capo e si lasciò andare contro il materasso, strofinandosi il volto con le mani. 
“Eri molto dolce.” Le sorrise. Si spostò su un fianco e le accarezzò i ricci. Li prese fra i polpastrelli, osservandoli ed annusandoli. Lei lo scansò scherzosamente. 
“Ti ho detto qualcosa che non dovevo?” sollevò gli occhi sul suo volto, più in alto ed indietro rispetto al suo. 
“Mi hai dato un bacio, ma fingerò che sia stato casuale.” Lui sollevò le spalle e lei scosse il capo incredula. 
“Eravamo molto vicini?”
“Ti stavi addormentando, volevi… il bacio della buonanotte, alle cinque di mattina.” Risero insieme, Harry tornò sul suo cuscino e posò le mani sul suo petto scoperto. 
“Che idiota.”
“Eri molto dolce.” Ripeté e si voltò per guardarla. 
“Smettila!” mormorò stizzita, poi deglutì a disagio “Scusami, solo che… sai che non bevo mai e quando lo faccio non sono Martini.”
“Lo so, Livia, non c’è bisogno di spiegazioni.” Parlò piano, col volto accanto al suo. Livia annuì pensierosa e gli accarezzò una guancia.
“Grazie.” Mormorò vicino al suo volto, poi scivolò accanto al suo corpo, poggiandosi sulla sua spalla. Chiuse gli occhi e si lasciò stringere dal suo braccio caldo, Harry le accarezzava la spalla con la punta delle dita e la accompagnava verso altre ore di sonno.
Guardava il soffitto col petto leggero, incosciente delle telefonate che gli consumavano il cellulare, a pochi metri dal letto. Livia continuava ad avvicinarsi a lui con i palmi aperti, ad accarezzargli le gambe lasciate scoperte dai pantaloncini. Era certo che se non l’avesse bloccata in tempo sarebbero finiti fra le coperte senza alcuna vergogna, ma al mattino dopo si sarebbero risvegliati con numerosi ripensamenti e sensi di colpa. 
“Facciamo una doccia, che dici Livi?” le aveva proposto, allora. Le teneva il viso fra le mani, accanto al suo perché solo così l’avrebbe sentito. 
“Però mi spogli tu” lo aveva guardato negli occhi “e mi lavi tu” aveva sussurrato accanto alle sue labbra “e ti lavo io.”
Sul momento aveva deciso di assecondarla, ma ben presto lei stessa si era resa conto di non essere in grado di compiere nessuna azione senza essere sorretta. Harry le aveva tolto pazientemente il vestito rosso, posandolo sull’angolo del letto, dove giaceva ancora in quel momento, poteva vederlo. L’aveva portata con sé, seminuda, in bagno. Livia aveva perso gran parte delle energie che l’alcool le aveva trasmesso ed aveva smesso di parlare o di muoversi subito dopo. Sotto la doccia sembrava voler collaborare, silenziosamente aveva accarezzato il petto di Harry mentre lui le massaggiava la cute. Quando l’aveva avvolta nell’asciugamano lo aveva ringraziato con voce piccola e quando le aveva infilato gli slip e la maglia, aveva confessato: “Sei un gentiluomo, Harry.” 
Sorrise ripensandoci, lo guardava dal basso con il viso arrossato e gli occhi velati dal sonno. 
“Me lo dai il bacio della buonanotte?” gli aveva chiesto, quando l’aveva raggiunta sul letto. Harry aveva sorriso e posato le labbra sulle sue.
“Buonanotte.” Aveva sussurrato. 
   
 
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