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Autore: KitKat00    18/12/2019    1 recensioni
Una vita nuova, l'università: quattro giovani protagonisti alle prese con le proprie nevrosi, illusioni, speranze, fragilità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DANIELE: xché non mi hai + risposto? passi a casa mia oggi?



Gloria staccò le labbra rosso fuoco dalla cannuccia del suo caffè americano, alzò il sopracciglio, il display le illuminò gli occhi già scintillanti del suo ombretto blu oceano. Bloccò il contatto, abbassò gli occhi sul tavolo del locale e riprese a leggere il suo libro e a gustare il suo ottimo beverone. Annotava sulle pagine immacolate del suo taccuino nuovo le parole più strane e interessanti che estrapolava da quella lettura leggera e romantica... forse troppo. Storia banale e adolescenziale, ma scritta in maniera degna: Gloria approvava.
Con un gesto volutamente provocante raccolse i lunghi capelli castano chiaro e li sistemò in una coda alta. Guardò l'orologio e decise che era ora di tornare a casa, cenare, prepararsi, uscire di nuovo per qualche pub. Si alzò lentamente, prese il cappotto bianco, lo indossò cingendosi la vita con una cinghia sottile nera, si guardò intorno e notò, forse con piacere, lo sguardo di un ragazzo biondiccio, carino, forse uno sportivo.
Un sorrisetto da parte di lei, uno da parte di lui, un passo in avanti - sempre da parte di lui - , un'uscita rapida (ma con falcata elegante) da parte di lei.
Salì in macchina, la polo di sua madre, si diresse verso casa. Alla radio passava "Ma che freddo fa", decise di non cambiare perché la voce della cantante, che lei non conosceva, aveva qualcosa di particolarmente sensuale. Picchiettò le dita sul volante, poi le venne voglia di andare al Mc, almeno non avrebbe dovuto lavare quei maledettissimi piatti prima di farsi la doccia.




Parcheggiò in malo modo, entrò nel locale, ordinò il solito Big Mac con patatine e coca. Si sedette, pronta per addentare il suo panino, e... Un ragazzo, un ragazzetto, media statura, corporatura forse un po' esile ma non troppo, capelli bruni, baffi e barba lasciati naturali, maglione a righe gialle e blu. Se ne stava lì, perso, in mezzo ai ragazzi che erano seduti al tavolo con lui, a mangiare le sue patatine, col telefono in mano, sembrava che stesse aspettando un messaggio importante. Poi ne scrisse lui uno in tutta velocità, posò il telefono sul tavolo senza usare eccessiva forza, dunque iniziò a fissare il vuoto.

Gloria, che voleva fare la scrittrice, aveva sicuramente un gran dono e una grande passione nell'osservare le persone, le anime, le menti, i pensieri, le sensazioni, gli sguardi, l'abbigliamento. Fantasticava. Estrasse il taccuino dal suo zainetto minuscolo, la penna: annotò quel personaggio, forse perché adatto ad essere inserito in uno dei suoi racconti. Ma forse esagerò nell'alzare troppo lo sguardo mentre scriveva, inconsciamente s'intende. Il ragazzo la notò, fece finta di niente per i primi trenta, quaranta, cinquanta secondi. Gloria non poteva notarne il disagio, né i tentativi di abbassare lo sguardo come per nascondersi dall'atteggiamento "ingombrante" di quella bella ragazza. Era troppo impegnata a scrivere per poterlo vedere, proprio lei, sempre così attenta ai dettagli.
≪Che stracazzo guardi, stronza? Che cazzo vuoi da me? Che cosa cazzo volete tutti da me, pezzi di merda? Che hai nel cervello? Perché cazzo mi fissi e continui a scrivere in quel quadernino di merda? Cosa ti ho fatto? Che cazzo ti ho fatto, io?≫

...

≪Matte! Che cazzo ti prende, sei rincoglionito?≫
≪Sì, Matte, che cazzo di figure di merda ci fai fare?≫
Uno dei ragazzi calmò Matteo, facendolo sedere di nuovo e chiedendogli cosa fosse successo e se volesse un bicchiere d'acqua. Un altro si avvicinò al tavolo di Gloria, forse sconvolta, forse no, di sicuro non troppo.
≪Ehi, davvero, scusalo, ha un esame domani, è tanto stanco, non ha dormito...≫
Con un sorriso a trentadue denti, smagliante, con un'aria composta in maniera inquietante, la ragazza rispose: ≪Tranquillo, sono grande e vaccinata, posso reggere sceneggiate di questo tipo. Forse dovreste portarlo fuori a prendere un po' d'aria...≫

Il ragazzo sorrise, tornò al suo tavolo, si alzarono tutti, Matteo compreso, si recarono verso l'uscita; Matteo, dopo un bicchiere d'acqua e un ritorno di lucidità mentale, guardò la ragazza e sbiascicò un imbarazzatissimo e rossissimo scusami.
≪Non fa niente, Matteo≫, un sorriso a mo' di saluto e finalmente addentò il suo panino: era ancora caldo.
   
 
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