Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: EcateC    18/12/2019    5 recensioni
Vorrei raccontarvi una storia antica, forse già sentita, ma sempre riuscita e in ogni universo gradita.
Parla di due ragazzi nati in due famiglie avverse, diverse, che hanno combattuto una guerra tra luce e oscurità, senza timore né pietà, finche una di esse non è perita nel noto giorno di inizio maggio, sconfitta dal Prescelto e dal suo indomito coraggio. Ma una bambina si salvò, Delphini il mago oscuro la chiamò. Ella intraprese un viaggio temporale, per riscattare suo padre e ristabilire il suo ordine del male. Alla fine non ci riuscì, ma qualcuno di lei si invaghì.
A Harry Potter la cicatrice faceva di nuovo male, perché di Delphini e di Albus Severus vi voglio parlare...
Albus Severus Potter/Delphini Riddle; Post "The Cursed Child"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Delphini Riddle, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

-Ma quel maglioncino con l’iniziale?- lo beffeggiò Delphini, indicando il maglione verde con un’enorme A bianca che Albus stava indossando.

-L’ha fatto mia nonna- si difese il giovane, cercando di celarlo sotto le braccia -Ha piacere che io lo indossi-

Ma Delphi rise, tagliente e offensiva. Albus Severus arrossì come un pomodoro e diavolo, la verità era che odiava gli abiti ridicoli che gli confezionava sua nonna.

 

 

 

Il dormitorio di Serpeverde non era male, in fondo. In generale la casa di Salazar era accogliente e al suo interno si respirava un buon clima, di unione e solidarietà.

I Serpeverde, infatti, tra di loro erano estremamente pacifici e uniti. Si aiutavano a vicenda, i grandi sostenevano i più piccoli, i diligenti aiutavano quelli più pigri e in generale il fortissimo sentimento di coesione, che li legava, impediva loro di commettere qualsiasi sgarbo contro un confratello. E, dopotutto, rimanere uniti è fondamentale quando si rappresenta la parte negativa e malvista di una società, per quanto essa possa essere piccola ed estemporanea.

I dispetti, le grida e le birichinate alla James Sirius Potter e alla Fred Weasley jr. non erano contemplati nell’algida e composta Casa di Salazar. Gli studenti di Serpeverde erano tranquilli, potevano giusto dare del filo da torcere ai nemici secolari di Grifondoro, e in quel caso in effetti non si risparmiavano, ma per il resto non facevano stupidaggini.

Per questo Albus Severus si trovava tra l’incudine e il martello. Da un lato tutta la sua famiglia, da sua sorella a sua cugina Dominique, era stata smistata in Grifondoro. Dall’altro, lui si sentiva davvero compreso e davvero a casa solo quando era in Serpeverde, in compagnia dei suoi amici. A undici anni avrebbe fatto qualunque cosa pur di ottenere il trasferimento in Grifondoro, ma ora che era più grande e poco più maturo, Albus aveva capito che quella era stata la scelta giusta, che Serpeverde era la sua Casa.

I pregiudizi, i preconcetti e le stupide dicerie che giravano su di loro erano inutili retaggi dal passato, creati da bocche ostili che volevano solo seminare zizzania.

“Tutti i maghi e le streghe diventati cattivi erano di Serpeverde. Ma sono sicuro che per te non sarà così!” gli aveva detto suo zio Ron, durante il cenone di Natale. Era stato l’unico a parlare, ma era chiaro che aveva dato voce a un timore che nella sua famiglia avevano avuto tutti, ivi compreso Harry Potter. Vuoi o non vuoi, la Casa di Serpeverde era ancora irrimediabilmente legata a Voldemort e ai Mangiamorte, e questo era quanto.

Non era stato facile per Albus scardinare questi pregiudizi. Gli era occorso del tempo e l’esperienza diretta per capire che no, i Serpeverde non solo non erano rissosi o violenti, ma erano anche i più tranquilli della scuola.

Tutti in Serpeverde si facevano -più o meno- gli affari propri, nessuno rompeva le scatole a nessun altro.

I veri brigantelli attaccabrighe e combinaguai si trovavano nel lato opposto della Sala Grande, e avevano un grifone rampante cucito nella divisa. E Albus era parente stretto dei due peggiori esponenti di tutta Grifondoro, i più ostili e detestati dai Serpeverde: era il cugino di Fred Weasley jr. e, peggio del peggio, il fratello di James Sirius, il popolarissimo e belloccio capitano della squadra di Quidditch oro e rossa. Era una specie di catastrofe avere quei due soggetti come consanguinei. Inutile dire che avrebbe fatto cambio famiglia volentieri. Non si sentiva a suo agio con quel nome baldanzoso e quel cognome pieno di aspettative implicite. Avrebbe voluto essere solo un tizio normale, figlio di gente normale con una vita normale, non il figlio del grande e famoso Auror Potter, che era sul giornale un giorno sì e l’altro pure. Anche perché Albus si sentiva il perfetto ritratto della normalità, "normale" era proprio l'aggettivo con cui si sarebbe descritto.

Ma tanto non poteva farci niente. Si vede che la sua vita doveva andare così, tra il sentirsi sbagliato e il percepirsi non all’altezza delle aspettative.

Albus comunque iniziò un minimo a disfare i bagagli, approfittando del fatto che Scorpius e gli altri fossero giù per la colazione. Lui l’aveva saltata, aveva bisogno di restare da solo a pensare e a raccogliere le idee, anche perché ciò che era successo solo ieri con Delphi aveva decisamente bisogno di essere metabolizzato. E superato, possibilmente dimenticato.

Senza volerlo, il ragazzino iniziò a pensare lei, ai suoi occhi pieni di lacrime e alle accuse di Scorpius sulla sua presunta cotta.

Cotta.

Albus avvampò, era folle anche solo da pensare. E imbarazzante, dannatamente imbarazzante. E sbagliato, sbagliatissimo.

Certo, Delphini era bella, vero. Era una super strega, vero anche questo. Aveva sgominato degli avversari con una abilità e -una brutalità- che aveva lasciato sia lui che Scorpius a bocca aperta. E aveva pure qualche anno in più di lui… Insomma, se anche fosse stata la figlia del professor Paciock, sarebbe stata comunque irraggiungibile, tanto valeva infatuarsi di una bellissima popstar babbana come Rhianna o Taylor Swift.

Loro almeno non erano figlie di Voldemort e Bellatrix.

 

 

Ed è pure il figlio di Harry Potter, pensava nello stesso momento Delphini Riddle, dentro la sua cella.

Costei non aveva smesso di pensare al bizzarro incontro con Albus Severus Potter per tutto il giorno. Avrebbe voluto farlo ma qualcosa le faceva sempre tornare in mente quel ragazzino. D'altronde era l’unico essere umano che aveva visto negli ultimi tre mesi, ma non era tanto questo, il punto.

La mente di quel moccioso e la sua erano entrate in contatto per qualche inspiegabile ragione. E la cosa inquietante era che a volte, se si concentrava con impegno, Delphi riusciva per una frazione di secondo a vedere attraverso gli occhi di lui, come se questi fossero uno specchio.

Malgrado fosse occupata ad annodarsi sulla caviglia un cencio per fermare l’emorragia dovuta a un taglio, Delphi volle riprovarci. Chiuse gli occhi e iniziò a pensare intensamente ad Albus. Dipinse nella mente il suo viso, i suoi lineamenti regolari, gli occhi grandi e di un verde speciale, brillante…

 

Dall’altra parte del mondo, il giovane Albus cominciò a sentirsi strano, provando la scomoda sensazione di avere qualcuno proprio dietro alle sue spalle. Era ancora di fronte allo specchio del suo dormitorio, per cui aveva una visibilità completa di tutta la sua camera.

Non c’era nessuno…

La ragazza intanto alzò la testa e la volse istintivamente sinistra, stringendo i pugni. Iniziò ad avvertire uno strano tipo di abbattimento, una sensazione di inadeguatezza che non aveva mai provato secondo quei termini. E poi udì distintamente una voce maschile, che cantava una sorta di nenia malinconica:

 

Yesterday, all my troubles seemed so far away,

Now it looks as though they're here to stay…

 

Delphi aggrottò le sopracciglia, chi era quel tizio che cantava? Albus? Ma ecco che un piacevole tepore che le riscaldò il corpo… Lei aprì gli occhi e sorrise: eccolo lì, il moccioso. Vide il riflesso di Albus nello specchio di Hogwarts, e con esso i suoi occhioni verdi sgranarsi spaventosamente.

Albus si girò di scatto e indietreggiò così velocemente che praticamente inciampò sui suoi stessi piedi. Paonazzo, per non perdere l’equilibrio si aggrappò di peso a una mensola, col risultato che questa cedette e tutte provette del suo compagno Optimus Maximus Zabini si infransero al suolo.

-Cazzo!- imprecò tra i denti e Delphini rise, naturalmente.

-Sei un disastro, Potter- esclamò Delphi, salace.

Albus prese a caso una fiala, una delle poche rimaste integre, e gliela puntò contro. Nell’etichetta c’era scritto “pozione scacciabrufoli”, ma lui fece finta di niente.

-Stai indietro!- le intimò, brandendo con sicumera la fiala inoffensiva -Stai indietro o te la getto addosso!-

Delphini alzò le sopracciglia e osservò divertita “l’arma” del suo nemico giurato -E che pozione sarebbe, quella?-

-È una pozione molto pericolosa- mentì Albus Severus, che stava sudando freddo -È una pozione anti-strega oscura che ti farà morire sul colpo… E… E ti farà molto male. Quindi stai indietro.-

Ma Delphini di tutta risposta ridacchiò. Si avvicinò lentamente verso di lui, la caviglia le lanciò una forte scossa di dolore, ma lei cercò di ignorarla. Albus invece indietreggiò.

-Dove hai lasciato paparino, Albus? Perché non lo chiami come hai fatto l’altra volta?- lo dileggiò, guardandolo con occhi pericolosi. Poi però lei notò il luogo in cui si trovavano, vide le tende verdi e argento, i baldacchini dello stesso colore, la cravatta di lui…
-Sei a Hogwarts?- gli chiese, con una punta di meraviglia.

Albus non le rispose e, accecato dalla paura, fece la prima cosa che gli passò per la testa: lanciarle la fiala addosso. Gran brutta idea, a dire il vero. La ragazza non solo scansò il lancio con facilità, ma si arrabbiò.

E quando la figlia di Lord Voldemort si arrabbia, le conseguenze non possono che essere catastrofiche.

Delphini infatti lo guardò con occhi dardeggianti e Albus si trascinò con le spalle al muro, atterrito.

-Come osi, tu, inutile moccioso- gli sibilò lei, avvicinandosi minacciosamente -Potrei schiacciarti come un moscerino!-

-Sì, cioè no! Aspetta! Time-out, time-out!- la interruppe di getto, facendo una sorta di T con le mani. Delphi si fermò, esterrefatta da quella assurdità.

-Ok, ehm, p-prima che la situazione ci sfugga di mano- iniziò a balbettare Albus, alzandosi in piedi rasente al muro -Sappi che non volevo tirartela addosso, davvero, mi è tipo partito il lancio per la paura, ma non… Non volevo farti male. Insomma, sapevo che l’avresti scansato, è stato tipo un riflesso incondizionato, come quando uno ti tira addosso un bolide e tu ti pieghi, capito? Per favore, non mi lanciare uno di quei super sortilegi da strega oscura, tanto non saprei pararlo, te lo anticipo tranquillamente.-

Delphini era davvero senza parole, però c’era qualcosa di stranamente divertente in tutto questo.

-Sei strano- riuscì a dire, davvero perplessa.

Albus Severus arrossì e si irrigidì -Lo so, me lo dicono tutti.-

-Immagino- annuì Delphi, beffarda -Per questa volta non ti lancio nessun sortilegio, Potter.-

Albus le sorrise, con aria sollevata -Grazie.-

-Anche perché non ho la bacchetta.-

Lui sgranò gli occhi e realizzò con un certo imbarazzo quell’ovvietà. Non poteva evitare di fare la figura dell’idiota, evidentemente.

-Oh, giusto!- ridacchiò, imbarazzato -Ma immagino che quelli come te, come Voldemort e… Non lo so, Silente, fanno grandi cose anche senza bacchetta, no?-

Divertente, sì, c’era qualcosa di squisitamente divertente.

-Oh, eccome- gli rispose Delphi, annuendo -Quindi, stai attento a non farmi arrabbiare, altrimenti…-

-Certo, sì- le rispose, annuendo vigorosamente a sua volta. Delphini cercò di non sorridere e prese a guardarsi intorno.

-Quindi sei a Hogwarts?-

-Sì.-

-E sei in Serpeverde- constatò lei, guardandolo dritto negli occhi -Perché sei in Serpeverde?-

-Perché non dovrei esserlo?- le rispose lui, con un altra domanda. Oh, Delphi ne avrebbe avuti di motivi per i quali Albus non si sarebbe dovuto trovare lì, ma tacque, anche perché se lui era lì, un motivo c’era. E questo motivo poteva rivelarsi perfino interessante.

E poi c’era qualcosa altrettanto strano, che si ripeteva ogni volta che lo vedeva. Sarà che lei avrebbe voluto sapere tutto di Hogwarts e dei suoi usi, avrebbe fatto domande fino al giorno dopo.

-Puoi almeno dirmi perché c’è sempre questa nenia in sottofondo? Che significa?- gli chiese infatti, riferendosi alla musica che usciva dalla bacchetta di Albus.

-Non è una nenia, sono i Beatles- le rispose quest’ultimo, ancora rasente al muro.

-I cosa?- domandò Delphi con una smorfia disgustata*.

-I Beatles- ripetè Albus, con ovvietà -Here comes the sun, Let it be?-

Ma dalla smorfia della ragazza, Albus dedusse che non sapeva di cosa stesse parlando.

-No, eh?-

-No.-

-Strano, credevo che almeno i Beatles fossero conosciuti da tutti- scherzò, teso -Sei l’eccezione che conferma la regola.-

Delphini si sentì in imbarazzo, ma non lo diede a vedere. Si era sempre sentita una mosca bianca rispetto agli altri, completamente esclusa dalle quotidianità della vita, e per lei questo era solo un’ennesima riprova delle sue paure.

-Suppongo che ci sia anche qualcun altro che non conosca questi Beatles- reagì, piccata.

-Sicuramente, figurati- la tranquillizzò Albus -Scorpius, ad esempio, li ha scoperti per merito mio. Anzi, se non ci fossi stato io, probabilmente a quest’ora non saprebbe nemmeno distinguere Madonna da Michael Jackson.-

Delphini distolse lo sguardo, senza replicare o ricambiare il suo sorriso. Non sapeva proprio di che cosa stesse parlando.

-Ma anche tu riesci a vedere i miei ambienti?- gli chiese invece con serietà, anche nell’ottica di togliersi da quella situazione di impaccio.

Albus scosse la testa -No, adesso vedo solo te nella mia camera, però un paio di volte li ho visti. Faceva un freddo polare.-

Lei non rispose ma assentì con lo sguardo.

-Prendi quella sciarpa, se vuoi- le indicò una sciarpa di Serpeverde, che penzolava malamente dal secondo piano di un letto a castello -Tanto Scorpius ne ha altre cinquanta mila.-

Delphi rimase sconvolta -Cosa?-

-Prendila, non è un problema- continuò Albus, facendo spallucce -Anzi, suppongo che sia molto più adatta a te che a noi.-

“È una trappola?” pensò la ragazza diffidente e del tutto disabituata a ricevere gentilezze di ogni tipo. Con cautela allungò la mano e afferrò timorosamente l’indumento, ma con sua somma sorpresa non accadde nulla di brutto o doloroso. La sciarpa non era avvelenata, non scottava e non era nemmeno una Passaporta che l’avrebbe condotta dritta al cospetto di Harry Potter. Era solo una sciarpa.

-Tutto bene?- le chiese Albus, notando la sua espressione incredula.

-Perché mi permetti di usarla?- gli chiese Delphi, sinceramente confusa.

Albus si sentì arrossire -Te l’ho detto, ne abbiamo tante altre, non è un problema. Comunque, non credevo che si potessero afferrare le cose, in questa sorta di limbo mentale. È forte, sembra quasi una cosa da film.-

Lei lo guardò e piegò il capo, senza dire nulla.

-A me piacerebbe prendere un sasso da Azkaban- aggiunse, imbarazzato dal suo sguardo.

-Te lo porto, se vuoi- gli propose, rigidamente.

-Grazie- le accennò un sorriso

Delphini di nuovo non gli rispose, ma con un cenno magico della mano gli annodò perfettamente la cravatta della divisa, i cui lembi si mossero da soli e velocemente fino a formare un impeccabile nodo.

-Wow, figo- esclamò il ragazzino, ammirandosi con meraviglia la cravatta perfetta -Grazie mille- Alzò la testa, ma Delphini non c’era più.

Albus si guardò intorno, si voltò, ma nello specchio c’era solo il suo riflesso.

 

Hey Jude, don't make it bad…

You have found her, now go and get her.

Remember to let her into your heart,

then you can start to make it better…

 

 

 

 


 


 

Ministero della Magia, sala mensa

 

 

-…Obiettivamente, collegare una Passaporta da qui a un’isoletta sperduta è quasi impossibile, senza contare che è presieduta da barriere magiche impossibili da sorpassare- spiegava Hermione, durante la pausa pranzo -No, creare una Passaporta è un’opzione da scartare. Azkaban d’altronde si trova in quell’isola proprio per questo motivo, per essere di difficile accesso. Di conseguenza, o usiamo quella che ha creato Voldemort, ammesso che esista, o seguiamo l’iter burocratico…-

-E questo benedetto iter burocratico quanto dura?- le chiese Harry, il cui viso era particolarmente provato e segnato dalla stanchezza.

Hermione distolse lo sguardo -Beh…Tra l’invio delle richieste, l’attesa delle risposte, il tempo che il Ministero europeo si riunisca e decida, il tempo che la cancelleria metta tutto a verbale e ci notifichi la delibera, direi quattro mesi. Se va bene-

-Fantastico. Usiamo quella di Voldemort- decise Harry, secco e nervoso.

-Harry…-

-No, non c’è tempo- la interruppe malamente -O con quella, o altrimenti ci vado a piedi-

-Io sono sgomento, Potter, davvero- intervenne Malfoy, per la prima volta nella storia seduto a tavola con loro. Anzi, per la prima volta nella storia seduto nella mensa del Ministero. -Davvero volete usare un oggetto che ha creato il Signore Oscuro in persona? Per Salazar, la cosa non ti inquieta?-

-Certo che mi inquieta- osservò Harry con ovvietà.

-E allora? Perché ti devi cacciare nei guai in modo così eclatante?-

-No, Harry ha ragione. Non ci sono altri modi per raggiungere Azkaban- gli rispose Hermione, dispiaciuta -Basti pensare che lo stesso Silente, per andare a Nurmengard, utilizzava una carrozza trainata dai Thestrals. Non si materializzava, né utilizzava altri sistemi più veloci, e se non lo faceva lui, non possiamo farlo neanche noi.-

-Silente andava a Nurmengard?- domandò Malfoy, sorpreso -E perché mai?-

Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata fugace e un po' imbarazzata.

-Non lo so, affari suoi, suppongo- mentì prontamente Hermione.

-Ma Nurmengard non era la prigione di Grindelwald?- continuò Malfoy -Perché mai Silente…-

-Dicevamo- lo interruppe di nuovo Hermione e Draco fece una smorfia interrogativa -La materializzazione è inibita, le vie aeree sono troppo rischiose e poi il viaggio è davvero troppo lungo. Gli spostamenti tramite polvere volante sono tutti controllati dal Dipartimento dei trasporti magici, Passaporte nuove non si possono creare…-

-Resta la Passaporta di Voldemort- concluse Harry per la quarta volta, stancamente.

-Voi siete matti- soggiunse Malfoy, alzandosi in piedi -E questa mensa è un’aberrazione culinaria, come tutte le mense dei poveri.-

-Nessuno ti aveva chiesto di venire, Malfoy- gli rispose Hermione, senza degnarlo di uno sguardo.

-In realtà me l’ha chiesto Potter- rispose Draco, guardando Harry, che si sentì subito sotto accusa.

-Ho pensato che potesse essere d’aiuto- rispose quest’ultimo allo sguardo di Hermione.

-E infatti lo sono- esclamò Draco, sicuro di sé -Ma, perdonate la franchezza, non è colpa mia se voi siete poveri e io no.-

Hermione ribollì dall’irritazione -Ti devo forse ricordare che sono il Ministro e che il mio stipendio è molto più alto del tuo?-

-Vuoi davvero giocare a chi ce l’ha più lungo, Granger?- gli rispose Draco, con un sorrisetto.

-Fai schifo.-

-Ragazzi, basta, per favore!- li richiamò Harry -Stiamo discutendo di cose importanti, potete evitare di comportarvi come quando avevamo tredici anni?-

-Non è colpa mia. È la Granger che è scortese.-

-Ah, io sarei scortese?-

-Malfoy- intervenne di nuovo Harry, cercando di non perdere le staffe -Quando possiamo andare nel tuo maniero a cercare la Passaporta di Voldemort?-

Draco stava per rispondere a Hermione per le rime, ma poi si voltò verso Harry

-Aspetta- fece un sorriso incredulo -Fammi capire. Tu davvero credi che in casa mia ci sia una Passaporta collegata ad Azkaban? Ma dico, ti sei bevuto il cervello?-

-Non sarebbe un’ipotesi così azzardata, visto che in casa tua è stato trovato anche di peggio- gli rispose Harry, mentre una mela si sbucciava da sola con la magia.

-Ma mettiamo anche che ci fosse- ipotizzò Draco -La vuoi usare davvero? Non hai paura di capitare… Non so…-

-In un cimitero spaventoso? Già fatto- scherzò Harry, ma senza sorridere. Hermione allora gli prese la mano.

-E comunque io verrò con te. Così, se capitiamo in un cimitero, li metto in riga io.-

-Questa sì che è una minaccia- borbottò Draco, alzandosi in piedi -Bene, visto che comincio a sentirmi di troppo, torno nel mio ufficio.-

-Malfoy?- lo chiamò Hermione, brusca. Ogni volta che pronunciava quel cognome, la sua voce assumeva una nitida nota di irritazione.

-Che vuoi?-

-Dopo il lavoro verrò a casa tua a cercare la Passaporta.-

Draco rimase a bocca aperta -Tu? A Malfoy Manor?-

-Perché? È vietato l’ingresso ai figli di babbani per caso?- lo provocò lei.

Lui alzò le spalle e finse di pensarci su -Beh sì, a dirla tutta. Tuttavia, per il nostro esimio Ministro farò un’eccezione- accennò un inchino beffardo -Ci si vede, perdenti.-

-Ciao, Draco, è sempre un piacere parlare con te- lo salutò Harry con del sarcasmo, poi si rivolse all’amica.

-Non sei costretta ad andarci- le disse Harry, stringendole la mano -Posso farlo io al tuo posto.-

Hermione gli sorrise -Harry, sai riconoscere una Passaporta, quando la vedi?-

Il prescelto aggrottò le sopracciglia, preso alla sprovvista -Ehm… Sì?- azzardò, insicuro -O forse no? No, in effetti.-

-Quando dico che frequentare i corsi di aggiornamento è molto importante, non lo dico per dire- lo rimproverò, ma lo fece dolcemente.

-Alzo le mani, tanto hai sempre ragione tu…-

Hermione gli sorrise, poi esitò, indecisa se dirgli ciò che le passava per la testa già da un po’. D’altronde, Hermione era una donna, e per di più era molto intelligente, in pratica non le sfuggiva nulla.

-Harry, ma secondo te, Malfoy…-

-Cosa?-

Lei si sentì arrossire e scosse la testa -No, niente. È una sciocchezza.-

 


 

 

-Duecento galeoni. Scommetto duecento galeoni che la Weasley e Lysander Scamander si mettono insieme entro Natale- esclamò Marlena Goyle, fissando la Grifondoro e il Corvonero che si scambiavano gli appunti.

Scorpius guardò in direzione di quei due, abbattuto. Albus gli sorrise, addentando una patata. Era infatti l’ora di pranzo, la Sala Grande era quasi del tutto piena, fatta eccezione ovviamente per i soliti ritardatari e per chi si era rifugiato in infermeria per evitare l’interrogazione o il compito in classe delle ore pomeridiane.

-Ti piace ancora quella squilibrata di mia cugina, vero?- gli domandò, con la bocca piena.

-Mio padre mi odia per questo- mormorò Scorpius, con tono arreso -E Rosie odia i Malfoy più di qualsiasi altra cosa al mondo. Non posso che amarla.-

Albus ridacchiò -Non è che li odia… Rosie non ti odia, Scorp. Mia zia le dice sempre di essere gentile con te, e quindi lei fa il contrario. Ma credo che tu le piaccia.-

-Sul serio?- domandò Scorpius, stupito -Ha un modo un po’ strano di dimostrarlo.-

-Zio Ron mi ha detto che le ragazze fanno così. Più ti odiano e ti disprezzano, più ti amano- gli spiegò Albus, convinto, solo che poi si sentì arrossire perché gli venne subito in mente un’altra ragazza, che lo odiava e lo disprezzava…

-Zio Ron sarebbe il Weasley con il negozio di scherzi?- domandò Scorpius, interrompendo i suoi pensieri -Sono scortese se ti dico che i suoi consigli non mi ispirano molta fiducia?-

-No, non lo sei. È chiaro che è una cavolata- ammise Albus, scuotendo la testa.

Scorpius annuì, sorridendo. Ma poi aggrottò le sopracciglia.

-Ma quel nodo?- domandò, guardandogli improvvisamente la cravatta -Come sei riuscito a farti un nodo Windsor, Albus?-

-Un cosa?- ruminò Albus Severus, colla bocca sporca di briciole.

-Un nodo Windsor! Quel nodo lì che hai alla cravatta! È maledettamente complicato. Giusto mio padre e mio nonno riescono a farselo- gli fece notare, senza fare caso a quanto lui stesse arrossendo.

-È maledettamente complicato, ma molto chic- soggiunse la loro compagna Marlena -Ti sta bene, Al.-

-Grazie- le sorrise lui, deglutendo impacciato.

-Sì, anche troppo chic per i tuoi parametri- precisò Scorpius, osservandolo con occhi sottili e sospettosi -Allora, Albus? Come hai fatto?-

-Boh, una magia…- gli rispose lui, evasivo.

-Quale?-

-Guardate, c’è posta!- esclamò un ragazzino del secondo anno, indicando lo stormo di gufi e civette che sopraggiungeva dalle alte finestre. Albus ne approfittò per alzarsi in piedi e togliersi da quella situazione scomoda.

-Scusa, Scorp, ne parliamo dopo! Aspetto posta!- esclamò Albus, col naso rivolto all’insù.

I pacchi e le lettere furono tutti gettati dai volatili in corrispondenza dei relativi destinatari. Ad Albus arrivò una lettera affettuosa da parte dei suoi genitori e il benedetto pacchettino contenente l’Mp3. A Scorpius pervenne una copia della Gazzetta del Profeta. Il giovane Potter guardò il suo migliore amico aprire il giornale, e poi gli fece una domanda che si era chiesto da sempre.

-Ma tuo padre non ti scrive mai?-

Scorpius alzò le spalle, con lo sguardo fisso sulla prima pagina -Papà non è il tipo da lettere o smancerie… Mi scriveva più mia madre, prima di ammalarsi.-

-Oh, Salazar, scusa…-

-Figurati- gli rispose l’amico, forzando un sorriso.

-Oh, guarda… La tua ragazza è di nuovo in prima pagina!-

Albus lanciò un’occhiataccia a Scorpius, ma prese velocemente il quotidiano. Come al solito, c’erano da una parte la foto segnaletica di Delphini e, dell’altra, la gigantografia dell’Auror Potter, immortalato (otto anni fa) in una posa che denotava grande preoccupazione. Questi erano i relativi titoli:

 

Siamo sicuri che Delphini sia ancora ad Azkaban? E se non ci fosse mai stata? Per l’articolo completo si rinvia a pag 10.

Per approfondire: Delphini avvistata da un contadino nello Yorkshire, Inghilterra. La vittima: “Mi ha ucciso una gallina!”. Il tempo passa ma i dubbi aumentano. Harry Potter (foto a destra) appare molto preoccupato, e tuttora risulta poco chiaro doooov…

 

Albus stropicciò il giornale e subito la voce petulante di Rita Skeeter cessò con un calando disperato la magicronaca.

Ma quante scemenze si inventavano i giornalisti pur di incassare?

Certo, se avessero saputo che Delphini ora aveva una sciarpa proveniente da Hogwarts, avrebbero come minimo scatenato l’inferno.

Albus sorrise, divertito.

Quello era il loro piccolo segreto.

 

 




 

 

*Beatles in inglese significa letteralmente “scarafaggi”.

 

 

Note
Ciao a tutti, scusate come sempre il ritardo. La mia ispirazione è ballerina e a volte viaggia per altri lidi… (o fandom, che dir si voglia!). Vi dirò, a volte leggo questa storia e non ne sono del tutto convinta nemmeno io, ma visto che l’ho iniziata e pubblicata, cercherò di portarla avanti e finirla. Spero che a voi piaccia e vi convinca in pieno.
Vorrei anche sottolineare che secondo me Draco non ha letto il libro “vita e ombre di Albus Silente” e tanto meno si è informato a riguardo, perciò non credo proprio che sapesse della storia tra Silente e Gellert (mini e immancabile riferimento alla Grindeldore <3).
Inoltre, la mensa nel ministero è stata ovviamente una mia invenzione. Ho infatti pensato che, sotto il governo di Hermione, questa iniziativa di aprire una mensa per i lavoratori, gli elfi domestici e tutto il resto del personale poteva essere plausibile. Ce la vedo Hermione a preoccuparsi di queste cose :)
Le canzoni citate infine sono dei Beatles ( rispettivamente Yesterday e Hey Jude).
Niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: EcateC