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Autore: Manu_00    18/12/2019    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLII


Gli occhioni lucidi di Brienne rimasero a lungo incollati sul metro cubo di sterrato dove il suo amico era stato immobilizzato da una decina di agenti fino alla neutralizzazione, erano passati soltanto pochi minuti eppure al fauno sembrò che fosse trascorsa un'eternità.
Il verde delle sue iridi sembrava essere diventato più intenso dietro il liquido lacrimale che la ragazza non tardò ad asciugare con il dorso della mano destra.
Faceva freddo, e la rissa di prima aveva alzato un polverone tale da mandarle infiniti atomi di terriccio negli occhi, ma non era per quello che si erano inumiditi.
Da quando era stato portato via la ragazza coniglio aveva passato i successivi trecento secondi ad osservare la scena del crimine, immobile come un palo proprio quando agire era la cosa che avrebbe dovuto fare prima di ogni altra.
Non poteva... non voleva credere a quello che aveva visto, ogni parte di se combatteva quella verità senza tuttavia portare una sola prova concreta.
Immobile nella sua uniforme da studentessa, Brienne si guardava intorno attonita.
“Non è possibile” pensò lei, “una persona non può impazzire in questo modo, in questa maniera”, e aveva ragione, quello che aveva visto non poteva accadere in un ambiente normale.
Ripercorse a ritroso tutto l'itinerario percorso fino ad arrivare a quel momento, poi, tornata all'iniziò, si affrettò ad elencare l'esatta scala degli eventi.
Dopo che Ion l'aveva lasciata lì al cancello era tentata di tornare dalle sue compagne, rimproverandosi delle sue eccessive raccomandazioni, non sapeva come ma sentiva come se qualcosa fosse destinato ad andare irrimediabilmente storto.
E non aveva sbagliato, infatti avrebbe lasciato stare la questione Ion e se ne sarebbe tornata in classe, dimenticando l'incidente o la sospetta frettolosità dell'amico, se non avesse scorto lei intenta a pedinarlo.
Si era appena voltata che aveva intravisto Emerald con la coda dell'occhio, non indossava le sue vesti da studentessa, ma fin lì nulla di anormale, ciò che di normale non aveva molto era il fatto che si fosse messa a pedinare Ion, prima in mezzo ai passanti, poi quando questi si fecero troppo radi per poter offrire una buona copertura, prese a inerpicarsi sui tetti e ad aumentare mano a mano la distanza dal suo sempre più sospettoso bersaglio.
Ovviamente se Brienne era al corrente di questi dettagli, era perché non aveva perso un attimo nell'inseguirla, e se magari poteva ancora fermarsi e spiegare quello che sembrava un pedinamento come una curiosissima coincidenza, il vederla arrampicarsi sui tetti per sfuggire agli occhi del suo bersaglio aveva spazzato via questa sua ultima possibilità di tirarsi indietro dall'indagare.
Così in pochissimo tempo il pedinamento era diventato duplice, e dove Emerald pedinava Ion, Brienne pedinava Emerald.
Il tragitto durò un po', e qualche volta Emerald (e quindi anche Ion, non sempre perfettamente visibile) si fermava e ne approfittava per guardarsi attorno, rendendo il compito di Brienne ancora più ansiogeno di prima.
Poi alla fine Ion arrivò a destinazione, dalla sua posizione Brienne poté vederlo bene mentre entrava in un edificio dall'aspetto sospetto, ma ancora più sospetto fu il comportamento di Emerald, che invece di entrare a sua volta o dileguarsi, decise di arrampicarsi sul tetto più alto di quella frazione del distretto industriale, guadagnandosi una posizione che le conferiva un'ottima visuale di tutto il circondario, nonché la possibilità di sorvegliare l'edificio a trecentosessanta gradi.
Così il fauno dovette trovare un nascondiglio più affidabile in un vicolo e aspettare gli sviluppi di quella bizzarra situazione, ogni minuto d'attesa per lei era un calvario, e ogni secondo di troppo che passava sembrava diminuire drasticamente le possibilità che Ion uscisse da quell'edificio.
Si preparò agli scenari peggiori, ma non fu necessario, dopo quella che le era sembrata un'interminabile attesa Ion uscì dall'edificio sano e salvo, e ciò le avrebbe fatto tirare un sospiro di sollievo se non fosse stato per il modo in cui era uscito.
Infatti, in barba ad ogni legge della logica, Ion non uscì dalla porta principale, no, uscì fuori dal muro in mattoni del vecchio magazzino di corsa e con la semblance attiva, tutti elementi che spinsero Brienne a gettarsi all'inseguimento prima che la situazione precipitasse ulteriormente, se Ion aveva avuto un qualche colloquio all'interno del magazzino, l'esito non doveva esser stato proprio dei migliori.
Con una velocità che aveva dell'impressionante coprì tutto il tragitto dal suo nascondiglio al magazzino, e da lì fino al piccolo parco dove l'ex criminale aveva deciso di rifugiarsi fra la folla.
In quel momento non badò a quanto per un cacciatore quella fosse una scelta decisamente sconveniente, o a cosa diamine stesse facendo Ion in quel magazzino, in quel momento l'unica cosa che le importava era di riportarlo al sicuro.
Ed era ad un passo dal farlo, ma quando si addentrò fra la folla un urlo terrificante, un urlo di un uomo ferito.
<< VIA! >>
Seguito da una voce decisamente più familiare.
Dopo quei due urli ne scoppiarono a decine, la folla che Brienne si era apprestata ad attraversare le si rivoltò contro, spingendola indietro e quasi calpestandola mentre qualche individuo decisamente più combattivo procedeva controcorrente per battere di santa ragione la causa di quell'isteria collettiva.
Se quella visione era spiacevole, quella successiva fu invece terrificante, identificò subito le familiari sagome di Noapte e Ghinion, identificò subito il sangue che dipingeva le due lame argentee , e identificò subito il loro portatore:
Ion si dimenava in mezzo a varie figure di operai infuriati, ma non potevano, Brienne se ne accorse con orrore, aver iniziato loro, e anche se lo avessero fatto, niente poteva giustificare quello che vide.
Un uomo giaceva a qualche decina di metri da Ion, apparentemente privo di sensi, un altro urlava bestemmie tenendosi la faccia rotonda lorda di sangue, sfregiata dalla lama di Ghinion, mentre un terzo gemeva tenendosi il fianco, sorretto alla meglio da altri due operai.
In tutto questo Ion continuava a scalciare e ferire, ferire degli innocenti mentre il sangue lordava le sue lame e le sue mani, i suoi occhi gridavano di terrore, come se il suo intelletto fosse stato intrappolato in qualche sconosciuta e terrificante dimensione da cui non sembrava in grado di uscire.
E lei in tutto questo cosa fece? Provò a fermarlo? Lo aiutò? Intervenne a difesa della sue vittime?
Non fece niente, rimase pietrificata davanti a quella visione insensata.
Doveva aiutarlo? Doveva abbatterlo? Cosa doveva fare?
Improvvisamente, la voce supplicante del compagno di scuola la invitò a fuggire, come se non fosse lui quello che stava accoltellando persone per strada.
Erano intervenute le guardie, e malgrado Ion avrebbe potuto semplicemente diventare intangibile e fuggire in barba a tutti quanti, non lo fece, rimase a dimenarsi e a scalciare, mentre gli operai malconci venivano sostituiti dalle guardie della città, comparse in gran numero ad una velocità che aveva dell'innaturale.
Qualcuna dovette retrocedere ferita, ma le loro armature permisero ai più di sopravvivere alle coltellate tirate a caso del loro avversario, di immobilizzarlo e, di fronte alla sua continua resistenza, di tramortirlo.
In tutto questo Brienne si era limitata ad avvicinarsi lentamente verso Ion, senza fare niente, come se quello che aveva davanti fosse un sogno, o semmai un incubo, e che se si fosse avvicinata abbastanza sarebbe riuscita a svegliare entrambi.
Non lo raggiunse, la mano che Ion le aveva teso si afflosciò a terra assieme al resto del braccio, mentre il proprietario della stessa veniva sollevato e infilato (sarebbe più corretto dire lanciato) all'interno del cellulare per detenuti, la presenza stessa del veicolo e la tempestività dell'intervento avrebbero dovuto suggerire a Brienne che la milizia di Vale era abituata a condurre arresti in quella zona, ma in quel momento per lei non significava niente.
Una volta rinvenuta dal doloroso flashback, dovette constatare come il tutto fosse così... inspiegabile, eppure non poteva accettare che Ion fosse semplicemente impazzito dopo un incontro sospetto.
Il cosa avesse portato a tutto questo e il come fosse avvenuto le sfuggivano, ma un piccolo dettaglio che intravide mentre assisteva a quella scena terribile bastò a farle capire che no, Ion non doveva essere semplicemente impazzito, se era successo qualcosa, era perché qualcuno aveva voluto che così succedesse.
Chi? Questo Brienne non poteva saperlo, ma lo stesso terrificante dettaglio che aveva notato prima non poté che farle gelare il sangue delle ossa e allo stesso tempo suggerirle qualche indiziato.
Sì, perché sebbene in quel momento fosse a malapena sicura che quello che le stava accadendo davanti fosse reale, non avrebbe mai potuto dimenticare quello a cui aveva assistito appena un secondo dopo.
In preda all'angoscia, dopo che il furgone blindato era sparito fra le vie della città, Brienne non aveva resistito alla tentazione di rivolgere lo sguardo al cielo, e allora l'aveva notata.
Strinse i pugni, trasformando il gelo in fiamme quando ricordò come, allontanatasi dal suo punto osservazione per osservare la scena comodamente appollaiata su un tetto vicino, quell'odiosa ragazza dai capelli verdi le aveva rivolto un ghigno crudele per quei pochi secondi in cui i loro sguardi si erano incrociati.
Un sorriso che forse Emerald non si sarebbe nemmeno aspettata che Brienne lo notasse, ma lei invece lo notò bene.
O era impazzita lei, oppure la follia a cui aveva assistito aveva in qualche modo senso, tuttavia davanti a questa vaga supposizione c'era una granitica e desolante certezza: non poteva fare niente, conosceva la situazione di Ion e a cosa lo avrebbe portato quel suo gesto.
Senza nemmeno accorgersene le unghie iniziarono a conficcarsi dentro al palmo, mentre una lacrima ribelle le scorreva lungo la guancia.


<< Guarda chi si rivedere, Ragazzo Fantasma. >>
Sbattei più volte le palpebre per adattare i miei occhi al buio della cella, poi mi accorsi che la cella era perfettamente illuminata ed anzi, avrei dovuto adattare i miei occhi per proteggermi da quell'accecante luce biancastra che ad ogni secondo che passava minacciava l'integrità della mia retina.
<< Posso spaccargli la faccia adesso? >>
Un fastidioso fruscio, emesso da qualcosa che doveva avere un odore veramente sgradevole, sussurrò al mio orecchio dentro, mentre un insieme di concitati bisbigli non mi aiutava a fare ordine nella mia mente.
<< Devo prenderlo per un sì? >>
Mi sentivo pesante e intontito, mi chiesi come mai, e come se avessi posto una domanda impertinente ad una vecchia signora irritabile, la mia mente reagì con forza a quel pensiero riportandomi a non so bene quanto tempo prima, rivissi la botta in testa che mi aveva messo fuorigioco, e prima ancora di essa la mia disavventura in quell'incubo (solo di un incubo poteva trattarsi) in mezzo ai grimm.
Per farla breve, le voci dei tre sfigati attorno a me furono l'ultima cosa di cui mi accorsi.
<< Ci senti?! Ora basta, questo è troppo! >>
Se non fosse stato per la mia aura che mi avvertì dell'imminente pericolo e per la memoria muscolare sviluppata durante gli allenamenti a Beacon la mia povera testa sarebbe stata subito ridotta in una poltiglia informe, e invece, con una prontezza di riflessi che stupì anche me, rotolai a destra evitando per un pelo un piede gigante il cui proprietario non doveva nutrire delle buonissime intenzioni verso il sottoscritto, e lo feci senza nemmeno accorgermi di cosa stesse accadendo.
Sentii il pavimento tremare sotto il pestone, e in un attimo feci forza sulla mia schiena per alzare entrambe le gambe e sferrare un calcio orizzontale, un piede decisamente più piccolo di quello che aveva cercato di spappolarmi incontrò il mio, e l'aggressore cadde addosso al suo compare lanciando un coloritissimo assortimento di bestemmie che in brevissimo tempo gli conquistò il rispetto di quelli che dovevano essere parecchi spettatori, che si misero a gridare ed applaudire nonostante il maledetto fosse caduto come un salame addosso al suo compare.
Avvertivo tuttavia altre presenze vicino a me, e non tardai ad alzare la schiena pronto a difendermi con le unghie e con i denti e ad urlare per chiamare le guardie in mio soccorso.
La presenza delle sbarre, di parecchi brutti ceffi intenti ad osservarmi con intenti non proprio pacifici e di uno spesso bracciale metallico attorno al mio polso bastò a farmi capire di essere finito di nuovo al gabbio, tentai immediatamente di usare la mia semblance, ma come temevo il bracciale doveva essere un dispositivo in grado inibire l'aura e precludermene l'utilizzo.
Intanto il mio aggressore pareva essersi rimesso in piedi, e non con l'intenzione di fare pace.
Fantastico pensai, non solo ero finito di nuovo in carcere, ma mi ero anche fatto nemico il mio compagno di cella, e senza sapere perché!
Tuttavia appena mi voltai verso il mio aggressore, pronto a chiamare le guardie a gran voce o, nel probabile caso di una loro mancata assistenza, a difendermi come potevo, mi ritrovai davanti un volto sgradevolmente familiare.
<< Jack?! >> schivai un pugno che fece tremare l'intera sbarra, pugno a cui non ne seguirono altri perché l'ex studente di Beacon indietreggiò rapidamente stringendosi la mano ferita.
<< Brutto stronzo fantasma che non sei altro! La mia mano! >>
Mentre Jack sfoderava tutto il suo colorito repertorio di bestemmie dando un entusiasmante spettacolo ai detenuti delle celle vicine, mi accorsi che lui non era l'unica vecchia conoscenza con cui avevo avuto il dispiacere di trovarmi come compagni di cella.
A sostenere Jack e ad impedirgli di lanciarsi contro di me c'era un Ivan particolarmente a disagio, il colorito rossastro dei suoi occhi e le occhiaie attorno agli stessi suggerivano quanto il fauno dovesse trovarsi a suo agio all'interno di una cella, mentre l'esatto contrario valeva per Kojo, che del tutto indifferente alla situazione e alla mia presenza della sua cella, se ne stava seduto a gambe incrociate a giochicchiare con quel suo orrendo ratto.
Come hai fatto a passare i controlli?
Indossava ancora la maschera, o i gendarmi erano più incompetenti di quanto ricordavo oppure avevano visto cosa c'era lì sotto e avevano ritenuto che dovesse rimanere nascosto.
Tutti e tre portavano il bracciale metallico attorno al polso, ben magra consolazione visto che rimanevo da solo contro tre persone.
Per fortuna solo Jack sembrava avercela con me.
<< Jack, Ivan... Kojo? Cosa ci fate qui? >>
Per un attimo fui tentato di guardarmi le spalle e aspettarmi un attacco a tradimento da parte di Drake, poi ricordai che il bastardo era esploso davanti ai miei occhi, e anche se da qualche parte dovesse aver avuto un secondo corpo robotico, di certo non lo avrebbe utilizzato per farsi arrestare.
<< Sì! Jack! Quello che tu e il ragazzo vomito avete... lo sapete cosa avete fatto! >> schivai il suo sputo e fui grato che Ivan lo stesse tenendo fermo.
<< Lasciami Rhyno! Devo spaccargli la faccia! >>
Sebbene a disagio, Ivan non sembrava disposto a lasciarglielo fare.
<< Jack ti prego... ci guardano tutti, e così ti giocherai la buona condotta. >>
<< Buona condotta?! >> l'enfasi con cui Jack rispose sembrò quella di uno a cui era appena stata insultata la madre.
<< Quale buona condotta dovrebbe ricevere uno con la tua faccia?! Fanculo la buona condotta, è per colpa di questo verme se siamo finiti qui, e comunque ormai non possono condannarmi a più anni di quanti non me ne abbiano già dati! >>
<< Ma che dici? Dobbiamo ancora subire un processo... >>
<< Non importa! Saranno parecchi ti dico, poi credo che il boss di questo posto, il tizio dell'interrogatorio, c'è l'abbia con me per quelle quattro parole che ho detto su sua madre, quindi la buona condotta è ormai andata a farsi fottere! >>
Osservando la chiacchierata amichevole fra Jack e Ivan, mi resi conto che, senza la terrificante presenza di Drake a guidarli, i suoi scagnozzi più che a dei criminali facevano pensare ad un duo di comici.
Dico duo perché Kojo, invece, era terrificante da osservare sia con o senza Drake vicino, anzi, era terrificante e basta, e lo era ancora di più con quel suo modo di osservarci con la coda dell'occhio dietro la maschera mentre lasciava che quel sorcio orrendo giocasse fra le sue mani mordicchiandogli le dita sporche.
Ma se non altro non sembrava intenzionato ad uccidermi, o almeno non ora che ero cosciente, quindi decisi di concentrarmi su scemo e più scemo.
<< Ehi... scusate? >>
<< Che vuoi?! >> mi urlò Jack in risposta mentre Ivan reprimeva un suo secondo scatto.
Pensai attentamente alla prima domanda da rivolgergli, e lo feci cercando di ricordarmi quello che era successo prima di trovarmi in cella con quei tre.
Il colloquio con Cinder, la fuga... l'incubo.
Ero confuso, parecchio confuso, ma ero anche certo di essere sano di mente, quindi quello che avevo visto non poteva essere per alcun motivo il frutto di un mio qualche squilibrio mentale.
No, pensa Ion, pensa.
Ci pensai e capii subito: i misteriosi attacchi di follia di studenti e cacciatori che da quando era iniziato il festival terrorizzavano gli abitanti di Vale e turisti vari.
Ecco, dovevo aver avuto uno di quegli attacchi di follia, solo che non era un attacco di follia, era... qualcos'altro, cosa di preciso non ne avevo e non ne ho tutt'ora idea, ma una cosa era certa: era opera di Cinder e della sua squadra.
Più di quello non avrei potuto scoprire, e di certo quei tre non mi avrebbero dato le risposte che cercavo, quindi domandai loro l'unica cosa che potevano forse sapere.
<< Ecco... come sono arrivato qui? >>
Jack mi lanciò uno sguardo come per chiedermi se avessi abusato di qualche sostanza di recente, tuttavia mise da parte la sua ostilità e si degnò di rispondermi come solo lui avrebbe potuto rispondere: cioè male.
<< Bah, se non lo sai tu! So solo che due guardie sono arrivate qui, hanno aperto la porta e ti hanno buttato a terra come un sacco di patate, beh come con tutti d'altronde, tutti quelli privi di sensi almeno. >>
Inarcai un sopracciglio.
Facevano così? Sul serio?
Mi guardai attorno, le celle erano piene, ognuna con cinque-sei persone al suo interno, molte delle quali anche facce note con cui avevo avuto occasione di fare qualche scambio non particolarmente lecito: borseggiatori, ladri, scassinatori, membri di piccole gang, tutti pesci piccoli.
Ricordai che negli ultimi mesi, così parlavano i quotidiani, le attività della malavita locale avevano subito un'impennata spaventosa, e un'impennata l'aveva avuta anche il numero degli arresti.
Questo spiegava un po' di cose, tipo perché non mi trovassi in una comoda cella singola sia perché non era stato interrogato, trattenuto da una parte o altro invece di essere sbattuto direttamente in cella, a quanto pareva, la polizia di Vale non era per niente abituata a gestire così tanti detenuti, come testimoniava la frenetica attività delle guardie nel corridoio e il chiasso implacabile che proveniva dalle altre celle, da cui provenivano non poche lamentele sul poco spazio a disposizione.
<< Ok ok, prossima domanda: come ci siete finiti voi qui? >>
Come se avesse improvvisamente perso di colpo tutta la sua ostilità, Jack si afflosciò addosso a Ivan e abbassò lo sguardo irritato.
<< Ci hanno catturati mentre cercavamo di lasciare la città, sei stato molto veloce ad avvisare il fottuto preside. >>
<< Oppure ci hanno arrestato perché abbiamo rotto la vetrina di un negozio in piena notte per fuggire con la cassa. >>
Jack fulminò il fauno con lo sguardo.
<< Per l'ultima volta! Non avevamo soldi per i biglietti del treno e tanto eravamo già ricercati! >>
Quest'informazione mi sembrò decisamente incoerente.
<< Aspettate, non è arrivato nessuno a cercarvi? >>
I due, anzi, i tre dal momento che pure Kojo era rimasto incuriosito da quella mia domanda, iniziarono a fissarmi perplessi.
<< Dopo... lo spiacevole incontro con Drake, siamo andati in camera sua a cercare informazioni, ed era sparita ogni cosa, tutto in una sola notte, in più il preside ci aveva riferito che il padre aveva chiamato per dire che Drake si era ritirato da Beacon, quindi pensavo che fossero riusciti in qualche modo a far sparire anche voi... >>
Il modo in cui si drizzarono in piedi alle ultime parole mi fece capire in che modo Drake era solito far sparire i suoi collaboratori, e sopratutto che non ne sapevano niente di questo suo piano d'emergenza.
<< F-fammi capire! Quel bastardo ha fatto sparire in una sola notte tutta la sua roba ma non ha mandato nessuno a prenderci? Ma questo è... >>
Pensai che a quel punto avrebbe urlato fuori l'ennesimo insulto, invece si limitò a sospirare e afflosciarsi ancora di più, concludendo la frase con un'amara constatazione << Questo è proprio da lui... >>
Scossi la testa.
<< Ma non ha senso, anche se è uno stronzo voi dovreste comunque avere delle informazioni su di lui, non poteva lasciarvi liberi di parlare! >>
<< Invece sì... l'unica cosa che ci legava a lui era un contratto in cui lui ci pagava in cambio di ubbidienza, non ci ha mai detto altro né fatti partecipi dei suoi piani, e quando abbiamo detto il suo nome e cognome all'interrogatorio, Drake Kel... il capo non è stato trovato in alcun registro. >>
Ivan sospirò assieme all'amico, dare un qualche contributo all'identificazione di Drake avrebbe giocato a loro favore e magari gli sarebbe stato scontato qualche anno, invece il loro presunto capo non esisteva in nessun registro civico, il che rendeva il loro contributo utile quanto Nick in mezzo ad una battaglia fra umani e grimm.
Forse poteva esistere una qualche pista nella documentazione lasciata a Beacon, se non avesse ovviamente fatto sparire pure quella, ma come cancellare il fatto che un certo “Drake Keller” aveva partecipato con il suo team al torneo?
Le espressioni dei due e l'impassibilità di Kojo mi fecero capire quanto la cosa li avesse feriti: per nulla, non esisteva alcun affetto fra loro e il loro capo, beh, sfido qualsiasi essere vivente a essere in buoni rapporti con Drake, vivo o morto che fosse.
<< Beh io non mi scoraggio. >> ruggì Jack << Il mio obbiettivo è evadere, tornare a casa e ricontattare i miei compagni, ora che siamo diventati così forti potremmo finalmente costruire una gang come si deve! >>
Feci fatica ad immaginarmi Jack alla guida di una banda, certo, creare esplosivo dal proprio corpo è un potere non da poco, ma con l'intelligenza che aveva (cioè poca) non sarebbe andato molto avanti.
Ma questo non era un mio problema, anzi come mi aveva consigliato la voce stridula dell'ex scagnozzo di Drake, dovevo semmai pensare a come uscire da quel postaccio ed avvisare...
Mi si strinse il cuore non appena mi balenò in mente lo sguardo di Brienne, non sembrava molto contenta della situazione, e come biasimarla?
Se mi era successo la stessa cosa che era capitata agli altri studenti, non serviva molta immaginazione a capire come mai fossi finito in carcere, quei grimm che avevo accoltellato non dovevano essere dei grimm...
Ripensai a tutte le volte che il mio coltello aveva infilzato quella carne nerastra e sporca e ai versi di agonia che mi venivano lanciati in risposta, il pensiero che fossero delle persone mi fece tremare la mano: non ero mai stato uno stinco di santo, è vero, ma non avevo mai accoltellato una persona in quel modo, né mi ero trovato nella situazione di uccidere qualcuno, era facile perdonarsi per quanto riguardava Drake: era un cazzo di robot, ma quelle di ieri erano invece esseri umani in carne ed ossa, e sopratutto non avevano nessuna colpa che potesse giustificare la mia aggressione.
Per carità, non inizierò adesso con un nuovo piagnisteo, non ero e non sono tutt'ora il tipo di persona che si preoccupa del bene del prossimo, ma l'idea di essermi sporcato le mani di sangue e di aver mutilato (e, per Oum, forse anche ucciso) delle persone era semplicemente terrificante.
Ma ancor più terrificante era il chiedermi cosa avesse pensato di me Brienne in quel momento, il modo in cui mi fissava e non interveniva... se fossi stato un semplice maniaco non avrebbe esitato a spezzarmi la schiena con Demolisher, ma vedere un suo amico e compagno cacciatore (per quanto quel termine non mi appartenesse più di tanto) doveva averla sconvolta, e il pensiero di non aver fatto niente le sarebbe rimasto sulla coscienza come una specie di macigno.
Come stava in quel momento? Cosa avrebbe pensato di me?
Continuavo a ripetermi che ero innocente, che ero stato ingannato! Ma ciò agli occhi di chiunque non avrebbe cambiato il fatto che avessi accoltellato degli innocenti, ammesso e non concesso che credessero alla storia dell'illusione, o che oltre a non crederci non saltassero poi alla conclusione di avere davanti a loro un povero pazzo.
Realizzai che non era la possibilità di essere condannato ad un ergastolo e di uscire di carcere ormai vecchio, o quello che di lì a poco sarebbe successo a Beacon (le parole di Cinder non lasciavano spazio a molto dubbi) a spaventarmi maggiormente.
No, la mia paura era di trovarmi faccia a faccia con Brienne per spiegarle quello che era successo, e no, a spaventarmi non era il fatto che potesse comprensibilmente spappolarmi il cranio con un colpo.
Senza accorgermene mi ritrovai a staccarmi a morsi le unghie in un vano tentativo di allontanare il nervosismo.
<< Ma mi senti sì o no?! >>
Finché la fastidiosissima voce di Jack non mi richiamò alla realtà.
<< Cosa? >>
Per un momento lo vidi impettirsi e gonfiarsi a tal punto che temetti di dover riprendere la rissa, ma alla fine decise di sgonfiarsi e prendere poi un grosso respiro.
Terminata l'operazione, scandì bene le sue parole: << Cosa ci fai qui?! >>
<< Ho aggredito delle persone >> non avevo motivo di mentirgli, a che pro farlo?
<< Ah... e perché? >>
Sospirai.
<< Beh o sono stato vittima di un qualche potere sovrannaturale che ha manovrato la mia mente per indurmi a vedere tutte le persone attorno a me come dei grimm, oppure non dovrei essere qui ma in una clinica psichiatrica, sapete, in una di quelle stanze di gomma dove vengono messi gli “individui pericolosi per se stessi e per la società”. >>
Jack e Ivan fecero un passo indietro, dovetti ammettere che per inquietarli non ci voleva poi tanto.
<< Ehm molto interessante... >> balbettò Ivan mentre Jack sembrò volersi nascondere dietro il massiccio corpo del fauno.
Mi prendete in giro? Siete in tre e avete paura che IO possa farvi del male?
Ma Drake dove li ha trovati questi qui?
<< Comunque questo è tutto, quindi... presumo che dovrò aspettare il processo? >>
Alla parola processo i tre ebbero un sussulto e iniziarono a guardarsi attorno, o più precisamente oltre le sbarre.
No sul serio, cosa avete che non va?
Ormai promosso a oratore del gruppo, Jack cessò di guardarsi attorno e tornò a concentrarsi su di me.
<< Sì, dovremmo aspettare il processo... ma non abbiamo intenzione di farlo, vedi... >> abbassò la voce fino a ridurla ad un sussurro, per quanto fosse possibile con quel suo timbro rumoroso.
<< Un tizio, qualche giorno fa, ci è venuto incontro in pausa pranzo, sapeva che eravamo studenti di Beacon... e beh... sta progettando di farci evadere tutti quanti, e forse potresti essergli utile per il piano... anzi... >>
Iniziò a grattarsi la nuca, come per essere sicuro di non dire qualcosa di stupido.
<< Oltre a sapere che eravamo di Beacon ci ha fatto anche delle domande e... credo voglia parlare con te, Ragazzo Fantasma. >>
Altre persone che non conosco e che vogliono parlare con me? Ma no grazie!
Non presi particolarmente bene quella notizia considerando come stavano andando i miei incontri con persone più o meno sconosciute, la presenza di un'altra persona non di mia conoscenza intenzionata a parlare con me non era proprio una notizia rassicurante.
Chi diamine poteva essere adesso?
Il padre di Drake?
Un gangster locale?
Caesar forse?!
Il pensiero di ritrovarmi davanti il mio mentore bastò a portarmi il sangue alla testa, ma mi tranquillizzai pensando a quanto la cosa fosse improbabile: Jack e gli altri dovevano averlo visto almeno una volta, per cui non sarebbe parso loro come uno sconosciuto, inoltre non era nel suo stile finire in prigione da un giorno all'altro... a meno che o quei tre babbei lo avessero del tutto rimosso dalla mente e Caesar avesse subito la mia stessa sorte, ma per qualche motivo non riuscivo proprio a immaginarmi il maledetto che cadeva ingenuamente vittima di un'illusione.
In ogni caso, dopo l'appuntamento non proprio eccellente con Cinder, partecipare ad un altro incontro nello stesso giorno non sembrava proprio una buona idea... ma in quel caso non avevo scelta.
Rassegnato, alzai lo sguardo verso il faccione nervoso di Ivan dietro cui Jack sembrava ancora volersi rifugiare.
<< Va bene, portatemi da lui. >>
<< Non sarà necessario. >> replicò Jack con la sua brutta voce << Anche perché è da qualche giorno che la mensa in comune è sospesa, ormai siamo così tanti che preferiscono farci uscire il meno possibile, veniamo serviti qui. >> continuò Ivan.
<< Questo è un problema, e come dovrei incontrarmi con lui? >>
<< Verrà lui da noi, non manca molto alla cena... >> un'espressione di tormento prese posto sul viso di Ivan, capì che il cibo della prigione non doveva piacergli molto, eppure non l'ho mai fatto molto schizzinoso, anzi, aveva l'aspetto di chi, se costretto, si sarebbe mangiato anche le posate.
<< Affidano il servizio ai prigionieri, a quanto pare c'è carenza di personale... >>
Sussultai e non ebbi fatica ad immaginare il perché, fra i problemi di ordine pubblico e le notizie sui sempre più frequenti avvistamenti di grimm, non era strano che le forze dell'ordine di Vale volessero mettere in campo tutto il personale possibile, e questo dava un'ulteriore spiegazione sul perché non volessero che i detenuti lasciassero le proprie celle, in caso di forte sproporzione fra essi e le guardie, la possibilità di una sommossa non sarebbe stata molto improbabile.
Capendo che al momento il massimo che potevo fare era aspettare, mi accasciai schiena contro il muro e chiusi gli occhi per schiacciare un breve sonnellino, malgrado fossi rimasto privo di sensi per parecchio tempo, mi sentivo tutt'altro che riposato.


Dopo un sonno breve e non particolarmente soddisfacente dal quale ero stato più volte interrotto dai morsi di Moriarty venne finalmente l'ora di cena.
A darmi la sveglia finale fu però un calcetto più forte del dovuto da parte di Jack, ma mi decisi ad ignorarlo ed alzarmi, mi sentivo il corpo intorpidito, prima non ci avevo fatto caso, ma tutti quei colpi mi avevano veramente ridotto uno schifo.
Non ancora del tutto sveglio (ammesso che fossi veramente riuscito ad addormentarmi), mi portai le mani alle orecchie per scacciare l'irritante vociare dei detenuti.
Malgrado fosse già buio i detenuti sembravano ben poco propensi ad andare a dormire, dalle celle vicine continuavano ad arrivare urla, schiamazzi ed altri suoni che avrei preferito ignorare, non era semplicemente una questione di poco sonno, l'intero carcere sembrava in fermento rispetto a poche ore prima, e qualcosa mi diceva che non era solo per la qualità della cena...
Cena che ci venne subitamente servita tramite un apposito passaggio attraverso le sbarre: per metà era soltanto un unico cumulo di riso biancastro, freddo e dall'aspetto poco invitante, l'altra metà era della carne di pollo tagliata un po' alla cacchio di canide.
Mi chiesi se non avessero mandato in strada anche il personale della cucina.
Arrivai barcollando al limitare della cella, era rimasto solamente il mio vassoio mentre i miei tre compagni di sventura mangiavano in silenzio sui rispettivi giacigli.
Ero talmente dolorante e intontito allo stesso tempo che mi accorsi dell'inserviente solo quando, con un tono decisamente poco convinto di quello che aveva davanti, chiese ai tre ex scagnozzi di Drake se fossi veramente la persona che stava cercando.
<< Sì, si sta ancora abituando. >>
Mormorai qualcosa che non ricordo, ma doveva essere certamente una domanda, poi alzai lo sguardo: attraverso le sbarre avevo davanti a me un detenuto con un grembiule da inserviente, doveva essere la persona di cui mi avevano parlato.
Confesso che rimasi molto sorpreso quando lo vidi, da un lato la sua faccia, quella di un ragazzo della mia età (ma più alto di almeno dieci centimetri) dal volto squadrato, la cui già ampia fronte era resa ancor più evidente dai capelli castano scuro corti ma allo stesso tempo raccolti in decine di piccoli ciuffi ricci e dagli occhi il cui colore sembrava sospeso a metà strada fra il giallo e il marrone (finendo per non corrispondere a nessuno dei due) non corrispondeva a nessuna delle facce note che mi sarei immaginato di ritrovare qui in prigione, dall'altro però mi suonava veramente familiare.
<< Ti sono mancato? >>
Ok, forse è un po' troppo familiare!
<< Ci conosciamo? >>
Il detenuto annuì, e poi sfoderò un sorriso a trentadue denti che aveva ben poco di rassicurante, ma il peggio è che mi appariva sempre più familiare, dove avevo già visto quella faccia dal naso a patata, quegli occhi indecisi, e, in generale, quella grande faccia da schiaffi?
<< Davvero non ti ricordi di me? Eppure eri tu quello sveglio. >>
Mi trattenni dal sospirargli in faccia.
<< Scusa, sono in una situazione non molto comoda e quindi non sono proprio in vena di scavare fra i ricordi, quindi se fossi così gentile da rinfrescarmi la memoria... >>
<< Oh andiamo! >> sbottò bonariamente lo sconosciuto << Davvero non ti ricordi me? Diamine Ion, dopo tutti quelle volte che ti ho fatto da gorilla privato potevi almeno avere la decenza di memorizzarti il mio nome! >>
<< Gorilla?! >>
Fulmineo come un flash, mi passò davanti agli occhi un ricordo di dieci e passa anni fa, quello di un bambino in lacrime dopo una sgradevole sessione di strizza capezzoli intento a svuotare le tasche dei risparmi, quella di un elegante fanciullo della sua stessa età intento a incassare le monetine ricordandogli che non era colpa sua se si era giunti a questo, e quella, infine, di un ragazzo grosso e brufoloso, dalla pancia giusto un po' sporgente che minacciava di ripetere l'operazione mentre rideva a crepapelle.
<< Tu... Laszlo! Sei Laszlo?! >>
<< Ecco! Oh ma allora c'è l'hai un cuore, ma ti perdono, non ci vediamo praticamente da quanto... sei anni? Sette? >>
Sgranai gli occhi, quello sì che era un incontro inaspettato.
Ok a dirla tutta conoscendo il carattere di Laszlo ai tempi in cui lo frequentavo la prigione era il posto più probabile in cui ero certo di ritrovarlo un giorno, ma che fosse lì perché mi cercava era una coincidenza troppo grande per essere vera.
Per un momento temetti di avere davanti un'illusione, ma non aveva molto senso come teoria.
<< Sei anni, sì, quando me ne sono scappato dall'orfanotrofio portandomi dietro tutti i risparmi che avevo accumulato. >> lui sorrise e scoppiò a ridere di gusto << Giusto! Cazzo, li avevo cercati per un anno e alla fine li avevi nascosti dentro il materasso, ma che ti costava travasarli in un sacco invece di portartelo dietro? >>
<< Beh, mi sarebbe comunque servito per atterrarci sopra dalla finestra della camerata, poi chi mai ruberebbe un materasso? Correvo meno rischi con quello che non con un portafoglio. >>
<< Davvero? E dimmi che fine hanno fatto quei soldi? >> << Perduti quando decisi che un portafoglio era comunque più comodo di un materasso. >>
Laszlo rise, ma io non potei pensare con un certo disagio quanto la situazione fosse surreale: mi sono alzato, ho partecipato alle lezioni, sono finito in un incubo, mi sono risvegliato in prigione assieme ai miei ex nemici e ora ero davanti ad una mia vecchissima conoscenza.
E se stessi semplicemente sognando?
Mi morsi la lingua per verificarlo, fece male e non mi svegliai.
<< Hai qualcosa alla lingua? >> << No no, tranquillo! Ma dimmi, ho saputo che mi cercavi, la mia mancanza ti stava uccidendo e ora vuoi dichiararmi i tuoi sentimenti? >>
<< Se tirarti un pugno in faccia vale come dichiarare i miei sentimenti allora lo prendo in considerazione, ma no, sono qui per parlare di affari, vedi, pare che qualcuno sia interessato alle tue doti di ladro e sarebbe disposto a pagarti un lauto ingaggio, è da un mese che ti cercavano ma eri a Beacon e quindi irraggiungibile, cosa che avrei preferito scoprire prima di essere mandato in carcere per controllare se tu fossi lì, ma è stato utile rimanere qua, ho sentito cose interessanti... specie dai tuoi tre amici. >>
Lasciò sospesa nel vuoto l'ultima frase, potevo ben immaginare chi riguardassero le cose interessanti a cui aveva appena accennato.
<< Sai, l'ultimo ingaggio non è andato proprio nel migliore dei modi, quindi non so quanto ti sia convenuto perdere un mese per cercarmi... >>
Laszlo scosse la testa.
<< Non posso darti torto, il fatto che sei qui per la seconda volta, e il fatto che ce ne fosse stata una prima non fa di te il miglior ladro sul mercato, insomma, se ci servisse un qualsiasi scassinatore avrei potuto trovare di meglio. >> non so per quale motivo, ma una parte di me si sentì ferita nell'orgoglio.
<< Tuttavia, abbiamo bisogni di te ed esclusivamente di te per due motivi: primo, sei l'unico che dispone di determinate informazioni, informazioni che ci saranno vitali per quello che ha in mente la nostra banda, secondo, fra le cose interessanti c'è anche la tua semblance, che si presta benissimo a quello che il mio capo ha in mente, e tutto questo si tradurrebbe in un grande premio in denaro per te e per me che ti porterò da lui. >>
Rizzai le orecchie alla prospettiva di arricchirmi, ma il mio entusiasmo si spense subito, ammesso che mi fossi veramente emozionato e che quella non fosse solamente la forza dell'abitudine.
<< Scusa, ma non credo di essere molto interessato... >>
Laszlo aggrottò le sopracciglia, ma cercò di simulare ancora quel suo sorriso amichevole.
<< Sicuro? Ho delle offerte più che ragionevoli. >>
<< Del tipo? >> << Tipo che posso farti uscire da qui, e credimi, dovremmo sbrigarci, non so cosa stia succedendo in questa maledetta città, ma considerando che metà del personale di questo posto è stato mandato a pattugliare per strada... >>
Un tonfo improvviso uccise la conversazione nostra e di tutti gli altri detenuti, poi nemmeno un attimo dopo si alzarono un sacco di mormorii agitati, lo schianto sembrava provenire da fuori l'edificio, era impossibile per noi stabilire di cosa si trattasse, se non che non poteva essere nulla di buono.
<< Laszlo, se è veramente quello che penso allora porti proprio sfiga... >> scherzai, ma il mio interlocutore non sembrò parecchio divertito.
Il mio vecchio amico perse per la prima volta il sorriso affabile che aveva portato fino ad un attimo prima, mentre un secondo tonfo ancora più violento seguito dal un suono di spari riecheggiò dalla stessa direzione da cui avevamo udito il primo schianto.
Davanti al mutismo del mio amico, all'evidente agitazione dei miei compagni di cella e dal mormorio sempre più esasperato dei detenuti capì che qualsiasi cosa avesse in mente Cinder, l'aveva finalmente messa in atto.
Terrorizzato dall'idea di rimanere bloccato nella mia cella mentre un orrore non meglio identificato sarebbe potuto piombare su di me in qualsiasi momento cogliendomi disarmato e impossibilitato a usare la mia semblance, mi ritrovai a rivolgere con una voce molto più tremante di quanto avrei voluto un'altra domanda al caro Laszlo.
<< Ehm... è parte del tuo piano, vero? >>
Una sorta di barrito innaturale pose fine alle poche speranze che mi erano rimaste, e Laszlo dopo essersi paralizzato per qualche secondo spostò finalmente lo sguardo su di me e sui miei compagni di cella, che terrorizzati quanto il sottoscritto aspettavano una risposta rassicurante dal mio vecchio compagno di orfanotrofio.
<< Se lo è, non ricordavo comprendesse dei grimm. >>
Un secondo ruggito partì non appena Laszlo finì la frase, come a confermarne il contenuto.
Poi le luci si spensero, e si alzarono le urla.
   
 
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