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Autore: Lady Brandon    19/12/2019    1 recensioni
L'ideale seguito della mia precedente ff "A second life", ambientata nel futuro ma con un occhio al passato, con una new generation che suo malgrado imparerà a guardare oltre i ruoli e comprendere l'animo umano.
La storia potrebbe non seguire fedelmente la narrazione dei libri.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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2020

I giorni dopo l'apparizione della dama bianca furono di studio e riflessione per Severus, di rifiuto per Neville che chiese un congedo straordinario per tornare a casa portando Gwen con sé, e di preoccupazione per Hermione.
Proprio quest'ultima una sera mentre si intratteneva con Jordan fu messa di fronte a quella decisione che a malincuore tutti stavano irragionevolmente evitando: "Mamma quando facciamo l'incantesimo per far tornare Kathryn?".
"Molto presto, papà sta definendo gli ultimi dettagli perché non possiamo permetterci di sbagliare" disse più per sé stessa che per il figlio.
"Presto quando? Papà sembra arrabbiato, tu fai finta di niente e Priscilla è preoccupata" asserì Jordan un po' scocciato.
La strega trasalì: "Papà non è affatto arrabbiato e io non faccio finta di niente cerco solo di stemperare la tensione" si passò una mano sul volto: "Te lo ha detto Priscilla che è preoccupata?".
"No, non l'ha detto ma si capisce” constatò il giovane mago.
"La vedi spesso?"
"Tutte le sere prima di cena, giochiamo a scacchi. Anche se ultimamente non siamo tanto concentrati" increspò le labbra in un modo che le ricordò Severus.
"Ti vuole bene Priscilla" era più un pensiero che le era balenato in testa che una domanda infatti le uscì dalle labbra prima che se ne rendesse conto.
"Si lo so" Jordan rispose con noncuranza come fosse la cosa più ovvia del mondo e proseguì parlando di ciò che gli stava veramente a cuore: "Devi far tornare Gwen, convincere papà a farci fare l'incantesimo il più presto possibile. Domani verrà Gregor, gli ho scritto, dovete convincere papà, Priscilla e il professor Paciock. Mamma promettimelo" concluse supplichevole.
Hermione aveva ascoltato suo figlio con attenzione, nei suoi occhi c'era determinazione ma anche frustrazione che le fecero ricordare sé stessa quando era partita alla ricerca degli Horcrux perciò tentò di essere il più rassicurante possibile: "Che farete l'incantesimo è già una certezza, non devi dubitarne; tuo padre sta solo  studiando nei dettagli un tipo di magia che non conosce perché vuole l'assoluta sicurezza che vada tutto bene perciò non serve che lo convinca. Per quanto riguarda Neville sono certa che Gwen e Luna lo convinceranno, in ogni caso gli manderò un gufo stasera stessa" lo abbracciò stretto: "Sei più tranquillo adesso?", il ragazzino annuì, "Bene, allora vieni, ti riaccompagno alla tua casa" concluse sciogliendolo dall'abbraccio.
Il giorno dopo con l'arrivo nella prima mattinata di Gregor l'atmosfera si distese notevolmente, il mago fu cordiale con tutti, positivo e spiritoso; dopo colazione seguì Severus che gli aveva chiesto di dare un'ulteriore occhiata alla traduzione dalle rune latine ma Hermione intuì che più probabilmente voleva avere un parere 'maschile' da qualcuno che stimava, nel frattempo lei prese Jordan e lo condusse al portone d'ingresso che aprendosi rivelò una Gwen insolitamente colorita in viso per aver corso che li salutò con un gran fiatone e subito trascinò un Jordan non più cupo in disparte per mostrargli il libro donatole dalle dama bianca appena la sera prima.
Hermione li guardò sorridendo prima di prendere Neville sottobraccio ed incamminarsi con lui lasciando una certa distanza fra loro ed i ragazzi: "Va meglio, sei più tranquillo?".
"Non ho altra scelta" rispose il vecchio amico con un sospiro: "Luna sapeva già tutto, da quando Gwen era piccola ma mi ha tenuto all'oscuro perché dice che sono troppo apprensivo con le bambine" le confidò triste: "Hermione, io non sono mai stato un uomo coraggioso e perdere presto i miei genitori mi ha reso insicuro, adesso il pensiero che le mie figlie corrano un qualche pericolo mi terrorizza".
"Terrorizza qualunque genitore ma non possiamo tenerli sotto una campana di vetro, noi alla loro età eravamo senza dubbio più incoscienti e spericolati ma dovevamo fare quello che abbiamo fatto...detto ciò anch'io ho paura per Jordan e per Kathryn" concluse con un sorriso forzato.
Neville la guardò grato di tanta franchezza: "Vorrà dire che ci faremo coraggio a vicenda. In ogni caso ringrazio Merlino che Rowena non sia come Gwen, anche se non è proprio una gran cosa da dire" concluse imbarazzato.
Hermione gli sorrise: "Non ti preoccupare capisco cosa provi e so quanto le ami entrambe".

Nel tardo pomeriggio Hermione si ritrovò con Gregor a passeggiare sulla riva del lago nero, gli confidò l'ansia e la paura che l'avevano costantemente accompagnata negli ultimi due mesi perché aveva bisogno di essere rassicurata da qualcuno che valutava la faccenda dall'esterno ed il caro amico non la deluse, oltre alle rassicurazioni le diede anche molte spiegazioni su quegli antichi incantesimi affinché si convincesse del buon esito di quello che stavano per fare.
"Ci fermiamo? Qui è bellissimo, o la professoressa Granger non si sporca più i vestiti con l'erba" disse Gregor all'improvviso sedendosi sull'erba ad ammirare il sole che sembrava immergersi nel lago nero mentre i suoi riflessi rendevano quasi dorata la superficie dell'acqua, Hermione si sedette accanto a lui e con gli occhi pieni della bellezza di quel paesaggio che spesso dava per scontato finì per stendersi sul prato inspirando i profumi della primavera e godendosi il tepore del tramonto, pur con gli occhi chiusi percepì che Gregor si era steso accanto a lei e dopo pochi minuti ruppe il silenzio: "Ricordi l'estate al lago Titisee?".
Sul volto della strega si dipinse un sorriso prima ancora di aprire gli occhi: "Come potrei dimenticarla, è stata una delle vacanze più belle della mia vita".
"Potresti tornare la prossima estate, tutti insieme. Sarebbe bello ed i miei genitori sarebbero felici di rivederti" propose il medimago.
"La prossima estate...tutti insieme...sarebbe bello" Hermione sembrava disillusa valutando la proposta.
"Kathryn tornerà, Jordan starà bene e vedrai che mentre saremo al lago parleremo di questi giorni come un ricordo lontano" disse Gregor.
Hermione sospirò: "Lo spero ma non serve che ti dica che siamo tutti preoccupati, persino Priscilla il che è tutto dire".
Gregor si lasciò scappare un sorriso: "Priscilla si preoccupa sempre quando si tratta di Jordan, gli vogliamo bene, è un ragazzo in gamba ".
"Già, non me ne ero mai resa conto ma dopotutto siete i suoi padrini" ammise la strega.
"E poi nostro figlio avrebbe la stessa età" la frase gli morì in gola.
Hermione schizzò a sedere con gli occhi spalancati: "Perché non me lo hai mai detto?".
Gregor era ancora steso sull'erba lo sguardo fisso sull'imbrunire che si stava impossessando di ogni singolo raggio di sole: "Perché stavo ancora metabolizzando la notizia quando finì tutto, è stato solo l'ombra di un qualcosa che poteva essere e poi Priscilla mi vietò categoricamente di parlarne".
"Severus lo sa?".
"Presumo, le concesse di posticipare il rientro dalle vacanze di Natale quell'anno, ma non pensare male di lui probabilmente lei fece appello a tutta la sua discrezione professionale e poi tu aspettavi Jordan e probabilmente non avrà voluto turbarti" spiegò Gregor.
"Mi dispiace, veramente, lei come la prese?" Hermione era colpita.
Il mago si strinse nelle spalle: "Sai com'è lei, non esterna le sue emozioni ma credo ne soffrì, era uno straccio, era stata parecchio male fisicamente, pensa che tornò a Londra in aereo perché non se la sentiva di usare una passaporta".

"E tu?".

 Il tono della strega tradiva una nota di biasimo che non sfuggì a Gregor: "Io ero confuso e poi ero in lizza per ottenere un dottorato importante, non potevo allontanarmi da Parigi. Trascorsi quattro giorni da incubo, ero rimasto per una cosa che credevo importante ma temevo di aver perso la cosa più importante della mia vita, alla fine ottenni il dottorato e partii per Londra senza nessuna speranza e invece, la trovai decisamente meglio di quando se n'era andata e non fece parola di nulla, come se non fosse mai accaduto ed io da vigliacco quale sono la assecondai,  anni dopo le chiesi di sposarmi di venire con me a Parigi ma rifiutò. Siamo sempre stati troppo presi dal nostro lavoro e non c'è mai stato tempo per nient'altro, a noi va bene così ma ogni tanto capita un attimo di debolezza".
Hermione aveva ascoltato in silenzio in un crescendo di emozioni, quante cose non sapeva e quante ne aveva date per scontate lasciandosi andare a giudizi affrettati.
"Il fatto è" riprese Gregor: "Che Priscilla affronta le cose in un modo razionale, per lei le emozioni sono sinonimo di debolezza e questo a causa del padre, l'uomo più orribile che abbia mai conosciuto: misogino, amorale, un pessimo. E' generale della milizia magica francese, un invasato che trattava moglie e figlia come fossero sottoposti, quando Priscilla era piccola la lasciava piangere per ore chiusa in una stanza perché sosteneva che dovesse imparare ad autocalmarsi per forgiarsi il carattere; menomale che la madre non è così peccato che trovò la forza di lasciarlo solo dopo la guerra comunque anche se non lo diresti ha limitato parecchio i danni, Priscilla ha una maschera non è davvero come appare è solo barricata dietro il ruolo che si è costruita".
Hermione era colpita: "Come Severus, solo ora capisco il rapporto che li unisce e pensare che fino ad ora mi ha sempre un po' infastidito; mi ero fatta l'idea che Priscilla avesse avuto un'infanzia dorata coi boccoli infiocchettati e vestitini di taffetà color pastello, mi sento piuttosto stupida".
Gregor non trattenne una risata prima di rispondere: "Priscilla ha i suoi difetti sia chiaro ma ti assicuro che è la persona più leale che conosco, non tramerebbe mai nell'ombra  men che meno contro di te, ti stima molto".
'Tu hai vinto io ho perso' quelle parole pronunciate quasi vent'anni prima echeggiarono nella mente di Hermione, da allora in effetti non notò mai più atteggiamenti equivoci da parte della collega, ora la sua curiosità era soddisfatta ma le lasciava un po' di amaro in bocca, pensava a tutt'altra storia quando si era interrogata su Priscilla.
"Ti posso confidare un segreto?" la voce di Gregor la distolse dai suoi pensieri.
"Dimmi".
Il mago sorrise: "Tu credi nell'amore a prima vista?".
Hermione spalancò gli occhi sorpresa: "Non lo so, non ci ho mai pensato, in ogni caso non mi è mai successo".
"Nemmeno io ci avevo mai pensato fino a quella sera di primavera del 2003. Ero nella biblioteca dell'academié quando un ticchettio di tacchi spezzò il silenzio, pochi secondi e la vidi sbucare da dietro uno scaffale con passo deciso, il tailleur impeccabile, la chioma rossa perfetta con quel ciuffo che le copriva parte del viso, pensai fosse uscita da un gangster movie degli anni quaranta, si presentò in fretta e mi spiegò l'accaduto precisa e senza esitazioni, la seguii subito, l'avrei seguita ovunque" fece una pausa: "Io l'amo e vorrei chiederle di nuovo di sposarmi, non le chiederei di seguirmi a Parigi potremmo continuare come adesso ma ci terrei molto che diventasse mia moglie" terminò con le guance imporporate.
Hemione gli prese la mano con un'espressione piena di tenerezza: "Grazie".
"E di cosa?" le chiese Gregor sorpreso.
"Di avermi raccontato questa bella storia e di avermi ricordato che non bisogna mai fermarsi alle apparenze o focalizzarsi su di un unico dettaglio ma guardare il quadro nell'insieme. Per quanto riguarda il matrimonio: chiediglielo se è quello che ti suggerisce il tuo cuore" si interruppe quando una piccola volpe luminosa apparve nel cielo ormai quasi del tutto avvolto nel buio.
"E' il patronus di Priscilla, dobbiamo tornare" dicendolo Gregor si alzò in piedi ed aiutò l'amica prima di incamminarsi verso il castello.

  
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