The Mistletoe Affair

«Assolutamente no. Scordatelo».
Light era seduto sul divano in pelle del soggiorno: con il busto rigido, le braccia incrociate e un’espressione infastidita sembrava tornato l’assassino di un tempo. Come al solito, invece, esagerava: stava semplicemente discutendo con il compagno L e ne stava anche uscendo vincitore. Con il senno di poi, avrebbe dovuto sapere che il testardo detective non si sarebbe arreso così facilmente.
Ryuzaki insisteva per appendere in salotto un ramoscello di vischio in occasione del Natale; il che era ridicolo, perché nessuno dei due era cristiano e Yagami ribadiva da parecchio tempo il proprio disgusto per la pianta in questione.
Il detective poteva insistere quanto voleva, poteva fare scenate e chiederlo in dieci lingue diverse, poteva persino usare Watari come distrazione e appendere quella cosa nel cuore della notte, ma Light non avrebbe ceduto. Considerava il vischio una mossa sdolcinata in stile Misa, una stupida scusa per rimediare un bacio. E da quando al grande L serviva una scusa?
«Il vischio è una tradizione importante in Inghilterra, Light-kun».
Light sbuffò con fare teatrale, abbassando il giornale quel poco che bastava a lanciare un’occhiataccia al partner.
«Ma ora vivi in Giappone, dove appendere il vischio non è un’usanza diffusa. Quindi ti chiedo di riportare quella ridicola pianta ovunque tu l’abbia trovata, lontano dal nostro salotto».
Il ragazzo risollevò il quotidiano e tornò a concentrarsi su un articolo di cronaca, chiudendo così la discussione.
«Come preferisci, Light-kun. Faremo a meno del vischio».
Detto questo, L si alzò dalla poltrona in cui era appollaiato, prese la sua fetta di torta alle fragole e lasciò la stanza senza degnare di uno sguardo il compagno.
Questi si rilassò, crogiolandosi nella propria splendida ed innegabile vittoria. Poi improvvisamente realizzò. Quel panda testardo si è portato dietro il vischio.
 
Light si alzò di scatto, marciando in direzione della cucina. Sui ripiani troneggiavano biscotti, caramelle e paste di ogni tipo, ma del detective non c’era neanche l’ombra.
Passò allora alla sala da pranzo, trovando una situazione simile alla precedente: decine di dolciumi, ma nessun futuro diabetico a consumarli.
A quel punto Yagami aveva una chiara idea di dove fosse il suo ragazzo, ma rifiutava di crederci. Controllerò anche il bagno, per sicurezza. Ma non sarà lì. E infatti non c’era.
Restavano la camera da letto e i due studi, ma Light si diresse a passo sicuro verso la prima.
«Se stai appendendo quella tua erbaccia, giuro che me la pagherai».
A conferma della sua intuizione, una voce arrogante rispose dall’altro lato della porta. «E come, Kira-kun? Non hai più il quaderno».
Irritato dalla provocazione del detective, Yagami irruppe nella stanza.
 La scena che gli apparve davanti aveva del paradisiaco, al punto che fu quasi tentato di abbandonare il rancore e saltare addosso all’uomo. L lo aspettava steso sopra la coperta, vestito solo di quel suo irresistibile ghigno arrogante.
 
Qualche ora dopo, Light giaceva sul letto, esausto ma decisamente soddisfatto. Abbracciato al suo detective, fissò con espressione sempre più accondiscendente il vischio, che pendeva dal soffitto esattamente a livello del cuscino.
In fondo quel rametto non è la fine del mondo, pensò. Può restare.
Ma ad L non lo avrebbe mai ammesso.



Angolo dell'Autrice
Buon Natale a tutt*! Eccomi qui, nel pomeriggio della vigilia di Natale, a regalarvi questa piccola one-shot su una coppia che amo quasi quanto i Mallo: L e Light. Per me è la prima storia su di loro, quindi spero di non averli resi troppo OOC. Se voleste lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne avete pensato, mi farebbe molto piacere.
Prima di concludere, ci tengo a ricordare che questa storiella è dedicata ad A., mia carissima amica.
- CrazyMoony