Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Ofeliet    24/12/2019    3 recensioni
Tutto sommato quando viene trasferito all'ambasciata di Roma Ludwig si scopre a non protestare in alcuna maniera, e dopo una settimana ha già il biglietto aereo in mano. Una nuova vita lontano da casa in un condominio forse un po' troppo fuori dalle righe, un ambiente completamente diverso, tutto stravolgeva i suoi piani.
Ma, nonostante tutto, si era innamorato.
{ GerIta | HumanAU }
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non si erano più parlati dopo quel giorno. In realtà Ludwig non aveva nemmeno idea se Feliciano abitasse ancora nella casa accanto oppure fosse già partito. C’era un silenzio assordante anche dall’altro lato del muro, e lui cercava di non pensarci in alcuna maniera, di divagare, aveva persino ripreso a leggere da capo il thriller che aveva iniziato all’inizio di quell’estate, mettendolo quindi da parte perché persino quello lo faceva pensare a Feliciano.
Le sue giornate sembravano improvvisamente vuote, ma non si dava troppa pena. Gli era una sensazione familiare. Doveva solo trovare il modo di riempire il suo tempo in attesa che il suo dolore sparisse.
Il sabato mattina, però, sente suonare alla porta. Con calma va fino ad essa, aprendola e trovando davanti Lovino. Era una visita insolita. L’uomo di fronte a lui aveva le braccia incrociate e l’espressione corrucciata.
« Beh, perché non gli stai correndo dietro? »
« Prego? »
« A Feliciano. » dice, acuendo la sua perplessità. « Perché non stai andando a fermarlo? »
« Continuo a non capire, Lovino. »
« Parte oggi. É già andato alla stazione, ma dovresti essere in grado di raggiungerlo. »
« Io non sapevo nemmeno che partisse oggi. Io e lui ci siamo lasciati. » simile frase pare infastidire ancora di più l’altro uomo, che batte un piede per terra.
« “Lasciati” un par di palle! » esclama. « Feliciano ha aspettato fino all’ultimo che tu venissi a dirgli di non partire! » lui inarca un sopracciglio, confuso.
« Cosa? »
« Non fare il finto tonto. Sono io che me lo sono sorbito quando piangeva di notte, a causa tua ovviamente. »
« Se è così perché dovrei andare- »
« Tu non mi piaci. » lo interrompe Lovino. Vorrebbe replicare di ricambiare il suo sentimento, ma l’altro non vuole lasciargli alcuno spazio per replicare. « Te lo dico così non ti fai strane idee. Ma rendi Feliciano contento. Io non l’ho mai visto felice, lui non è mai stato davvero felice con me. Ma con te è diverso. Non sono un esperto dell’amore, ma lo vedo quanto lui sia innamorato di te. Ed è pure strano se penso che vi conoscete da così poco tempo. »
Si acciglia, continuando a guardare Lovino davanti a sé. « Quindi tu ora vai a prenderlo, gli dici qualche cavolata melensa da film e lo riporti qui. »
« Non posso. Sono io che gli ho detto di partire. »
« Appunto per questo, idiota. Motivo in più per andare a prenderlo. Altrimenti te ne pentirai. » c’era un lieve fuoco dentro di lui che stava crescendo.
« Quando è il suo treno? » chiede, tremando con improvvisa anticipazione.
« É quello delle una e trentadue. Va direttamente a Milano. Non puoi sbagliarti. »
« Grazie Lovino. » l’altro uomo rotea gli occhi, scostandosi dalla porta.
« Basta che non fai tardi. » replica, e sparisce dalla sua vista. Lui si infila le scarpe in fretta, quasi incespicando sui piedi, e si getta fuori dall’appartamento, pensando alla via più veloce per arrivare alla stazione. Probabilmente ad usare i mezzi non avrebbe fatto in tempo, ed è con una certa urgenza che chiama un taxi, attendendolo con parecchia tensione in corpo. Il suo tragitto fino alla stazione dura un’infinità, ma una volta arrivati paga il tassista con una certa urgenza e si getta all’interno, in cerca del tabellone di orari.
Una volta trovato cerca febbrilmente il treno, e il suo sangue si gela. Non c’era nessun treno che corrispondere alla descrizione di Lovino a quell’orario. Cerca di calmarsi, pensando alla conversazione che aveva avuto. Forse ricordava male, eppure no, i suoi ricordi erano ancora più vivi con l’adrenalina in corpo. Forse Lovino si era sbagliato, oppure il treno di Feliciano era già partito e lui era arrivato tardi. Un simile pensiero lo faceva sentire peggio, tanto che controlla nuovamente il tabellone in cerca del treno, sperando di esserselo fatto sfuggire nella foga. Non si era sbagliato, non c’era. Si dà dell’idiota per non aver nemmeno chiesto il numero, e di certo non poteva chiamare Lovino. Si sentiva sconfitto.
Forse c’era ancora la possibilità, magari Feliciano era sui binari. Con una rinnovata speranza prende la strada verso quelli, trovandoli però sbarrati. C’era bisogno del biglietto per potervi accedere. Forse sarebbe riuscito  a passare per un breve momento, o lo spera, spingendosi verso i binari dedicati ai treni dell’alta velocità.
« Biglietto, per favore. » gli dice il controllore all’ingresso.
« No, mi scusi, un mio amico- »
« Ha il biglietto? »
« No. »
« Allora per favore si sposti e non blocchi la fila. » il tono dell’uomo era definitivo. Non l’avrebbe lasciato passare. Con una certa disperazione si tende in direzione delle banchine, nella speranza di avvistare Feliciano. Non lo vedeva. Forse avrebbe dovuto tentare nuovamente di passare, ma l’occhiata del controllore non sembra una delle più concilianti nei suoi confronti.
Non aveva molte opzioni.
Con un certo sconforto Ludwig si toglie dalla fila, allontanandosi dai binari. Aveva perso la sua occasione. Feliciano sarebbe partito, se già così non era, e lui non l’avrebbe visto più. La rottura in quel caso diventava definitiva. Chiamarlo al telefono quando sarebbe tornato a casa per parlarne di certo non avrebbe avuto lo stesso impatto. Con un certo sconforto si appoggia ad una colonna, guardando il passaggio della gente.
Non aveva idea di cosa fare, la sua mente era improvvisamente vuota e stanca. Aveva tentato, e aveva fallito. Era una magra consolazione, si era lasciato sfuggire l’uomo che amava dalle dita. Non lo avrebbe potuto rivedere mai più probabilmente. Feliciano sarebbe rimasto dove stava, avrebbe fatto faville, forse si sarebbe innamorato di un altro uomo e lui lo avrebbe sicuramente saputo da Lovino, o da Elizaveta, o da Feliciano stesso. Sarebbe stato crudele ma era la giusta punizione per lui, lo sapeva.
Sentiva nuovamente il bisogno di piangere, ma non ci riusciva. Il suo orgoglio teneva a freno ogni sua lacrima, anche se moriva dalla voglia di versarne. Era finita, per sempre, e lui non aveva fatto del suo meglio. La sensazione aveva un sapore particolarmente amaro in bocca.
« Ludwig? » si trova a battere più volte le ciglia, cercando di capire se avesse sentito davvero una persona rivolgersi a lui. Con un vago sconforto si gira nella direzione della voce, trovando Feliciano davanti a sé. Batte ancora un paio di volte gli occhi, confuso.
« Che ci fai qui? »
« Questo dovrei chiedertelo io. » risponde l’altro, abbozzando un sorriso. Feliciano era davvero lì, di fronte a lui. Non sembrava un’allucinazione della sua mente.
« Io- » ancora una volta non sapeva cosa dire. Nella vita vera non venivano mai le parole giuste in momenti come quelli. « Tu non sei partito? »
« Il mio treno è tra almeno cinquanta minuti. » dice Feliciano, tornando serio. « Ho preso l’abitudine di venire qui con largo anticipo perché ho già perso il treno più di una volta a causa dei mezzi pubblici. »
« Capisco. » c’era una fioca speranza che si era accesa dentro di lui. « Io ho bisogno di parlarti. »
« Prima andiamo a sederci da qualche parte. » propone Feliciano, maneggiando la sua valigia. « Non mi va di dare spettacolo. » lui si trova ad annuire, e insieme cercano il luogo migliore dove potersi finalmente parlare. Feliciano non gli aveva più rivolto la parola per tutto il tragitto, mentre la sua mente cercava di mettere in piedi un discorso che potesse risultare almeno convincente. Non ci stava riuscendo.
Una volta al tavolino Feliciano si appoggia allo schienale della sedia, incrociandole braccia al corpo. « Perché sei qui, Ludwig? » gli chiede, scrutandolo. Lui guarda in basso, tergiversando.
« Non sono qui per impedirti di partire. » gli dice. « Tutt’altro. »
« D’accordo, mi fa piacere che tu sia venuto a salutarmi allora. »
« Non si tratta di questo. Mi rendo conto di non essere un ottimo oratore, e non è facile trovare le parole giuste per un simile momento. » Feliciano inarca un sopracciglio, ma non lo interrompe. « Mi rendo conto di non essere stato chiaro l’ultima volta che ci siamo parlati. »
« Sei stato chiarissimo. » replica Feliciano. Il suo sguardo era piuttosto rigido, e quasi gelido.
« No, non è vero. » gli dice allora lui, sostenendo il suo sguardo. Feliciano tiene il suo fisso su di lui, ma dopo qualche momento cede e lo sposta di lato.
« Ludwig, se sei venuto qui per ripetere le stesse parole di ieri, ti prego, torna a casa e dimentichiamo questa faccenda. Io ci sono stato davvero male. » simili parole sono come una stilettata nel petto, ma lui cerca di non soffrire troppo il colpo. I suoi sensi di colpa per ciò che aveva fatto provare a Feliciano non si sarebbero affievoliti tanto presto, o forse non se ne sarebbero mai andati se il loro dialogo fosse proseguito in quella maniera. « Mi rendo conto che non ci conosciamo da molto, e siamo stati insieme per così poco che- » Feliciano si blocca, portandosi una mano alla bocca.
« Continua. »
« Noi due stiamo stati insieme. » dice allora a bassa voce, guardandolo negli occhi. C’è un sincero dolore nella sua espressione. Lui muore dal desiderio di poterlo stringere a sé, tentare di togliere ogni sentimento di infelicità dal cuore dell’altro uomo, ma deve attendere che lui dica tutto ciò che pensava. Voleva capire ciò che provava Feliciano nei suoi confronti, e confermare i suoi stessi sentimenti.
« Sì. » dice, anche lui a bassa voce.
« É la mia relazione più breve, nonostante pensassi che sarebbe durata a lungo. Mi hai reso una persona felice, Ludwig. Per poco tempo, vero, ma non credo potrò mai dimenticarlo. » c’era un sapore amaro in ciò che l’altro diceva. « Non sono nemmeno riuscito ad arrivare al momento in cui ti avrei detto che ti amavo. »
Feliciano arrossisce a simile confessione, e probabilmente lui rispecchia appieno la sua espressione.
« Nemmeno io. » gli dice, ottenendo un sorriso un po’ sarcastico.
« Quel treno è stato perso, a quanto pare. » Feliciano sospira, cercando di ritornare al suo discorso. « Credo dovrei ringraziarti per tutto, Ludwig. I sentimenti che provo per te non credo se ne andranno mai, rimarranno sempre in fondo al mio cuore, insieme a quel bacio che mi hai dato quando eravamo bambini. Sì, non ho mai dimenticato nemmeno quello. »
C’era un’altra aria intorno a Feliciano. L’uomo sembrava aver dismesso il suo atteggiamento spensierato e felice, ammantandosi in uno più malinconico e amaro. Non gli dava torto. Era la prima volta che lo vedeva in quella maniera. Probabilmente quella era un’altra cosa che non avrebbe dimenticato di lui.
« Vorrei dire di non avere rimpianti di alcun tipo, ma ne ho. Ne ho così tanti che continuerò a portarmeli dietro per chissà quanto tempo. Conviverò anche con questo dolore. »
Lo percepiva estremamente sofferente, ma anche terribilmente sincero. Aveva di fronte a sé la parte più spontanea e vera dell’uomo che amava, e si tratteneva dal toccarla, per paura che si infrangesse al minimo soffio di vento. Feliciano, davanti a lui, era certo un uomo vivace e spontaneo, ma era anche pieno di dolore, rimpianti e chissà quante altre cose che ancora non aveva avuto occasione di vedere. Certo era una sensazione che lui ricambiava. Nemmeno lui si era aperto appieno all’altro, e arrivato a quel momento un po’ se ne pentiva. Entrambi erano sinceri in ciò che provavano, ma finalmente lui poteva dire che ciò che provava era vero.
« Sei silenzioso. » dice allora Feliciano, guardandolo.
« Ti sto ascoltando. » Feliciano si stringe su se stesso, inarcando leggermente la schiena.
« Finora ho parlato solo io. Vorrei sapere cosa hai da dire tu su questa faccenda. » si trova a deglutire. Nuovamente, non era riuscito a prendere per sé le parole giuste, ma di certo era arrivato il suo momento per essere sincero. Non era facile. Aveva già ferito Feliciano, e ogni parola che diceva poteva ferirlo ancora di più.
« Sono comunque convinto che tu debba accettare una simile esperienza. » l’espressione di Feliciano si incrina, ma lo vede prendere un lungo respiro, e spera che sia in grado di continuare. « Sono sempre cresciuto nell’idea che tutti noi dobbiamo fare esperienze che ci fanno crescere. » Feliciano sospira, abbassando lo sguardo. « Io ci ho pensato tanto alla tua reazione di quanto hai ricevuto il lavoro. Eri entusiasta. »
« Lo ero. »
« Probabilmente lo sei ancora adesso, anche se per colpa mia non lo stai vivendo appieno. » Feliciano allora si acciglia, alzando lo sguardo. « Io sono un disastro nel capire le emozioni degli altri. Ho sempre avuto pochi amici, e poche relazioni, ma ogni volta che ti avevo accanto i suoi sentimenti erano sempre cristallini, anche se io negavo a me stesso la comprensione. » ora è il suo turno di respirare, cercare altre parole per ciò che voleva dire. « Voglio dire che capisco i tuoi sentimenti per questo lavoro. Tu stai facendo ciò che ami, e ora ti sta portando in un altro luogo, lontano da qui. »
« Per questo non mi stai fermando. »
« Non voglio che tu continui a fraintendermi. Io voglio che tu rimanga qui, con me. Io credo di essere davvero innamorato di te, Feliciano. Ma la tua felicità è anche nel tuo lavoro, e io non voglio essere un ostacolo per esso. Non voglio che tu rimanga qui e un giorno ti penta di non essere andato. »
Finalmente le parole che cercava stavano fluendo, più che dalla sua mente, dal suo cuore. Una volta che aveva iniziato a dirle non era più riuscito a fermarle in alcun modo. « Con le mie parole e azioni non voglio dire che valuto il nostro rapporto, e la nostra relazione, come un qualcosa di inferiore, ma di certo voglio mettere la tua felicità sopra i miei desideri. »
Feliciano, davanti a lui, si era portato una mano sulla bocca. Era rosso in viso, e per un attimo teme che sia la rabbia nei suoi confronti. Le lacrime si affacciano sugli angoli degli occhi, ma Feliciano le scaccia. Lo stava facendo piangere un’altra volta. Il suo senso di colpa si acuisce.
« Davvero? » gli chiede, con voce stridula. Lui annuisce, abbassando lo sguardo.
« E so di non essere nessuno per chiederti una cosa simile, ma… » si ferma, guardando l’uomo che aveva davanti a sé. « Una volta che avrai compiuto ciò che devi fare, e raggiunto la tua felicità, ti prego di tornare qui da me. »
Era una richiesta egoista, lo sapeva. Non era davvero nessuno per poter fare una simile richiesta. Feliciano, invece porta una mano avanti, toccando il suo braccio e cercando la sua mano, che lui si lascia stringere. L’uomo davanti a lui non piangeva più, anche se era ancora rosso in viso.
« Grazie, Ludwig. » gli dice, con voce spezzata. Lui si trova a sorridere debolmente. Era sceso nuovamente il silenzio tra di loro, ma finalmente non era colmo di disagio.
Continua a tenere la mano di Feliciano, sorridendogli, cercando di imprimere nella propria mente ogni dettaglio del viso dell’altro uomo. Ora la consapevolezza di non poterlo più vedere ogni giorno era diventata pesante, ma non si sentiva angosciato da essa. In quel momento non temeva per niente l’eventuale distanza che li avrebbe separati per quel periodo di tempo.
« In realtà non credevo saresti venuto davvero. » mormora allora Feliciano, attirando la sua attenzione.
« Che vuoi dire? » gli chiede, cercando il suo sguardo. L’altro sembra arrossire, e sfugge con gli occhi.
« Gilbert è venuto a parlarmi prima di partire. » lui si trova a inarcare un sopracciglio, confuso. « In realtà ero ancora arrabbiato per tutta la situazione tra di noi, ma lui mi ha detto che anche se sei un pezzo di granito a riguardo dei rapporti, saresti ugualmente venuto a cercarmi. »
Si scopre ad arrossire imbarazzato. « E io, preso dall’ansia, sono venuto a cercare prima te. Non è andata proprio bene. » aggiunge quindi Feliciano, sorridendogli. Lui lo osserva, da una lieve stretta alla sua mano.
« Mi dispiace non essere chiaro nelle mie parole. »
« Ludwig, anche questo fa parte del tuo fascino. » replica Feliciano.
« Preferiresti che io non parlassi? » l’altro scoppia in una breve risata.
« Non ho detto questo. » lui si scopre a lanciargli un’occhiata fintamente infastidita, che pare divertire ancora di più l’altro uomo.
« Cercherò di essere più chiaro d’ora in poi. »
« Quindi mi dirai finalmente che mi ami? » si sente arrossire con una certa violenza, e si percepisce andare a fuoco, sempre sotto le risate di Feliciano, sempre terribilmente divertito da quella situazione. La sua mente continua ad andare in escandescenze, facendogli quasi sentire odore di bruciato, come se un rivolo di fumo uscisse davvero dalla sua mente. A quel punto Feliciano pare sinceramente allarmato dalla sua condizione, tanto che si allunga sul tavolo, toccandogli una guancia e chiamandolo più volte. Lui si focalizza sul suo viso, sulla sua bocca che parlava anche se non gli giungeva il suono, e lentamente si calma. « A saperlo prima, non avrei detto una cosa simile. » mormora Feliciano, passandogli una mano tra i capelli.
« É una cosa privata! » sbotta allora lui, ottenendo un’espressione sorpresa da parte dell’altro uomo.
« Anche baciarmi sul pianerottolo di casa lo è, ma con quello non ti sei fatto molti problemi. » la sua mente riprende a vorticare con sempre più furia, ma questa volta Feliciano gli prende il viso tra le mani, fermando qualsiasi suo tentativo di auto-combustione. « D’accordo, va bene, non scherzerò su questi argomenti. » borbotta, mentre lui riprendeva a respirare in maniera più tranquilla. Certo, aveva ammesso a se stesso di amare Feliciano, mai simile concessione fu facile per lui, ma dirlo ad alta voce all’uomo che aveva di fronte improvvisamente sembrava così intimo e speciale da non riuscire a spiccicare parola.
Forse avrebbe dovuto dirglielo, ma qualcosa in gola glielo impediva. No, non aveva alcuna fretta. Avrebbe certamente avuto altre occasioni, migliori di quella, per dirglielo. Non serviva che glielo dicesse in maniera affrettata, nel mezzo di una stazione, senza alcuna atmosfera. Feliciano meritava di meglio, questo lo sapeva.
L’uomo davanti a lui toglie finalmente le mani dal suo viso, e torna a sedersi in maniera più tranquilla. Ha un’aria completamente diversa. Più dolce e affettuosa, più morbida.
Con calma entrambi guardano l’ora, non era nemmeno uscito il binario del treno di Feliciano. Questo sorride, riprendendogli la mano, e anche lui cerca di godersi appieno quel momento.
« Mi mancherai. » dice allora Feliciano. « Ti chiamerò ogni giorno e andrò in paranoia se non mi risponderai per almeno due ore ai miei messaggi. » lui si trova a sorridere, ma vedendo l’espressione seria dell’uomo desiste dal fare una battuta.
« Cercherò di fare del mio meglio. » risponde.
« Avrei preferito un “certo che sarò attaccato sempre al telefono aspettando i tuoi messaggi, Feliciano” ma non riusciresti a mentire nemmeno per farmi contento. » lui arrossisce, imbarazzato. « É un complimento. » gli sussurra quindi l’altro uomo.
« Mi mancherà passare il tempo con te. » gli dice, ottenendo una reazione sorpresa. « La casa sarà molto vuota ora che non ci sei più. »
« Puoi sempre chiedere a Lovino di venire per ravvivare l’ambiente. Pure lui sarà parecchio depresso. »
« Sarà anche arrabbiato a morte con me, dato che mi ha chiesto di riportarti indietro. » Feliciano alza leggermente le spalle, simulando indifferenza.
« Sarà parecchio arrabbiato. Se vuoi un consiglio, procurati dei pomodori da dargli prima che inizi a sbraitarti contro. » lui inarca un sopracciglio, confuso. « É una tecnica brevettata da Antonio, ma posso assicurarti che funziona a meraviglia. »
Lui ha tante domande a riguardo, ma non ne fa nessuna. In quel momento c’erano lui e Feliciano, e lì voleva rimanere. Ormai lo considerava una tale parte della sua quotidianità che non sapeva immaginare come sarebbe stato trascorrere una giornata senza di lui. Certo il pensiero che sarebbe tornato era confortante, ma non sarebbe bastato per levigare la sua sensazione di solitudine.
« Oh, hanno messo il binario. » dice allora Feliciano, guardando in direzione del tabellone. Lui fa lo stesso, percependo il loro tempo arrivare fino alle ultime gocce. Si alzano entrambi, e lui prende la valigia di Feliciano, ottenendo commenti sulla sua galanteria ai quali risponde con un imbarazzato rossore di guance. Con calma si avvicinano al posto di blocco che faceva accedere ai binari. Ludwig sapeva di non poter seguire Feliciano fino a lì, e che quindi quello era il loro ultimo saluto. Vede l’uomo accanto a lui armeggiare con il telefono, probabilmente in cerca del biglietto, e pensa già a ciò che vuole dirgli prima di vederlo partire.
Feliciano sembra trovare ciò che cerca, e finalmente si volta nella sua direzione.
« Credo sia ora di andare. » mormora, e lui annuisce. Feliciano allunga la sua mano verso la valigia, e torna a guardarlo. Per una volta anche lui sembra a corto di parole. Si guardano a lungo, e lui stenta a lasciarlo andare. In preda all’impulso, allora, lo stringe a sé. Feliciano emette un verso di sorpresa, ma ricambia il suo abbraccio. Lui gli bacia i capelli, e poi passa alla fronte. Feliciano sembra apprezzare, e gli sorride. Si danno un veloce bacio sulle labbra, e poi lui da una veloce occhiata per vedere se qualcuno li avesse notati. Non era il caso, tutti erano troppo presi da se stessi per vederli. Feliciano gli bacia la guancia, allora, e lui lo stringe in un ulteriore abbraccio.
Questo dura più a lungo, e Ludwig non vuole lasciarlo, cercando di imprimersi nella mente la forza del suo corpo, l’odore della sua pelle, il suo respiro contro la propria pelle. Non voleva tralasciare alcun dettaglio. Sente la mano di Feliciano nuovamente tra i capelli, e si rilassa al suo tocco.
« Ti prego, non esagerare con il lavoro mentre non ci sono. » mormora Feliciano, e lui annuisce.
« Non innamorarti di qualche quadro mentre sei lontano. » Feliciano sorride, divertito, e gli prende il viso tra le mani, facendosi più vicino.
« Ti amo da quando ho undici anni, Ludwig, non smetterò certo adesso. » simili parole lo fanno arrossire, ma non può fare niente a riguardo, perché Feliciano gli da un altro veloce bacio, e gli rivolge un ultimo saluto, afferrando la propria valigia e sfuggendogli di mano. Quando si volta nella sua direzione per salutarlo ancora, prima di farsi controllare il biglietto, Ludwig nota le sue guance arrossate, e lo saluta un’ultima volta con la mano, guardandolo sparire dietro il muro di plastica e strisce.
Feliciano non era più visibile, ma lui rimane ugualmente a guardare nella direzione in cui era scomparso. Si sentiva triste, ma dentro di sé non lo era più di quanto avesse voluto. Feliciano gli aveva promesso che sarebbe tornato, e lui gli credeva.
Sorride leggermente, e guarda in direzione del tabellone che segnava le partenze. Attende fino a quando il treno di Feliciano non scompare dalla lista, e solo allora decide di tornare a casa. Lo attendeva il silenzio e la solitudine, ma nel suo cuore sapeva che non sarebbe stata definitiva.
Feliciano sarebbe tornato, ne era sicuro. E lui lo avrebbe atteso, per quella volta e molte ancora.





Ed eccoci qui, al termine di questa trimestrale avventura.
Non avevo pianificato questo capitolo il 24, ma ecco a voi questo ultimo regalo di Natale.
Ci ho impiegato un mese per scrivere questa storia, tre a pubblicarla. A conti fatti, credo sia una sorta di pietra miliare del mio percorso e ogni volta che ci penso, provo tanto affetto a riguardo. Spero che la narrazione abbia coinvolto, e che il finale asiatico sia soddisfacente. L'ho volutamente lasciato aperto, cercando di darci un realismo speranzoso sul come andrà il rapporto tra loro due. Le speculazioni al lettore, io vi ho portati fino a qui.
Voglio ringraziare DrFox, AngelDeath e mughetto nella neve per aver recensito questa storia, e mughetto nella neve, __Dreamer97Lady Itasil e Roberta 0401 per averla inserite nelle preferite/seguite.
Dulcis in fundo, è stato un piacere passare di qui.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Ofeliet