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Autore: Myra11    26/12/2019    3 recensioni
[SPOILER per l'Ascesa di Skywalker se non avete visto il film-NON LEGGETE]
Rey e il redento Ben hanno vinto.
Insieme, come avrebbe dovuto sempre essere, hanno trionfato sul Lato Oscuro.
Ma mentre le azioni del passato tornano a tormentare Ben, una nuova minaccia incombe sulle galassie, e il richiamo del sangue potrebbe rivelarsi molto difficile da ignorare per Rey.
[Finale alternativo perchè SI, Ben Solo è stato sprecato, e meritava di meglio, meritava un intero film almeno ç_ç e insieme al finale alternativo, se riuscirò a non lasciarla in sospeso xD una storia nuova :) Ho messo OOC tra gli avvertimenti per sicurezza, anche se cercherò di fare del mio meglio per non sforare ^^'']
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Rey
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO III
 
La spada laser era ormai pesante tra le sue mani.
«Non voglio farvi del male.» Fu un sussurro, una supplica.
Rey aveva ormai perso il conto del tempo, di quante persone aveva allontanato senza ferire, di quanti avessero cercato, rabbiosamente, di salire a bordo del Falcon.
Per assassinarlo.
Per portarlo via da lei.
Era stanca, così stanca, eppure non poteva riposare.
Non ancora, non finché lui non fosse stato al sicuro.
Finn le si parò davanti, e con lui Poe, e Chewbecca, i cui borbotti contrariati le fecero capire quanto nemmeno lui sopportasse quella tensione.
Abbassò l’arma, e la fatica tornò a farsi sentire.
Le tremavano le mani mentre la rimetteva a posto, e le si stava offuscando la vista.
«Il suo nome è Ben Solo.» Stava spiegando Finn, e Rey notò distrattamente quanto la gente sembrasse pendere dalle sue labbra. E da quelle di Poe, che nonostante fosse in silenzio, era oggetto di continue occhiate.
Si stavano accertando che fosse d’accordo.
Ascoltò distrattamente la storia condensata di come un ragazzo tormentato fosse stato manipolato e condotto a commettere atrocità in nome di una pace che diventava sempre più lontana.
Quando qualcuno urlò che, comunque, restava un mostro, il fulmine che squarciò il cielo sereno fece calare un silenzio attonito.
Rey scostò brutalmente il trio davanti a lei, sentendo una corrente statica attraversarle la pelle.
«Non è un mostro più di quanto non lo siamo tutti.» Esordì, guardandoli negli occhi uno ad uno. «Non abbiamo forse commesso omicidi, sotterfugi e stermini in nome di ciò in cui credevamo?»
Stava quasi urlando, notò, e molti la guardavano come se fosse matta.
Nulla di tutto ciò importava.
L’unica cosa importante era il sorriso che Ben le aveva rivolto su Exegol.
Insanguinato, esausto.
In pace.
Sicuro.
Ben aveva scelto.
«Le azioni di Kylo Ren non sono state pacifiche, né ponderate. E non lo saranno nemmeno le mie se non sparite da qui.»
Quella fu una vera minaccia, e perfino i suoi amici più stretti rabbrividirono.
Perché avevano sentito le storie del passato, perché avevano visto il fulmine disintegrare il trasporto nel deserto e perché sapevano che Rey non avrebbe mai detto una cosa simile.
Poe le mise una mano sulla spalla. «Tu e Chewie rimanete sul Falcon. Faremo in modo che nessuno si avvicini inosservato ma...Rey?»
La ragazza si rilassò impercettibilmente. «Dimmi.»
«Non potrai impedirlo, quando decideranno di fargli pagare i suoi crimini.»
Non ebbe la forza di rispondere.
Tornò sul Falcon, lasciò che fosse Chewbecca ad azionare la rampa, e si trascinò per i corridoi finché il Wookie non la richiamò.
«Cosa c’è?» Gli domandò sfregandosi gli occhi.
Era così stanca.
Il verso dell’amico fu quasi una promessa e, quando Rey si addormentò, lo fece serenamente sapendo che lui vegliava su entrambi.
 

 
Il fulmine che si rifletteva sul laser era quasi accecante, e Rey sentì scivolare il piede su cui faceva forza.
Non vedeva il suo avversario, ma ne percepiva la forza, la crudele intelligenza.
«Io sono tutti i Sith!»
Stava tremando, ma allungò lo stesso la mano, cercando l’altra impugnatura, che non arrivò mai.
Al suo posto un’ombra scura le si affiancò.
«E noi siamo tutti i Jedi.»
La sua voce, oh la sua voce.
Quando la lama s’incrociò con la sua e insieme respinsero il fulmine, Ben sorrise.
Per un folle istante Rey si sentì forte, e unica, e sentì di aver vinto.
Finché la luce non illuminò il loro avversario, e Rey si trovò a guardare sé stessa bruciata dalla corrente.
Il suo urlo attirò il Wookie di guardia, e Rey si trovò a sorridere senza nemmeno accorgersene.
Strano che una creatura così grossa fosse così premurosa.
«Sto bene. Solo…un brutto sogno.» Alzandosi si rese conto che aveva i muscoli doloranti e, archiviandolo come una conseguenza della fatica precedente, decise di muoversi.
Doveva distrarsi, distogliere la mente dal pensiero della sua sottile, tremenda eredità genetica.
Si trovò quasi involontariamente sulla plancia, e la lieve luce lunare illuminò i due dadi dorati che attendevano penzolando nel vuoto.
I dadi di Han.
Han, trafitto dal suo stesso figlio.
Irrigidì la mascella.
Non aveva senso incolpare Ben per quel gesto, lei stessa aveva percepito lo squarcio che gli si era creato nell’anima dopo quel momento.
Silenziosa come un’ombra vagò per i corridoi del Falcon, e furono i suoi stessi piedi a riportarla da lui.
Dormiva ancora, serenamente, e Rey non poté trattenere un sorriso.
Non sembrava nemmeno lo stesso uomo di quei quasi due anni trascorsi ad inseguirsi, lottarsi e provocarsi.
Perché non lo era, realizzò, non era diviso tra Kylo e Ben, non era schiacciato da un compito troppo grande, era in pace e aveva scelto.
Perché non si svegliava?
Rey si accigliò, scivolando accanto al letto e studiandolo con attenzione.
Chewbecca aveva cambiato le fasciature e lui sembrava decisamente più in salute, eppure…
Le tornò in mente all’improvviso.
Là, su Exegol, era crollata a terra, esausta e con i polmoni che facevano fatica ad incamerare l’aria.
Ricordava il mondo che si scuriva, il freddo che le s’infiltrava nel corpo, e poi…
Ben e il suo sorriso.
S’inginocchiò sul pavimento freddo, sfiorando quella massa di capelli neri come la notte con timore. Ben l’aveva salvata, strappandola dalla morte e rischiando la sua stessa vita nel farlo.
«Grazie.» Sussurrò alla notte, appoggiando la testa sulle braccia incrociate sul letto.
Poe la trovò addormentata così, la mattina dopo, accanto a quello che aveva proclamato essere il figlio di Leia, il redento leader del Primo Ordine.
Le assomigliava?
Voltandosi a guardare la ragazza che gli dormiva accanto si chiese cosa si celasse tra quei due.
Aveva sentito Rey raccontare la storia della battaglia di Exegol, e all’improvviso si era reso conto di cos’era il sentimento che animava la sua voce mentre pronunciava il nome di Ben Solo.
Sfiorò la spalla di Rey e, con il senno di poi, pensò che avrebbe dovuto aspettarsi la sua reazione.
La ragazza lo mandò per terra senza nemmeno alzarsi, togliendogli il supporto con un calcio ben piazzato alla caviglia.
«Rey! Merda…»
Le venne quasi da ridere a vedere l’uomo massaggiarsi la schiena imprecando, ma la sua espressione era funesta.
«Che succede?» Gli domandò in un sussurro aiutandolo ad alzarsi, ma prima che potesse risponderle lo trascinò fuori dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle: qualsiasi cosa fosse, non voleva rischiare di svegliare Ben per sbaglio.
In corridoio Poe le spiegò che – mentre i ribelli si riprendevano dalla battaglia – circolavano voci su di lei, sulla minaccia che aveva fatto per difendere Ben, e alcuni sostenevano che, se faceva così, era un’agente del Primo Ordine, una spia, e chissà cos’altro.
«Forse se ci parlassi più tranquillamente, non lo so…»
Rey annuì; Poe sembrava estremamente stanco, e sospettava che non avesse dormito dal ritorno a casa, e vederlo lì a preoccuparsi per lei le scaldò il  cuore. «Ci penso io. Grazie. Vai a riposarti.»
Lo congedò con un sorriso, e poi si diresse all’uscita del Falcon.
L’accampamento ribelle era in piena attività e Rey camminò in mezzo a quelle tende così familiari, a ad ogni passo la grande assente si fece sentire sempre di più.
Le mancava vedere il viso di Leia che la teneva d’occhio, che le sorrideva con dolcezza, e l’enorme pazienza che aveva dimostrato nell’addestrarla.
Fu mentre iniziavano a bruciarle gli occhi che si rese conto degli sguardi che le venivano rivolti, e che la ferirono più di ogni cosa fisica. C’erano ribelli, gente che l’aveva guardata con rispetto e ammirazione , che ora la studiava di sott’occhio, che distoglieva lo sguardo sussurrando quando passava.
Non fu una vera e propria fuga, eppure scappò.
Si allontanò da lì, rifugiandosi nei boschi che avevano ospitato il suo addestramento.
La prima botta arrivò completamente inaspettata sulla nuca e la spedì a rotolare per terra.
Non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi che il calcio la raggiunse sulle costole e le tolse il fiato.
Con lo sguardo annebbiato vide il quartetto circondarla.
«L’”Ultima Speranza” eh? Ci siamo tutti fidati di te, e cosa hai fatto? Hai portato il nostro nemico qui.»
Rey non riuscì a rispondere, non ne aveva la forza.
Un po’ per il dolore fisico e un po’ perché non poteva dare loro torto.
Non aveva mai parlato a nessuno della connessione tra lei e l’allora Kylo Ren, né di come lui era un cattivo che non era cattivo, e la loro conversazione nella capanna le faceva tremare le mani solo a pensarci.
I ribelli avevano visto la sua flotta, l’avevano visto squarciare la porta della loro base con il cannone e l’avevano visto combattere, e uccidere, e avevano visto solo ciò che lui aveva voluto mostrare.
«Rey…sei solo una cerca rottami, chi ci dice che tu non sia una spia in realtà? Che tutto questo non sia l’ennesimo piano del Primo Ordine?»
Successe tutto nello stesso momento.
Il braccio dell’uomo si alzò, pronto a colpire di nuovo.
E tutti e quattro si bloccarono sul posto.
Rey conosceva quella sensazione, di non potersi muovere liberamente perché una forza più grande ti imponeva di non farlo.
Vide una figura scura passarle davanti e sentì la stessa forza respingere i suoi assalitori, come se si espandesse da lui. «Basta.» Sentenziò, ed era la voce del Leader Supremo che parlava, qualcuno che non ammetteva repliche.
Li liberò con un gesto della mano e, inciampando e maledicendolo, i quattro fuggirono da quello che consideravano un diavolo sceso in terra.
E poi Ben Solo si voltò verso di lei, e le si inginocchiò davanti, e lei vide la tacita promessa del suo sguardo: chiunque avrebbe osato toccarla di nuovo non avrebbe fatto una bella fine.
Ma in quel momento non le importava, e agì di puro istinto.
«Sei sveglio!» Gli saltò quasi al collo facendogli perdere l’equilibrio, e insieme rotolarono sul terreno, avvolti dai primi raggi del sole. Rey quasi nascose il viso in quella massa di capelli morbidi mentre vi affondava le mani dentro, e le mani di Ben la sfioravano come se temessero di vederla spezzarsi.
Avrebbe voluto congelare quel momento, pensò Ben mentre la sentiva sorridere sul suo collo.
Era qualcosa di incredibile avere accanto, viva, e salva, e fu con un’immane sforzo di volontà che scacciò il ricordo di Exegol.
Aveva avuto la sensazione che il cuore gli si fermasse quando l’aveva vista crollare, bianca come un lenzuolo. Rendersi conto che stava morendo tra le sue braccia gliel’aveva spaccato.
Ma ora era lì. «Rey.» Le prese il viso fra le mani, con delicatezza; sapeva che lei era forte, era la sua roccia in mezzo alla tempesta, la sua salvezza. «Stai bene?»
Lei annuì, appoggiando il viso alle sue mani. «Ben. Grazie.» Fu un sussurro, ma lui ne comprese il riferimento nascosto, perché lo stesso cuore batteva nei loro corpi, e perché erano due e uno soltanto.
Fu mentre le scostava un ciuffo ribelle dal viso che il mondo tornò ad animarsi intorno a loro, e Rey si rese conto della situazione in cui erano;  avvinghiati sul terreno, stretti l’uno all’altro, di sicuro non avrebbero fatto altro che peggiorare la sua situazione.
Rey quasi finì a terra quando Ben scattò in piedi con una velocità che solo anni di addestramento potevano portare, e mentre la ragazza archiviava ciò che il suo cervello le stava sussurrando, vide il folto gruppo che veniva verso di loro.
Qualcosa dentro di lei si rinsaldò quando notò che Ben non le si era parato davanti, ma le stava di fianco, in attesa, ogni nervo teso. Quella silenziosa dimostrazione di rispetto le confermò di nuovo ciò che li univa, il loro essere Diade nella Forza. Insieme, erano tutto.
Nonostante questo non ebbero occasione di combattere insieme, perché qualcosa che era a metà tra un ringhio e un urlo fermò la situazione ancora prima che i ribelli li raggiungessero.
Sotto il sole ormai alto Chewbecca sembrava ancora più imponente e decisamente arrabbiato.
Fermandosi davanti a loro borbottò verso Ben, e lui si passò una mano fra i capelli, in apparenza imbarazzato. «Lo so, ma non potevo non intervenire.»
Un altro verso, dal tono più morbido.
«Anche tu, Chewie.»
Ben quasi sparì nella pelliccia del Wookie che lo abbracciava, ma i suoi occhi brillanti non lasciarono mai il viso di Rey, che cercò di soffocare un singhiozzo di gioia.
Quella era una scena che avrebbe ricordato per anni.


  
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