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Autore: BabyLolita    28/12/2019    1 recensioni
Ricordi di un passato ormai lontano. Di come un'amore ormai decaduto, sopravviva ancora ad un presente che, sempre più, ti allontana da ciò che hai amato di più al mondo. Un racconto un po' romanzato un po' reale. Qualcosa che il tempo non sta riuscendo a cancellare in nessun modo...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio improvvisamente. Mi fa male il petto, in prossimità del cuore. Sento dolore, tanto dolore. Il fiato mi manca, inizio ad ansimare. È notte fonda, le lacrime solcano il mio viso, la mia mente è incasinata dal vuoto che, di colpo, hai lasciato. La mia compagna di stanza si sveglia, chiama le infermiere. La vista mi si offusca, non capisco come sia potuta finire così. Le tempie mi pulsano. I pensieri si affollano, sovrastandosi, urlandosi l’uno sopra l’altro. Il caos mi dilania. Le infermiere mi afferrano per le braccia. Mi agito, mi dimeno.

Non voglio essere qui. Voglio essere con lui.

Il vuoto mi risucchia, ma anche qui c’è quel dolore così velenoso che ha impregnato il mio sangue, le mie viscere, la mia essenza. Ne vedo un’altra arrivare con una siringa. Inizio ad urlare.

   «Lasciatemi stare! Non ho bisogno di quella merda!»

Ho solo bisogno di lui…

L’ago mi perfora il braccio, è doloroso. Vedo lo stantuffo abbassarsi mentre il liquido mi entra violentemente nel corpo.

Voglio solo tornare da lui…

Continuo ad agitarmi. Adirata, frustrata, triste, distrutta, a pezzi.

Vorrei solo che si trattasse di un incubo.

È l’incubo peggiore di sempre. Vi prego. Svegliatemi.

Il mio corpo comincia a perdere di sensibilità. La mia confusione si placa, lasciandomi assaporare ancora meglio quel dolore che sto cercando di sconfiggere. Osservo la porta di quella stanza che i medici lasciano sempre aperta. La fisso, da giorni, sperando di vederti entrare. Ancora adesso, prima di crollare per via della massiccia dose di tranquillanti che mi hanno iniettato, la guardo.

Ti prego, torna da me…

Immagino la tua figura comparire sulla soglia. Ma non è altro che la mia immaginazione che, per l’ennesima volta, proietta uno scenario che non si realizzerà mai.

Sono sola ormai.

Chiudo gli occhi, con il cuore ancora dolorante. Di un dolore che so non passerà mai. Mi addormento forzata dalle medicine. Osservo la porta, sogno ancora la tua figura comparire su quella soglia.

Non dovevi essere il mio guerriero?

Mi addormento e, nei sogni, ti ritrovo. Come ogni notte, ti ritrovo nell’unico luogo dove mi è permesso ancora starti accanto. Come ogni notte, una parte di me si distrugge. Come ogni notte, chiudo gli occhi sperando di incontrarti anche l’indomani, fuori da ogni sogno, in questa realtà che ormai, di noi, non sa più niente.

   
 
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