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Autore: MM_White    30/12/2019    0 recensioni
Come si vince al torneo delle coppe? Corteggiando e conquistando le ragazze più "difficili" di Hogwarts.
E cosa si vince? Che domande, la soddisfazione di aver vinto!
È alla sua seconda edizione che Draco dà il via in un momento di pura noia, scegliendo di importunare la bella Corvonero Keira Blackheart, migliore amica dell'alunna più brillante del suo anno. Stiamo parlando di Hermione Granger, ovviamente, la quale invece verrà scelta dall'affascinante Serpeverde Theodore Nott.
Le due ragazze saranno così ingenue da cascarci?
Dal capitolo 9:
Hermione ride ancora ed io, che credevo che ridere di lei fosse appagante, non sapevo quanto fosse ancora più gratificante farla ridere.
Io che ultimamente mi divertivo a beffeggiarla, alludendo che in realtà fosse una vipera degna di allargare le file dei serpeverde, non sapevo quanto invece il cappello parlante ci avesse visto giusto, quella lontana notte dello smistamento.
Perchè non sapevo quanto fosse forte e coraggiosa e leale.
E mi dispiace che abbia bevuto la pozione cura ferite perchè, seppur senza volerlo, quei segni sul collo glieli avevo provocati io.
Quei raschi erano un marchio, un chiaro e limpido avvertimento: questa ragazza è mia.
Ma adesso non ci sono più. Scomparsi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Draco/Theodore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Altro contesto, Da VII libro alternativo
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Capitolo quattordici: svelato il tranello

 

Hermione

 

Salgo i gradini della scala a chiocciola con lo sguardo rivolto verso l'alto, verso lo squarcio di cielo stellato che si può scrutare dalla porta aperta in cima alla torre.

Posso decidere di scendere in qualunque momento, penso, con la testa che mi gira appena.

Sarà l'aria fresca della notte che sto respirando a pieni polmoni, sarà il cuore che mi sta battendo a mille per l'emozione. O il fatto che non indosso altro se non il mio pigiama e le pantofole, e incomincio ad avvertire dei brividi di freddo.

Mi fermo all'improvviso quando appoggio un piede sull'ultimo scalino.

Sono ancora in tempo per scendere.

Se lo facessi, però, non avrei molte altre occasioni come questa.

Io e lui nello stesso dormitorio.

Sento un pugno nello stomaco, ma non mi tiro indietro. Raggiungo la porta aperta sulla terrazza, per poi rimanere sulla soglia con aria affascinata.

Sopra la mia testa c'è solo il cielo. Immenso, brillante e magico come non ne ho mai visti prima. Mentre la luna accarezza con la sua luce azzurrognola i contorni perfetti di uno dei ragazzi più belli di tutta Hogwarts.

Mi stupisco ancora se ripenso a come riesce a incantarmi o a farmi sentire in imbarazzo con un solo sorriso sghembo. Di come mi facciano tremare le gambe quegli occhi caldi e luminosi quando si posano su di me. E il suo profumo. Qualcosa di unico. Legno, libri e cannella. Sa di pomeriggi passati a leggere davanti al camino scoppiettante, Theodore Nott.

Quando mi avvicino a lui, sdraiato su una coperta dalla trama scozzese, sussulta appena.

Non cambia posizione, però. Rimane fermo con le braccia muscolose dietro la testa e i piedi scalzi incrociati.

«Sembri sorpreso di vedermi.» Commento, prendendo posto al suo fianco.

Mi siedo a gambe incrociate, poi estraggo la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e gli punzecchio un piede.

«Dì un po', non hai freddo?»

Theo sembra risvegliarsi all'improvviso dal torpore e dallo stupore e mi rivolge un largo sorriso, con tanto di fossette, mentre si alza a sedere.

«Vorresti riscaldarmi tu?»

«Placa i bollenti spiriti, cowboy.»

Dalla bocca mi esce una nuvoletta di fumo.

«Sono abituato a temperature più gelide, giù nei sotterranei.» Spiega lui mentre raccoglie qualcosa alle sue spalle. O non avevo notato che ci fossero o le aveva appena fatte comparire lui. «Ecco, una coperta da appoggiare sulle spalle e un thermos pieno di cioccolata calda.»

Lo ringrazio, poi ci ritroviamo sotto la stessa coperta a sorseggiare cioccolato. Il terrazzo che si riempie del profumo della bevanda, di chiacchere e risatine.

Non riesco a reprimere un grido di meraviglia quando una stella cadente passa proprio sopra le nostre teste, lasciando una scia di brillantini nel cielo, o a stringermi di più al corpo di Nott sentendo un ululato provenire dal cuore della Foresta Proibita.

Lui che finalmente ha una scusa per stringermi un braccio intorno alle spalle.

I nostri sguardi si incrociano e rimaniamo così alcuni secondi.

«Perchè?» Riesco a dire senza far tremare la voce. «Perchè io?»

Lo vedo increspare leggermente la fronte, intento a scegliere le parole giuste da dire.

«Perchè sei coraggiosa, intelligente, impertinente e tremendamente carina quando ti arrabbi. E perchè, dalla tua prima impresa a Hogwarts dove hai affrontato orchi, cani a tre teste e piante velenose, ho pensato che chiunque tu avessi scelto per combattere al tuo fianco sarebbe stato fortunato. Harry e Ron, sono fortunati. I tuoi compagni di casa, sono fortunati. E se tu scegliessi di avere anche me, al tuo fianco, per combattere o per fare qualunque cosa tu voglia,» e a questo punto mi rivolge un sorriso impertinente, «ne sarei onorato.»

«Stai esagerando.»

«Tu non ti rendi neanche conto di quanto sei incredibile, ai miei occhi.»

Oddio, come si risponde a un commento del genere?

Poi fa una cosa che manda ogni mia difesa personale in allarme.

Si avvicina alle mie labbra con le sue. Mi sfiora un angolo della bocca ed io sento la sua pelle un po' ruvida per via della barba in crescita. Un brivido mi percorre interamente, e quando mi decido a voltare il capo quel tanto che basta per dare inizio ad un bacio, Theo parla, solleticandomi la pelle.

«Ti voglio Herm. Non puoi immaginare quanto mi stia trattenendo dal prendermi tutto di te.»

«Tutto... di me?»

«Prendermi solo il tuo corpo sarebbe un tale spreco. Io voglio entrarti nella mente. Voglio entrarti nel cuore.»

La sua voce si fa accalorata. Sì, cerca in tutti i modi di trattenersi dal rubarmi un bacio senza il mio consenso. Ma poi qualcosa dentro di lui spezza i freni inibitori e con uno scatto raggiunge il mio collo. Lo bacia, si ferma, lo lecca.

Adesso sento non uno, ma centinaia di brividi partire e spegnersi contemporaneamente in parti diverse del mio corpo. Gli appoggio le mani sulle spalle, sospirando piano.

Incoraggiato dalla mia reazione, Nott si fa più impetuoso. La lingua si sostituisce ai denti e io lo sento ringhiare, sento gemere entrambi, mentre morde la pelle delicata.

«Hai un sapore delizioso.» Mormora, ritrovando il controllo.

Ma quando ritorna a guardarmi qualcosa nel mio aspetto lo spinge nuovamente ad essere impetuoso, forse le guance arrossate o le labbra socchiuse, forse semplicemente il pensiero che ha il mio corpo tra le sue braccia ed io gli sto suggerendo che è a sua disposizione.

Mi fa sdraiare sulla schiena, posizionandosi tra le mie gambe, ma senza farmi sentire troppo il suo peso.

Le mie mani esplorano le sue spalle larghe, il petto muscoloso, per poi fermarsi tra i capelli castani.

Theo non riesce a staccare la lingua dalla mia pelle, esplorando con baci appassionati ora la base del mio collo, ora un lembo di pancia scoperta.

Eccolo che torna a guardarmi con quell'aria trasognata.

«Avevi ragione.» Mormora. «Quando sei arrivata ero sorpreso di vederti.»

«Mi avevi invitata.»

«Ma non eri obbligata ad accettare l'invito.»

«Infatti per tutto il tempo non ero sicura se farlo o meno.»

«Perchè sapevi che sarebbe andata a finire così.»

«Ma sapevo anche che non mi avresti mai costretta a fare qualcosa che non volessi.» E poi, anche se mi costa molto dirlo, aggiungo. «Io mi fido di te, Nott.»

Il suo sguardo vacilla, visibilmente scosso.

Si mette a sedere ed io mi sollevo per riportare le nostre teste alla stessa altezza.

«Che c'è, ho detto qualcosa di sbagliato?»

«No, no...» Tira un lungo sospiro, adesso incapace di sostenere il mio sguardo. «Avrai notato che non ho voluto baciarti, prima.»

Mi ritrovo ad ammettere di sì con voce strozzata.

«E non mi sarei spinto oltre, giuro, prima di dirti la verità.»

Mi prende una mano, ma il capo è ancora chino.

«Che... sta succedendo? Quale verità?»

Finalmente torna a guardarmi negli occhi, ma nel suo sguardo non c'è più traccia del desiderio che lo aveva travolto qualche minuto prima. Adesso c'è solo... angoscia.

«Non ti ho mentito quando ti ho detto che ti ammiro dal primo anno di scuola. Per la barba di Merlino, che stupido, credo di essermi davvero...» Ride. Una risata nervosa, di quelle che il corpo ti costringe a buttar fuori per alleviare la tensione. «Hermione, avevo bisogno solo di una scusa, una qualunque, per trovare il coraggio di parlarti.»

«I riassunti dei libri che ti aveva spedito tuo padre...» Mormoro, accigliandomi. «E allora?»

«Sì, i libri, come no.» Sbotta, grattandosi la nuca. «I libri non c'entrano niente. O meglio, sì, ma non era quella la scusa di cui parlavo.»

«Theo...»

«Ho deciso di dirti la verità, Hermione. E per quanto dura e agghiacciante sia, ti prego, apprezza almeno il fatto che ho voluto dirtela prima di rendere il nostro rapporto ancora più... serio.»

«Theo, smettila di girarci attorno e sputa il rospo.»

«Mi odierai, dopo.»

«Mettimi alla prova. L'hai appena detto anche tu, no? Pensi che dopo aver affrontato mostri di ogni razza mi spaventi quello che hai da dire?»

Un lungo, lento sospiro. Come quello di un condannato a morte in procinto di pronunciare le sue ultime parole.

«Hermione, ho iniziato a corteggiarti perchè...»

Un rumore proveniente dalla rampa di scale.

Poi una voce.

«Prefetto! Prefetto in arrivo!»

«Cazzo Herm!» Sbotta Nott, allarmandosi. «Dobbiamo sparire di qua!»

«E come?» Chiedo cercando di non gridare. «Il prefetto sta arrivando dall'unica via di uscita!»

«Streghetta ingenua. Perchè pensi ci stia avvertendo del suo arrivo?»

Rimango stupefatta.

Ero davvero ingenua, se credevo che bastavano le ali separate dei dormitori a dividere due amanti. I prefetti lo sapevano ma preferivano chiudere un occhio, mantenendo un rapporto di complicità con i propri compagni. E di sicuro esistevano nascondigli e posti simili in tutta la scuola.

Che Theo ne conosca uno, e chissà quanti altri, non mi sorprende.

Scendiamo in fretta e furia, mantenendoci per mano, scambiandoci sorrisi.

Scansiamo per un pelo un prefetto Corvonero intento a svoltare un angolo.

Arrivati alla porta del dormitorio femminile mi spinge contro la parete, ingabbiandomi fra le sue braccia.

«Peccato, davvero un peccato, che ci abbiano interrotti.» Mormora a un filo dalle mie labbra.

Io sono troppo ansimante dalla corsa e dalla sua vicinanza, per riuscire a rispondergli.

Lo guardo strabuzzando gli occhi, cercando di intravedere qualcosa di più tra i giochi di luce e ombre che si formano sul suo viso.

Perchè non vuole baciarmi?

Di quale verità stava parlando?

Theo si scosta appena da me, quel tanto che basta a permettergli di posare lo sguardo sulla mia bocca socchiusa.

Mi convinco che stia quasi arrivando, questo bacio tanto bramato, quando con uno scatto me ne posa uno sulla fronte.

Mi accarezza la tempia con una nocca.

«Buonanotte topolina.»

«'Notte.»

Dico prima di entrare in stanza.

Sarà davvero dura, adesso, riuscire a prendere sonno.

 

Draco

 

Mi sveglio con il cervello su di giri.

Fa ancora freddo e sono ancora fra i Grifondoro, ma è una buona giornata. Un'ottima giornata.

Oggi mi tocca stare nella Casa dei Corvonero, e per questo posso segnalare mentalmente il primo compito: lasciare definitivamente Keira Blackheart.

Sì okei una bellezza stratosferica, un corpo da urlo eccetera eccetera.

Ma ormai me la sono portata a letto, vendetta è stata fatta e sul cartellone segnapunti non bastano le stelle per quantificare la mia vittoria schiacciante.

Caso chiuso, morto e sepolto.

E questo mi porta dritto al compito numero due: trovare Nott e annunciargli che non c'è partita, che farebbe meglio ad ammettere la sua umiliante sconfitta e ponesse fine al Torneo delle Coppe.

La sua storia con Hermione Granger? Pura follia. Gli farò vedere in maniera più lucida come stanno realmente le cose.

Infine compito numero tre della giornata: sedurre la rossa Grifondoro.

Solo così, infatti, potrò togliermela definitivamente dalla testa.

Ovviamente, tutto questo senza farmi scoprire da Theo, perchè altrimenti non me lo perdonerebbe mai.

Quindi su, Draco, alzati da questo letto e inizia un'altra giornata.

Ammira questo sole pallido sorto solo per te.

 

Keira punta gli occhi ambrati nei miei, ferita.

«Sei un egocentrico bastardo egoista.» Dice senza neanche una pausa.

«Ma tu questo lo sapevi ancor prima che ti lasciassi.» Commento, apatico.

«Già, è vero. Infatti me lo aspettavo, sai?»

«Amici come prima?»

Lei fa una smorfia disgustata. La stessa che mi rivolse il giorno in cui la sorressi sulle scale per non farla cadere. Siamo tornati al punto di partenza, penso con un ghigno amaro.

«Ma neanche per sogno!» Sbraita. «Tecnicamente, io e te non siamo mai stati amici. E dopo quello che è sucesso tra di noi, credimi, non lo saremo mai.»

Sollevo le spalle, indifferente.

Era esattamente ciò che volevo.

«Perfetto, allora.»

«Perfetto.» Ripete lei, con una vocina stridula.

Per la barba di Merlino, sento che sta per tornarmi l'emicrania.

Mi massaggio le tempie pulsanti.

Al mio fianco, Keira si trascina fuori dalle lenzuola.

Il mio sguardo si sofferma a lungo sulle sue curve nude, sulle gambe perfette, sul sedere alto e sodo. Di profilo, osservo i seni generosi muoversi lentamente seguendo i movimenti del suo corpo mentre afferra gli slip di pizzo e se li infila.

Dalle tempie, una mano si sposta a tirare indietro i capelli che mi ricadono sulla fronte.

Forse, prima di lasciarla del tutto, dovrei riaffondarmi in quel corpo che mi fa impazzire.

La mia erezione è pienamente daccordo.

Ma dopo essersi infilata una canotta, Keira getta ai miei piedi una divisa da uomo con i risvolti blu.

«So a cosa stai pensando, porco di un serpeverde.» Sbotta mentre, davanti alla specchiera, incomincia ad acconciare i lunghi capelli neri in una treccia alla francese. «Ed è no.»

Emetto un lungo ringhio di frustrazione. E va bene, penso scalciando via le lenzuola, niente sesso d'addio.

Avevo raggiunto il dormitorio femminile dei Corvonero all'alba, dopo una notte insonne in cui mi sono tormentato a chiedermi se andare oppure no, dalla Granger.

Ma quando sono arrivato, lei non c'era più, per recarsi diligentemente alla Casa in cui avrebbe dovuto trascorrere il secondo giorno di punizione. Atteggiamento tipico della sanguemarcio, doveva essere sempre la prima in tutto. Era il lato del suo carattere che più mi snervava.

Chissà dove si trovava ora, se tra i Tassorosso o... per la miseria, al solo pensiero di vederla con la divisa da Serpeverde sudavo freddo. Era un'immagine inquietante ed eccitante al tempo stesso.

E immaginarla gironzolare nei sotterranei, posare lo sguardo curioso sulle pareti di cui amavo tanto circondarmi. Sedersi sul mio divano di pelle...

Se fosse stata davvero una Serpeverde, sanguemarcio o no, l'avrei fatta sdraiare mille volte su quel divano.

Ma nella sala comune dei corvi, ad aspettarmi per darmi un freddo benvenuto, ho trovato solo i Prefetti. Dopo una lunga e noiosa spiegazione al gruppo in punizione su come si sarebbe dovuto comportare in quella giornata, Keira aveva richiesto la mia attenzione. In privato.

Il tempo di chiuderci dietro la porta della lavanderia, ed eravamo già avvinghiati l'uno all'altro. Lei mi era saltata addosso, incrociando le gambe intorno alla mia vita, incastrandomi la testa fra le braccia e baciandomi con passione.

Quella ragazza dentro aveva un fuoco che chiedeva solo di essere alimentato.

Ed io non potevo tirarmi indietro.

Abbiamo fatto cadere per terra le lenzuola ripiegate sugli scaffali, scacciando malamente un elfo domestico che ci inveiva contro. Lo abbiamo fatto lì, tra i panni sgualciti che profumavano di lavanda. E lo abbiamo fatto di nuovo appoggiati alla parete in fondo, dopo esserci rincorsi tra le lenzuola bianche stese ad asciugare.

Tra un gemito e l'altro, ad un certo punto, mi è parso di sentirla sussurrare.

Le parole uscivano così piano che non riuscivo a decifrarne il senso. Solo quando mi sono concentrato meglio, ho capito cosa Keira continuava a ripetere senza sosta.

Era quasi ora di andare alla prima lezione, quella di pozioni con i Grifondoro e i Serpeverde.

Raccolgo la divisa, mi vesto in fretta e mi sistemo come posso.

Lei ha quasi finito di acconciare i capelli.

«Ti dona il blu.» Mi canzona, sbirciando dallo specchio la mia espressione schifata.

«Stronza.»

«Cerca di non farci fare troppe brutte figure.»

«Dovreste essere onorati della mia presenza.»

«Figuriamoci.» Ribatte, reprimendo un sorriso.

Mi sistemo il mantello sulle spalle, poi, senza neanche pensarci, corro da lei per un ultimo bacio sulla guancia.

«L'amico che ho tra le gambe voleva dirti che è stato un piacere, Keira Blackheart.»

Lei si volta di scatto ed io faccio in tempo a schivare un pugno.

«Faresti meglio a scappare, bastardo schifoso...»

Uscendo dalla lavanderia, rido come un bambino.

Non avrei potuto vedere Keira voltarsi nuovamente per rilfettersi allo specchio. Non l'avrei potuta vedere appoggiare due dita lì dove le avevo posato un ultimo bacio. E non avrei potuto vedere il suo sorriso spento mentre terminava la treccia.

Ma c'è una cosa che non avrei mai dimenticato.

La sua voce mentre facevamo l'amore, che in un sussurro implorava senza sosta: «scegli me».

 

Hermione

 

Non ho chiuso occhio per tutta la notte, e le occhiaie non mi donano affatto.

Niente mi dona in questo momento, a partire dalla divisa.

Sento un pugno nello stomaco da quando mi è stata infilata con un ghigno sadico da uno dei prefetti. Non hanno voluto che lo facessimo da soli, come se non fosse già abbastanza umiliante indossare i loro colori.

Verde e argentato.

Mi viene da piangere.

Dall'alto della sua bontà e saggezza, Silente non poteva ideare una punizione peggiore.

Torno nella sala comune trascinando i piedi per terra e quando lo sguardo divertito di alcuni Serpeverde si posa su di me e gli altri membri del gruppo in punizione, penso solo che vorrei tornare indietro, barricarmi in una stanza qualsiasi e rimanerci per tutto il giorno.

Poi però mi rendo conto che sono solo colori, solo etichette.

Non è una divisa a definire ciò che sono.

E loro potranno farmi indossare anche un costume da orso polare, non cambierà il fatto che io sono e mi sento, profondamente, Grifondoro.

Coraggio, onore, determinazione.

Ripeto i nostri valori mentalmente, all'infinito, finchè riesco a calmarmi.

Sollevando il mento, e con un verso di stizza, tiro indietro i capelli e attraverso la sala con lunghe falcate.

In un angolo, Tiger e Goyle, attirano la mia attenzione.

«Ti ho detto che non funziona!»

«Non può essersi rotto, maledizione!»

«Adesso ci riprovo.»

«No, ci riprovo io, buono a nulla.»

«Ragazzi!» Mi avvicino a loro. «Avete bisogno di aiuto?»

Dare una mano a Tiger e Goyle mi sembra un'idea aberrante, a prescindere. Ma ho bisogno di fare qualcosa che mi scarichi la tensione, che mi faccia sentire me stessa perfino indossando questa divisa.

Cosa c'è di meglio, quindi, che impartire una lezione di magia a due testoni serpeverde?

Loro posano lo sguardo su di me, scioccati.

Goyle ancora intento a dare colpi alla sua bacchetta che a quanto pare non è in grado di eseguire l'incantesimo. Figuriamoci se doveva dare la colpa a se stesso per la propria incapacità.

«Cos'è che non funziona?» Incalzo, con un tono condiscendente.

I due si guardano, poi tornano a fissare me.

«Forse...» Inizia Tiger. «Se subito dopo se ne va...»

«Draco si incazzerà.»

Draco? La cosa si fa ancora più interessante.

«A maggior ragione va riparata.» Propongo. «Avete detto che si è rotto, no?»

«Ma...» Sempre Tiger, il più diffidente tra i due.

«Se ci aiuta e poi se ne va, non scoprirà nulla, no?»

Sollevo un sopracciglio. Bene, la cosa si fa davvero molto, molto interessante. Più di quanto avrei potuto immaginare.

Alla proposta di Goyle, Tiger gli molla un pugno sulla spalla mastodontica.

«Sei scemo?»

«Sei più scemo tu!»

Bhè, in effetti...

Tiro un lungo sospiro, poi sbotto: «Sentite, non ho tutta la giornata. Volete ripararlo o no? Vi ricordo che se Draco dovesse scoprirlo si incazzerebbe davvero, davvero molto

«Ha ragione lei.» Goyle.

Tiger serra le labbra, dubbioso, ma non aggiunge altro.

«Allora?»

«Si tratta della lavagna.»

Goyle annuisce con enfasi, mentre Tiger indica con un pollice ciccione la cappa del camino alle sue spalle.

«Quale lavagna?»

Ma capisco di cosa stanno parlando subito dopo aver concluso la domanda.

Mantenendo la calma, ascolto Goyle biascicare l'incantesimo di rivelazione muovendo la bacchetta in direzione della cappa.

«È Rèvelio.» Stupidi ignoranti. «Non Revèelio

Li scanso, tirando fuori la bacchetta.

Mi accorgo della loro esitazione, di come cercano di fermarmi mentre recito, con voce pacata e sicura: «Rèvelio

E quando la famosa lavagna compare davanti ai miei occhi, sento un tuffo al cuore.

Ci sono dei nomi e dei... punteggi.

Il primo nome è quello dell'indomabile, schivo e malefico Principe Serpeverde. Draco Malfoy. Sotto di esso, il nome di Keira. Su quella riga, sotto varie diciture, ci sono segni e numeri.

Quando leggo a quali categorie appartengono, mi viene quasi da vomitare.

Bacio, preliminari di ogni genere, appuntamenti e poi la dicitura finale: «palla in buca.»

Che raffinatezza, che uomini!

Quando leggo i nomi successivi, mi tremano le ginocchia.

Sento il pavimento tremare, aprirsi sotto di me per risucchiarmi nelle viscere della terra.

Devo appoggiarmi con un fianco al divano di pelle nera, quando leggo, sotto il nome di Theodore Nott, il mio.

Una competizione, mi ripeto senza sosta, e ogni volta fa più male della precedente.

Una competizione.

Non riesco a non fissare quell'ultima colonna, che a livello del mio nome risulta vuota, dove c'è scritto «palla in buca».

E non riesco a non risentire la voce malvagia di Malfoy che in un ricordo chiede a Theo: «Allora, te la sei già fatta?»

   
 
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