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Autore: Ellery    01/01/2020    5 recensioni
Il Generale Hux scova un gatto a bordo del suo Star Destroyer, ma non sa assolutamente come prendersene cura. Chiedere aiuto a Kylo Ren potrebbe non essere così geniale, come idea...
{Personaggi principali: Kylo Ren, Armitage Hux, Millicent, Un po' tutti}
Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.
«Non ti faccio niente» promise, cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

[La ff prende spunto dal famoso twitter di Pablo Hidalgo , secondo cui Hux ha una gatta di nome Millicent; è ambientata subito dopo la fine di Ep. VII]
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ben Solo/Kylo Ren, Capitano Phasma, Generale Hux, Kylo Ren, Poe Dameron
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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1. Stai davvero morendo? Allora ti tengo compagnia.
 

Il generale Hux si tirò a sedere, arrotolando le coperte di lato per scivolare giù dal letto. Frugò la stanza alla ricerca di qualsiasi cosa potesse indicargli un orario. Era notte fonda, di questo ne era certo. Lo scorrere del tempo era un po’ diverso quando si viveva a bordo di uno Star Destroyer, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine: non distingueva il giorno dalla notte in base al sorgere del sole o all’alternanza quotidiana tra luce e buio – come avrebbe potuto? – ma si affidava esclusivamente alle ore indicate sui display dei datapad, dei computer, dei visori sparsi per la nave. Si stropicciò le palpebre, puntando le iridi verdi su un piccolo schermo sistemato sul proprio comodino. Le due e venti di notte.

Rimanere coricato non aveva alcun senso: da quando il progetto Starkiller era fallito – distrutto da quella feccia repubblicana – non riusciva più a riposare serenamente. Alternava momenti di sonno profondo a lunghe ore passate a fissare il soffitto o a contare i sistemi planetari che si scorgevano dalla larga finestra della sua cabina. Qualsiasi cosa facesse, naturalmente, il sonno tardava a ritornare. Un chiodo fisso gli martellava nella testa da diversi giorni; un’idea che non aveva ancora espresso con nessuno, un po’ per timore di vedersi rinfacciare la perdita della Base Starkiller, un po’ perché non era certo che possedessero le risorse necessarie per dar via al nuovo progetto. Avrebbe dovuto parlarne con Snoke, ma non aveva particolare voglia di incrociare ancora quel volto arcigno e quell’espressione perennemente disgustata e sprezzante; specie dopo la recente sconfitta. Avrebbe dovuto cercare qualcuno che appoggiasse la sua idea: un supporto, per quanto piccolo, che avrebbe spinto il Leader Supremo a prestargli attenzione; su quella nave, vi era solo una persona in grado di portare acqua al suo mulino.

L’idea di dover scendere a compromessi con Kylo Ren, ovviamente, non lo faceva saltare di gioia: meno aveva a che farci, meglio era per tutti. Ren era impulsivo, difficile da controllare e non si capiva mai cosa gli passasse per la testa; per di più, adorava fare a pezzi la sua nave. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era ritrovarsi con la plancia di comando devastata dalla rossa spada laser.
Eppure… più ci pensava e meno vedeva alternative. Era l’unico che potesse influenzare, almeno un minimo, l’opinione di Snoke; che gli piacesse o meno, aveva bisogno di lui.

Allungò la mancina, cercando la tazza di camomilla sul comodino; per quanto gelida, forse l’avrebbe aiutato a ingoiare quell’amaro rospo.
Recuperò la divisa, vestendosi rapidamente. La cosa più urgente, al momento, era fare visita a Ren e convincerlo. Abbottonò con cura la giacca, allacciò la cintura con il blaster e il datapad, e si infilò gli alti stivali neri. Passò rapidamente le dita tra i capelli rossi, sforzandosi di sistemare qualche ciocca ribelle, prima di recuperare i guanti di pelle e marciare verso il vicino corridoio.
 

***
 

L’attività sullo Star Destroyer, durante le ore notturne, era ridotta a turni di guardia e operazioni di manutenzione ordinaria e non. Non incontrò quasi nessuno, dunque, mentre sgusciava lungo i corridoi. Salutò frettolosamente due stormtrooper di passaggio, prima di piegare a sinistra e ritrovarsi davanti alla camera di Kylo Ren. Sospirò, premendo il tastierino laterale per annunciarsi.

Attese in silenzio, tendendo l’orecchio per cercare di cogliere qualche rumore oltre la porta stagna. Fu, ovviamente, un tentativo inutile. Suonò di nuovo, prima di picchiare le nocche della destra contro il metallo dell’ingresso.

«Ren.»

Toc toc

«Ren»

Toc toc

«Ren»

Toc..

L’uscio blindato si spalancò poco dopo e la figura di Kylo Ren si profilò davanti ai suoi occhi.

«Sei sveglio?» domandò.

«Adesso sì! Che diamine vuoi? Sono le tre di notte!»

Il tono non era dei più amichevoli, ma in fondo era comprensibile. Hux decise di soprassedere, indugiando con lo sguardo sul pigiama grigio che l’altro indossava. La fantasia del tessuto – costellato di tante piccole Morti Nere colorate – era tutt’altro che sobria, ma si sposava bene con il pupazzetto di Darth Vader che l’altro stringeva tra le braccia. Si costrinse a reprimere un sorriso di scherno, consapevole che sarebbe potuto essere l’ultimo: Ren era piuttosto suscettibile quando si parlava dell’illustre nonno.

«Tecnicamente sono le due e venticinque…» Il gestaccio successivo fu sufficientemente eloquente. Mimò un piccolo colpo di tosse e cercò di riportare il discorso sui binari prestabiliti. Non era lì per puntualizzare sull’orario, quanto per ricevere supporto al nuovo progetto «Volevo chiederti una cosa… un favore personale, diciamo.»

«Da quando siamo così in confidenza io e te?»

«Beh, direi che dopo che ti ho visto in pigiama…» iniziò a percepire una invisibile e fastidiosa stretta all’altezza della gola. Sollevò immediatamente le mani in un gesto di resa «Lo trovo bellissimo, tra parentesi.» mentì, mentre il senso di soffocamento si annullava istantaneamente.

«L’ho preso da Primark.»

Hux modulò un sorriso di circostanza: non gli importava un fico secco di dove l’altro avesse comprato quell’oscenità, ma si finse interessato; dopo tutto, qual modo migliore per cullare l’ego di Ren se non con un po’ di sana adulazione? Sarebbe stato più semplice ottenerne i favori.

«Costruiamo una nuova Starkiller

«L’ho pagato solo venti credit… aspetta, cosa?»

«Ti ho chiesto se possiamo costruire...»

«Ho sentito quello che hai detto!»

L’espressione di Ren si accigliò in un attimo: le sopracciglia corrugate, gli occhi stretti in una minaccia velata e le labbra storte e contratte.

«Che ne….» la porta blindata si chiuse immediatamente davanti alla sua faccia, senza nemmeno lasciargli il tempo di terminare la frase «…pensi?» esalò un attimo dopo, tornando a bussare con insistenza «Ren! Facciamo una Starkiller Due

«Vattene via, Hux!»

Abbassò il capo, sospirando amareggiato. Insistere non aveva senso, almeno in quel momento. Avrebbe collezionato soltanto un ulteriore fallimento. Avrebbe riprovato il giorno dopo, già… magari Ren sarebbe stato d’umore migliore. Si voltò, allacciando le mani dietro la schiena e riprendendo a camminare nei corridoi. Rientrare nei propri alloggi era fuori discussione: non avrebbe passato le rimanenti quattro ore a fissare il soffitto, inutilmente chiedendosi quando sarebbe suonata la sveglia; magari avrebbe potuto portarsi avanti con il lavoro: aveva lasciato i fascicoli del Programma Stormtrooper sul ponte di comando, ma sarebbe passato a recuperarli.

Infilò un paio di svolte, marciando verso la zona degli ascensori. Rallentò l’andatura soltanto quando colse un lamento provenire da uno scarico, alla propria sinistra. Aggrottò la fronte, avvicinandosi alla grata che lo chiudeva. Tese l’orecchio, mettendosi in ascolto.

Meow.

No, doveva esserselo sognato. Era impossibile che a bordo del Finalizer vi fosse…

Meow.

Si chinò sulla grata, lasciando scorrere le dita per trovare i ganci di apertura. Li premette in sequenza, riuscendo a liberare l’inferriata. La posò di lato, sporgendosi attraverso il condotto, sufficientemente largo per farvi passare un uomo di media statura. Per sua fortuna, non era particolarmente robusto; riuscì a far scivolare le spalle oltre l’apertura, trattenendo il fiato quando l’odore pestilenziale della spazzatura – stipata parecchi metri più in basso – lo raggiunse. Si ancorò al bordo della conduttura con la mancina, mentre la destra armeggiava per recuperare il datapad e sfruttava il chiarore dello schermo per illuminare la galleria. La ispezionò attentamente, individuando in breve la fonte di quel rumore.

Fh-Fh.

A quasi un metro di profondità, artigliato allo scivolo metallico, un grosso gatto rosso stava soffiando in sua direzione.
«Non può essere…» sussurrò.

Che ci faceva un gatto sulla più potente nave del Primo Ordine? Apparteneva a qualcuno degli addetti oppure era semplicemente un clandestino? Ma in quel caso… come avrebbe potuto salire indisturbato e gironzolare tanto a lungo da finire in un condotto per la spazzatura? Non ne aveva idea, ma avrebbe risolto più tardi quegli interrogativi. La priorità ora era salvare il felino dall’aria tutt’altro che amichevole.

«Non ti faccio niente» promise,  cacciandosi il tablet tra i denti e allungando la destra nel tentativo di raggiungere la creatura «Vie-nhi» biascicò.

Fh-fh.

L’atteggiamento del gatto era tutto tranne che rassicurante: il pelo arancione si era gonfiato sulle spalle e sul dorso; le orecchie appiattite vibravano ad ogni suo movimento e i denti finivano continuamente per essere messi in mostra. Hux tentò comunque di raggiungerlo, sporgendosi un altro poco nel condotto. «Vie..»

Lanciò un grido quando le unghie del felino si piantarono nella sua mano protesa, mentre il resto del braccio veniva malamente masticato. Allungò la sinistra per acciuffare il datapad, appena in tempo prima che svanisse lungo il canale dei rifiuti; si rese conto troppo tardi che, con quella mossa, aveva perso il suo unico punto d’ancoraggio. Si ritrovò completamente sbilanciato in avanti.

«Ti pareva…» ringhiò, mentre iniziava a cadere lungo lo scivolo ed il buio lo avvolgeva rapidamente.
 

***
 

Sprofondare in un compattatore di rifiuti era una pratica comune. Ricordava perfettamente d’aver letto una clausola simile, quando aveva firmato il contratto d’assunzione per il Primo Ordine. All’inizio non vi aveva badato, ma ora le parole “Il Primo Ordine non sarà ritenuto responsabile di morti accidentali nei compattatori di rifiuti” acquisivano un senso.

Avrebbe dovuto lasciare quello stupido gatto al suo destino! Aveva cercato di salvarlo e cosa ne aveva guadagnato? Un braccio masticato e un biglietto di sola andata per la discarica.

«Bestia infame e ingrata…» ringhiò, cercando di puntellare gli stivali sulla insidiosa superficie sottostante «Meriteresti di finire tritato quaggiù. Diventeresti un ottimo paté per le truppe.»

Fortunatamente, aveva ancora il datapad: la luce dello schermo non era sufficiente per illuminare l’intera area, ma era abbastanza per permettergli di guardarsi attorno. Si trovava schiacciato tra i resti di due droidi protocollari e… avanzi della mensa? A giudicare dall’olezzo di barretta energetica marcia e purea macinata che lo circondava…

Meow.

Il gatto? Dove era finito?

Fece schioccare la lingua contro il palato, mimando un richiamo gentile:
«Micio…» iniziò a chiamare «Dove sei? Micio…?»

Prese a frugare tra l’immondizia, finché non scorse una palla arancione rannicchiata sul fondo del casco di uno Stormtrooper. Allungò cautamente una mano, cercando di raggiungere il muso.

«Non ti faccio niente, vedi?» domandò, accarezzando piano il pelo tra le orecchie e scorrendo poi lungo la schiena arcuata. Raggiunse la groppa e vi si soffermò, grattandola insistentemente. Ottenne in cambio delle fusa. L’animale prese a strusciare il capo contro il suo palmo, cercando sempre maggior contatto.

«Aw…» quel sospiro gli sfuggì dal petto, mentre un sorriso tenero gli piegava le labbra. Quel felino era adorabile, semplicemente.  Come aveva potuto anche solo pensare di abbandonarlo? Di servirlo come pasto domenicale alla mensa ufficiali? «Eri solo tanto spaventato, non è vero?» si rese conto che la sua voce stava assumendo una pericolosa sfumatura demenziale; scosse il capo, senza impedirsi di avvicinare il viso a quello del felino «Perché sei un bravo gatto in realtà. Lo sai che sei un bravo gatto, si? Aw…».

Se l’avesse visto qualcuno avrebbe perso del tutto la propria credibilità, già terribilmente in discussione dopo la disfatta della base Starkiller. Se l’avesse visto Ren, lo avrebbe deriso per il resto della sua breve vita, prima di azionare il compattatore di rifiuti.

Però… era praticamente impossibile resistere a quel volto paffuto; alle fusa, alle zampette che si aggrappavano morbide al petto, ai profondi occhi verdi che lo fissavano, colmi d’improvvisato affetto.

«Che carino!» sentenziò, mentre l’animale sfregava insistentemente il muso contro il suo naso «Devo trovarti un nome! Non posso certo lasciarti qui» mormorò, mentre la sua fantasia si metteva bruscamente all’opera. Perché cercare una via di fuga, quando si poteva sprecare tempo meditando sul nome perfetto per un gatto? «Potrei chiamarti…»

Un rumore di ferraglia lo fece sobbalzare. Volse rapidamente lo schermo del tablet all’ambiente circostante, illuminandolo fiocamente. Le pareti del compattatore sembravano essersi messe lentamente in moto.

«Merda…»

Avrebbe dovuto aspettarselo; era un classico, no? Stando ad una antica leggenda, i compattatori di rifiuti non venivano mai messi in moto… a meno che qualcuno non ci cadesse accidentalmente dentro. In quel caso, venivano azionati ad intervalli regolari di trenta minuti.

Controllò immediatamente sul datapad le attività connesse allo smaltimento dell’immondizia.

«Che giorno è?» si chiese, sforzandosi di ignorare il cigolio dei rottami in avvicinamento «Giovedì… mh… ah, passano a ritirare l’indifferenziato oggi» constatò, facendo spallucce.

Recuperò il comlink dalla cintura, cercando la frequenza del ponte di comando.

«Pronto? C’è qualcuno che mi sente?» mormorò, attendendo risposta dagli ufficiali di guardia. La trasmittente gli restituì soltanto un secco ronzio «Pronto? C’è nessuno?» la voce assunse una sfumatura incredula: dove erano finiti i suoi subalterni? Erano solo le tre di notte! Possibile che l’unico a non dormire su quella maledetta nave fosse lui?! «Allora, cazzo! Che diamine vi pago a fare se quando ho bisogno neanche vi degnate di rispondere?»

Non ottenne che il gracchiare a vuoto del microfono.
Sbuffò, cercando immediatamente un’altra frequenza.

Sentì un familiare click e una voce metallica all’altro capo del microfono:
«Pronto?»

«Sì!» esultò, fissando il gatto con un sorriso trionfante «Tranquillo, tra poco ce ne andiamo.» lo rassicurò, tornando per un attimo a controllare l’avvicinarsi dei muri, per poi replicare «Sono il Generale Hux! Sono in un compat…»

«Pronto?»

«Sì, io ti sento. Tu mi senti?»

«Pronto?»

«Sì, sono Hux! Io…»

Una seconda voce si unì alla prima:
«Chi è?­»

«Boh, non si sente niente.»

«Sono il generale, sono…»

«Saranno quelli della Forceweb che cercano di venderci un altro pacchetto adsl. Riaggancia.»

La conversazione si interruppe bruscamente; Hux sbuffò, decisamente scoraggiato. Digitò velocemente una nota sul datapad:
Promemoria. Se ne esco vivo: ricontrollare il sistema comunicazioni del Finalizer. Contattare Forceweb per offerte migliori.

Tornò a sincronizzare il comlink, senza perdere di vista le pareti. Lo spazio vitale si era ridotto quasi della metà e presto sarebbe stato ancora meno. Si mosse a disagio quando sentì l’arto di un droide piantarglisi nella schiena e incastrarlo sempre più tra i rottami.

«Devo chiedere un aumento.» sbuffò, mentre il gatto – evidentemente incurante della situazione – si stava toelettando il didietro proprio sotto al suo naso. La trasmittente diede un guizzo e si accese nuovamente.

«Pronto…» sussurrò scoraggiato «Immagino che non mi sentirete affatto, ma nel remoto caso non sia così… sono il…»

«Lo so chi sei, brutto idiota! Ti sembra l’ora di chiamare?»

Hux si rianimò immediatamente, riconoscendo la voce all’altro capo del microfono.
«Ren!»

«Che vuoi ancora?»

Strinse le labbra, rifiutandosi di parlare e valutando le opzioni a disposizione: poteva chiedere aiuto a quell’odioso bamboccio con manie di protagonismo, oppure… poteva finire spiaccicato tra i rifiuti. Nessuna delle due prospettive lo allettava particolarmente, ma se da un lato il suo istinto di sopravvivenza gli urlava di affidarsi a Ren, dall’altro il suo orgoglio – già ripetutamente ammaccato – lo supplicava di morire dignitosamente e in silenzio tra la spazzatura.

«Oh! Ci sei?»

Una voce lo strappò a quei pensieri:
«Sì.» rispose controvoglia.

«Allora?»

«Aspetta, sto riflettendo…»

«Cioè?»

«Non riesco a prendere una decisione.»

Se avesse avuto una moneta, avrebbe tirato a sorte. Ma purtroppo il gioco “Testa e croce” non funzionava altrettanto bene con i crediti del Primo Ordine. Si passò una mano sul volto, tentando di rilassarsi e tornare a pensare lucidamente: chiedere aiuto a Ren o finire infilzato su un droide disattivato? Era una scelta davvero difficile.

«La mia pazienza ha un limite, Hux.»

Lo sapeva, purtroppo. Sbuffò, mettendo da parte l’amor proprio:
«Ho bisogno del tuo aiuto…»

«Ma dai? Che roba insolita.»

Trattenne un’imprecazione, mordendosi le labbra. Sarebbe stato più difficile del previsto.
«Sono caduto in un compattatore di rifiuti.»

«Praticamente sei a casa! Buona permanenza, Hux.»
Il click successivo gli annunciò la brusca interruzione della chiamata.

Fissò attonito la trasmittente, ormai avvolta nel silenzio. Oh, no! Non avrebbe permesso a Kylo Ren di liquidarlo a quel modo e tornare a dormire come se niente fosse. Lo avrebbe tormentato finché non gli avrebbe dato retta. Ricalibrò la frequenza del comlink e attese:

«Ancora tu?»

«A quanto pare…» parlò veloce, senza lasciare all’altro il tempo di appendergli nuovamente in faccia «Ascolta, sottolivello quattro. Il compattatore è in azione. Non mi rimane molto tempo, devi… devi fermarlo. Fallo spegnere!»

«Mh… quindi, fammi capire. Stai per essere schiacciato tra la spazzatura?»

Annuì velocemente, consapevole che l’altro non poteva vederlo. Sussultò quando colse un pezzo metallico premere sul suo fianco, appena sotto al costato.
«Sì…» ringhiò, mentre il fiato iniziava a mancare.

«Che splendida notizia!»
Click.
 

Hux crollò il capo. Quanto ancora sarebbe andato avanti quel teatrino? Poco, a giudicare dalla esigua distanza che ormai separava le pareti. Non riusciva più a muoversi, con il busto incastrato tra i rifiuti. Ricompose, per l’ennesima volta:
«Ren, dannazione!»

«Non sei ancora morto?»

«No.»

«Richiama quando lo sarai.»
Click
 

«Vuoi muovere il tuo regale culo e fermare questi maledetti schiacciatori di rifiuti?»

«Potresti chiedermelo con maggior garbo.»

«Per favore, potresti fermarli?»

«Mh, non lo so…»

Il generale roteò gli occhi al cielo. Non era sicuro di quale fosse l’umiliazione peggiore tra l’essere ripescato nella spazzatura o il dover supplicare quell’idiota. Si costrinse a pronunciare due semplici, ma amare parole:
«Ti prego.»

«Ci devo pensare su.»
Click.
 

«è finita, amico mio. Non verrà nessuno a salvarci.» sussurrò, cercando con lo sguardo stanco il suo compagno di disavventure: il gatto si era allontanato, arrampicandosi su un mucchio di rottami per portarsi il più in alto possibile. Si era accomodato su una vecchia carcassa di droide e aveva ripreso a pulirsi con noncuranza, chiaramente disinteressato al destino dell’umano più in basso.

Hux provò a puntellarsi su un vecchio contenitore ribaltato, sfruttandolo come punto d’appoggio per cercare di districare le gambe dal groviglio di tubi e fili in cui erano finite. Ottenne l’effetto opposto e si ritrovò ancor più incastrato. Colse il bordo affilato di una lamiera premergli sul petto, mentre il braccio sinistro era intrappolato tra il fianco e una robusta barra di ferro.

Disperato, fece un ultimo tentativo. Avviò il comlink, attendendo il finire del familiare ronzio:

«Ti rendi conto di che ore sono, vero?» rispose la voce all’altro capo.

«No. Ho perso il datapad da qualche parte.»

«è la quinta chiamata che fai!»

«Te ne saresti risparmiate quattro, se avessi fatto subito ciò che dicevo!»

«Oh, potrei costringerti a farne una sesta, Hux… sempre che ti rimanga abbastanza tempo.»

Soffocò un’imprecazione, ma non il lamento successivo, quando qualcosa arrivò a schiacciargli con insistenza le ginocchia.
«No, non…» si interruppe, mentre la lastra metallica gli premeva sulla gabbia toracica, spezzandogli il fiato «non credo di averne…» ringhiò, mentre anche inspirare diventava doloroso «Spegni i compattatori, Ren…spe…gni…»

«Stai davvero morendo? Allora ti tengo compagnia!»

«Ho… un…»

«Cosa hai?»

«Un…» deglutì a vuoto, soffiando le ultime manciate d’aria che ancora possedeva «gatto.» sibilò, racimolando le ultime forze per strillare direttamente nella trasmettente «Ho un gatto! Spegni questi maledetti schiacciatori di…»

«Hai un gatto? Perché non lo hai detto subito?!»

Sentì un ultimo scatto secco, accompagnato dallo stridere degli ingranaggi. Le pareti arrestarono la loro avanzata. Si lasciò scappare un sospiro sollevato.

«Ci sei ancora?» la voce di Ren lo raggiunse attraverso il comlink.

«Sì.»

«Il gatto come sta?»

«Si è arrampicato su un mucchio di rottami. È incolume.»

«Eccellente!» percepì una risatina sollevata e poi una nuova ondata di ironia  «Vengo a prenderlo, così poi posso far ripartire lo schiaccia-rifiuti.»
 

 

Angolino: Buonasera! è la primissima volta che scrivo su questo fandom, nonostante abbia letto e riletto molte ff a tema. Avevo parecchia voglia di lanciarmi nella scrittura di qualcosa di leggero (son mesi e mesi che non riesco a produrre niente, sigh) e di cambiare un po' fandom rispetto ai soliti e così... eccomi qui. Il Twitter di Pablo Hidalgo mi ha dato ispirazione per questa storia, che di serio non avrà granché. Volevo cimentarmi in una serie di one-shot incentrate sulla gatta del Primo Ordine, ma pian piano ha iniziato a prender forma una piccola e assurda trama... e l'idea di far passare altri guai ai due sfortunati protagonisti era troppo stuzzicante *__*
E... niente, vi ringrazio per esser arrivati fin qui. Se avete consigli e suggerimenti, scriventemi senza problemi, ogni aiuto è ben accetto! *__*

E'ry
  
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