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Autore: Circe    02/01/2020    3 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Rodolphus : “Illusioni”


Bella accusò il colpo. Eccome se lo accusò.
E questo volse decisamente a mio favore, che era poi ciò che volevo ottenere e, almeno per i primi tempi, le cose andarono bene.
Dopo quella notte, mi accorsi che rapidamente mutarono in lei alcuni atteggiamenti, tornò ad essere quella di prima, o quasi. Tornò a divertirsi con me e stare assieme a me ed essere felice di noi e delle nostre avventure. Restava più lontana dal Signore Oscuro, era sempre più spesso in mia compagnia e con il gruppo di noi giovani Mangiamorte. 
Per quanto mi riguarda, non dovetti nemmeno più interessarmi della storia della cospirazione di alcuni dei più anziani, mi allontanai per parecchio tempo da loro e dalle loro macchinazioni, nelle quali, mi resi conto, mi ero fin troppo invischiato fino a quel momento. D’altra parte i compagni cospiratori seguitavano a tentennare sul da farsi, mai sicuri di niente.
Fondamentalmente avevano paura di lui, del Signore Oscuro. Io invece mi illusi di averlo surclassato, almeno nel cuore di Bella.
Insomma, mi staccai da loro, Bella tornò da me allontanandosi dal suo maestro.
Almeno, ripeto, così mi sembrò.
Credevo fosse davvero reale: le urla e le grida sulle scogliere al chiaro di luna erano tornate, fare l’amore davanti al fuoco accarezzati dal vento era di nuovo possibile, le danze frenetiche nel cerchio magico, tutto sembrava tornato come un tempo. Salire nei punti più alti e solitari della città, fumare ogni erba possibile, guardare il mondo dall’alto e sentirci onnipotenti. Morire dalle risate, bere fino a vomitare.
Le guerriglie con gli Auror e l’adrenalina che ti bombarda fin nel cervello.
Sentirsi di nuovo uniti… lo sentivo così reale.
Rimanevano dei momenti in cui la perdevo di nuovo, questo era vero. Per esempio ogni volta che era con lui… l’ Oscuro Signore, allora tornava ad essere la strega oscura che stava diventando, tornava ad essere quella donna forte, misteriosa, fragile e sicura allo stesso tempo. Lontana anni luce da me e da come era insieme a me.
Comunque ero felice perché mi ero vendicato di lei, di tutto il male che mi aveva fatto, l’avevo odiata per questo, e la odiavo ancora in mezzo a tutto l’amore che sentivo.
Ero consapevole di non essere affatto riuscito a placare quel suo carattere indipendente e volitivo, solo dedito al suo maestro, sapevo che in lei ardeva ancora qualcosa, ma ero riuscito a farle capire che il suo amore per Lord Voldemort non era ricambiato e lei era tornata da me. 
Potevo ritenermi soddisfatto.
Ad ogni modo, lo sapevamo tutti che lui non ama, non crede nell’amore e non l’amerà mai, eppure a tutti noi erano venuti dubbi su ciò, chissà poi per quale segnale. 
Poi, inesorabilmente, ci aveva pensato Lord Voldemort stesso a smentire quei dubbi, le paure, le speranze, e lo aveva fatto semplicemente tendendo il suo solito comportamento.
Mi sentivo forte, avevo avuto ragione.
Poi improvvisamente tutto mi si volse contro. In ogni modo possibile.
Capii solo allora che avevo sbagliato tutto, che mi ero illuso che a lei potesse bastare il mio amore, pensavo fosse di nuovo felice e invece soffriva, era inquieta e io non le bastavo più. 
Avevo ottenuto di farla star male, questo sì, ma non l’ avevo riportata realmente da me.
Anzi, forse l’avevo solo allontanata definitivamente.
Il momento della verità arrivò, per me, quando ci invitarono al fidanzamento ufficiale di Lucius Malfoy con Cissy, la sorella di Bella.  
Era una bella notizia per la famiglia Black, veniva proprio in un periodo in cui i rampolli creavano non poche turbolenze all’assetto famigliare, per cui un evento così positivo era stato particolarmente gradito. Venivano riportati un po’ di pace e orgoglio nella famiglia ai vertici di tutti noi Purosangue. 
Noi stessi eravamo contenti di andare: entrambi conoscevamo abbastanza bene Lucius, lui era legato in modo abbastanza stretto ai Mangiamorte e, anche se non era ufficialmente uno di noi, probabilmente lo sarebbe diventato in futuro. 
Inoltre sembrava perfetto per la piccola di casa Black.
I due si assomigliavano molto, non tanto nel carattere, ma nel modo di fare, nei gusti e negli atteggiamenti. Si notava facilmente che si compensavano a vicenda, si erano innamorati già a scuola, nonostante Narcissa fosse abbastanza più giovane di Lucius.
Bella era affezionata a sua sorella, la amava molto. Guardava sempre con sospetto Lucius, lo metteva spesso alla prova, sembrava davvero molto protettiva nei confronti di Cissy. 
Io sapevo che mia moglie non era entusiasta del futuro marito della sorella, ma vedeva quanto loro si amavano e quindi lo sopportava. 
Quel giorno si era mostrata contenta di andare alla cerimonia fin dal primo momento, inoltre non ci capitava un’occasione mondana da molto, molto tempo.
Segretamente ero molto desideroso di rivedere la Bellatrix purosangue elegante e splendida, lasciando da parte, seppure per poco, la potente e inquietante strega oscura che tanto mi aveva fatto soffrire.
Infatti, quando la vidi in camera da letto, appena cambiata, pronta per avviarci al palazzo dei suoi genitori, la trovai bellissima: i capelli sciolti le ricadevano sulle spalle nude, il vestito nero col pizzo le cingeva la splendida scollatura e una collana a forma di serpente mi faceva venire voglia di baciarle il collo e la pelle e il seno… e in seguito tutto il resto. 
Gli occhi scuri, caldi e misteriosi, mi attiravano, mi perdevo in essi e mi incantai poi sulle sue labbra morbide e attraenti.
Mai avrei immaginato che, ad avere tutto questo, sarebbe poi stata tutt’altra persona.
 

Dal grimorio di Rabastan : “Finalmente la baciai”

In quel periodo Bella era diversa, era cambiata e sembrava tornata la ragazza capricciosa e tormentosa di tanto tempo fa.
Si buttava a capofitto in qualsiasi cosa le venisse richiesto, senza pensare, o parlare: missioni di tutti i generi, ammazzamenti, combattimenti e tattiche. Se la cavava sempre nonostante i pericoli a cui andava incontro. Sembrava che tutto le passasse attraverso senza lasciarle nulla, come se non le importasse niente. Vedeva molto meno il suo maestro e stava spesso con noi, beveva tanto e rideva ancora di più, non mostrava un minimo cedimento in nulla, arrogante e allegra come non mai. 
Io la osservavo perplesso: a me tutta quella felicità non mi ingannava.
Sembrava tornata la solita, con il suo Rod, la coppia migliore che si fosse mai vista in giro, ma io lo capivo che in realtà non le importava nemmeno di quello. Inoltre, contrariamente a quanto fatto sempre in passato, mi coinvolgeva nelle sue spavalderie e nelle sue follie, non voleva più riservarsi solo a Rod, aveva coinvolto anche me, o chi ritenesse sufficientemente bravo e temerario.
Certo, un tempo questo comportamento mi avrebbe sicuramente preoccupato, forse avrei deciso di starle vicino cercando di frenarla e di aiutarla.
In quel periodo invece non lo feci, decisi di approfittare di questo momento di sbandamento e follia per partecipare anche io a ciò che non avevo mai fatto in passato, ma che infondo avevo sempre invidiato a mio fratello: seguirla nelle sue follie, stimolarla e stare con lei. Divertirmi.
Tanto, con ogni probabilità, l’amore, quello vero, sarebbe tornato forte e prepotente e l’avrebbe riportata lontana. 
Non capivo cosa fosse successo, cosa l’avesse fatta diventare così, cosa la spingesse a tanto, ma ero comunque quasi certo che un amore come il suo non sarebbe finito.
Quante sbronze ci siamo presi insieme, quanti riti sfrenati al chiaro di luna, quanti bagni di notte nell’acqua gelata, urlando come pazzi, tentando di vincere anche il freddo.
E le missioni che non finivano mai: ho imparato a uccidere da lei, a torturare senza pietà guardandole la rabbia negli occhi, era un mostro di rabbia e cattiveria. 
Ho imparato la crudeltà vedendo lei. 
Ma non era solo quello, era anche una strega bravissima. Mi piaceva quando evocava il fuoco e bruciava tutto, mi piaceva guardare il riverbero delle fiamme che si proiettavano su di lei, nei suoi occhi impavidi e senza pietà, il bruciare forte delle fiamme, il calore che emanava.
Infinito. Bestiale.
Ancora ritornava sempre a casa con mio fratello, questo faceva male, ma mi rassegnavo. 
Poi arrivò il giorno del fidanzamento di Narcissa, la più piccola sorella di Bella. Erano completamente diverse loro due, fuoco e ghiaccio, ma nonostante ciò si volevano un gran bene.
Fummo invitati tutti, parenti e Purosangue del mondo magico: una di quelle occasioni mondane che ci stavano un po’ strette, ma alle quali si doveva comunque partecipare.
Il gran giorno prestabilito mi recai prima a casa di Rod e Bella, come ero abituato, per poi avviarci insieme verso il palazzo dei Black. Quando arrivai mi attendeva già mio fratello, lo trovai molto bello: magro, alto, ben vestito, con quel fare da francese che aveva preso da nostro padre. Un po’ bello e un po’ dannato.
Poi vidi Bella… era dannata e dannatamente affascinante, ma lei la trovavo sempre così, non c’era un momento in cui non lo notassi.
“Ci beviamo qualcosa prima di andare? Altrimenti non ci divertiamo.”
Rod e io ci guardammo valutando l’opzione di Bella: quando proponeva certe cose, si prospettavano casini e la casa dei Black non era proprio il posto più appropriato per fare danni, ma non riuscimmo ad essere saggi e accettammo la proposta volentieri. 
Infondo era vero che altrimenti non ci si divertiva.
Facemmo un brindisi con tre bicchieri belli pieni di whisky incendiario e ci avviammo tutti contenti. Naturalmente eravamo un po’ su di giri e la festa iniziò subito bene: il fatto che ci fosse parecchia gente giovane, amica o compagna di scuola dei fidanzati, oltre che la vecchia generazione di genitori e parenti, ravvivò parecchio le cose rispetto a come eravamo abituati da bambini. 
Bella e Rod se ne andarono a ballare e fare gli stupidi quasi subito e io riuscii anche a divertirmi con qualche ragazza dei tempi della scuola.
Le ragazze mi trovavano parecchio diverso, lo capii immediatamente: cresciuto, più affascinante, più sicuro, quando poi intravedevano il mio tatuaggio sul braccio impazzivano. Forse la storia di un gruppo di maghi forti e potenti che si facevano chiamare i “Mangiamorte” e portavano un teschio con serpente sul braccio aveva fatto il giro delle famiglie più vicine ad alcuni di noi.
Ero diventato popolare e ne potevo approfittare, ma lo feci solo in parte. Qualcosa mi diceva di non perdere troppo tempo, soprattutto con chi non mi interessava.
Arrivando lentamente il tardo pomeriggio l’aria si face più fresca e la nebbiolina iniziò a scendere avvolgendo tutto. La festa si spostò dal giardino al palazzo e nel parco si fece silenzio. 
Io ero solo, rimasi ancora lì a godermi il nulla della nebbia, ad osservare l’ aspetto della natura nascosta dal biancore spettrale. Speravo di incontrarla, me lo sentivo che sarebbe rimasta lì a guardare le medesime cose, a sentire l’odore pungente della nebbia, a farsi penetrare dal freddo e dall’umidità dell’aria.
Inconsciamente la cercai con lo sguardo, camminando lentamente… e quando finalmente la vidi, la raggiunsi subito.
“Sei sola?”
Lei annuí. Negli istanti prima di parlarle, mentre camminavo in silenzio verso di lei, avrei giurato fosse triste, ma poi non lo diede ad intendere e sorrise.
“Ma Rod che fine ha fatto?”
“Ha incontrato una persona, stavano parlando nel salotto, io mi sono allontanata perché sono stanca.”
Altra stranezza, adesso veniva fuori che era stanca, cosa che non succedeva mai.
“Facciamo due passi qui in giardino? Parliamo un po’?”
Fu felice della mia proposta e ci avviammo nel parco di casa sua, talmente grande che, dopo poco, le luci e i rumori del ricevimento diventarono ovattati, quasi spenti.
Anche noi eravamo silenziosi, non sapevo cosa dirle perché la vedevo troppo strana in quel periodo e non sapevo cosa aspettarmi. Allora fu lei a chiedermi.
“Cosa volevi dirmi?” 
Bella mi pose la domanda con molta calma, come se infondo sapesse cosa pensavo e cosa sentivo, tanto che invece di fingere le dissi la verità.
“Volevo dirti…” 
Misi le mani in tasca e sospirai.
Non mi venivano le parole… lei taceva e aspettava. Alla fine seguii il mio istinto, quello che voleva uscire da tempo uscì senza che me ne rendessi conto.
“Volevo dirti che io ti amo e se hai bisogno di me sono qui, senza pretese e conoscendo tutto di te, anche se ami un altro, io ti amo lo stesso.”
Lei si fermò e si voltò verso di me. Mi guardò con quegli occhi scuri, neri e penetranti: sapeva bene che la amavo, ma rimase comunque colpita e stupita da quelle parole.
Forse aveva bisogno proprio di quelle.
Era tanto bella, avvolta nella nebbia, pallida per il freddo, col trucco sugli occhi leggermente scomposto, chissà se aveva pianto e se era la frenesia dei balli con mio fratello.
Aveva quel gioiello di serpente al collo… quel gioiello mi ricordava di lui, Lord Voldemort, il suo veleno stavolta l’aveva distrutta la mia Bellatrix, ma inaspettatamente c’ero io lì a sostenerla, come avevo sempre desiderato.
Ora però percepivo in lei qualcosa di diverso dal passato, qualcosa di più. Prima era inavvicinabile per me, ora no.
Mi avvicinai quindi, mi avvicinai al serpente e al suo collo. Lei restava ferma e mi guardava calma, fu come un invito a continuare.
“Lascia che ti tolga un pochino di tutto quel veleno che hai nel sangue, che ti distrugge ogni giorno.”
Dissi così e le baciai il collo. Lentamente come se dovessi davvero curare una ferita.
Lei mi lasciò fare. 
La abbracciai stretta e continuai a baciarla sempre sul collo e poi, lentamente, verso l’orecchio e infine sulle labbra.
Le sue labbra.
Finalmente la baciai davvero, stringendola a me, affondando le mie mani nei suoi capelli, tenendola stretta, come se non volessi lasciarla andare mai più lontana da me.
Sapendo che presto non sarebbe stata più mia.
 
   
 
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