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Autore: Ghost Writer TNCS    04/01/2020    1 recensioni
Da quando la sua famiglia è stata uccisa, Tenko ha combattuto ogni giorno, decisa a sopravvivere solo per compiere la sua vendetta. Ma il suo nemico è il Clero, la più potente istituzione del mondo, fondata dagli dei per garantire pace e prosperità a tutti i popoli.
Vessata dal destino, Tenko dovrà affrontare i suoi sbagli, le sue paure così come i suoi nemici, per scoprire che – forse – un modo esiste per distruggere il Clero: svelare le vere origini del loro mondo, Raémia.
Ma dimostrare le menzogne degli dei non sarà facile. Il Clero è pronto a schierare tutte le sue forze per difendere la dottrina, e gli dei stessi non si faranno scrupoli a distruggere chiunque metta in dubbio la loro verità.
La sua è una guerra persa, un suicidio, o peggio. Ma che importa? Quando ti tolgono tutto, non hai più nulla da perdere.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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41. L’ultimo ostacolo

Dopo essere atterrati in una radura nella foresta, Tenko e Zabar si guardarono intorno per controllare che non ci fosse nessuno. Erano a distanza di sicurezza dalle mura di Chalacyra, ma in ogni caso non intendevano entrare in città: dato il loro status di ricercati, era meglio se non si facevano vedere. Raggiungere il laboratorio di Icarus era la cosa più saggia da fare, e Tenko era sicura che il suo senso dell’orientamento le avrebbe permesso di trovarlo nel giro di qualche ora.

Prima di lasciare i grifoni, Zabar controllò un’ultima volta le loro condizioni. Erano entrambi provati, ma qualche giorno di riposo e del cibo fresco sarebbero stati sufficienti per rimetterli in sesto. Anche la ferita all’ala dell’animale di Tenko era meno grave del previsto e l’ex chierico aveva già provveduto a usare qualche incantesimo di guarigione. Se avesse avuto il grimorio della sua famiglia probabilmente sarebbe riuscito a fare di più, ma purtroppo il libro era rimasto al villaggio dei teriantropi: prima o poi sarebbe dovuto andare a recuperarlo.

«Dovrebbe essere di qua» disse Tenko incamminandosi tra gli alberi.

Zabar diede un’ultima affettuosa pacca al suo grifone e poi si accodò alla sua compagna.

«Sai, stavo ripensando alla battaglia in cielo con l’inquisitore» disse dopo una decina di passi. «Quella volta non è successo niente di strano, quindi forse non basta la presenza di un inquisitore.»

«Forse succede solo quando combattiamo con Persephone, anche se non ha molto senso» ipotizzò Tenko.

«Mmh, non è da escludere. La mia ipotesi è che serva tanta magia per scatenare quegli eventi eccezionali: quando combattevamo contro Persephone abbiamo sempre usato moltissima magia, e anche nell’arena, quando sono arrivati i due inquisitori, il livello si è subito impennato. In cielo invece abbiamo usato solo qualche incantesimo oltre alla magia usata dai grifoni per volare.»

«Sì, hai ragione.» La demone lanciò qualche rapido sguardo a destra e sinistra. «In ogni caso credo che Icarus potrà aiutarti più di me a risolvere il mistero.»

Lui sorrise. «Di sicuro non si tirerà indietro quando gliene parlerò.»

Per un po’ rimasero in silenzio e l’ex chierico ebbe modo di notare l’espressione pensierosa della demone.

«Qualcosa non va?»

«Adesso mi leggi nel pensiero?» ribatté lei con un mezzo sorriso.

«Viaggiamo da quanto? Qualche mese? Non ho bisogno di leggerti nel pensiero!»

Lei annuì. «Già. In ogni caso non è niente. Diciamo che è più un capriccio. Pensavo di essermi lasciata alle spalle tutta la questione della rabbia, dell’odio, della vendetta… invece a quanto pare il potere delle tre donne deriva proprio dai miei istinti peggiori. Speravo di essere diventata migliore di così.»

«Tu sei diventata migliore di così» le assicurò Zabar. «E a proposito del tuo potere, non è detto che sia vincolato alle tue emozioni negative. Per ora sappiamo solo che ti permette di diventare invisibile, ma potrebbe esserci dell’altro. Ancora non abbiamo capito nemmeno chi siano quelle tre donne che ti hanno dato la benedizione.»

«Già, e questo non mi piace» ammise la demone. «Non mi fido di loro. Ho la sensazione che usando il loro potere potrei finire in guai ancora peggiori.»

L’ex chierico impiegò alcuni istanti per trovare una risposta. «Non posso negarlo, e non voglio forzarti a scegliere di usarli o meno. In ogni caso sappi che qualsiasi cosa deciderai di fare, io sarò dalla tua parte.»

Lei gli sorrise. «Ti ringrazio.»

Continuarono a camminare per diversi minuti, finché la demone non si fermò davanti a una parete rocciosa coperta di vegetazione. «Siamo arrivati.»

Questa volta Zabar riuscì a riconoscere il luogo, ma come in precedenza non poté non rimanere molto colpito dall’eccezionale senso dell’orientamento della sua compagna.

«Avverto una strana concentrazione magica.» Fece qualche passo verso il punto dove gli sembrava ci fosse l’accesso. «Provo a chiamarlo. Icarus? Icarus, sei qui dentro? Sono Zabar.»

I due demoni sentirono dei rumori e poco dopo un viso paffuto fece capolino tra la coperta di foglie.

«Zab! Vecchio mio!» esclamò Icarus. «Da quanto tempo!»

Il faunomorfo di tipo orso abbracciò calorosamente l’ex chierico, quindi si inchinò davanti a Tenko e le fece un elegante baciamano. «Signorina Br’rado, è sempre un piacere.»

«Piacere mio» rispose la demone in tono cordiale.

In un primo momento Icarus parve stupito, ma ben presto il suo largo sorriso prese il sopravvento. «Sicura di essere la stessa Tenko Br’rado? Sei cambiata.»

«Spero in meglio.»

«Oh, sicuramente! Sembri più felice.»

La demone, stupita, non trovò nulla da dire e si limitò a un mugugno d’assenso.

«Allora, cosa mi raccontate? Siete arrivati a sud? Cos’avete trovato? C’era davvero qualcuno?» Il faunomorfo li sommerse di domande, al punto che Zabar dovette chiedergli di rallentare.

«Ti racconterò tutto, prima però c’è una cosa importante di cui vorrei parlarti. In breve, io e Tenko vogliamo andare ad Artia. Siamo ricercati, e di recente le cose si sono fatte parecchio complicate. Mi chiedevo se magari potessi farci avere un passaggio.»

Icarus si prese un attimo per riflettere. «Sì, certo, posso organizzare qualcosa.» Rimase un attimo in silenzio. «In tutta onestà, anche per me le cose si stanno facendo complicate. Le mie ricerche vanno bene, talmente bene che il Clero sta cominciando a insospettirsi. È da un po’ che sto pensando di cambiare aria; se per voi non è un problema, quasi quasi partirei con voi.»

Zabar, che non si aspettava una simile proposta, annuì immediatamente. «Certo, mi farebbe molto piacere. Tu sei d’accordo?»

Tenko fece spallucce. «Perché no? Il tuo aiuto potrebbe farci comodo.»

«Grazie! Grazie davvero!» esclamò il faunomorfo. «A proposito di aiuto: voglio mostrarvi una cosa.» Fece un passo indietro e cominciò a intonare: «Oh, Grande Madre, rispondi al tuo umile figlio. Dammi il potere di fluttuare nel cielo. Il mio guadagno è il tuo guadagno, io sono il Mercante!»

Appena Icarus ebbe finito quella che sembrava una preghiera, il suo corpo si sollevò da terra e cominciò a levitare.

Il faunomorfo stava chiaramente usando la magia, eppure non brandiva nessuna bacchetta. La sua energia proveniva dall’ambiente circostante, come se fossero l’aria, gli alberi e la terra ad alimentarlo.

«Come hai fatto?» esalò Zabar appena il suo amico toccò terra.

Icarus sorrise. «Ho usato la magia del mondo!»

«Ma… come? Tu non sei un mago naturale.»

«Vero, ma poi ho trovato un libro: il diario di Sokrates il Sapiente. Tra le varie cose spiega come sfruttare il potere delle fate per controllare la magia del mondo. È a dir poco rivoluzionario!»

Zabar era senza parole.

«E non è tutto!» proseguì il faunomorfo. «Secondo il diario, il terreno sotto i nostri piedi è vivo! Tutta la terra su cui camminiamo è viva! E non intendo viva come un… un albero: intendo viva come un gigantesco animale addormentato! Secondo il diario l’enorme quantità di magia che permea il terreno gli ha dato un’anima, o forse il contrario, in realtà non ho ancora capito bene. So che sembra assurdo, ma sto cominciando davvero a crederci.»

Nel sentire quelle parole, l’ex chierico non poté non ripensare agli strani fenomeni che si erano susseguiti in concomitanza con i loro scontri con gli inquisitori. E se fosse stato il mondo che reagiva alla magia degli dei? Magari era il suo modo di difendersi da quella forza estranea.

«Fidati: dopo tutto quello che ho visto, non mi sembra più così strano.»

Erano passati due giorni dal loro arrivo a Chalacyra, era tarda mattinata e Tenko si stava allenando con la benedizione delle tre donne. Ancora non era convinta che fosse una buona idea usarla, tuttavia non poteva permettersi di fare la schizzinosa: riuscire a padroneggiare quel potere avrebbe potuto fare la differenza tra la vita e la morte.

Riportò alla mente rabbia, frustrazione e sete di vendetta, tutti sentimenti con cui aveva convissuto fin da piccola, e in pochi istanti le sue cicatrici cominciarono a emanare una debole luce fucsia.

Senza perdere la concentrazione infuse la sua magia nella spada. Doveva imparare a farlo in pochi istanti: un solo secondo di ritardo avrebbe significato morte certa contro un inquisitore.

Identificò un albero come bersaglio e scattò verso di lui. Voleva essere rapida, silenziosa, invisibile, e il potere delle tre donne la accontentò: divenne l’ombra di sé stessa, uno spettro inarrestabile e letale. Mentre era così il mondo intorno a lei si faceva tetro e distorto, come se fosse entrata in un’altra dimensione.

In un istante riapparve alle spalle dell’albero. Menò un fendente e la lama squarciò il legno, scavando un profondo solco. Non riuscì a tagliare l’intero tronco, ma il danno fu sufficiente a far crollare la malcapitata pianta.

Doveva continuare ad allenarsi, doveva diventare molto più forte di così, prima però lanciò l’ennesima occhiata al cielo. Secondo gli accordi, Leonidas si sarebbe dovuto presentare entro sera, altrimenti sarebbero partiti senza di lui. Per sicurezza controllò in ogni direzione e questa volta riuscì ad avvistare un grifone. Si stava dirigendo proprio verso Chalacyra, quindi era improbabile che si trattasse di un animale selvatico.

Dissolse la benedizione, rinfoderò la spada e andò a chiamare Zabar, che in quel momento si trovava nel laboratorio di Icarus. Anche il faunomorfo volle andare con loro, così tutti e tre si diressero verso il punto di atterraggio del grifone.

Appena arrivati, riconobbero subito Leonidas, in piedi davanti alla sua cavalcatura. Si era cambiato, ma non indossava l’uniforme delle guardie: portava una ricercata armatura decorata di fulmini e un solenne mantello.

Icarus capì subito che non era quello che i due demoni si aspettavano.

Tenko fece un passo avanti, la mano sulla spada. «È quello che penso?»

Leonidas la guardò con espressione grave. «Mi dispiace, ma non posso lasciarvi partire.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

E così siamo arrivati alla resa dei conti. Ho pensato a vari possibili “boss finali”, ma credo che questo sia il più adatto per concludere questa prima fase del viaggio dei nostri eroi.

Anche se siamo verso la fine, le faccende in sospeso non mancano: gli strani fenomeni naturali sono davvero collegati a ciò che ha detto Icarus? Quali sono le implicazioni della benedizione di Tenko? Ma soprattutto: cosa deciderà di fare la demone ora che deve di nuovo affrontare Leonidas?

Tra due settimane pubblicherò l’ultimo capitolo più epilogo di Eresia: non mancate! ^.^


PS: come ho segnalato sul mio sito, ho deciso di cambiare nome alla mia raccolta di saghe, che non sarà più TNCS ma Project Crossover. Per maggiori info, vi lascio il link https://tncs.altervista.org/articoli/tncs-diventa-project-crossover/


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