Storie originali > Epico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    09/01/2020    2 recensioni
Cosa succederebbe se gli dèi dell'Olimpo e gli eroi greci camminassero tra noi? Quali potrebbero essere le conseguenze, per noi e per loro? Atena, dea della Guerra, delle Arti e dell'Intelletto, incuriosita dal mondo moderno, ha deciso di vivere tra noi per conoscere le nuove genti che popolano la Terra e che, un tempo, lei governava assieme al Padre Zeus e gli Olimpici. In questa raccolta, verranno raccontate le avventure di Atena, degli dèi olimpici e degli eroi del mito greco, con i loro pregi, i loro difetti e le loro piccole stravaganze. (Naturalmente, i miti sono rivisitati e corretti)
Genere: Commedia, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
Epilogo.
 
 
 
 
Dopo aver terminato di sistemare anche l’ultimo tendaggio, Eris sospirò compiaciuta nell’ammirare la nuova disposizione dei mobili all’interno del suo tempio e, sorridendo timida ad Athena, disse: «Beh, direi che non sembra più un campo di battaglia.»

«Non lo è mai sembrato. Ma, di sicuro, aver riordinato un po’ ha aiutato… e anche aver avuto della mano d’opera in più non ha guastato» ironizzò Athena, ammiccando all’indirizzo di Zeus ed Era, impegnati in una disquisizione sulla migliore posizione di un kylix di epoca micenea. «Pur se va detto che, per la maggiore, hanno discusso, più che aiutato.»

Eris sorrise divertita, ripensando al momento in cui si era ritrovata a chiedere aiuto ad Athena per risistemare la propria casa.

I commenti di Phobos e Deimos riguardo al suo cambiamento estetico, per quanto enunciati in modo semplice e superficiale, avevano contenuto in sé un’enorme verità. L’abito non faceva certo il monaco, e lei non sarebbe cambiata dal giorno alla notte soltanto per aver indossato un abito che le piaceva. Soltanto, avrebbe vissuto la sua esistenza senza autoflagellarsi come aveva fatto fino a quel momento.

Come le aveva detto Afrodite, ognuno di loro aveva lati oscuri e dovevano imparare a conviverci, per non impazzire.

Per questo si era decisa a chiedere aiuto ad Athena – non sentendosi davvero in grado di risistemare casa da sola – ma la sorpresa era stata enorme, quando aveva trovato ad attenderla sull’entrata del tempio anche i suoi genitori.

Dopo la chiacchierata avvenuta tra Era e Alekos, la dea aveva parlato dei dubbi sorti al ragazzo anche con Zeus e, a sorpresa, il dio si era ritrovato ad arrossire imbarazzato quanto pieno di dispiacere.

Memore delle parole di Érebos, Eris non aveva incolpato i genitori del suo dolore, replicando loro che le liti e i battibecchi avvenuti tra i due l’avevano resa abbastanza forte e ruvida per poter reggere il peso del suo compito.

Pur accettando le parole della figlia, entrambi i genitori erano comunque rimasti per aiutare sia Eris che Athena a rassettare il tempio anche se, come quest’ultima aveva poi notato, il risultato erano state diverse discussioni e parecchi battibecchi.

«E’ quasi impossibile tenerli nella stessa stanza e sperare che non si riprendano l’un l’altro. Credo sia la loro natura» sospirò Eris, scuotendo il capo.

In quel mentre, Alekos entrò nella stanza ove si trovavano Eris e Athena e, tenendo tra le mani una serie di cuscini, domandò: «Con tutto il rispetto… ma davvero vuoi mettere dei cuscini color lavanda qua dentro?»

Sollevando un sopracciglio con evidente sorpresa, Eris afferrò irritata l’oggetto del contendere e, fissandolo con occhi gelidi, borbottò contrariata: «Questa è opera di Afrodite. Ne sono sicura.»

Scioccando le dita, il cuscino divenne blu scuro e, nel renderlo ad Alekos, aggiunse: «Grazie per avermelo fatto notare. Se lo avessi trovato in casa, mi sarebbe venuto un travaso di bile.»

Alekos le sorrise soddisfatto e, nel sistemare i cuscini su un vicino divano, dichiarò però con aria critica: «Può andare. Ma non è che le tue aquile arpie si divertiranno a spiumarli, ora che ne hai così tanti?»

Come se l’averle nominate le avesse richiamate accanto alla loro padrona, Homados e Proioxis1 lanciarono i loro impetuosi richiami prima di atterrare sul parapetto della veranda in cui si trovavano le divinità.

Il giovane semidio le fissò da sopra una spalla, mentre un leggero tremore alle mani ne smascherava l’ansia. Per quanto gli fossero sempre piaciuti gli animali, continuava a sentirsi a disagio, di fronte a quelle creature mastodontiche e dall’aspetto austero.

Le due aquile arpie, per contro, si limitarono a guardarlo con i loro profondi occhi chiari, in attesa di un ordine della loro signora, apparentemente pacifiche e per nulla interessate ad atti bellicosi.

Athena sorrise divertita di fronte all’ansia del figlio ma Eris, volendo rimediare a quel problema, disse: «Accarezzale, Alekos. Sapranno riconoscerti, così, e non ti riterranno una minaccia per me. Tua madre lo ha già fatto e, come vedi, neppure la guardano.»

«A livello teorico posso anche crederti, ma siamo sicuri che non amino la carne di semidio? Quegli artigli sono enormi… con tutto il rispetto, Eris, ma sono davvero inquietanti» sorrise spiacente Alekos, pur avvicinandosi alle due enormi aquile.

Eris sorrise nell’annuire, ma replicò: «Sai, vero, che non bisogna giudicare un libro dalla copertina?»

A quelle parole, Alekos si trasfigurò in volto, la guardò con espressione dolente e dichiarò: «Scusami. Hai perfettamente ragione. Sono stato sciocco a basarmi solo sul loro aspetto. In effetti, pur se ne ho paura, se le guardo bene posso vedere anche la loro selvaggia bellezza.»

Eris assentì pensierosa, colpita dalla reazione a dir poco smisurata del giovane ma, preferendo non dire nulla in quel momento, afferrò la mano di Alekos per poggiarla sul capo di Homados e badare soltanto alla sua immediata paura. Guidandolo gentilmente nella carezza, quindi mormorò: «Senti la morbidezza delle loro penne? Il loro calore?»

Alekos annuì silenzioso, mentre l’aquila arpia si lasciava sfiorare dalla mano del giovane senza muovere un solo muscolo.

Gli occhi dell’animale erano puntati in quelli smeraldini del giovane, quasi stessero tentando di creare un legame e Alekos, solo in quell’istante, si rese conto di un particolare che, in precedenza, non aveva notato.

Volgendosi a mezzo per scrutare Eris, ancora al suo fianco, disse: «Hanno i tuoi occhi. Sono identici.»

La dea assentì, dedicando le proprie attenzioni a Proioxis. Piegandosi fino a sfiorare il capo dell’aquila arpia con la fronte, Eris disse: «Sono nate così. Forse, eravamo destinate a diventare compagne di vita. Chissà.»

Alekos non disse nulla, limitandosi a scrutare l’immagine di Eris e di Proioxis l’una accanto all’altra, in totale simbiosi e armonia. La dea che il mondo aveva sempre visto come portatrice di sventure, era anche una divinità piena di amore per coloro che lo avessero accettato senza restrizioni.

Quelle aquile l’amavano e si sarebbero battute per lei fino alla morte. L’amore e la dedizione di Eris le spingeva a dare il meglio di loro, portandole a essere temibili e ineguagliabili nella lotta, unicamente per amore della loro dea.

A quel punto, anche Alekos si piegò in avanti per sfiorare il capo di Homados e, sotto gli occhi sorpresi di Eris, la sua aquila emise un trillo sonoro e, a suo modo, delicato, prima di becchettare gentilmente le labbra e il naso del giovane.

Alekos rise, di fronte a quella dimostrazione di totale accettazione e, nel carezzare entrambe le arpie, non si avvide dello sguardo pensieroso delle due dee presenti nella veranda.

Eris e Athena si scambiarono un’occhiata interrogativa ma, prima di potersi confrontare sui rispettivi pensieri, l’entrata in scena di Zeus impedì qualsiasi confronto.

Il Padre degli dèi si presentò in veranda tenendo tra le mani una possente stata di nudo maschile e, nero in viso così come contrariato come poche altre volte, sbottò dicendo: «Non vorrai davvero tenere in casa questo coso, vero?!»

Avvedendosi del motivo di tanta rabbia – Zeus tratteneva con fare schifato una copia del David di Michelangelo, quasi desideroso di frantumarla – Eris scoppiò in una risata sarcastica, replicando: «Dimmi, padre… perché mai non dovrei tenerla? Solo perché si tratta di un uomo nudo, e non di una donna nuda?»

«Ma è ovvio!» replicò Zeus, prima di tapparsi la bocca e guardarsi intorno con espressione ansiosa.

L’attimo seguente, uno scappellotto giunse a sorpresa e, mentre Era riprendeva le sue sembianze umane accanto al marito, Athena, Eris e Alekos scoppiavano allegramente a ridere. Le arpie, per contro, non si curarono minimamente della scena, badando solo a sistemarsi il piumaggio.

«Se vuole tenerne anche venti, ha tutto il diritto di farlo, razza di bifolco che non sei altro!» sibilò Era, strappandogli di mano la statua prima di ammirarla con apprezzamento.

Zeus rabbrividì a quella vista e, irritato, bofonchiò: «Non ti basta aver trasformato il tuo tempio in un laboratorio artistico? Hai più quadri e statue di quei potamoi, figli di Oceano, di un’intera collezione museale umana!»

Era lo fissò piena di divertimento e replicò: «Non so cosa farci se sono ottimi soggetti di studio. E loro sono così premurosi… non si stancano mai di posare per me.»

«Me lo immagino, il perché…» borbottò Zeus, intrecciando piccato le braccia sul torace.

Eris fissò la coppia in pieno litigio con aria esasperata mentre Athena, sospirando, esalava: «Padre, hai davvero una bella faccia tosta a lamentarti di Era.»

«Tu non puoi capire cosa voglia dire, per un uomo, vedere la propria moglie che si sollazza senza di lui!» esalò Zeus, sgranando due occhi colmi di lacrime non versate.

Per Eris fu troppo. Scoppiò a ridere e, rivolgendosi ad Alekos, che stava tentando con tutte le forze di non sbeffeggiare il nonno, dichiarò: «Bene, Alekos. Ti sia di lezione. Questo è il tipo d’uomo che non devi diventare.»

«Figlia! Perché dici questo?!» sbottò Zeus, ricevendo per diretta conseguenza un altro scappellotto da parte di Era.

La lite proseguì ancora per molto, mentre i due dèi si rinfacciavano i rispettivi peccati veniali, e Alekos tentava di portarli a più miti consigli, riuscendovi il più delle volte.

Nell’osservare la scena, Eris tornò seria e mormorò ad Athena: «Il suo potere si sta fortificando, ma mi chiedo; non sarà troppo, per lui?»

Athena strinse le mani a pugno lungo i fianchi, annuì silente e, dopo alcuni attimi, asserì: «E’ bello che Zeus ed Era si parlino dopo secoli, ma…»

«… ma sai che qualcosa non va, che l’equilibrio si sta sbilanciando» mormorò per lei Eris, gli occhi fissi su Alekos, del tutto ignaro del loro esame.

«Sì è già sbilanciato una volta, con la sua nascita. E ora…» tentennò Athena, lanciando uno sguardo spaventato all’indirizzo di Eris prima di guardare le due arpie, i cui occhi seguivano attenti ogni movimento di Alekos.

La dea della discordia si accigliò, strinse una delle mani della divinità della guerra e, lapidaria, dichiarò: «Non esiste dea più testarda di me. Ricordalo. Troverò un modo per comprendere cosa fare, te lo giuro.»

Athena assentì e, cercando di non pensare quali implicazioni avrebbe potuto avere nel futuro il potere sempre più grande di Alekos, si beò della vista di Zeus che baciava Era per dimostrarle la sua bravura come amante.

Non voleva pensare al Destino in quel momento. Non lo voleva proprio.

 
 
 
 
 
1: Sono i nomi di due Makhai, o spiriti della battaglia. Secondo il mito, erano figlie di Eris.



N.d.A.: Qualche nube all'orizzonte. Alekos comincia a dare segni di squilibrio nella Forza (scusate la battuta, ma sono ancora in "fase Star Wars"), e sia Eris che Athena si accorgono che qualcosa non va nei suoi comportamenti. 
L'atteggiamento delle arpie mette altresì in allarme Eris, perché sa quanto siano notoriamente restie ad affezionarsi, le sue aquile. Sulla cosa, comunque, ci ritorneremo.
D'ora in poi, pur mostrando nuovi personaggi, creerò un unico filone principale da seguire, perciò attenzione alle briciole di Pollicino che lascerò qui e là, e che aiuteranno a capire poi gli eventi finali di questa storia di divinità.
Nella prossima storia ci trasferiremo in Italia, nelle belle isole Eolie... non dico altro. A presto!

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Epico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark