LEGAMI
Cinque.
È
un nuovo giorno quando Light sente la sveglia suonare.
Apre
gli occhi e trova L già in piedi, intento a impilare i cioccolatini superstiti
uno sull’altro. Si porta una mano alla fronte, ancora frastornato dalla sera
prima.
«Ho
bisogno di riposare» è la sua richiesta.
«Tuo
padre e il resto della squadra ci aspettano, Light. Non vorrai farli aspettare?»
«Il
sonno è fondamentale per me, lo sai.»
Stavolta
L si volta verso di lui. Sta sorridendo, anche se Light non riesce a capire che
tipo di sorriso sia. Non sa se sia sincero o se, semplicemente, lo stia
provocando.
Ma
quelle parole gli suscitano un brivido lungo la schiena, tanto che deve
chiudere gli occhi per dominarsi.
«Avresti
dovuto pensarci stanotte, Light Yagami.»
Misa
si chiuse nella sua stanza senza troppe cerimonie.
L
cercò qualche reazione nel volto e nel corpo di Light, senza trovarne. Non gli
importava, di questo era sicuro. Anzi, si poteva dire che Light non sopportasse
Misa.
E
quel dettaglio era fondamentale nell’associarlo a Kira. Perché solo se Misa
fosse stata il secondo Kira e Light il primo, avrebbero avuto motivo di stare
insieme.
Eppure
i sentimenti di Misa per Light sembravano così sinceri… No, erano
sinceri.
L
era certo anche di questo.
«Che
fine hanno fatto i tuoi ragazzini?» domandò Light, mentre prendeva una tazza di
tè dal vassoio di Watari. Poi l’uomo lasciò la stanza e chiuse la porta.
«Come
li hai chiamati?» L sorrise. «I miei ragazzini?»
«Li
avevi sempre intorno.» Poi lo guardò in viso, soffermandosi sulla sua bocca.
«Pendevano dalle tue labbra, Ryuzaki.»
L
cominciò a infilare cubetti di zucchero nel tè senza rispondere.
«Che
c’è?» riprese Light, sorseggiando il suo. «È un altro segreto?»
«Credi
che abbia tutti questi segreti, Light?»
«Non
lo credo. Lo so.»
L
sorrise, mentre l’ultimo cubetto traballava pericolante sopra gli altri.
«Da
quando siamo tornati non li ho più visti. Non hanno detto niente
sull’elicottero… come se fossero tristi.»
«Ti
stai forse preoccupando per loro, Light?»
Lui
scrollò le spalle, finendo il suo tè. «Ero solo curioso, tutto qui. Quello più
grande, Mello, ha parlato di Near come del tuo erede.»
L
leccò il cucchiaino pieno di zucchero, concentrando tutte le attenzioni sulla sua
tazza.
«Che
significa?» aggiunse Light.
L
iniziò a bere il tè – o meglio: lo zucchero con il tè – senza degnarlo di uno
sguardo.
«Allora?»
Poi Light sbuffò, alzandosi in piedi. «Sono stufo di tutto questo, Ryuzaki!
Credi che io sia Kira, ma vuoi anche il mio aiuto per le indagini… e allo
stesso tempo mi tieni all’oscuro di tutto.»
«Non
di tutto…»
«Quasi!»
Light colpì il tavolo con un pugno, facendo schizzare fuori un po’ di tè dalla
tazza di L. «Che pericolo potrei mai essere per quei ragazzini? Non so nemmeno
chi siano! Non conosco nemmeno i loro nomi.»
«Ma
ora conosci i loro volti, e se la memoria di quando sei stato Kira dovesse
tornare…»
«Basta
con questa storia! Io non sono Kira. Non sono Kira! Va bene?»
Posò
entrambe le mani aperte sul tavolo, chinandosi su di lui. Aveva gli occhi
incatenati ai suoi, e nemmeno una volta batté le palpebre.
L
si tirò indietro sulla sedia. «Va bene…» sussurrò. «Kira.»
Light
colpì con un altro pugno il ripiano, e la tazza di tè si rovesciò nel piattino,
lasciando scivolare fuori tutto il liquido rimasto. Lo zucchero avrebbe formato
una colla difficile da grattare via.
«Male,
Light… ora Watari dovrà passare la serata a pulire.»
«Smettila
di dire che sono Kira. Perché non mi leghi, se lo pensi? Legami, avanti, così
potrai dormire sonni tranquilli.»
Light
chiuse le mani a pugno tenendole nascoste dietro la schiena. Poi si lasciò
cadere sulla sedia accanto alla sua.
L
rimase a studiarlo per un momento prima di rispondere.
«Non
dormirò tranquillo finché ti avrò vicino, Light Yagami.»
«Hai
paura che ti uccida nel sonno?» ghignò Light, nervoso.
«Non
si sa mai… Potrei svegliarmi e trovarti a un millimetro dal mio viso.»
Light
si zittì di colpo. Abbassò la testa, ma non staccò gli occhi dai suoi.
«Cosa
pensi che dovrei fare in quel caso… Light?»
Light
si allungò verso il suo viso, scontrando le labbra contro le sue. L non se lo
aspettava.
La
sera prima aveva mantenuto il controllo e si era tirato indietro prima che
fosse troppo tardi, non appena si era accorto della reazione di Light.
Ma
adesso non c’era nessuno con loro. E L aveva ancora sul palato il sapore dello
zucchero disciolto nel tè, come se fosse il carburante per il suo intelletto.
Ma se di solito i dolci lo aiutavano a pensare, in quel momento sentì la mente
annebbiata.
Gli
prese il volto tra le mani e rispose al bacio.
Si
accorse di avere le dita tra i capelli di Light, la lingua intrecciata alla
sua.
E
quando fece per tirarsi indietro e prendere un respiro, Light lo afferrò per la
maglia senza lasciarlo andare. Sentì le sue dita accarezzargli le braccia, le
unghie conficcarsi nelle spalle.
«Basta…»
sussurrò, voltando la testa di lato.
Light
continuò a baciargli la guancia, l’orecchio, il collo. Poi lo fece girare verso
di sé e si riappropriò della sua bocca.
L
lo spinse via. «Fermati, Light…»
Senza
più le sue mani a sorreggerlo, dovette aggrapparsi al tavolo per non cadere.
Pose un braccio fra loro, in modo che Light non potesse più avvicinarsi.
«Perché?
Ryuzaki…»
«Non
dire niente.» L si passò una mano per tutta la lunghezza del volto, poi
raggiunse un armadietto e prese un sacchetto pieno di cioccolatini.
«Devi
dormire. O domani non sarai di nessun aiuto per le indagini.»
«Per
le indagini?» Light sembrava offeso.
L
gli diede le spalle per non avere la sua espressione ferita davanti agli occhi.
Non poteva rischiare di cambiare idea.
Light
Yagami era Kira. E se baciarlo era stato un errore, baciarlo una seconda volta
era stato stupido.
«Ryuzaki,
aspetta» disse Light, mentre camminavano verso la camera.
L
non disse niente. Fu solo quando furono dentro che Light riprese a parlare.
«Credo…
credo di provare dei sentimenti, Ryuzaki.»
L
posò il sacchetto sul letto e rispose senza guardarlo in faccia.
«Anche
Kira è umano, dopotutto…»
Gli
parve di sentire Light mentre digrignava i denti, ebbe l’impressione di vederlo
stringere i pugni, e un sorriso si disegnò sul suo volto.
«No»
disse Light, deciso. Poi la sua voce tremò. «Intendo… dei sentimenti per te.»
L
si voltò del tutto, stavolta perché non fosse Light a leggere la sua
espressione. Prese due cioccolatini e ne scartò uno, infilandolo in bocca.
«Vuoi
un cioccolatino, Light?»
Con
il sapore caldo e morbido del cioccolato sulla lingua, si voltò a guardarlo.
«Hai
sentito quello che ho detto, Ryuzaki?» Light ignorò la sua mano e la sua
offerta.
L
scartò un altro cioccolatino e lo lasciò sciogliere in bocca. Socchiuse gli
occhi, leccandosi le dita.
«Sai,
Light… mi hanno visitato, e posso assicurarti che non sono sordo.»
«Allora
perché non rispondi?» Light fece un passo verso di lui. «Perché non dici
niente?»
«Perché
non mi va.»
«Non
ti va? Non ti va?! Che accidenti significa che non ti va, Ryuzaki?»
«Vedi,
Light…» L prese un terzo cioccolatino. «Hai detto che credi di provare
dei sentimenti per me… ma tempo fa credevi anche di essere Kira.»
«È
stato stupido. Io so di non essere Kira.»
L
fece un ampio gesto con la mano. «Oh, sì che lo sei» sussurrò con un dito alle
labbra. «Ma in ogni caso hai usato quelle esatte parole. Parole che poi ti sei
rimangiato…»
Allungò
una mano per prendere un altro cioccolatino, ma Light gli rubò il sacchetto
scaraventandolo contro il muro dall’altra parte della stanza.
«Pensi
che cambierò idea?!» gridò Light a pugni serrati, facendo alcuni passi avanti.
«È questo che ti spaventa?»
L
rimase a studiare il suo viso, il modo in cui stringeva gli occhi. Sembrava
così sincero… così innocente.
«A
dirti la verità sì, Light. Anche questo mi spaventa.»
«Cos’altro?»
ribatté subito Light, posando i pugni sulla sua maglia bianca. La strinse tra
le dita. «Il fatto che mi credi Kira?»
«Io
non ti credo Kira, Light.» L sentì la presa sulla sua maglia farsi più
stretta. «Io so per certo che sei o sei stato Kira.»
Invece
di sferrargli un pugno, Light lo afferrò per la collottola, avvicinando il viso
al suo.
«Cosa
devo fare per dimostrarti che non sono Kira?»
L
sentì il suo respiro scaldargli la pelle. Il suo fiato caldo sul collo gli fece
venire la pelle d’oca.
Light
se ne accorse, perché strinse la presa e chinò la testa sfiorandogli la
guancia.
«Se
non sei Kira, Light…» L cercò di controllare la voce. «Non devi fare proprio
niente. Tutto si risolverà da solo.»
Sentì
il profumo del sapone che aveva usato sotto la doccia, al loro ritorno dalla
montagna. Deglutì, cercando di non pensare alla figura scura e appannata di
Light oltre il vetro, il suono dell’acqua che scorreva su di lui…
«E
se non volessi aspettare?» mormorò Light al suo orecchio. L rabbrividì. «Se
volessi dimostrarti subito che non sono Kira?»
«Non
puoi» rispose L con voce roca. «Non c’è niente che tu possa fare, Light.
Assolutamente niente…»
«Sicuro?»
Light
gli sfiorò il lobo con le labbra, tanto da fargli chiudere gli occhi.
«In
effetti… c’è qualcosa che potresti fare per me» sussurrò L, appoggiando la
guancia alla sua.
«Sono
tutt’orecchi, Ryuzaki.»
L
sorrise contro la sua pelle. Si chinò sul suo collo e si accorse che era
percorso dai brividi.
«Ho
assoluto bisogno di questa cosa, Light Yagami… e non mi aspetto un no come
risposta.»
«Dipende»
mormorò Light, allentando la presa sulla sua maglia. Lasciò scivolare una mano
dietro il collo, giocando con i suoi capelli.
«Dipende?»
rise L, soffiando. «No di certo, Light. Puoi solo dire di sì.»
«Che
cosa vuoi?»
«Ho
bisogno di quel sacchetto che hai gettato dall’altra parte della stanza, Light.
E ne ho bisogno adesso. O non potrò concentrarmi sui documenti che dovrò
leggere stanotte.»
Light
si staccò immediatamente da lui. Aveva uno sguardo così deluso da ricordargli
un cane bastonato.
«Come
hai detto?»
«Ho
detto» L sorrise, infilandosi le mani in tasca, «che vorrei recuperassi quei
cioccolatini per me. Pensi di poterlo fare, Light?»
«No,
Ryuzaki. Non penso di poterlo fare.»
Light
strinse i denti, fremendo di rabbia.
«È
un peccato, Light… un vero peccato.»
L
afferrò la catena e fece per attraversare la stanza per raggiungere il
sacchetto, ma Light lo tirò indietro, colpendolo al viso con un pugno. L
rispose con un calcio, proprio come era successo davanti a Misa. Solo che stavolta
non c’era nessuno a dividerli.
Continuarono
a colpirsi a vicenda, finché non si lasciarono cadere a terra, stremati.
«Stavolta
non c’è Matsuda a distrarci… Devo dire che non mi aspettavo che avresti
continuato a colpire, Ryuzaki.»
«Questo
perché sei stupido, Light.»
Light
era sdraiato al suo fianco, la testa appoggiata al letto. Si voltò verso di
lui.
«Ti
ho ridotto male.»
«Pensi
questo perché non ti sei ancora visto allo specchio.»
«Allora
andiamo a vedere come mi hai conciato, avanti.»
Light
si alzò e gli tese una mano. L non riuscì a scacciare dalla mente il pensiero della
sera prima, di quando aveva attirato Light a sé e l’aveva baciato davanti a
tutti.
Davvero
l’aveva fatto solo per gioco?
Accettò
l’aiuto di Light e si rimise in piedi. Raggiunsero il bagno e, mentre Light
contemplava la sua immagine allo specchio, L prese la cassetta del pronto
soccorso. Poi tirò la catena, come se Light fosse stato un cane.
«Vieni»
disse, tirandolo verso la camera.
Recuperò
il sacchetto di cioccolatini e lo lanciò sul comodino tra i due materassi.
Lo
fece sedere sul letto, accese la luce e tamponò i segni sul viso con uno
straccio umido.
«Sta’
fermo.» L’alcool doveva bruciare sulla pelle delicata di Light…
L
non riuscì a evitare di abbassare gli occhi sulla sua bocca. Si chiese se
quanto aveva detto Light fosse la verità. Sembrava sincero, ma non c’era forse
stato un cambiamento radicale in lui durante la prigionia?
Non
aveva avuto l’impressione che, all’improvviso, Light avesse dimenticato tutto?
Aveva
visto il suo viso distendersi, voltarsi da una parte all’altra come per cercare
di capire dove si trovasse, cosa fosse successo…
Non
aveva pensato che Light avesse soltanto scordato di essere Kira?
Perché
Light era Kira, e Misa il secondo Kira.
Non
c’erano dubbi su questo. Eppure…
“Credo
di provare dei sentimenti, Ryuzaki. Dei sentimenti per te.”
Quelle
parole avevano smosso il mare che aveva dentro. Non si era mai sentito agitato
come quando stava con Light…
Se
solo Light non fosse stato Kira… se solo L si fosse sbagliato!
Una
volta. Una sola volta.
Avrebbe
ringraziato il cielo di essere in errore. Sarebbe stato felice di perdere.
«Ryuzaki?»
Light
lo guardò a occhi socchiusi, studiando la sua espressione.
L
si affrettò ad abbassare il viso. Chiuse la cassetta del pronto soccorso.
«Abbiamo
finito. Puoi dormire se vuoi.»
Si
alzò, ma Light gli afferrò il polso e lo costrinse a sedere di nuovo.
«Aspetta.
Non andartene.»
L
sollevò il polso e mise in mostra le manette. «Non posso andare lontano,
Light.»
«Resta
qui. Con me.»
«Sarò
nel letto qui vicino a spulciare documenti. Sentirai il suono delle…»
«No.»
lo interruppe Light, posando la mano sulla sua. «Dove non posso raggiungerti è
troppo lontano.»
«Ti
basterà alzarti per raggiungermi.»
Light
lo tirò versò di sé, facendogli cenno di sdraiarsi al suo fianco.
«Ho
molti documenti da leggere, Light. Non ho tempo per…»
«Domani
ti aiuterò io» lo fermò di nuovo. «Domani indagheremo insieme, con tutta la
squadra.»
Light
riuscì a farlo stendere, poi gli appoggiò la testa sul petto, accoccolandosi
contro di lui.
«Ma
adesso resta con me» disse poi, mentre L allargava le braccia per fargli
spazio. «Ti prego.»
L
non parlò. Rispose con le dita, sistemandogli una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Poi passò la notte ad accarezzarlo, aspettando che si
addormentasse.
Va
bene, Light. Fingiamo di essere normali. Domani torneremo a essere L e Kira, ma
stanotte… stanotte saremo solo due ragazzi che si abbracciano.
Light
si alza controvoglia, sistemandosi i capelli.
«Hai
davvero intenzione di fare finta che non sia successo niente, Ryuzaki?»
Il
volto di L è una maschera impassibile. Rimane a fissarlo senza mai sbattere le
palpebre e senza rispondere.
«Insomma!
Per te non è cambiato proprio niente durante gli ultimi giorni?»
L
si porta un dito alla bocca. Sembra che ci stia pensando, e questo non fa altro
che irritare a morte Light.
«Rispondi,
Ryuzaki!»
L
inclina la testa di lato. Si avvicina, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
«Effettivamente
sì, Light… se considero gli ultimi giorni non posso fare a meno di pensare che
sia cambiato qualcosa...» Allunga il viso fino a sfiorargli il naso. «Tra noi.»
Light
non si muove, si limita a socchiudere gli occhi e a tirare un sospiro di sollievo.
«Sono
lieto di sentirtelo dire, Ryuzaki.»
«Non
ho finito, Light.»
Light
inarca un sopracciglio mentre L fa un passo indietro.
«Vedi,
Light… qualunque cosa tu possa provare – o pensare di provare – i miei sospetti
sul fatto che tu sia Kira non sono ancora pari a zero.»
L
solleva una mano e la lascia sospesa accanto al suo viso, come se non avesse il
coraggio di accarezzarlo. Un dito dopo l’altro, si appoggia lentamente alla sua
guancia, spingendo una ciocca dietro l’orecchio.
Light
trattiene il respiro.
«Devo
confessarti una cosa, Light…» Gli occhi di L tornano a specchiarsi nei suoi,
mentre la sua voce si abbassa. «È la prima volta che spero di sbagliarmi.»
Light
non sa cosa rispondere. È troppo preso dallo sguardo di L, dal modo in cui è
sceso ad accarezzargli il collo. Non ha più la dolcezza della notte scorsa:
ora, ogni volta che le unghie si spostano sulla sua pelle, Light sente un
brivido.
«Devi
credermi Light» sussurra L, chinandosi al suo orecchio. «Nutro davvero la
speranza di sbagliarmi.»
Poi
gli sfiora la guancia con le labbra, e la sua voce si abbassa ancora, tanto che
Light fatica a sentirla.
«Ma
non è mai successo finora.»
«Succederà»
ribatte Light, tremando.
Lo
afferra per le spalle e lo allontana per guardarlo negli occhi.
«Devi
fidarti di me, Ryuzaki: non sono Kira.»
La
mano di L torna al suo viso, mentre un sorriso si disegna sul suo volto. È
appena accennato, e Light nemmeno per un istante si illude di sentire parole di
conforto.
«Vorrei
tanto crederlo, Light.»
L
gli sfiora le labbra con le sue. Non è un bacio come gli altri, non ha irruenza
o passione, e Light sente tutta la malinconia che deve provare L. Ha
l’impressione di piangere, o di essere sotto la pioggia durante un temporale.
Vorrebbe fermare il tempo, posargli un dito sulle labbra e farlo smettere di
parlare. Ma non riesce a muoversi, può solo aspettare che L arrivi alla fine.
«E
finché non saprò con certezza che non sei Kira…» Un altro bacio. «Finché non
capirò come fa Kira a uccidere le sue vittime…» Un altro ancora. «Finché non
avrò le prove della tua innocenza, Light…» Stavolta il bacio dura un istante di
più, tanto che le braccia di Light si spostano dietro la schiena di L. «Non
potrà succedere niente tra noi.»
Poi
si stacca, le guance pallide ora stranamente arrossate.
Light
respira con affanno, e non sa se sia per i baci di L o per le sue parole. Sa
soltanto che vorrebbe spegnere la mente – la sua e quella di L – e lasciarsi
andare. Dimenticare Kira e L, dimenticare qualunque cosa.
«Senza
contare che sei ancora giovane, Light Yagami…»
«Giovane?»
«Chissà,
forse, se anche pensassi che non sei Kira, ti chiederei comunque di aspettare.»
«Aspettare?»
Light storce il naso. «Aspettare cosa?»
L
cancella la distanza tra loro e, per un attimo, Light crede che cancellerà
tutto ciò che ha detto finora. Dirà che stava scherzando, e poi lo stringerà
tra le braccia. Gli chiederà di prendersi un altro giorno per loro – solo per
loro – ignorando il Caso Kira e il resto della squadra.
Ma
L non parla, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con prepotenza, come se
non volesse lasciargli il tempo di rifiutare.
Come
se fosse il loro ultimo bacio – o il primo – e avesse la certezza che dopo non ne
verranno altri.
Light
chiude gli occhi e lascia che L lo porti lontano, in un mondo in cui Kira non
esiste. Un mondo in cui sono solo due ragazzi normali che frequentano la stessa
Università e ogni tanto giocano a tennis. Due ragazzi che escono a bere un
caffè in un bar, in mezzo alla gente, sentendosi estranei al resto del mondo.
Dove
basta uno sguardo per capirsi, e non ci sono sospetti, non ci sono colpe o
scuse. Dove L non esiste e non indaga, dove Light lo rimpinza di cioccolatini
offrendoli alle sue labbra.
Un
mondo in cui non debbano nascondersi, fingere davanti agli altri di essere più
di quello che sono.
Due
corpi e, forse, soltanto forse, una sola anima.
L
si stacca piano da lui, tenendo gli occhi chiusi e respirando sulla sua bocca.
«Ti
chiederei di aspettare….» mormora, senza fiato. «Aspettare me.»
E
Light sa che non aspetterebbe nessun altro, nemmeno se cascasse il cielo e la terra
minacciasse di distruggersi. Non aspetterebbe nessuno a parte L, e solo in quel
momento si rende conto di una cosa.
«Sai,
Ryuzaki… sono convinto di averlo sempre fatto.»
Pensa
che L non gli risponderà, invece L sorride, baciandolo ancora.
«Anch’io,
Light… anch’io.»
FINE
N.d.A.:
Confesso
di aver aspettato tanto a concludere questa storia perché non ero pronta. Non
ero pronta a salutarla, a chiuderla definitivamente, a lasciarla scendere sotto
altre storie nel mio profilo.
In
realtà l’ho scritta in poco tempo, di getto, grazie ad alcuni prompt splendidi
(due ve li ho riportati in altri capitoli e l’ultimo è sotto). E un’altra
verità è che non sono ancora pronta a terminarla, ma so che se non lo faccio,
rischio di aspettare troppo. Eccola quindi: la conclusione.
Credo
sia stata una delle più importanti storie del 2019, se non la più importante, LA
storia. E vi sarei davvero grata, infinitamente, se mi diceste se l’avete
apprezzata, almeno ora che è finita.
Grazie
a chi ha letto fin qui!
Celtica