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Autore: Circe    12/01/2020    3 recensioni
Il veleno del serpente ha effetti diversi a seconda delle persone che colpisce. Una sola cosa è certa: provoca incessantemente forte dolore e sofferenza ovunque si espanda. Quello di Lord Voldemort è un veleno potente e colpisce tutti i suoi più fedeli seguaci. Solo in una persona, quel dolore, non si scinde dall’amore.
Seguito de “Il maestro di arti oscure”.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eclissi di sole: l'ascesa delle tenebre'
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Dal grimorio di Rabastan : “Quando mai mi ricapita”


Bella si strinse a me baciandomi: per la prima volta nella vita non oppose la minima resistenza a ciò che stavo facendo e non solo, sentivo anche il suo desiderio nascere e crescere attimo dopo attimo. Capii in un istante tutta la sua fragilità. 
Non mi importava.
Sentivo forte di tradire mo fratello in un momento difficile.
Non mi importava.
La desideravo da sempre e la amavo davvero, forse anche lei aveva bisogno solo di questo, almeno in quel momento.
“Restiamo qui?”
Sapevo che le piaceva farlo tra gli elementi naturali, ma forse era un pochino azzardato lì vicino al ricevimento, per cui le chiesi ingenuamente cosa fare.
Lei rimase un po’ in silenzio, forse soppesava il da farsi. La pregai mentalmente di non avere tentennamenti, di non rivoltarsi proprio ora. Rimasi in attesa, senza respiro.
“No, andiamo in camera mia.”
Quella frase mi rese la persona più felice del mondo, ricominciai a respirare e sorrisi, un peso improvviso mi si era tolto dallo stomaco.
Ci materializzammo nella sua stanza di bambina che io non avevo mai visto: era grande, spaziosa, silenziosa, era anni che non abitava lì e in un altro momento avrei dato qualsiasi cosa per osservarla, per conoscere cose intime di lei.
Non in quel momento però… finalmente potevo davvero conoscere la sua intimità più profonda. Il mio sogno e desiderio piu grande si stava realizzando e non riuscivo a pensare a nulla di altro, soltanto a guardare lei, spogliarla, baciarla.
Le tolsi il vestito mentre ancora eravamo in piedi una accanto all’altro. Scoprii quella sottoveste nera che tante volte avevo sognato senza mai poterla vedere davvero.
Avevo lì Bella Black, in tutto il suo splendore. Come l’avevo sempre desiderata.
Mi spogliai anche io e ci sdraiammo sul letto. Non era facile per me mantenere il controllo davanti a lei, non ero abituato ai suoi meravigliosi occhi tanto vicini ai miei, le sue labbra calde che mi baciavano senza sosta, la sua biancheria nera, provocante in ogni pizzo e trasparenza, che la rendevano così donna, che mi facevano sentire estremamente ragazzino.
Quando gliela tolsi, le toccai il seno, baciandola tra le cosce, nell’inguine, sentii il suo profumo così profondo e così buono e appetitoso che dovetti rallentare un po’ per non venire subito.
Lei era calma e accogliente, non aveva nessuna fretta, seppure dimostrasse desiderio e passione. 
Mi sorpresi a pensare se, quella donna tanto oscura e perversa, avesse mai fatto l’amore in modo normale, così come lo stavamo facendo noi. 
Mi domandavo cosa avesse fatto, cosa avesse visto, se davvero era l’amante del Signore Oscuro.
Mi spaventava e la amavo allo stesso tempo, questo non faceva che eccitarmi di più. Mentre continuavo a baciarla sentii che apriva lentamente le gambe sotto di me, sentii subito tutto il suo calore, sfiorandola percepii l’ umido della sua pelle. Entrai dentro di lei chiudendo gli occhi, assaporando quel momento fino in fondo. La sentii gemere e sospirare: le piaceva.
Avrei voluto duplicare e triplicare quei momenti insieme, uniti per la prima volta, a godere entrambi. Desideravo non staccarmi mai più da lei, continuare a sentire i suoi sospiri e i suoi gemiti, farle sentire la mia forza e potenza dentro di lei.
Quando la sentii venire, mi eccitai da morire, rimasi dento di lei fino alla fine, lasciandola solo quando tutto fosse terminato da qualche istante.
Non disse nulla: non era la solita ragazzina preoccupata di restare incinta a cui ero abituato io, saprà come fare dato che mai ha voluto figli. In quanto a me, io diventerei anche padre, se solo lei fosse la madre.
La tenni stretta a me e le scostai i capelli dalla viso, lei chiuse gli occhi, non mi voleva guardare… ma sorrise. Rimanemmo per alcuni istanti così abbracciati e zitti insieme. Poi lei si scostò leggermente, aprì gli occhi e si voltò, mettendosi accanto a me appoggiata ai gomiti: sembrava allegra e sorridente.
“Allora? Sei felice?”
Non riuscivo a parlare in quel momento di spossatezza e beatitudine, lei invece era come sempre…
“Non riesco a parlare ora… sono troppo stanco!”
Cercai di non guardarla ma lei incalzò.
“Era da tanto che lo desideravi, vero? Alla fine è successo, non ci credevo nemmeno io.”
Aprii gli occhi e la vidi vicino a me: nuda, coi capelli che le ricadevano sulle spalle, le lenzuola scomposte che la coprivano appena, le unghie spiccavano rosse sangue stonando leggermente in quella naturale nudità. 
E poi c’ era quel gioiello di serpente attorno al collo che le copriva la pelle, la arrossava leggermente dopo l’agitazione dell’amplesso. 
Non lo aveva tolto, allora lo feci io, perché non so per quale motivo mi infastidiva. Mi piegai verso di lei e glielo sfilai, appoggiandolo lontano, sul materasso.
Le baciai le parti arrossate, leccandole con la lingua, volevo le bruciassero quel poco che si poteva, poi le succhiai il collo in maniera prepotente. 
Non sapevo perché lo facevo, forse inconsciamente volevo mandare un segnale che esistevo anche io in lei.
Invece che scansarsi si avvicinò, le piaceva molto, dopo poco mi restituì il morso, lasciandomi un livido al lato del collo.
Forse mi ricambiava?
Mandai via quel pensiero illusorio. Dovevo tornare alla realtà anche se non ne avevo la minima voglia.
“Sì lo desideravo da sempre, ma direi che ho fatto bene ad aspettare.”
Lei sorrise, sapevo di renderla felice nella sua immensa vanità.
“Ne è valsa la pena di aspettare tanto?”
Annuii alla sua domanda. La ragazzina insicura non era del tutto scomparsa, anzi era tornata prepotentemente, non so per quale motivo, per cui la rassicurai.
“Certo che ne è valsa la pena, per te questo ed altro!”
Lei mi sorrise.
“Dobbiamo tornare al ricevimento perché sicuramente tutti si saranno accorti che manchiamo.”
Si stava preoccupando di Rod, questo era chiaro.
“Non lo dire a mio fratello, ti assicuro che soffre già abbastanza così, per via di te e l’Oscuro Signore, se viene fuori che anche suo fratello, cioè io, lo pugnala alle spalle...” 
Lei rimase zitta per un momento, cupa, con lo sguardo enigmatico. 
“Per questo dico di andare, non ho voglia di dare spiegazioni a nessuno, o di far soffrire tuo fratello.”
Disse “tuo fratello” come se per lei non fosse più nulla, anche se infondo io lo sapevo che gli voleva bene e lo considerava molto. 
Disse di non voler dare spiegazioni perché per lei non contava più nessuno, non doveva giustificarsi con nessuno.
A tratti tornava fuori la nuova Bellatrix adulta, quella che avevo imparato a conoscere, a temere, ad amare, anche più di prima.
“Va bene, ma aspetta solo un istante, quando mi ricapita di stare qui così con te?”
Lei si voltò di scatto verso di me, mi fece un gran sorriso furbo, complice.
“È vero, quando mai ti ricapita!”
Così dicendo si avvicinò e mi prese la mano, avvicinandola ai suoi fianchi, toccai di nuovo la sua pelle calda. Mi baciò di nuovo, strofinandosi sensualmente su di me. Un chiaro invito a ricominciare.
Fu tutto molto veloce ed eccitante.
Non potevo chiedere di più che averla ancora una volta.
Quando mai mi sarebbe ricapitata una cosa simile?
 
 

Dal grimorio di Bellatrix : “Il significato dell’anello”



 
La sera delle festa di fidanzamento di Cissy tornai a casa contenta e mi comportai con tutti come se nulla fosse. Però la notte scelsi di dormire da sola, di condividere il letto con Rod non avevo voglia, non me la sentivo più. Non mi importava della sua reazione, dissi ad un elfo di preparare una seconda stanza da letto e mi ci infilai senza dare spiegazioni.
Avevo voglia di stare sola, ero contenta, dovetti ammetterlo a me stessa, di quello che era successo con Rab. Ero stata bene con lui, avevo tradito tutti senza preoccuparmi di nulla e di nessuno e avevo dimostrato a me stessa che potevo avere chiunque desiderassi.
Mentre mi cambiavo per andare a dormire, rimasi per diverso tempo di fronte allo specchio a guardarmi con interesse. Per la prima volta notai davvero un cambiamento: avevo gli occhi diversi, lo sguardo distaccato, come se nulla mi potesse più scalfire, come se fossi mille miglia al di sopra di tutto e di tutti.
Non sapevo se davvero mi sentivo tale, ma per la prima volta da quando ero una ragazzina che si guardava allo specchio e si osservava con curiosità, avevo notato un cambiamento così marcato, quanto meno nell’aspetto esteriore.
Ero diventata molto bella, lo ero sempre stata, ma ora ero una donna e potevo fare ciò che desideravo.
Sorrisi e mestamente sospirai, mi tolsi lentamente il vestito, le scarpe, tutto… e levai la collana col serpente. Potevo  avere tutti. Tutti gli uomini che avessi scelto probabilmente mi sarebbero caduti ai piedi, tutti… tranne lui, l’unico che desideravo davvero. Che amavo davvero.
Lui non mi considerava, mi preferiva chiunque.
Se davvero l’amore non fosse esistito come diceva, non sarei stata tanto male. 
Riflettei per la prima volta con calma e freddezza: iniziai ad accorgermi di quanto quella storia della donna casuale del mio maestro mi avesse segnato. Forse lo capii proprio nel momento in cui lentamente iniziai a stare meglio.
Avevo passato mesi cercando di non pensare, di non affrontare il mio dolore e di fingere che fosse possibile una normale vita anche senza di lui. Non avevo la forza di pensare al fatto successo e a ciò che aveva scatenato in me.
Dopo quella sera in cui decisi di stare insieme a Rab, non so per quale motivo, qualcosa cambiò e mi sentii abbastanza forte da affrontare la realtà e la mia sofferenza, ero abbastanza decisa a non scappare più.
Mi infilai nel letto in silenzio per cercare di dormire. Le lenzuola erano fredde e per la prima volta in vita mia mi sentii veramente sola e allo sbando. 
Pensare a Cissy mi faceva star male, lei era felice e innamorata, il confronto mi distruggeva. All’altra mia sorella non potevo più pensare, era solo un’estranea ormai, una traditrice.
Non avevo più nessuno: Rod mi avrebbe presto odiata, se già non lo faceva, solo su Rab potevo contare, ma in quel momento non poteva fare nulla nemmeno lui.
Me la sarei dovuta cavare da sola.
Provai a dormire nonostante i brividi di freddo e il tormento per il mio amore.
Nei giorni che seguirono cercai di ritornare la donna che ero, lentamente mi allontanai di nuovo dalle vecchie abitudini: niente più inutili scorribande, niente sbronze colossali, niente sfide sciocche e cose da matta, niente vecchie compagnie, solo solitudine.  
Passai intere giornate a piangere, per poi asciugarmi gli occhi rossi e gonfi e tirare fuori tutta la mia energia per la magia oscura, cercando di servire al meglio il mio Signore.
Mi riavvicinai a lui, non potevo stare lontana anche se mi faceva soffrire.
Il mio umore era basso e risentivo molto della situazione, mi angosciavo continuamente, ma tenevo duro.
Poi qualcosa cambiò e accadde all’ improvviso, o per lo meno io me ne accorsi improvvisamente.
Anche lui, il mio maestro, durante quei mesi, si era concentrato maggiormente sugli affari di politica e sugli intrighi di potere, lasciando da parte gli esperimenti di magia oscura. 
Invece un pomeriggio mi chiese di parlarmi in privato, lontano da gente e da sguardi indesiderati. Ci chiudemmo in una delle stanze del piccolo castello quando ancora fuori c’era luce, entrava dalle finestre rischiarando la stanza buia.
Lo vidi serio, ma in un certo senso desideroso di parlare. Si mise davanti alla finestra, la sua figura si stagliava scura, bloccando la luce del sole. 
Notai subito che stava meglio, tutto quel tempo lontano dalla magia oscura gli aveva ridato un colorito più sano, le occhiaie erano scomparse e con loro anche quelle strane screziature rosse degli occhi, non era più così magro  e il corpo era palesemente meno sofferente. 
Gli guardai gli occhi, le pupille, non notai nulla, quindi doveva aver anche diminuito le dosi del laudano.
Anche le mani non tremavano più, segno che le forti astinenze non le aveva. Mentre pensavo ciò notai un’altra cosa delle sue belle mani: la mancanza dell’ anello, non lo portava più. 
Osai parlare io per prima.
“Non portate più l’anello, mio Signore?”
Rispose senza pensare, automaticamente.
“No, l’ho riportato dove deve stare…” 
Lo guardai in maniera interrogativa, ma non osai chiedere oltre, cercai di chiudere la questione con poche frasi.
“Era molto bello, mio Signore, vi stava molto bene.”
“Era un simbolo, niente di più, a cui io ho dato un significato speciale, l’ho riempito di magia oscura. Ora è più sicuro nel posto dove l’ho lasciato.”
La cosa mi incuriosì anche se i miei pensieri in quel momento erano altri.
“Mi potete spiegare, mio Signore?”
Quella domanda apparentemente semplice scatenò in lui un certo interesse, mi guardò in modo strano, come valutando qualcosa.
Mi guardava silenzioso, con quel suo modo di fissare piegando leggermente la testa di lato, soppesando nella sua mente la situazione.
“Vieni, avvicinati, è ora che tu sappia alcune cose. Ti reputo abbastanza intelligente e discreta per metterti a conoscenza di alcuni risvolti sconosciuti della magia oscura.”
Mi avvicinai a lui e ci sedemmo, notai come mi lasciava vicina, non mi allontanava mai. Aveva sicuramente capito qualcosa di tutto quel periodo di sofferenza, forse mi osservava e capiva più di quanto io stessa potessi pensare.
Le sue parole interruppero i miei pensieri.
“Ci sono alcuni incantesimi molto avanzati di magia oscura, che possono essere particolarmente vantaggiosi per il mago che li compie. Non sono conosciuti naturalmente e io non te li ho mai insegnati durante le nostre lezioni, ma esistono.”
Annuii senza fare domande, avrei voluto chiedere perché non me ne avesse mai parlato e perché non me li insegnasse, ma non lo feci, sapevo bene come evitare di urtare la sua sensibilità straordinaria e la sua privacy assoluta.
“Il vantaggio che arrecano è impagabile, ma allo stesso tempo, se gestiti male, questi incantesimi possono mettere il mago oscuro in grave pericolo. Diciamo che ti basta sapere che l’incantesimo ha bisogno di un oggetto simbolo per avvenire e che quell’oggetto simbolo deve essere conservato con totale attenzione e segretezza, se cade in mani sbagliate, è una rovina.”
Era abbastanza chiaro che l’oggetto in questione era il suo anello, rimasi zitta per capire se voleva spiegare oltre, ma non aggiunse nulla.
“Quell’anello era di Serpeverde vero, mio Signore? Per questo lo avete scelto come simbolo?”
Mi guardò senza rispondere, pensai fosse un gesto di assenso, ma non chiesi oltre per paura di contrariarlo, era anche quello un argomento troppo personale per lui. Io desideravo da tanto conoscere la sua vera storia, non avrei mai indagato nulla se non fosse stato lui a dirmelo, ma quello non era forse il momento giusto.
Nel silenzio mi guardò coi suoi occhi penetranti, poi sorrise in maniera strana, un po’ strafottente. 
“Davvero la vuoi sapere la mia storia? Credevo ti fossi informata in tal senso, ma no, una ragazzina che soffre per certe scemenze come te, non può nemmeno capire cosa siano davvero gli orrori.”
Rimasi senza respiro per qualche secondo, aveva letto tutto della mia mente? Il mio desiderio di conoscerlo, ma anche la mia gelosia per le sue donne? La considerava una scemenza?
Rimasi zitta a guardarlo a lungo. Poi senza volere risposi.
“Si, mio maestro, la vorrei conoscere, così da non essere più solo una ragazzina.”
 
   
 
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