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Autore: Franz3v    13/01/2020    1 recensioni
Quante volte sono stato qui ormai? Ho perso il conto, ma dopotutto abbiamo tutti un luogo dove ci piace stare, in pace con noi stessi, a riflettere
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte sono stato qui ormai? Ho perso il conto, ma dopotutto abbiamo tutti un luogo dove ci piace stare, in pace con noi stessi, a riflettere. Ecco il mio è questo, un semplice muretto che sta sopra la città. Non ha nulla di speciale, è un semplice muretto che fa da contorno al giardino di un vecchio castello, però la vista rimane spettacolare; di notte la città è illuminata dalle luci dei lampioni, dei ristoranti, delle case e la fanno sembrare uno splendido quadro. Anche le stelle però non sono da meno, certo non si possono gustare a pieno con le luci della città accese, però è come se guardassi due cieli diversi: uno illuminato dalle stelle e l’altro dalle luci della città. Sorrido, eccomi ancora una volta a parlare da solo, non so nemmeno perché lo faccio sinceramente ma ormai è diventata un’abitudine. Com’è che si dice? Le vecchie abitudini sono dure a morire.

Una voce femminile mi distoglie dai miei pensieri: “È da molto che aspetti?”.

Volto lo sguardo e nonostante la poca luce riesco a riconoscere la persona che mi sta davanti e sul mio viso compare un lungo sorriso, genuino e dolce.

“No tranquilla, sono appena arrivato”. Il suo sorriso mi riscalda sempre il cuore. Noto anche che ha ascoltato il mio consiglio quando le ho detto di vestirsi in modo casual. Se si fosse messa uno dei suoi soliti vestiti si sarebbe tutto rovinato o sporcato e avrei dovuto sentirla lamentarsi per tutta la sera e non si sarebbe goduta il panorama. Anzi in realtà la preferisco con qui leggings neri e quella felpa del medesimo colore.

“Devo ammettere che per un attimo pensavo di essermi persa” aggiunge con un sorriso mentre si avvicina per sedersi accanto a me. Solo quando è abbastanza vicina mi rendo conto che si è tagliata i capelli, di solito le cadono per diversi centimetri sulla schiena mentre adesso raggiungono a malapena le spalle.

“Che c’è?” mi guarda con sguardo interrogativo; si è accorta che la sto fissando.

“No niente è solo che col buio facevo fatica a capire la lunghezza dei tuoi capelli, il nero è difficile da vedere la sera” però lei non sembra soddisfatta della risposta e continua a fissarmi come se dovessi dire ancora qualcosa. Sorrido: “Si ti stanno molto bene” e non appena glielo dico ecco che sorride un po’ imbarazzata.
“Quindi è qui che ti rintani quando devi scappare da tutto e tutti?”

“Eh già, mi piace qui. Certo probabilmente qualsiasi posto silenzioso e buio potrebbe calmarmi ma questo in particolare lo adoro. Quando sono qua il tempo sembra bloccarsi, come se mettessi in pausa la mia vita non appena mi siedo. Come se fossi all’interno di un quadro e tutti i problemi non esistessero. Un mondo perfetto…” scuoto la testa: “Ma dimmi com’è stata la tua giornata?”

E lei comincia a parlarmi di tutto quello che è successo, come si è svegliata, com’è andato il lavoro, insomma le solite cose. Però nonostante il mio sguardo sia rivolto verso di lei, la mia mente vaga altrove. Penso a quanto fortunato sono, a quanto la mia vita sia perfetta, amici perfetti, lavoro perfetto. Non posso lamentarmi di nulla eppure sento questa malinconia crescere sempre più forte dentro di me: sento che qualcosa non quadra.

“Va tutto bene?” mi chiede lei con un leggero sorriso sul volto.

Ricambio il suo sorriso con uno amaro. È sempre stata brava a capire come mi sento e quando non ascolto il discorso e mi estranio dalla realtà, forse è anche questo il motivo per cui mi sono innamorato di lei.

“Lo sai che tutto questo non è reale…vero?”

Il suo sorriso muta in un’espressione vuota e cupa. La realtà comincia a distorcersi, i colori perdono il loro calore e tutto diventa grigio e senza vita. I vari elementi del paesaggio cominciano a sparire trasformandosi in polvere, prima la città, poi il castello, poi il giardino e infine il cielo. Ciò che rimane di quello che sparisce attorno a me è solo una massa informe di liquido grigio, che si solleva verso il cielo scorrendo come acqua, formando una spirale con al centro la luna. Siamo rimasti solo io, lei e il muretto. Poi infine svanisce anche lei e una volta che mi sono alzato anche il muretto si unisce alla spirale di colore fino a che tutto viene risucchiato dalla luna e ogni cosa svanisce nell’oscurità. Rimango da solo nel buio e per la paura chiudo gli occhi.

Li riapro, tutto è ancora buio ma stavolta sono disteso, inizio a guardarmi intorno e una volta che mi abituo all’oscurità riesco a identificare lo spazio in cui mi trovo: la mia stanza. Vedo l’orologio sul mio comodino: le 7:55.

È ora di alzarsi.
  
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