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Autore: Pontomedusa    14/01/2020    1 recensioni
“Al chiar di luna
Tremo, la distruzione
È sì bellezza.”
“Il sole brucia
Gli occhi, come gli aghi che
Ora son in lei.”
“Non c'è più sangue
Guidami tu, io sono
Fuori controllo.”
“Succede adesso,
Ma fuori di qui; sono
Il Minotauro.”
Il detective Nathan Adler deve trovare il colpevole dell'omicidio della giovane Baby Grace Blue; ma forse, prima ancora, deve stabilire se sia crimine o arte.
(Liberamente ispirato al concept album 1.Outside di David Bowie)
Genere: Horror, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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12. Hallo Spaceboy

 

Nathan si rigira un po' di volte nel letto, non ancora completamente sveglio. È stato tutto un incubo, allora? Ma certo. Non poteva essere vero. Dovrebbe decidersi a dare retta a Paddy, rimettersi in quadro e non esagerare più con tutta quella roba che prende, perché se questi sono gli effetti collaterali...

Muovendosi sul materasso, sfiora qualcosa. Scatta a sedere, e vede che quel qualcosa è una Ramona beatamente addormentata.

Cristo santo, di nuovo?

Nathan si sfiora l'occhio sinistro con le dita, e non sente altro che la benda di garza.

Incubo un cazzo: deve rassegnarsi, è successo tutto veramente. E deve essere andato in black out un'altra volta. Nathan riappoggia la testa sul cuscino, cercando un po' di sollievo dal pulsare che gli sta facendo esplodere le tempie.

“Sei sveglio, Nathan?” gli chiede Stierman, entrando nella stanza.

“Gesù, Pete!” esclama Nathan, rendendosi conto di essere nudo, e istintivamente si copre meglio col lenzuolo stropicciato.

“Adesso fai il timido?” chiede Stierman, avvicinandosi, e Nathan realizza che anche lui non ha nulla addosso.

Nathan si mette seduto e si prende la testa fra le mani.

“Cosa cazzo abbiamo fatto, stavolta?” chiede, in tono rassegnato.

“Ce la siamo spassata un po',” replica Stierman, sedendosi sul bordo del materasso. “Nemmeno questo, ti ricordi? Forse dovresti darci un taglio, a tutta quella merda che prendi.”

“Anche lei,” dice Nathan, facendo un cenno verso Ramona, che non dà nessun segno di volersi svegliare. “Soprattutto nelle sue...condizioni.”

“Lasciala fare...comunque, non danneggerà il nostro progetto.”

Nathan dà uno sguardo alla stanza. Il materasso è gettato a terra, senza alcuna struttura intorno, e sul pavimento ci sono alcuni flaconi di pastiglie colorate e una bottiglia di vodka. Riflette per ben cinque secondi, prima di prendere due o tre pastiglie per ogni colore e buttarle giù con un gran sorso di liquore, senza nemmeno preoccuparsi di cercare un bicchiere.

Pete scoppia a ridere.

“Cristo, Nathan. Non riesci a rimanere sobrio per più di dieci minuti.”

“Voi non mi aiutate di certo,” replica lui, continuando a guardarsi intorno. Sono in una sorta di ex magazzino ristrutturato, e finalmente un ricordo si fa strada nel cervello martoriato di Nathan.

“Lo abbiamo fatto qui, vero? È qui che Baby Grace...”

“Esatto, Ciclope. Finalmente comincia a tornarti la memoria. L'abbiamo uccisa e imbalsamata qui. O meglio, nella stanza dove ti avevamo sistemato due giorni fa.”

Due giorni?

“Sono passati già due giorni? E cosa cazzo abbiamo fatto, in tutto questo tempo?”

Stierman scuote la testa, divertito.

“Te l'ho detto...ce la siamo spassata un po'. Direi che ti sei completamente ripreso, da quello che ho visto.”

Nathan, una volta tanto, pensa che i suoi vuoti di memoria possano anche essere una benedizione.

“Io adesso devo andare alla centrale,” dice Stierman. “Tu prenditela comoda, divertiti...” continua, indicando Ramona con un sorrisetto. “Per le Risorse Umane, sei in congedo per malattia. Un'infezione fulminante all'occhio sinistro che ha richiesto l'enucleazione.”

È giusto che Stierman sia quello che dirige le danze. Riesce a pensare veramente a tutto.

“Tornerai quando te la sentirai,” conclude Pete. “Ci vediamo stasera, Ciclope. Ci penserà Ramona a prendersi cura di te, mentre non ci sono.”

“Ormai siamo una famiglia, eh?” chiede Nathan, sarcastico.

Stierman ride di nuovo.

“Ma sì, perché no? Una famiglia. Mi piace. Perché, mentre sono via, non cominci a pensare a qualche progetto collaterale a cui dedicarci, aspettando che Ramona partorisca? Non ho nessuna voglia di rimanere inattivo per nove mesi.”

“Contaci, Pete. Sicuro,” dice Nathan, e distoglie lo sguardo mentre Stierman si alza ed esce; non ha nessuna intenzione di fissargli il fondoschiena, qualunque cosa abbiano fatto negli ultimi due giorni.

Una famiglia. Nathan non ha mai avuto una famiglia; non può certo chiamare così il casino totale in cui è cresciuto, e da cui se l'è data a gambe appena ha potuto.

Certo, un figlio sarebbe una vera famiglia, a tutti gli effetti. Ma, anche tralasciando la folle situazione in cui si trova adesso, come potrebbe crescere un bambino? Rischierebbe di trovarlo morto di fame, immerso nelle proprie deiezioni, riemergendo da uno dei suoi black out di ore o giorni.

Nathan getta uno sguardo a Ramona, che giace ancora incosciente al suo fianco. Certo, considerando come si sta comportando, sarà già un miracolo se il bambino nascerà vivo; è più probabile che il Ciclope e il Minotauro si ritrovino fra le mani, come materia prima, un feto abortito.

Nathan si alza dal materasso e va a cercare il bagno; sotto l'acqua della doccia, segue il consiglio di Stierman e comincia a pensare al suo prossimo progetto.

   
 
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