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Autore: Manu_00    22/01/2020    6 recensioni
Il mondo è un luogo molto grande, e in un luogo molto grande sono presenti tanti, tantissimi individui, alcuni comuni, alcuni singolari, e alcuni estremamente particolari.
E poi ci sono io, che non saprei dire con certezza in quale di queste categorie inserirmi.
Se me lo avessero chiesto all'inizio di questa storia, avrei risposto senza esitare di appartenere alla prima, ma il tempo ti cambia, e anche se adesso dubito di potermi definire una persona particolare, di certo, quel che è successo, la mia storia, di “particolare” ne ha da vendere, o almeno così mi piace pensare.
Forse la risposta è che sono una persona comune a cui sono successe cose particolari, ma lascerò a voi che leggete il compito di giudicare, io, d'altro canto, mi limiterò a raccontare.
[Storia presente anche su Wattpad: https://www.wattpad.com/590152446-jiid-story-of-a-thief-prologo]
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XLIV


La lancia metallica di Deryck cozzò con violenza contro la lunga spada del suo avversario, generando una scia di scintille che per una frazione di secondo illuminarono la stanza resa scura dall'abbondante presenza di sangue.
Quattro corpi, quelli appartenuti alla scorta dell'ufficiale della white fang, se ne stavano riversi sul suolo nelle rispettive pozze di sangue, tre di loro erano stati perforati dalla lancia dell'aggressore, uno invece aveva potuto vivere per qualche mezzo minuto in più degli altri, prima di ritrovarsi la gola tagliata da quel lungo e tozzo coltello che il fauno stava ora usando per deviare i colpi di lama del loro capo.
Rimasti soli, i due avversari si fronteggiavano a velocità sovrumana, scambiandosi affondi senza esitazione e riempiendo l'aria del cozzare delle loro armi.
Il fauno con la maschera poteva giurare di non aver trovato in tutta la serata un avversario più temibile, ma del resto la maggior parte degli avversari di quella serata consisteva in studenti disarmati, né aveva incrociato un singolo dei professori di Beacon.
Ma se quello davanti a sé era il prodotto dei loro allenamenti, allora poteva definirsi fortunato a non averne trovato nessuno.
Con un ultimo scambio di colpi i due avversari si lanciarono indietro allo stesso tempo, raggiungendo entrambi l'entrata dei corridoi che si diramavano a partire da quella sala d'ingresso.
Indispettito, il white fang prese a esaminare il suo avversario, cosa che non aveva avuto modo di fare come desiderava a causa dell'implacabilità di quel cacciatore: se la sua altezza sembrava evidenziarne la forza, quel maledetto aveva mostrato di essere altrettanto agile e dai riflessi decisamente rapidi.
Aveva deviato tutti i suoi affondi con la lancia corta e il coltello, per poi contrattaccare mirando sempre ai punti vitali, un avversario simile non andava preso alla leggera.
Deryck dal canto suo prese quel momento per riorganizzare la propria strategia d'attacco, per quello e per maledirsi di non essersi portato la felpa con il cappuccio dietro, in modo da coprire quelle due maledette orecchie e non doversi abbassare più del necessario per evitare di farsele asportare.
Ma oltre al tenere al sicuro le proprie orecchie, quel primo (ma tutt'altro che breve) scambio di colpi gli era servito per conoscere un po' il suo avversario.
Il suo stile di combattimento era... peculiare a vedersi, l'ufficiale della white fang combatteva estraendo la lunga spada dalla lama cremisi dal proprio fodero per compiere attacchi fulminei ai danni del nemico, per poi reinserirla al suo interno nel giro di un attimo, decisamente qualcosa a cui Deryck non era abituato, ma per quello sarebbe stata semplicemente questione di tempo.
Dal momento che ogni attacco, o almeno la maggior parte di essi sarebbe partito dal fianco sinistro dell'avversario, ovvero dalla destra di Deryck, il coniglio nero optò per cambiare mano e impugnare la lancia con la sinistra, la destra, ora armata con il lungo coltello piatto che aveva reciso la gola dell'ultimo membro della scorta avversaria, avrebbe avuto il compito di bloccare gli attacchi sul nascere.
L'unica cosa che gli dispiaceva era di non aver ancora scoperto la sua semblance, ma anche quello era un problema abbastanza relativo.
Il white fang, ovviamente, non poté non accorgersi del cambio di piani, ed era più che certo che non sarebbe stato l'ultimo cambiamento nella strategia del suo aggressore.
Quindi, contrariamente a quanto Deryck avrebbe desiderato, ma non a quanto si sarebbe aspettato, il suo nemico non riprese a combattere, bensì iniziò a parlargli.
E Deryck, potendo parlare per esperienza, sapeva già dove il maledetto sarebbe andato a parare.
<< Sei forte. >> ammise per prima cosa il suo avversario << Perché non mettere la tua forza al servizio della tua specie? >> chiese, mentre abbandonava gradualmente la posizione di combattimento, così da apparire il meno ostile possibile.
<< Pensa a quanto bene potresti fare ai tuoi simili, non ti sembra stupido combattere altri fauni come te? Con uno come te fra le nostre file... >>
<< Risparmiami il discorso propagandistico. >> grugnì il coniglio nero << Non sei il primo ad avermene fatto uno, e come vedi i risultati non sono stati dei migliori. >>
Con un cenno del capo, Deryck indicò i quattro cadaveri distesi a terra.
<< Poi non credo che i tuoi amici sarebbe felici se facessi entrare nei vostri ranghi qualcuno che ha appena ucciso una trentina di voi. >>
A differenza del white fang, Deryck non aveva abbandonato la sua posizione, mentre l'avversario non abbandonò l'idea di reclutarlo.
<< Le nostre fila sono sempre aperte ad altri fauni, a prescindere dal loro passato, entra e ti sarà tutto perdonato, le famiglie di quei fauni avranno un futuro migliore grazie a te, la tua specie avrà un futuro migliore grazia a te! >>
Le grandi orecchie da coniglio avevano lo sgradevole effetto di amplificare i suoni, e il tono acuto e quasi maniacale del suo interlocutore era già irritante così com'era.
<< Tutto molto carino, davvero. >> il white fang risposte con una smorfia al sarcasmo del fauno << Ma vedi, credo che dopo... tutto questo, difficilmente un fauno potrà uscire di casa senza essere bersagliato da sassi, e quando succederà non credo penserà con tanto affetto alla tua manica di assassini. >>
La smorfia si acuì e l'avversario scoprì i denti, ma Deryck non aveva ancora finito.
<< Inoltre, di quello che il futuro riserva alla mia razza... non me ne può importare di meno, la mia unica preoccupazione è di uccidere il maggior numero di voi cani, a partire da te. >>
Invece di arrabbiarsi, la smorfia del suo avversario rimase bloccata in un'improbabile via di mezzo fra l'ira e il divertimento.
<< E poi dicono che io sono pazzo! >>
Sguainò la spada, ma di pochi secondi dopo lo scatto del suo avversario, il cui corpo si protese furiosamente in avanti, la punta della lancia scattò rapida verso la gola del white fang, il quale la deviò con la sua lunga lama cremisi.
Iniziò un nuovo scambio di colpo, ma l'aver assunto troppo tardi la posizione da combattimento impedì al ragazzo mascherato di ottenere la giusta stabilità, i colpi del coniglio lo raggiungevano implacabili, costringendolo ad arretrare sotto la mortale combinazione di lancia e coltello.
La grande spada del white fang non era di grande aiuto se non riusciva a distanziarsi il giusto per usarla, vicino com'era poteva soltanto sferrare attacchi laterali, che o venivano deviati dal tozzo coltello del coniglio o venivano ridotti ad un uso difensivo dalla corta lancia metallica.
I colpi di Deryck non gli lasciavano troppo margine di manovra, il coniglio mirava al collo e agli arti, nella speranza o di colpirlo in un punto vitale o di mutilarlo.
Ma il suo avversario era fiducioso, aveva ancora la sua semblance, anche se il nemico non aveva ancora mostrato la propria.
Comprendendo che per fargliela tirare fuori Deryck avrebbe dovuto usare le maniere forti, il fauno in nero iniziò un attacco ancora più implacabile degli altri, deviando l'ennesimo colpo di spada con la lancia e lanciandosi contro al nemico con il coltello.
Il maledetto però era agile, e schivò la tozza lama metallica saltando all'indietro, mossa che Deryck aveva previsto prima ancora di iniziare l'attacco.
Per questo si lanciò in avanti a sua volta, in modo da impedire al nemico di ridurre la distanza, e nello stesso istante fece scattare il braccio sinistro in avanti.
Il rosso se ne accorse e scagliò la lama verso destra per allontanare la lancia, nello stesso istante in cui scattava all'indietro per allontanarsi dal colpo che gli sarebbe risultato fatale e la spazzata che lo seguì.
Ma quando si portò a distanza di sicurezza, Deryck lo vide annaspare e premersi una mano sul fianco del torso, appena sotto l'ascella, ed a giudicare dalla sua espressione, era a dir poco sorpreso per quella ferita.
Il cornuto si strinse il foro cremisi e osservò il coniglio in cagnesco, se non altro ora aveva notato la sua semblance: la lancia del suo avversario si era deformata all'improvviso, la punta si era fatta decisamente più acuta e lo spessore dell'arma era diminuito, aumentando però la propria lunghezza.
Ora che controllava, anche la spazzata di prima non era stata evitata, la lama aveva graffiato i suoi vestiti, ma per fortuna l'aura gli aveva risparmiato l'aprirsi di una scia cremisi sotto l'ombelico.
Diversamente il colpo al fianco aveva fatto il suo lavoro, sebbene fosse riuscito a deviarlo dal proprio polmone, quel trucchetto aveva fatto in modo che la lancia non rimanesse in astinenza di sangue, ma se si fosse limitato a tirarsi indietro senza deviare l'arma, quel piccolo foro ora si sarebbe aperto nei suoi polmoni, inondandoglieli di sangue fino al sopraggiungere del soffocamento.
Strinse i denti e guardò Deryck in cagnesco, che riportata la sua arma alle impostazioni di fabbrica si apprestò a continuare lo scontro, ora che aveva versato il primo sangue (quello dei suoi quattro adepti di certo non si poteva definire molto importante) non si sarebbe fermato fino allo scorrere dell'ultima goccia.
La ferita però non era di certo invalidante, il rosso saltò all'indietro e atterrò con i piedi sul muro, da cui poi si lanciò contro il fauno.
Deryck non tardò a reagire e posizionò la lancia in verticale appena sopra alle orecchie, una raffica di scintille fu il risultato dell'ennesimo cozzare dei due metalli, e quando il white fang atterrò alle sue spalle, il fauno si fece trovare ancora pronto, girò su se stesso dopo aver fuso il coltello e la lancia nella solita alabarda.
Il suo nemico evitò l'ennesima spazzata rotolando all'indietro, e sta volta toccò a lui posizionare la lama in orizzontale per proteggersi dal calare dell'alabarda mentre la attendeva seduto sulle ginocchia, ci riuscì ma si sentì tremare entrambe le braccia, mentre la ferita riprese rapidamente a bruciare, lasciandolo un momento senza respiro, momento che Deryck punì con un attacco con il piatto della grossa lama.
Il colpo venne parato, ma al prezzo di far rotolare il fauno sul pavimento, non perse tempo e tornò in piedi ancor prima di fermarsi, ma nemmeno Deryck perse un secondo nel pararsi davanti a lui con una lunga lancia a due mani, ora che il fauno era ferito non avrebbe fatto mosse avventate per avvicinarsi.
Sta volta fu il rosso a deviare l'affondo del nero, ma invece di contrattaccare arretrò ancora ed estrasse il fodero della lama.
Una scarica di proiettili partì contro Deryck, che in risposta accorciò la lancia e iniziò a farla roteare fra le dita nel mentre che si lanciava in avanti, e non un solo proiettile riuscì a superare il turbine di metallo a difesa del coniglio.
Quando i proiettili si esaurirono scattò in avanti allungando al tempo stesso la propria arma, il nemico si fece trovare preparato, ma appena dopo lo scontro fra le due lame, il rosso si ritrovò schiacciato contro il muro con la lama ed il braccio sinistro intrappolati in una presa metallica.
Sollevato di una ventina di centimetri da terra (il bastardo in nero aveva cercato di sorprenderlo attaccando dal basso), sentiva l'avambraccio scricchiolare e la carne lacerarsi sotto la spinta di due lame metalliche che cercano di aprirsi la strada verso il suo petto.
Dovette ringraziare il proprio istinto, perché era riuscito a posizionare il braccio sinistro proprio dietro la lama al momento giusto, ed anche se faceva un male cane, almeno era ancora vivo.
Quel maledetto traditore aveva trasformato di nuovo la propria arma, generando due lame al posto di quella che c'era prima, e all'interno delle quali la sua katana era rimasta intrappolata mentre cercava di deviare la lama della lancia sostituita, e se non avesse messo il braccio sinistro dietro la rossa lama della sua spada, quelle due lame gli avrebbero trapassato lo sterno.
Strinse i denti, furioso con quel traditore della propria razza e con se stesso per essersi fatto giocare, non lo avrebbe permesso di nuovo!
Oltre al braccio, anche la sua aura lo aveva salvato da morte certa e forse gli avrebbe impedito di perdere l'uso dell'arto, in quel momento la convogliò tutta all'interno della lama, che ben presto si illuminò davanti agli occhi di Deryck.
Il fauno in nero capì di doversi allontanare, ma fece appena in tempo a scattare all'indietro che un grosso fascio d'aura rossastra partì dalla lama del nemico assieme a un iroso urlo liberatorio, a lui non rimase che plasmare tutto il metallo che aveva davanti a sé.
In un attimo un ampio scudo ovale si frappose fra il coniglio e l'attacco mortale, il contatto provocò un boato, una raffica di scintille e un polverone.
Tossicchiò in mezzo alla polvere, lieto che la resistentissima lega metallica a cui si affidava nei combattimenti non lo avesse tradito, lo scudo era solo parzialmente danneggiato, con qualche scheggiatura ai lati e ammaccatura al centro, ma ora la preoccupazione era un'altra:
Con un urlo, il rosso si lanciò in avanti contro Deryck, la lama potenziata dalla sua semblance calò sopra allo scudo per restituire al traditore tutto quello che il proprietario aveva subito appena pochi secondi prima.
Il coniglio però non vacillò e parò i suoi attacchi, rimodellando a piacimento il metallo dello scudo in modo da azzerare ogni danno inflitto dal nemico, per poi lanciarsi all'indietro, il suo avversario, nonostante le due ferite scattò per inseguirlo, solo per ritrovarsi a parare un colpo di scudo che, sebbene non lo fece cadere, lo spedì a non pochi metri di distanza dal suo aggressore.
Così Deryck tornò ben presto a condurre lo scontro, ora che conosceva la semblance del nemico non aveva più nessuna brutta sorpresa ad attenderlo.
Trasformò l'arma in una grande spada a due mani e attaccò dall'alto, impreparato e abituato alla lancia e all'alabarda di prima, e ancora boccheggiante per il colpo di scudo, il white fang vacillò nel parare il colpo reggendo la spada con il singolo braccio buono rimastogli.
Incoraggiato dalla debolezza dell'avversario, apparentemente a corto d'aura, Deryck si spinse in avanti tentando ora un colpo diagonale dal basso, la guardia del cornuto non si spezzò, ma la mossa consentì a Deryck di lanciarsi in avanti e piantargli una ginocchiata sulla bocca dello stomaco.
L'avversario arretrò ancora e lui cercò di porre fine allo scontro con un secondo colpo dall'alto, le lame cozzarono l'una contro l'altra, e sebbene il nemico emise una smorfia di dolore non volle comunque lasciarsi sopraffare.
Ma ormai era affaticato, per cui decise di insistere con una nuova serie di attacchi con la spada, serie che concluse con una spazzata in senso orario, l'avversario per poco non perse la spada, ma con un grido di pura frustrazione immise nuovo potere nella lama e respinse con rabbia l'attacco nemico.
Quello slancio era l'occasione che Deryck stava aspettando, si lasciò condurre dalla spinta dell'avversario e girò su se stesso per attaccarlo dall'altro lato, quando la spada del rosso si fece trovare in posizione per fermare la lunga lama dello spadone di prima, si ritrovò invece davanti la bocca di un enorme martello.
Il colpo che seguì fu accompagnato da uno scricchiolio di ossa e da un tonfo sordo, quello del white fang che cadeva sul pavimento.
La maschera gli cadde a pochi metri dalla faccia, e se non fosse stato per questo dettaglio Deryck avrebbe già posto fine alle sofferenze del suo avversario.
Invece puntò lo sguardo su di lui e vide l'orrenda cicatrice che deturpava il suo volto, il white fang, un giovane ragazzo dagli occhi azzurri, o dall'occhio azzurro visto che l'altro era nientemeno che un bulbo ceco e insanguinato solcato da una disgustosa cicatrice che recava l'acronimo della più grande e ambigua compagnia di estrazione e produzione di polvere al mondo: la Schnee Dust Company.
Se il white fang sperava che la cicatrice avrebbe impietosito il suo avversario e magari indotto a farsi venire qualche dubbio sul lottare contro “i difensori della sua specie”, rimase invece parecchio deluso.
Davanti a quell'orribile marchio di prevaricazione, Deryck si limitò a grugnire come se avesse davanti un bidone dei rifiuti mentre il fauno davanti a lui si affrettava ad indossare la maschera.
<< Beh, ora tutto ha più senso, anch'io vorrei uccidere ogni umano che mi capiti sotto tiro se mi avessero dato una faccia di merda come la tua. >>
L'urlo del fauno fu il segnale che la provocazione aveva colto nel segno, il rosso si lanciò in avanti con la spada infusa di quell'aura rossa che doveva essere generata dalla propria semblance.
Il coniglio lo aspettò con un mezzo sorriso fra le labbra, poi scatto in avanti all'ultimo, la spada del suo aggressore fendette l'aria, mentre il proprietario si trovò presto ad arretrare, spinto all'indietro da una violenta spallata.
Prima che potesse reagire dovette deviare un attacco diagonale di quella che doveva essere una larga scimitarra, ma nel farlo non dive arrivare il calcio che lo fece cadere in avanti.
Atterrò sulle proprie ginocchia e trattenne une bestemmia, mentre la lunga katana impugnata dal braccio buono si limitava soltanto a difendere i punti vitali.
Una scarica di colpi proveniente da due lame che non ebbe il tempo e il modo di identificare si abbatté contro la sua testa, il braccio buono gemeva ad ogni contatto mentre l'urgenza di difendersi il collo impedì di fare lo stesso anche con le spalle e il petto, su cui presto si aprirono molteplici scie rossastre.
Ma non intendeva darla vinta al suo avversario, la lama si illuminò di nuovo e Deryck dovette scattare all'indietro mentre una nuova scia rossastra gli veniva lanciata contro dalla spada del fauno.
Il colpo scatenò un nuovo boato e fece crepare il pavimento, ma ciò non fu sufficiente.
Deryck riemerse, con due guanti metallici che ricoprivano l'intero avambraccio incrociati ad X, non aveva avuto il tempo di generare lo scudo questa volta, ma aveva comunque trovato una contromisura.
Il cornuto si rialzò, sfidando l'attaccante con lo sguardo più ostile che poteva dare dietro la sua maschera.
L'attaccante però non si scompose, anzi, Deryck era certo di aver capito la natura della sua semblance: il bastardo assorbiva l'energia dei colpi inflitti dall'avversario per poi rispedirgliela indietro, cosa che gli dava modo di contrattaccare anche con la poca aura che gli restava.
Questo significava che non avrebbe potuto attaccarlo di nuovo con quel raggio finché non lo avesse attaccato ancora.
Ovviamente avrebbe dovuto attaccarlo di nuovo, solo, doveva metterlo in condizione di non rispondere, ed a giudicare dal braccio penzolante, dal fiato corto e dalle ferite, non mancava poi molto.
Con uno scatto e un balzo si lanciò verso il fauno mascherato, entrambi i pugni protesi verso l'avversario, questi rispose caricando a sua volta, ma era troppo ferito e affannato per muoversi dalla stessa velocità, e il risultato fu di essere spedito a terra con un pugno sotto la spalla.
Lui gemette e provò a rialzarsi, ma un calcio di Deryck lo lanciò contro il muro, quando cercò di contrattaccare notò di essere rimasto disarmato, e notò con orrore l'arma intrappolata sotto al piede del suo attaccante, almeno finché questi non si lanciò in avanti per proseguire l'opera.
Un secondo pugno lo fece schiantare contro la parete, e un terzo, alla schiena, lo lanciò al centro della sala.
Deryck vide il proprio avversario gemere, forse dal dolore, forse dalla frustrazione, ma presto non avrebbe sentito nulla delle due cose, senza un'arma per la sua semblance non avrebbe più avuto modo per difendersi.
Se se ne fosse accorto prima avrebbe risparmiato tempo, si rimproverò Deryck, ma quello che era fatto e fatto, si lanciò verso il fauno per dargli il colpo di grazia, ma prima che la sua mano potesse spappolare la testa del white fang come un frutto maturo, si ritrovò a usarla per parare una scarica di proiettili proprio quando era a pochi passi dal suo avversario.
<< Salvate il capo! >>
Deryck grugnì in direzione della balconata che portava al piano superiore, dove una decina di White Fang si erano posizionati per fare fuoco contro di lui.
Parò i proiettili con il solo braccio destro, finché non si accorse dello spostamento d'aria alla sua destra.
<< MUORI! >>
La katana si abbatté contro di lui, ma incontrò il braccio sinistro avvolto dal metallo, senza perdere un attimo il coniglio ruotò su se stesso e colpì l'avversario alla schiena, il corpo del fauno in rosso venne proiettato contro la balconata, si udì uno schianto e delle urla.
“Lo rivolete, bastardi?”
Balzò sulla balconata, aprendo il cranio ad un fauno alla sua destra, mentre con la sinistra ne sgozzava un altro con un lungo coltello ottenuto dal metallo del guanto.
Partirono dei colpi, ma cessarono presto quando, aprendosi la strada a colpi di lama Deryck abbatté la maggior parte dei suoi attaccanti.
Piombò addosso al loro capo prima che questi potesse anche solo rialzarsi, tuttavia oppose comunque resistenza con la katana, ma inutilmente.
Con la sinistra deviò l'arma colpendo la fronte del nemico con il piatto della lama, stordendolo, con la destra, che ora reggeva un'arma identica a quella dell'altra mano, mirò al collo dell'avversario.
<< NOOO! >>
Ma il colpo non andò a segno, bensì affondo nella schiena di un white fang che, appena emerso da uno dei corridoi superiori, si ritrovò con l'ala tranciata di netto dopo che questi si era lanciato in volo contro Deryck per difendere il suo capo.
I due caddero all'indietro mentre il nuovo arrivato gridava per il dolore e la paura.
<< Scappa! SCAPPA! >>
Una nube di fumo avvolse l'area mentre, grugnendo, Deryck rimosse con un calcio quella creatura ingombrante, il tonfo e il gemito che seguirono, gli suggerirono che il suo aggressore avesse impattato contro la parete.
Ma non era quella la sua preoccupazione principale, Deryck scattò in piedi e fece del suo meglio per disperdere il fumo, addentrarsi al suo interno avrebbe comportato il rischio di un attacco a sorpresa, ma non ve ne fu alcuno.
Bensì, quando il fumogeno mise di fare effetto, il white fang dai capelli rossi si era ormai allontanato, se dalle scale o nel corridoio era impossibile dirlo.
Il fauno si guardò intorno con frustrazione, un white fang capace di combattere vale di più come bersaglio rispetto al resto della marmaglia, ma adesso gli era scappato, vanificando tutto il tempo che aveva perso a combattere contro di lui.
Se non altro, al loro prossimo incontro avrebbe saputo come affrontarlo nella maniera più efficiente: disarmarlo, e poi ucciderlo.
Se ci sarebbe stato un prossimo incontro, cosa non molto probabile per il momento.
Digrignò i denti mentre iniziava a contare i cadaveri attorno a lui, dodici white fang, se ve ne erano altri prima, dovevano essere fuggiti con il loro capo.
“No, undici.”
Il respiro sofferente catturò l'attenzione del fauno, proveniva dalla parete, proprio dove aveva lanciato il suo aggressore alato.
Avanzò con la lama in pugno, arma che però non aveva il bisogno di essere utilizzata, la creatura che si trovò davanti era quanto più inoffensiva possibile.
Agonizzante, con gli occhi semi chiusi e una mano chiusa sul montone di quella che doveva essere un ala, una ragazza minuta stava gemendo in preda al dolore, quella ragazzina doveva avere la sua età, o magari anche qualche anno di meno.
Eppure nel guardarla, Deryck non provò niente.
Si avvicinò al fauno volante, e senza pensarci due volte le cinse la mano attorno al collo.
La risposta che ottenne fu un gemito strozzato, lui non se ne curò e sollevò la ragazza per il collo, fino a quando i loro occhi non si trovarono al medesimo livello.
<< Hai gettato via la tua vita, ne è valsa la pena? >>
Gli occhi della ragazza cercarono di leggere quelli del cacciatore che l'aveva mutilata, ed anche se l'espressione del coniglio in nero rimaneva neutra, impassibile come una statua, riuscì comunque a sentirsi come se le sue pupille la stessero pugnalando.
Tuttavia, non tenne la bocca chiusa nemmeno davanti alla sua morte.
<< Sì!... Adam... è il nostro eroe... lui ci libererà tutti, e allora... allora riavremo tutto quello... tutto quello che è nostro... >>
Un'espressione di puro scetticismo fu quanto ottenne dall'altro fauno.
<< Temo che quello che dici sia irrealizzabile, ma se questa fantasia ti allieta il trapasso... >>
La lasciò cadere, gemendo, la ragazza atterrò sul didietro, le gambe avevano smesso di rispondere ai comandi.
<< Ecco invece qualcosa di cui puoi essere certa: la tua vita finisce adesso. >>
Uno scatto del braccio, e la parete si tinse di vermiglio, il corpo della recluta della white fang, ora nient'altro che un guscio svuotato, cadde sul pavimento, rimbalzando sopra una pozza del suo stesso sangue.
Indifferente alla visione di una così giovane vita spezzata, Deryck si limitò a chinarsi e ripulire il sangue di cui era pregna la lama sul fianco del cadavere.
“Adam quindi...”
Poi si rialzò e imboccò il corridoio.
Se questi bastardi stavano per ritirarsi, si sarebbe dovuto assicurare di infliggergli più perdite possibile.
“E quando tutto sarà finito, dovrei darmi una ripulita...”
Giustamente, non era sicuro che i suoi colleghi avrebbero gradito di vederlo ricoperto di sangue in quel modo, e sicuramente avrebbero gradito ancor meno le spiegazioni che avrebbe dovuto dare.
Fece giusto un passo all'interno del corridoio, quando un terrificante ruggito, che sarebbe potuto provenire dallo stesso regno dei morti in cui aveva spedito tutti quei fauni, scosse l'edificio come un albero travolto dalla tempesta.


Cercai di regolare il respiro mentre la macchia rossastra si espandeva sotto ai miei piedi, ormai circondati dal liquido scarlatto, così scuro da non confondersi con l'erba rossiccia che componeva la totalità del terreno della foresta.
Erba rossa, foglie rosse, cespugli rossi, eppure quel sangue, così scuro, così caldo, sembrava fare a pugni con tutto il resto, come un intruso tutt'altro che desideroso di tornarsene da dove era venuto.
Sopra il sangue, un cadavere, sopra il cadavere altro sangue, quello, e una pozza di cibo mezzo digerito.
Lo fissai per qualche secondo, finché la puzza e la sensazione di acidità che permaneva nella mia gola non mi fecero comprendere che avevo vomitato sopra al cadavere.
Il mio primo cadavere.
Mizerie, con la lama rivolta verso il basso, feriva il manto erboso sommerso dal sangue, a poche centimetri dalla gola che aveva aperto solo pochi secondi prima.
Era successo così rapidamente che non me ne ero nemmeno accorto, ma avevo effettivamente ucciso una persona.
Non un grimm, non un robot, una persona, una persona che non conoscevo e di cui mi importava quanto l'unghia del dito mignolo, ma sempre una persona avevo ucciso.
La mia mente camminò all'indietro, riportandomi a quando, appena sbucato con i miei compagni di fuga dal fitto della foresta, ero stato aggredito da una sagoma biancastra.
Anche i miei compagni erano stati aggrediti, ma subito avevano reagito per respingere l'attacco.
Ed io avevo fatto lo stesso, avevo schivato il colpo e estratto Mizerie, la lunga e spessa lama ricurva aveva sferzato l'aria nel momento in cui mi ero girato su me stesso per portarmi alle spalle del mio avversario, e poi si era piantata nel suo collo facendo schizzare sangue da tutte le parti.
La testa, tenuta attaccata al corpo da quel poco che era rimasto del collo, fissava il cielo con occhi vuoti, mentre la pozza sotto al cadavere continuava ad allargarsi, ad allargarsi veloce quanto veloce ero stato io ad uccidere.
Per qualche minuto fu come se lo shock mi avesse privato dell'udito, di quello e di parte della vista.
Uccidere era allora qualcosa di nuovo per me, eppure l'avevo fatto con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d'acqua e si coglie un fiore.
Lentamente vista e udito tornarono, il margine sfocato che circondava il cadavere lasciò il posto alla cristallina visione del corpo di un uomo mascherato, mentre intorno a me potevo sentire le imprecazioni dei miei compagni e il suono di qualcosa che veniva trascinato.
<< Solo noi potevamo essere così sfigati da imbatterci in un cazzo di accampamento! >>
La voce di Jack, di solito stridula e fastidiosa come una suola di scarpa che scivola su una superficie liscia, quella volta mi parve invece così remota e insignificante che mi stupì di aver capito qualcosa.
Lentamente, arretrai dal cadavere portando con me un po' di sangue, uscii appena dalla pozza vermiglia che lo circondava, ma il liquido rimasto incollato alle mie scarpe mi perseguitava, emettendo un suono viscido, di un qualcosa di appiccicaticcio.
Un white fang, sebbene fosse ricoperto di sangue, potevo distinguere la maschera e la classica veste bianca che indossavano quei terroristi.
Accampamento, fauni terroristi.
La cosa aveva senso, dovevamo esserci imbattuti in un accampamento della white fang, e ovviamente, vedere un manipolo di uomini armati avanzare verso di loro gli aveva fatto trarre le peggiori conclusioni, così avevano deciso di attaccarci a sorpresa.
O forse nemmeno vedevano in noi una minaccia, ma solo un gruppetto di umani di cui occuparsi e qualche fauno da reclutare.
Peccato che minacciosi lo eravamo eccome, molto più di loro.
Non mi ero mai reso conto di quanti fossi diventato pericoloso per gli altri, ma la facilità con cui avevo sgozzato il mio aggressore, con cui con una lama così grossa e pesante ero riuscito a centrare il suo collo aveva dell'incredibile, del terrificante.
Finalmente staccai gli occhi dal cadavere, ovviamente non ero l'unico ad aver bagnato l'erba rossa di sangue rosso, una decina di corpi a terra rendevano chiaro il passaggio dei miei alleati.
Laszlo, con il machete lordo di sangue, stava frugando in una tenda più grossa, Jack faceva altrettanto nelle altre, notai qualche bruciatura sopra alcuni cadaveri, e il modo agitato in cui si muoveva il piromane mi suggerì che anche lui non era abituato ad uccidere.
Ma di certo l'aveva presa meglio di me.
Ivan era rimasto in mezzo al campo nemico, con lo sguardo incollato ai piedi.
Aveva ucciso anche lui? O trovava pesante la visione dei cadaveri?
Meno domande avevo invece su Kojo, intento ad ammassare e perquisire i cadaveri, sperando di trovare roba di maggior valore direttamente nelle loro tasche che non in qualche tenda.
<< Ah, allora nascondevano qualcosa, i bastardi! >>
La voce di Laszlo fece tornare il mio sguardo sulla tenda principale, il ragazzo ne uscì con un piccolo scrigno sotto mano.
Mi notò subito e si avvicinò a passi veloci.
<< Prima volta anche per te? Tieni, per compensare. >>
Aprì lo scrigno e tirò fuori una manciata di bigiotteria fra anelli in oro e gioielli di piccola taglia: effetti personali o furto di rapine?
<< Ho trovato perlopiù cibo, lien, armi... e questo. >> lasciò cadere la refurtiva, che io afferrai al volo.
Per fortuna il mio cervello non aveva smesso di funzionare come al solito, cadavere o non cadavere avrei avuto roba da rivendere.
Nel mentre Laszlo andò a sistemare lo scrigno in un ampio sacco, dove Jack aveva già riposto altri oggetti strappati ai morti.
Ma dall'espressione che fece l'ex scagnozzo di Drake, capii che era convinto che quel sacco sarebbe stato solamente per lui, almeno finché Laszlo non iniziò ad accumularvi bottino a sua volta, anche Kojo lo fece, ma tenne per se qualche portafoglio e qualche scroll.
Contai i cadaveri, una decina, troppo pochi per quella dozzina di tende che avrebbero potuto contenere quattro o cinque persone a testa.
<< Vedo che qualsiasi cosa stia succedendo a Vale, c'entra anche la White Fang, siamo stati fortunati. >>
Spostò un cadavere con il piede, poi lo ribaltò su se stesso e si chinò sul corpo, mettendogli le mani nelle tasche.
<< Il capo sarà contento se gli portiamo qualcosa oltre a te... ehi, ma mi senti? >>
Annuì.
<< Dove ci aspetta? >>
<< Sì, dove cazzo dobbiamo andare? Gradirei andarmene prima di trovarmi davanti i compagni di questi qua! >> Jack indicò i cadaveri come se fossero il regalino che un cane aveva appena lasciato sotto il suo portico, mentre Ivan e Kojo si avvicinarono al membro più rumoroso della compagnia.
<< Ci siamo quasi, ci aspettano ai margini della foresta. >> fu l'accomodante risposta di Laszlo.
<< Spero che vi abituiate a uccidere, perché non camperete di altro. >>
Jack annuì con vigore.
<< Certo che sappiamo uccidere, adesso muoviamoci! >>
Prima che Laszlo potesse rispondere, un profondo ruggito proveniente da chissà quale mostruosa dimensione d'inferno arrivò a noi come l'eco di una terrificante esplosione.
Anche se era palese che non fossimo molto vicini alla fonte di quel verso orribile, non resistemmo all'istinto di stringerci al centro dell'accampamento violato e sguainare le armi ancora sporche in qualsiasi direzione.
<< Cosa... cosa era... quello...? >>
Il balbettio di Ivan rappresentava i pensieri di noi altri, cosa cazzo era stato?
Laszlo rispose con una smorfia.
<< Non lo so, ma credo che dovremmo evitare Vale per un bel po'... >>
Quella risposta mi colpì dritto al cuore, non per il ruggito di qualsiasi terrificante creatura stesse insidiando Vale, ma per il fatto che mentre i miei amici e colleghi erano lì ad affrontarlo, io ero rifugiato tra gli alberi, a dare loro le spalle.
Come il codardo che ero.
Laszlo non perse tempo e riprese a camminare, sta volta con un passo più spedito del solito, davanti a tutti noi.
I tre lo seguirono a ruota, ed io, con uno dei nodi alla gola più dolorosi che abbia mai sopportato in tutta la mia vita, feci altrettanto chiudendo quella fila di persone terrorizzate.
Non contento di essermi fatto del male a sufficienza, decisi di infliggermi ulteriore tormento guardando in direzione di Beacon, o almeno dove credevo fosse posizionata Beacon.
E lì compresi, che a prescindere dall'esito della battaglia, a prescindere dal fatto che loro fossero sopravvissuti o meno, non sarei potuto tornare da loro per un bel pezzo, o forse per sempre.
Accettando questa consapevolezza, continuai a scrutare le cime degli alberi, pregando a tutti i miei amici di fare attenzione, a Nick di non farsi ingoiare di nuovo, e a Brienne di perdonarmi.
Per un istante, forse a causa della forte tensione psichica che stavo provando in quel momento, mi sembrò di avvertire un brevissimo ma violento flash in lontananza.
Non mi chiesi cosa fosse o cosa volesse significare, e voltai le spalle a Vale, alla scuola dove avevo passato quasi un anno della mia vita, e alle persone che avevo conosciuto e, in qualche maniera ignota perfino a me stesso, anche amato.
Quel giorno, la mia avventura a Beacon si concluse per sempre.
Oh, Brienne, perdonami sei puoi.
   
 
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