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Autore: Robert_Wire    23/01/2020    0 recensioni
… terza parte di una incredibile storia, inizialmente ambientata nella Londra degli anni '90, di un ragazzo sopravvissuto ad un incidente stradale, in cui hanno perso la vita i genitori e la sorellina Emilia, che acquista poteri "paranormali" e viene coinvolto in vicende che riguardano il mondo parallelo di Harry Potter
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Alex Krow - Schegge di Magia'
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Sabato 8 Maggio 1993
 
Quel pomeriggio Hagrid mi consegnò la mia prima paga settimanale (anche se la mia prima settimana al Castello era stata inferiore ai sette giorni, mi era stata data tutta la somma perché Silente si era messo d’accordo in questo modo con suo fratello Aberforth).  Era il terzo giorno che stavo al Castello a lavorare, facendo l’assistente di Hagrid. Di mattina lo aiutavo ad accudire gli Ippogrifi, i Thestral ed altre incredibili creature magiche. Poi mi portava con lui a fare ispezioni nella Foresta Proibita. E il giorno prima eravamo andati pure anche su in gufaia, in cima alla Torre Ovest. Ebbi modo così di ripassare un po’ di geografia del Castello.
Mentre lavoravamo Hagrid mi diceva molte cose del mondo dei maghi e io gli facevo vedere quello che già avevo imparato della magia. Mi accorgevo che apprezzava molto i miei incantesimi, ma mi diceva che a scuola gli studenti imparavano molte altre cose. Le materie di base di un mago sono sì Incantesimi, ma anche Pozioni, Trasfigurazione ed Erbologia.
 
“Che cosa è Trasfigurazione?”
“Ah, è un modo per trasformare le cose in qualcos’altro, ma anche di più. Ti faccio vedere. Vedi questo sasso? Io voglio che si trasformi in una pigna, vai!”
Stupefacente! Il sasso, che Hagrid aveva in mano, in meno di un secondo si era trasformato in una bella pigna anche odorosa di resina.
“Bello, Hagrid, ti prego insegnami. Come si fa?”
 
Be’, in verità, non fu esattamente facile: provavo e riprovavo, ma non riuscivo a trasfigurare nulla. Hagrid mi diceva di non abbattermi perché anche per lui era stato così. E mi rincuoravo, ma pensavo anche che con il Signor Hobbs non è che avessi avuto molte difficoltà all’inizio.
E poi gli studenti imparano Astronomia, Storia e Difesa.
 
“Insegnami qualcosa di Difesa, Hagrid” chiesi quella mattina.
“Ah, guarda. Questo è un incanto facile, facile.”
 
Usavo per bacchetta, un ramo che avevo trovato per terra, ma Hagrid mi diceva che appena avrei racimolato un po’ di soldi mi avrebbe portato a comprare la mia prima vera bacchetta. Anche se si stupiva del fatto che con un semplice pezzo di legno già ottenessi tanto.
“Allora, immagina di essere in piena notte al buio, oppure che qualche incantesimo di un tuo avversario abbia eliminato ogni luce. A questo punto, prendi la bacchetta e dici Lumos.”
Lumos”, e istantaneamente la punta del ramo si illuminò come se avessi una torcia accesa.
“Ora dici Nox.”
Nox”, e altrettanto istantaneamente la punta del ramo si spense.
“Come vedi hai imparato un primo incantesimo di difesa, ma nei prossimi giorni te ne insegnerò altri e a poco a poco imparerai quello che c’è da sapere per il momento.”
 
La mattina di quel giorno comunque, doveva essere successa qualcosa di molto grave.
 
 
Domenica 9 Maggio 1993
 
Mi stavo stiracchiando nel mio letto quella mattina. Potevano essere le 9. Non mi era neanche sembrato. Avevo letteralmente fatto il fosso. Dopo tutte quelle emozioni dei miei primi giorni ad Hogwarts.
Avevamo finito di cenare presto io e Hagrid, la sera prima, e l’avevo salutato, come sempre in quelle sere, per ritirarmi nella mia stanza, distrutto, ma soddisfatto per aver trascorso ancora una volta una giornata densa di emozioni e delle nuove cose che avevo imparato sul Castello e sulla magia. Intuivo, però, che era successo qualche grosso guaio. Hagrid mi sembrava misterioso. Sembrava in certi momenti sfuggire a certe mie domande.
Quella mattina, di fatto, mi svegliai del tutto dopo tre grossi colpi alla porta e una voce impaziente.
“Signor, Alex Krow, signore!”
Riconobbi il verso acuto di mastro Wyky, l’elfo coordinatore delle attività esterne alle cucine.
Mi alzai e aprii al buon Wyky.
“Mi scuso, signore, ma era già da qualche tempo che bussavo”, esordì timoroso l’elfo.
“Non c’è di che scusarsi, mastro elfo, purtroppo, ero ancora immerso in un sonno profondo. Cosa ti porta qui a quest’ora questa domenica mattina?”
“Ehm, il signor Hagrid mi ha detto di consegnarti questa lettera, ehm”, e mi porse un pezzo di giornale tutto spiegazzato con su scritto, in una parte libera dalla stampa e piena di cancellature e macchie di inchiostro, quanto segue:
 
Caro Alex,
 

 
   
 
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