Capitolo nono
We are the dreamers
We rather die so we're alive
We'll always be
Masters of destiny
Like a deer pretty pole
Flesh bitten by trolls
All of this has begun
All of this is ending
Is ending…
(“Masters
of Destiny” – Delain)
Cosimo, a dirla tutta, non era poi così
entusiasta di tenersi Rinaldo in casa, pur sapendo che lo faceva per
proteggerlo, ad essere sinceri avrebbe preferito concedergli una nutrita scorta
delle guardie medicee e rimandarlo a Palazzo Albizzi… però non lo faceva.
Troppe volte aveva preso decisioni sbagliate nella sua vita, decisioni dettate
dal suo egoismo che poi avevano portato dolore e sofferenza ad altre persone:
pensava soprattutto al fatto che i suoi sospetti verso Lorenzo prima e Marco
Bello poi avevano messo in grave pericolo la vita di suo fratello. Non si
sarebbe mai potuto perdonare se Lorenzo fosse morto.
E non si sarebbe mai perdonato nemmeno se, a
causa della sua negligenza, Pazzi fosse riuscito a uccidere Rinaldo.
Per cui si faceva forza e dava fondo a tutte
le sue scorte di pazienza e tolleranza quando vedeva Albizzi gironzolare a
Palazzo Medici come se fosse il padrone, lanciando sguardi di disprezzo alle
opere d’arte che Cosimo teneva nella sua dimora e brontolando che i soldi dei cittadini vengono sprecati in
queste immagini perverse e licenziose… Sì, Rinaldo Albizzi era rimasto il simpaticone di sempre, non è che la
compagnia di Giovanni e l’aver rischiato la vita lo avessero cambiato più di
tanto!
Tuttavia, c’era qualcosa che Cosimo poteva
fare per risolvere più velocemente quella faccenda ed era denunciare Andrea
Pazzi una volta per tutte, così nessuno di loro avrebbe corso più pericoli… e
Rinaldo se ne sarebbe finalmente tornato a casa sua!
Nei giorni seguenti, si recò al monastero in
cui era ospitato Papa Eugenio e portò con sé la lettera che Lorenzo gli aveva
consegnato: era una missiva inviata al Duca Visconti, con il quale Pazzi era in
combutta. In essa Andrea Pazzi confermava l’accordo che aveva con il Duca di
Milano, ossia che avrebbe continuato ad appoggiare la guerra a Roma fino a che
Papa Eugenio IV non avesse acconsentito a farlo suo banchiere. Era stato
talmente tronfio e arrogante da vantarsi di aver mandato in rovina gli Albizzi
e di aver cercato di assassinarli per avere il seggio di Rinaldo alla Signoria
e, una volta che questo era stato concesso al mercante di olio Mastro Bredani,
di aver fatto ammazzare pure lui! Tra le righe lasciava allegramente intendere
che non si sarebbe fatto scrupoli di far uccidere anche il Papa attuale se
avesse insistito a non volerlo come banchiere, e che in quel caso il Duca
Visconti avrebbe potuto far nominare un Papa a sua scelta.
Leggendo quelle righe, Papa Eugenio era
impallidito, consapevole di essersi fidato di una persona malvagia e priva di
qualsiasi senso morale. Aveva fatto uccidere un uomo e tentato di eliminarne
altri, tra cui il suo caro amico Rinaldo Albizzi e il fratello di Cosimo. Era
pronto a consegnare Roma al Duca di Milano, mettendo sul soglio pontificio un
Papa che sarebbe stato un burattino nelle mani di Visconti…
“Dunque, Santità” concluse Cosimo, non
potendo trattenere un certo sarcasmo, “avevate affermato che il banchiere del
Papa non poteva essere un immorale e un assassino. Credete ancora di poter
affidare i conti papali ad Andrea Pazzi?”
“Certo che no” mormorò il pontefice, “anzi,
vi chiedo perdono, Cosimo, per aver dubitato di voi. Io posso solo esservi
grato per aver impegnato il vostro denaro e il vostro prestigio per finanziare
l’esercito che sconfiggerà i Visconti e che mi riporterà a Roma. I conti papali
resteranno nella Banca Medici, l’unica che ne sia degna.”
Cosimo era soddisfatto, ma aveva ancora un
favore da chiedere al Papa.
“Santità, se volete dimostrare la vostra
gratitudine non solo a me, ma a tutta Firenze, c’è un’altra cosa che potreste
fare…”
Al momento vi lascio nella suspence, saprete
presto quale favore aveva chiesto il Medici al Pontefice!
L’esercito del cardinale Vitelleschi,
finanziato e rinforzato dal denaro dei Medici, diede inizio ai combattimenti
contro l’esercito milanese, facendosi largo con la forza fino a Roma.
Nel frattempo, a Firenze fu convocata una
nuova riunione della Signoria, ufficialmente per dare notizie della guerra in
corso… ma alla seduta erano presenti, con grandissimo scorno di Pazzi, anche
Rinaldo e Ormanno Albizzi e Lorenzo de’ Medici, che si era ristabilito quasi
completamente in pochi giorni. E, per sommo spregio, c’era persino Marco Bello!
Il Gonfaloniere Guadagni cercava di mantenere
il solito contegno, ma si vedeva che si divertiva un sacco e che non vedeva
l’ora di tirar fuori il colpo di scena!
Come avevo già scritto tempo fa, negli ultimi tempi le riunioni della Signoria
si erano fatte oltremodo interessanti per lui…
“Messeri” esordì, “siamo qui oggi riuniti al
Palazzo della Signoria per condividere le buone notizie che ci ha portato
Messer Medici. L’esercito che le Banche fiorentine hanno organizzato in
appoggio a quello del cardinale Vitelleschi sta ottenendo vittorie su vittorie
e siamo certi che, molto presto, Sua Santità Eugenio IV potrà rientrare
trionfalmente a Roma.”
Tutti i presenti applaudirono e inneggiarono
a Cosimo. Tutti, ovviamente, tranne Andrea Pazzi che era livido di rabbia e
lanciava sguardi di fuoco tutto intorno a sé.
“Tuttavia” riprese il Gonfaloniere, con un
mezzo sorrisetto, “ho convocato questa riunione oggi anche per portare alla
vostra attenzione un documento di grande importanza e gravità che mi è stato
consegnato da Cosimo de’ Medici.”
Il salone fu percorso da un mormorio e Pazzi,
in particolare, s’innervosì alquanto, anche se cercò di non darlo a vedere
intervenendo con la solita spocchia.
“Se è un documento prodotto dai Medici, sarà
senz’altro un falso” dichiarò. “Dovremmo rifiutarci di prenderlo in
considerazione.”
“E’ curioso che siate proprio voi a dirlo,
Messer Pazzi, visto che è una lettera che avete scritto voi stesso!” esclamò
trionfante Giovanni, che si era trattenuto fino a quel momento ma adesso non ce
la faceva più.
“Volevate una prova che il documento è un
falso? Eccovela” ribatté Pazzi, fulminando Giovanni con gli occhi. “E’ un
complotto ordito ai miei danni dai Medici, con la complicità di quel perfido
ragazzino che mi accusa della rovina della sua famiglia e di quei traditori
degli Albizzi!”
“E perché mai io avrei dovuto complottare qualcosa
insieme ai Medici, mio caro amico?” intervenne Rinaldo,
caustico. “I Medici non sono certo miei alleati e io non ho ancora perdonato
Cosimo per ciò che suo padre ha fatto alla mia famiglia. Non avrei alcun motivo
di falsificare prove in favore di un Medici.”
Andrea Pazzi restò spiazzato a queste parole.
In effetti quello che Rinaldo diceva era vero, lui non era e non sarebbe mai
stato un amico dei Medici!
“Cosimo vi sta comunque proteggendo, vi ha
concesso le sue guardie per difendervi dall’imboscata e adesso vi ospita nel
suo Palazzo, sono sicuro che c’è sotto qualcosa!” replicò Pazzi, senza
accorgersi di aver parlato troppo.
“Messer Pazzi, non eravate voi quello che
accusava Cosimo de’ Medici di aver ordinato
l’agguato agli Albizzi? Ora dite invece che li protegge e che cospira con loro.
Non potreste prendere una decisione? Messer Medici è un assassino o trama a
vostro danno con gli Albizzi?” gli domandò il Gonfaloniere, sempre più
compiaciuto.
“Io… veramente… Messer Guadagni, vi posso
assicurare che…” Pazzi pareva non avere nulla da dire, per la prima volta.
“Messer Cosimo ha ricevuto questa lettera da
suo fratello Lorenzo, che l’ha prelevata a un vostro sicario, Messer Pazzi”
riprese il Gonfaloniere, implacabile. “Per avere questa lettera ha rischiato la
vita. La missiva è stata letta anche da Sua Santità, che vi ha apposto la sua
firma per garantirne l’autenticità. Vorreste mettere in dubbio anche la buona
fede del Papa? Magari accuserete anche lui di congiurare con i Medici e gli
Albizzi?”
Andrea Pazzi cercò di arrampicarsi sugli
specchi.
“Certo che no, la buona fede di Sua Santità
non è in discussione” rispose. “Ma Cosimo de’ Medici lo ha ingannato, con
l’aiuto di Albizzi, che è amico di Papa Eugenio da anni. Cosimo non può
rinunciare ai conti papali, sarebbe la rovina per la sua famiglia, ed è per
questo che ha raggirato Sua Santità!”
“Ripeto la domanda: per quale motivo io avrei
dovuto usare la mia amicizia con Papa Eugenio per aiutare i Medici a mantenere
i conti papali? A me non importa un bel niente se la loro famiglia va in
rovina!” ribatté di nuovo Rinaldo, con un accento particolarmente sincero nella
voce. O era un bravissimo attore o stava dicendo la pura verità!
“Adesso basta, Messer Pazzi, le vostre accuse
sono ridicole a dir poco e perfino offensive per il nostro Santo Padre!” intervenne
il Gonfaloniere in tono tagliente. “La lettera è autentica, porta la vostra
firma e il vostro sigillo, e vi accusa di tutte le nefandezze di cui voi avete accusato finora le famiglie
Medici e Albizzi. Ne ho abbastanza delle vostre menzogne e adesso leggerò a
tutti i presenti questa missiva, in cui voi stesso vi vantate dei vostri
crimini e del vostro tradimento!”
Nel salone cadde un silenzio di tomba e
nemmeno Pazzi riuscì più a proferire parola. Sapeva di essere stato sconfitto,
non avrebbe mai dovuto affidare quella lettera a un sicario qualsiasi, era
stato uno sciocco e adesso…
Nessuno osò fiatare mentre il Gonfaloniere
leggeva la lettera di Andrea Pazzi, ma gli sguardi dei presenti si posavano
sull’uomo, sempre più gelidi mano a mano che i suoi sporchi intrighi venivano
alla luce: Pazzi aveva complottato con Albizzi per rovesciare la Signoria e
prendere il potere, ma era d’accordo con il Duca Visconti di Milano, del quale
invece Rinaldo non voleva sentir parlare, avendolo combattuto anni prima per il
predominio su Lucca; perciò Albizzi era stato fatto passare per l’unico
traditore di Firenze, mentre Pazzi era apparso come colui che aveva salvato la
Repubblica, denunciandolo. L’uomo si vantava di aver ottenuto addirittura il
seggio alla Signoria facendo uccidere Mastro Bredani e mettendo Albizzi fuori
gioco, pur non riuscendo a eliminarlo per colpa delle guardie medicee, ma si
era vendicato facendo ricadere il sospetto dell’attentato sui Medici. Infine,
continuava la sua lettera riferendo che avrebbe sostenuto le armate di Visconti
a Roma finché Papa Eugenio non si fosse deciso a nominarlo suo banchiere
personale.
“Messer Pazzi, avete ancora qualcosa da dire
dopo quanto abbiamo appena sentito? Forse volete sostenere di non aver mai
scritto questa lettera?” lo provocò il Gonfaloniere.
“Mi fate schifo!” reagì Albizzi, dopo essere
venuto a conoscenza anche della parte di storia che ignorava. “Avete fatto
passare me per traditore quando voi
avreste voluto andare al potere con l’aiuto del Duca Visconti! In quel modo
avreste reso Firenze una città satellite di Milano… vergognatevi!”
“Per una volta che vi siete fidato di
qualcuno, Messer Albizzi, avete scelto la persona più sbagliata del mondo, io
ve l’avevo detto” non poté evitare di dire Giovanni. “Messer Pazzi ha cercato
di eliminare tutti quelli che si mettevano tra lui e i suoi loschi scopi, ma
finalmente lo abbiamo smascherato!”
“La Signoria dovrà adesso decidere il destino
di un simile traditore della patria e cospiratore” dichiarò il Gonfaloniere.
“Che cosa propongono i membri?”
Come al solito, nel salone si scatenarono
(doveva essere uno dei pochi divertimenti del tempo, quello di proporre
condanne esemplari per chiunque capitasse a tiro…): chi urlava che Pazzi
meritava la morte, chi proponeva di confiscare i beni a tutta la famiglia e
mandare tutti quanti in esilio, chi insisteva per la fustigazione del colpevole
nella pubblica piazza, chi gridava in favore del carcere a vita… insomma, ce
n’era per tutti i gusti.
Quando si fu abbastanza divertito a sentirli
sbraitare, il Gonfaloniere li zittì.
“Vi ringrazio, Messeri, per aver dato il
vostro parere sulla questione e vi confesso che anch’io sarei favorevole
all’esilio di Andrea Pazzi, la stessa condanna di Rinaldo Albizzi, che,
comunque, si è dimostrato meno colpevole di lui” disse, facendo illuminare di
soddisfazione Giovanni con le sue parole. “Tuttavia Messer Cosimo mi ha
consegnato anche un’altra lettera, questa volta scritta da Sua Santità. Il
pontefice chiede espressamente che sia Cosimo de’ Medici a decidere la condanna
di Andrea Pazzi, poiché è stato lui ad essere maggiormente danneggiato dalle
sue turpi azioni.”
Con buona pace di Mastro Bredani, che forse
era stato danneggiato anche più di Cosimo… comunque, ecco qual era il favore
speciale che il Medici aveva chiesto a Eugenio IV!
Con un certo disappunto per non poter sfogare
i loro istinti sanguinari, i membri della Signoria tacquero e si disposero ad
ascoltare la decisione di Cosimo. L’uomo scambiò un’occhiata con Giovanni e
fece qualche passo avanti prima di iniziare a parlare.
“Messeri, sono consapevole del fatto che
Andrea Pazzi meriterebbe una punizione esemplare” disse in tono deciso, “ma in
questi ultimi tempi mi sono reso conto che, alla fine, nessuno di noi può
dichiararsi del tutto innocente. Io stesso ho commesso molti atti sbagliati e
ho messo a rischio la vita delle persone a me care. Ho voluto prendere esempio
dalla clemenza e dalla bontà di Sua Santità e questa è la mia decisione.”
Cosimo fece una pausa ad effetto, da attore
consumato, per guadagnarsi ancora di più l’attenzione di tutti i presenti.
“Andrea Pazzi è colpevole, ma non così la sua
famiglia. Pertanto, i suoi beni non saranno confiscati, ma resteranno sotto la
tutela di un amministratore scelto dalla mia famiglia: i suoi figli, Antonio,
Jacopo e Piero*, potranno disporne
liberamente una volta raggiunta la maggiore età” riprese. “Ovviamente, perderà
il suo seggio alla Signoria, ma questo potrà andare ad uno dei suoi figli, se
questo dimostrerà di meritarlo. Sarà tenuto sotto sorveglianza dalle guardie
della Repubblica, non gli sarà consentito avere corrispondenza con chicchessia
e non potrà mai lasciare Firenze.”
“Sono d’accordo con la decisione di Messer
Medici” disse il Gonfaloniere, mentre molti tra i presenti apparivano delusi,
perché avrebbero voluto una bella impiccagione o una fustigazione degna di
questo nome! “Andrea Pazzi, da oggi in poi non siete più un membro della
Signoria, né vi sarà consentito qualsiasi tipo di carriera politica. Dovrete
inoltre essere molto grato a Messer Cosimo che vi ha risparmiato la vita, i
beni e ha mantenuto l’onore della vostra famiglia: io non sarei stato così clemente
e generoso, lo ammetto.”
Il volto livido di Pazzi dimostrava che era
tutt’altro che grato a Cosimo de’ Medici, anzi, comprendeva fin troppo bene che
la sua vera punizione era restare a Firenze vedendo i Medici prosperare e
sapendo perfettamente che tutto ciò che gli restava lo doveva a loro. Peggio di
così…
E non era nemmeno finita, quella giornata,
che sarebbe rimasta nei ricordi di Andrea Pazzi come la peggiore di tutta la
sua esistenza. Giovanni, molto soddisfatto e con un sorrisetto sfrontato
dipinto in viso, gli si parò davanti e volle dire la sua.
“Credevo che sarei rimasto deluso da questa
punizione, che avrei voluto vedervi morto o comunque scacciato e umiliato, così
come fecero i vostri antenati ai miei. Invece ho capito che così è molto
meglio” rivelò in tono compiaciuto. “La vostra famiglia non subirà alcun torto,
ma voi ne sarete la vergogna. Non sarete condannato per il vostro tradimento,
ma dovrete vedere il trionfo dei Medici e la riabilitazione del nome degli
Uberti. Credo che anche il mio avo, il grande Farinata, avrebbe voluto questo
per voi.”
Ciò detto, gli voltò le spalle e tornò
accanto a Rinaldo e alla famiglia Medici.
“Ci sono ancora due questioni da risolvere.
La prima è questa: avendo ottenuto le prove che Rinaldo Albizzi aveva sì tentato
di rovesciare la Signoria per mettersi a capo di Firenze, ma che non ha mai
accettato di svendere la città a un dominatore straniero e che, anzi, proprio
per questo è stato ingannato dal vero traditore, propongo che Messer Albizzi
non debba più subire l’esilio e che la sua condanna sia revocata. Come si
esprime la Signoria in proposito?” chiese il Gonfaloniere.
I membri della Signoria, com’è noto, andavano
dove li portava il vento. In quel momento il nemico era Andrea Pazzi, pertanto
a nessuno importava più di tanto il destino di Albizzi. La Signoria votò
all’unanimità per revocare la condanna all’esilio di Rinaldo: l’uomo sarebbe
potuto restare a Firenze e vivere la sua vita come meglio credeva, anche se non
avrebbe più potuto ricoprire incarichi politici.
“La seconda questione è: chi prenderà il
seggio alla Signoria che è stato tolto a Pazzi?” domandò ancora il Gonfaloniere
Guadagni. “Qualcuno ha un candidato da proporre?”
Ancora una volta fu Cosimo a chiedere la
parola.
“Se Messer Guadagni me lo permette, vorrei
proporre la candidatura di mio figlio Piero” disse, provocando grande stupore
in tutti e ancora di più nel giovane Piero, che tutto si sarebbe aspettato meno
che quel colpo di scena! “Ho osservato quanto ha fatto per la famiglia in questi
ultimi mesi e sono fiero di lui, è ormai pronto per prendere il suo posto al
mio fianco. Tuttavia qualcuno potrebbe obiettare che ci sono già io a
rappresentare i Medici alla Signoria e che Piero potrà prendere il mio posto
quando io mi ritirerò. Se è questo che pensate, allora l’altro mio candidato è
Giovanni degli Uberti. Credo che sia giunta l’ora che gli Uberti riprendano il
posto che spetta loro a Firenze.”
Forse per la prima volta in vita sua,
Giovanni restò senza parole. Lui un membro della Signoria? Il rappresentante
della gloriosa eredità degli Uberti nella città che tanto amava? Il ragazzino
sfacciato e insolente che tante volte aveva osato interrompere e offendere
uomini più potenti e importanti di lui adesso sembrava piccolo e indifeso, le
gambe gli tremavano alla prospettiva di prendere su di sé una simile
responsabilità.
“Messer Cosimo…” riuscì appena a mormorare,
“io non credo che… penso che Piero dovrebbe avere quel seggio, io non… non sono
in grado…”
Ma anche Piero scoppiò a ridere. Per lui era
sufficiente che il padre lo avesse elogiato davanti a tutta la Signoria, il
seggio poteva aspettare, nel frattempo avrebbe partecipato alla vita politica
di Firenze seguendo Cosimo e imparando da lui. Era felice che l’amico potesse
ricevere un incarico così prestigioso e che fosse lui a riportare in alto il
nome degli Uberti.
“Se non ci sono voti contrari, appoggio la
candidatura di Giovanni degli Uberti” proclamò il Gonfaloniere e, com’era
ovvio, la Signoria approvò all’unanimità (un po’ come si fa al Collegio dei
Docenti quando a nessuno frega un accidenti della delibera da approvare…).
“Messer Uberti, immagino che, d’ora in poi, dovrete imparare a tenere a freno
la lingua e a mostrarvi maggiormente rispettoso: adesso siete un membro della
Signoria di Firenze.”
Giovanni era stordito. Tutto era successo
così in fretta e… cosa avrebbe dovuto fare d’ora in poi? Come si doveva
comportare un membro della Signoria?
Sapeva però che sia Cosimo sia Rinaldo lo
avrebbero aiutato a muoversi nell’infido mondo della politica…
Per Andrea Pazzi non poteva andare peggio:
smascherato, sbeffeggiato, umiliato, adesso doveva vedere i suoi più acerrimi
rivali, i Medici, spadroneggiare su Firenze (e magari mostrarglisi anche
riconoscente… MAI!) e, a coronamento di una perfetta giornata di m****,
ritrovare il suo seggio usurpato da quell’insopportabile
ragazzino, al quale avrebbe così volentieri torto il collo!
Ma non poteva farci niente, quello era il
giorno della sua più totale sconfitta e il momento più mortificante e drammatico
in tutta la storia della famiglia Pazzi… sì, almeno per quanto riguardava
passato e presente!
Con grande soddisfazione di tutti (meno che
di uno, ovvio), la riunione della Signoria si concluse.
Fine capitolo nono
* Andrea Pazzi ebbe quattro figli maschi (uno morto
bambino) e tre femmine, che però al tempo non potevano ereditare. Antonio, il
maggiore, sarà il padre di Guglielmo e Francesco e morirà nel 1458; Jacopo è il
nostro vecchio amico Jacopo Pazzi,
quello di cui scriverò ancora molto. Del terzo figlio, Piero, non ho trovato
notizia… XD