Thure, figlio di un Dio e di una Dea. Esistenza intrisa di veleno, artefice di vendette, null'altro che ingordigia. Una divinità che brama il potere e che per esso andrebbe contro tutti i dogmi imposti, nessun credo a muoverlo se non il proprio amorfo morale.
"Narrano le sorti. Seppelliscono i defunti. Piangono i vivi.
Si concepisce l'uomo come artefice di successo e progresso ma lasciatemi dire, padre, che io nulla vedo che distruzione.
Rammenta che le mie gesta null'altro sono che esseri nati da madre follia e che dunque esse rispecchiano me, deceduto per mezzo della cattiva sorte. Ma le rivelo oltre, mio padre, credo il mio cuore si sia separato, divenuto nero per mezzo del traviamento ed esso si è diviso dall'involucro, lasciando quest'ultimo solo e vuoto. Il nulla. Gli antichi Greci possedevano la verità, padre.
Le rivelo inoltre di non concepire più me stesso. Son nato per sorte e morto per altrettanto, dunque che mi spetta in questo intervallo senza fine?"