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Autore: fantaysytrash    08/02/2020    4 recensioni
[Steve/Bucky + Bucky/Natasha | Introspettivo/Fluff/Slice of Life | Raccolta/Mini-long | Missing Moments | Canon Divergence | Otherverse | Multisetting] [Questa storia ha partecipato al contest “Di divinità e amore [II Edizione]” indetto da AleDic sul forum di EFP]
Tre momenti fondamentali della vita di Bucky il quale, rimettendo insieme i pezzi rotti del suo passato e ricordandosi delle due persone più importanti della sua vita, riesce a ritrovare anche l’amore per se stesso.
#1 – Philia: “Ciò che blocca Bucky a pochi metri dal campo, tuttavia, non è la sua forma imponente, ma il sergente che dondola a qualche centimetro dal suolo, tenuto sospeso dalle braccia possenti di quello che è chiaramente un suo sottoposto.”
#2 – Eros: “Così, quando viene trascinato sulla sedia, legato con pesanti cinte di cuoio, dimenandosi talmente poco che occorrono solo due agenti per tenerlo fermo, non spreca il poco tempo a disposizione tentando di fermare l’inevitabile, ma passa in rassegna tutti i ricordi migliori, l’ultima occasione di cogliere un po’ di serenità.”
#3 – Agape: “Quando ore dopo si ritrovano davanti all’enorme gola rocciosa, nemmeno le sue insicurezze riescono a impedirgli di irrompere in un sorriso sincero che, di conseguenza, fa triplicare quello di Steve.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

RECOLLECTIONS OF LOVE

#2 – E R O S

 

Quando Bucky non è più Bucky, l’unica cosa di cui è veramente certo nei momenti di estrema lucidità è che avrebbe preferito morire.

All’inizio, durante i brevi attimi di ribellione, ha provato a portare a compimento l’azione lui stesso, senza successo. Ma ora, svariati decenni dopo la sua cattura, non ha più la forza mentale nemmeno per considerarsi un essere umano. Trascina il suo corpo missione dopo missione come fosse un guscio vuoto in attesa di rompersi definitivamente, incurante della maggior parte degli eventi che accadono intorno a lui.

L’unica cosa di cui deve preoccuparsi è portare a termine le missioni affidatogli dai suoi superiori, da uomini come Pierce e Rumlow, criminali spietati disposti a tutto pur di raggiungere i propri loschi obiettivi.

Tutto questo cambia quando incontra la ragazzina dai capelli di fuoco capace di impugnare coltelli quasi bene quanto lui. Natalia non dovrebbe essere diversa dagli altri soggetti del progetto Vedova Nera, ma il suo sguardo intenso e i suoi movimenti fluidi attirano l’attenzione del Soldato fin dal loro primo incontro.

Allenarsi con lei diventa presto il momento più significativo della sua esistenza; il combattimento, l’adrenalina che ne deriva, la possibilità di lottare con qualcuno quasi alla sua portata è un aspetto stimolante che si abbatte su di lui all’improvviso, lasciandolo senza fiato.

È un pensiero irrazionale, stupido, che porterà entrambi alla rovina, ma che costituisce l’unico gancio di salvezza nella vita che gli è stata imposta.

Quello con la Vedova Nera – sono molte le ragazze che si identificano con questo termine, ma per il Soldato ce ne sarà sempre e solo una – è un gioco pericoloso, in cui le possibilità di vincere sono pressoché nulle.

Questo non gli impedisce di sgattaiolare via inosservato nel cuore della notte per incontrarsi al buio e carpire un barlume di calore ogni volta che ne ha l’occasione.

La maggior parte delle volte non parlano molto – tutto quello che vorrebbero dire non è traducibile in parole, siano esse in inglese o in russo –, limitandosi a trascorrere notti infuocate, consumati entrambi da un fuoco flebile, sul punto di spegnersi al più lieve soffio d’aria.

Natalia occupa anche la maggior parte delle sue notti, durante le quali non può fare a meno di rivivere le ore passate insieme, analizzando quelli che ha ormai da tempo smesso di considerare sentimenti.

In rare occasioni appare, tuttavia, in un angolo della sua mente, un ricordo estraneo che non riesce a collocare, un particolare sfuggente che occasionalmente si ripresenta indesiderato nella sua memoria danneggiata. Una stretta di mano sul limitare di un campo militare, una risata in un pomeriggio soleggiato, occhi azzurri che lo guardano interessati.

Ma per quanto si sforzi, il Soldato non ottiene ulteriori dettagli dal suo stesso passato; forse è meglio, si ripete quando non riesce a pensare ad altro, perso in mondi tanto lontani da sembrare paralleli, in fondo non ha senso ricordare ciò che non può avere.

Così si concentra su quello che ha, su quello che può migliorare, e si spinge talmente oltre da iniziare a considerare la possibilità di una vita lontana dai suoi carcerieri.

Nel profondo del suo animo sa che questa sua piccola speranza è già morta prima ancora di nascere del tutto, ed è quasi sollevato quando lui e Natalia vengono sorpresi nel mezzo di uno dei loro incontri abituali.

Dopotutto, il Soldato sa di non meritarsi alcun momento di benessere, lui è una macchina, un’arma letale, una risorsa da usare e sfruttare nei modi più svariati. E Natalia è una delle spie più capaci che abbia mai incontrato, e se mai riuscirà a sfuggire alle grinfie del KGB ricorderà per entrambi la loro storia d’amore nata in un luogo impossibile da amare.

Così, quando viene trascinato sulla sedia, legato con pesanti cinte di cuoio, dimenandosi talmente poco che occorrono solo due agenti per tenerlo fermo, non spreca il poco tempo a disposizione tentando di fermare l’inevitabile, ma passa in rassegna tutti i ricordi migliori, l’ultima occasione di cogliere un po’ di serenità: una chioma di capelli rossi, mosse veloci e letali, braccia sempre pronte ad accoglierlo dopo una giornata faticosa, un mezzo sorriso forzato che l’ha aiutato nei momenti peggiori.

Ma, all’ultimo secondo, prima che le scosse elettriche inizino, un paio di occhi azzurro cielo si intrufola tra le altre rimembranze, quasi come a volerlo seguire oltre l’oblio.

   
 
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