Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Soul Mancini    10/02/2020    4 recensioni
Frammento dopo frammento, giorno dopo giorno, la vita di Ives scivola via e la sua anima si spegne pian piano. Quell'anima che era così pura e luminosa, ma che come la fiammella di una candela tremola a ogni soffio di vento.
Dai suoi primi giorni di vita, una serie di momenti che l'hanno portato a bucare la sua pelle con l'ultimo, fatale ago.
[Il capitolo "VIII" si è CLASSIFICATO SESTO al contest "November Rain" indetto da MaryLondon e giudicato da Juriaka sul forum di EFP.]
[Il capitolo 'XII - Like a crystal tear' si è CLASSIFICATO SECONDO al contest "This is our place, we make the rules" indetto da mystery_koopa sul forum di EFP.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Needles'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II
 
 
 
 
 
I'm so tired of being here
Suppressed by all my childish fears
[Evanescence – My Immortal]
 
 
 
 
So di essere troppo vivace a volte, ma sono un bambino, ho soltanto voglia di giocare un po’. Chi lo dice che rompere i vasi a furia di pallonate è sbagliato?
Solo che stavolta ho tirato troppo la corda, me ne rendo conto dallo sguardo che mi lancia Stan; ha sempre avuto un’aria minacciosa, complice la sua corporatura robusta e scolpita da anni di lavoro come muratore, ma ciò che ogni volta mi atterrisce di più è il suo sguardo torvo. Quei suoi occhietti piccoli e scuri hanno il potere di instillare il terrore in me.
“Adesso basta, brutto bastardo!” grida, afferrandomi per i capelli e tirandoli forte. La testa mi fa malissimo e il sorrisetto sornione mi si cancella subito dalle labbra, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Zia Maura, torna presto. Perché vai al lavoro e mi lasci sempre solo con lui?
“Puniscilo, papà!” strilla Maggie battendo le mani. Lei gode nel vedermi soffrire, le piace, e sa che suo padre la accontenterà perché lui la ama. È comprensibile, è la sua figlia biologica, la sua principessa, io sono solo in più.
Stan mi porta in camera mia, mi scaraventa sul lettino e mi massacra di botte, mentre mi urla contro che sono un figlio di puttana e non ci faccio niente in quella casa. Non è la prima volta che mi picchia e mi intima di non farne parola con Maura, ma oggi ha esagerato, è andato oltre tutti i limiti: dopo aver pianto e gridato come mai prima, sono talmente stordito dai colpi ricevuti e dal sangue perso che sono sul punto di svenire, sto malissimo. Mi fa male tutto, voglio che zia Maura torni subito a casa.
Una volta impartitami una punizione esemplare, Stan sembra soddisfatto; sogghigna ed esce dalla stanza, lasciandomi lì, nel buio, con le guance incrostate di lacrime e la maglietta incrostata dal sangue, che continua a colarmi dal naso e dal labbro spaccato.
Sdraiato sul materasso, con la mente annebbiata e gli occhi sbarrati a osservare l’oscurità, vengo assalito dalla paura. E se Stan decidesse di rientrare nella stanza? E se domani lo facesse di nuovo?
Non voglio più stare qui, non mi va più di vivere qui, ho paura.
Zia Maura mi trova così quando torna dal lavoro. “Amore, stai tranquillo, va tutto bene” mi rassicura non appena si accorge delle mie condizioni, prendendomi tra le sue forti braccia e io nascondo il viso tumefatto nel suo seno prosperoso, tremando come una foglia. Nonostante lei cerchi di mostrarsi calma per non spaventarmi, mi basta posare l’orecchio sul suo petto per sentire il cuore batterle all’impazzata.
“Cos’è successo?” mi chiede.
“Stan” riesco soltanto a biascicare tra i singhiozzi.
Senza perdere la calma, mi adagia nuovamente sul letto e mi medica le ferite una per una, mi lascia una carezza sulla testa e torna in cucina, proprio dove si trova suo marito.
“Fuori di qui” afferma in tono irremovibile, con quel suo vocione grosso che farebbe venire i brividi a chiunque. E io so che quando zia Maura prende una decisione, non torna più indietro.
Discutono a lungo, si gridano contro, si insultano come mai hanno fatto prima. Mi fa male sapere che tutto ciò è successo per colpa mia, forse hanno ragione Stan e Maggie a dire che sono una disgrazia che nessuno vuole veramente.
Lottando contro la paura, li raggiungo in cucina in punta di piedi, troppo curioso di sapere come andrà a finire: zia Maura sta in piedi con le mani sui fianchi e lo sguardo infiammato, Stan ringhia e Maggie piagnucola rannicchiata sul divano.
“Preferisci veramente questo figlio di puttana a me?” grugnisce Stan, incrociando le braccia al petto.
“Non voglio avere in casa un uomo che picchia mio figlio e chiama puttana mia sorella. Niki, Ives e Maggie sono le tre persone più importanti della mia vita, hai mancato loro di rispetto e per me sei morto. Esci, sparisci e non guardarti indietro, non ti sfiori nemmeno l’idea di tornare da queste parti. Vai.”
A quel punto Maggie scatta in piedi e, senza smettere di singhiozzare, corre da suo padre e lo abbraccia con disperazione. “Ti prego, papà, non andartene, resta qui! Se te ne vai, voglio andarmene con te!” grida.
La capisco: loro due hanno un bellissimo rapporto, lui non l’ha mai sfiorata nemmeno con un dito e stravede per lei. In fondo Stan non è un uomo cattivo, anzi, è un bravissimo padre e Maggie si può ritenere fortunata.
E ora lui se ne va per colpa mia, che non faccio nemmeno parte della famiglia.
Maggie già mi odia, da oggi mi detesterà ancora di più.
“Però,” dico a zia Maura mentre, con le guance rigate dalle lacrime, mi infila il pigiama, qualche ora più tardi, “mi dispiace che Stan se ne sia andato, era un po’ anche il mio papà.”
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Soul Mancini