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Autore: LilithMichaelis    15/02/2020    1 recensioni
Tu mi ricordi una poesia che non riesco a ricordare
una canzone che non è mai esistita
e un posto in cui non devo essere mai stato.
(Efraim Medina Reyes)
____________________________________
Una raccolta di One shots, senza pretese. Persone diverse, tempi diversi, luoghi diversi, la musica come unico denominatore.
1. Broken - Johnlock
2. No Time To Die - Sherlock Version
3. No Time To Die - John Version
4. The Only - Mystrade
5. I will go to you like the first snow - Mystrade
6. Melted - Eurus
7. All I Want - Johnlock
8. My Flower - Johnlock (angst)
9. Demons - Johnlock
10. Orbit_ - Parentlock
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Song: No Time To Die - Billie Eilish
Link: https://www.youtube.com/watch?v=GB_S2qFh5lU

I should've known
I'd leave alone
Just goes to show
That the blood you bleed is just the blood you owe

"Voglio che tu mi uccida".
Questo aveva detto Sherlock a Culverton Smith. E in un certo senso era anche vero: molte volte nel corso della sua vita Sherlock aveva desiderato morire e riteneva che essere ucciso durante un caso fosse il modo ideale di andarsene.
Eppure...
"Non voglio morire"
Parole pronunciate per convincere Culverton ad agire, ma che mai Sherlock avrebbe creduto essere così vere. Questo suo macabro desiderio era svanito il giorno dopo aver conosciuto John, nel momento stesso in cui aveva accettato di seguirlo nel caso del tassista.
Con John al suo fianco, Sherlock aveva iniziato a provare quell'attaccamento alla vita che tutti gli uomini sentono nel profondo.
Ma John non era con lui. Sherlock sarebbe morto da solo, come era destino.
Non c'era modo di evitare il proprio fato, nonostante Sherlock avesse lottato strenuamente. Questa ne era la prova: ognuno vive la vita che gli è andata in sorte.
E Sherlock sarebbe morto da solo

We were a pair
But I saw you there
Too much to bear
You were my life, but life is far away from fair

Sherlock Holmes e Dr. Watson, questo erano loro due, un duo indissolubile.
Poi Sherlock saltò da quel tetto. Si finse morto per due anni. E qualcosa, in John, scattò. Per quanto il dottore poteva ripetegli che lo aveva perdonato, Sherlock sapeva che non era del tutto vero. La vita di John era andata avanti, e Sherlock era rimasto indietro.
Mary era giunta a separarli.
Ma Sherlock non poteva essere arrabbiato con lei, perchè ava visto la felicità di John nell'avere la sua nuova famiglia. Avrebbe fatto di tutto perchè John potesse continuare a provare quella felicità, se anche avesse significato spezzare quel perfetto rapporto che si era creato all'interno del 221B.
E poi, come la storia del Mercante di Samarra, era giunto l'incontro all'acquario.
Sherlock non aveva mai visto John così disperato, neanche quando lui stesso era saltato dal tetto del St Barth's e il dottore aveva passato due anni ad implorarlo di non essere morto.
In un colpo solo, John aveva perso la donna che amava, la vita che aveva costruito con lei...
E Sherlock aveva perso tutto. L'uomo che lo aveva salvato così tante volte, ora lo guardava come se avesse voluto fare cambio, come se fosse Sherlock a dover essere lì, riverso a terra, al posto di Mary.
"Tutte le vite finiscono, tutti i cuori si infrangono" aveva detto Mycroft dopo l'identificazione di Irene. Nella sua mente Sherlock fece una risata amara: all'epoca non aveva creduto che quelle parole sarebbero state una predizione del suo futuro.
Mycroft aveva ragione, tutti sarebbero morti, un giorno. È la vita.
Ma questa vita era profondamente ingiusta.

Was I stupid to love you?
Was I reckless to help?
Was it obvious to everybody else

Ora Sherlock si trovava nel letto di un ospedale, a offrire la sua vita ad un omicida seriale. Non era mai stato un credente, la religione andava oltre la pura logica, ma in quel momento, Sherlock si ritrovò a pregare silenziosamente che John lo avrebbe salvato ancora una volta.
Tuttavia, Sherlock sapeva, nel profondo, che non sarebbe successo. John era troppo distante ormai. Sherlock aveva continuato ad amare una versione di John che, nonostante le parole di Mary, non sarebbe più tornata. Tutto ciò, mentre continuava a provarci, a chiedere aiuto all'unico che un tempo avrebbe risposto, gioendo ogni volta che il dottore rientrava nello schema che Sherlock aveva previsto.
Ma questa volta, il detective era andato troppo oltre, era arrivato al punto di non ritorno, ignorando i consigli di tutti attorno a lui.
Per una volta, erano loro ad essersi accorti di ciò che lui era troppo cieco per vedere.

That I'd fallen for a lie?
You were never on my side
Fool me once, fool me twice
Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die

Sherlock aveva creduto alle parole di Mary, ma più il tempo passava, più si accorgeva di quanto fossero una bugia. John non sarebbe corso in suo aiuto, non sarebbero tornati ad essere l'infallibile duo che erano. Se anche il dottore aveva accettato di seguirlo durante le indagini su Culverton, non era mai stato davvero al suo fianco.
Da quanto andava avanti quella separazione? Lo aveva davvero perdonato quella volta nella metropolitana? O aveva continuato a mentirgli per farlo sentire meglio? Quel mese di lontanaza, era davvero la vita di John a impedirgli di andarlo a trovare? O era per lui un sollievo non trovarsi vicino al suo ex-coinquilino?
Eppure, John sembrava sincero quando si era preoccupato per lui. Quando lo aveva portato da Molly. Quando era stato sparato da Mary.
Sherlock sapeva di aver messo la sua vita nelle mani del Dr. Watson molti anni prima, ma era durante quei momenti di reale preoccupazione, che il detective dava a John il permesso di usufruire della sua vita come meglio gli aggradava. Poteva ucciderlo o salvarlo, e John aveva sempre deciso per la seconda.
Prima dell'obitorio di Culverton, ovviamente.
Avendo capito che era la fine, Sherlock si concesse di piangere. Lo aveva già fatto, mentre guardava John spezzarsi sulla sua tomba, implorarlo di non essere morto, ma non credeva di essere in grado di farlo di nuovo. Era buffo, perchè John era l'unico che non credeva che Sherlock fosse incapace di provare emozioni... tuttavia, le volte in cui Sherlock aveva effettivamente esternato i suoi sentimenti, John era sempre lontano.
E ora, mentre sentiva avvicinarsi il momento della fine, Sherlock si prese un momento per ricordare tutte le pazzie che aveva compiuto durante i suoi casi e si rese conto che, specie all'arrivo del dottore nella sua vita, non si era mai dato il tempo di morire.

I let it burn
You're no longer my concern
Faces from my past return
Another lesson yet to learn

Sherlock ammise di essere stato bravo a far credere a John di aver ceduto, di essere tornato negli abissi della droga, ma dovette anche confessare a sè stesso di aver mentito. Stanislavskij affermava che nel teatro c'era sempre un fondo di verità. Irene aveva detto che un travestimento è sempre un riflesso di sè. Avevano ragione entrambi.
Sherlock si era lasciato sprofondare, perchè non voleva affrontare la delusione di aver perso il suo migliore amico da lucido.
Aveva assunto Bill perchè sapeva che, senza John a fermarlo, sarebbe affondato sempre di più.
Persino Mycroft si era preoccupato per lui, come quella volta, come quelle volte, nei vicoli bui, i palazzi abbandonati, i luoghi dimenticati da Dio. Mycroft era stato sempre al suo fianco, aveva affrontato con lui le conseguenze delle sue azioni - con le liste, i casi, la protezione.
Sherlock avrebbe dovuto impararlo molto tempo fa: l'unica persona che c'era sempre stata per lui era proprio suo fratello. Non lo avrebbe mai ammesso, certamente, ma Sherlock gli era profondamente grato.

That I'd fallen for a lie
You were never on my side
Fool me once, fool me twice
Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die

Culverton fece esattamente come Sherlock gli aveva consigliato, finchè... cambiò idea. Decise che aspettare che la morfina facesse effetto era un'attività fin troppo tediosa. Sherlock non lo aveva previsto, non aveva calcolato che il tempo rimastogli sarebbe stato così breve. Mentre Culverton lo soffocava, Sherlock disse addio mentalmente a tutte le persone a cui si era affezionato, per cui aveva lottato così strenuamente. Lasciò per ultimi Mycroft e John.
Il primo perche Sherlock non sapeva come dirgli addio. Non avevano mai parlato dell'argomento. Tutta la loro vita era pianificata nel singolo dettaglio, ma non la loro morte. Sherock cominciò a capire che Mycroft si rifiutava di accettarne l'eventualità.
E il secondo... Sherlock sperava ancora che potesse arrivare, che conoscesse John tanto quanto credeva.
Mentre Sherlock si preparava a lasciarsi andare, la porta si spalancò e uno sconvolto John fece il suo ingresso, armato di estintore.
Sherlock si maledisse per aver dubitato anche solo per un secondo di John. Del suo John.
Ebbe paura per un secondo. Paura di essere morto senza accorgersene, che John non fosse davvero lì, ma che fosse tutto un sogno indotto dalla droga. Che Moriarty aveva ragione. Che non sarebbe mai tornato per lui.
Ma la sua voce, il suo sguardo straziato e arrabbiato... Sherlock era convinto di non essere in grado di immaginarlo.
Cercò di riprendere fiato, di riespandere i polmoni, il suo lavoro non era finito. Lacrime calde gli solcarono le guance, mentre il sollievo di essere stato salvato ancora una volta lo pervadeva, lasciandogli una piacevole sensazione di calore.
Cercò di cancellare i segni del pianto: non era il momento giusto perchè John lo vedesse così fragile. Doveva indossare di nuovo la maschera dell'uomo di ghiaccio, freddo e calcolatore, per assicurare Culverton alla giustizia.
Come Moriarty - quell'orribile creatura che viveva nella sua mente e si nutriva dei suoi sensi di colpa, delle sue paure, della sua rabbia - aveva detto la prima volta che si erano incontrati:
non era il momento di morire.

Fool me once, fool me twice
Are you death or paradise?
Now you'll never see me cry
There's just no time to die

Tornato al 221B, Sherlock sapeva cosa lo aspettava, ma nulla lo avrebbe prearato alla reazione di John. Al suo essere così fragile. Al suo fidarsi di lui, nonostante tutto il dolore che gli aveva causato.
E mentre lo abbracciava, Sherlock si rese conto di tutto l'amore di John nei suoi confronti. Si rese conto che il soldato sarebbe rimasto per sempre al suo fianco, che avrebbe sempre cercato il conforto del detective. Che non lo avrebbe mai odiato.
Sherlock si rese conto di non meritare quel tipo di amore così incondizionato, così forte, così imponente.
Quell'amore che sa di pericolo e salvezza. Di morte e paradiso. Di Sherlock e John.
Si trattenne, di fronte a John. Non aumentò il dolore del suo migliore amico.
Ma quando fu solo, dovette riconsiderare le sue parole e rendersi conto della loro verità.
Sherlock Holmes, l'unico consulente investigativo al mondo, che aveva odiato ogni giorno passato su questa terra, che si era rifugiato per anni nella droga, come mezzo di conforto, per sfuggire alla realtà... Quello stesso Sherlock Holmes si era innamorato della vita. Della sua vita.

Non era ancora giunto il momento di morire.

***
Note dell'Autrice:
Ho ascoltato questa canzone ieri notte, dopo una giornata particolarmente stressante e la storia si è praticamente scritta da sola.
Come avete notato dal titolo, questa è la "Sherlock Version" poichè a breve voglio anche proporre la "John Version", in cui la stessa canzone è di sottofondo agli eventi dal punto di vista di John.
Se avete letto fin qui vi ringrazio e ci vediamo al prossimo capitolo!
Lilith

 
   
 
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