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Autore: aly_inWonderland    27/02/2020    0 recensioni
Cosa succederebbe se a distanza di due anni Harry Styles e Louis Tomlinson si rincontrassero? Cosa succederebbe se il primo ascoltasse una canzone del secondo che parla della loro storia d'amore ormai conclusa da tempo? Cosa succederebbe se terminare quella relazione fosse stato l'errore più grande che Louis abbia mai compiuto?
Larry!
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry si trovava sulla terrazza accasciato per terra con la schiena e il capo appoggiati al muro e una sigaretta quasi finita tra le dita tremanti. Le palpebre erano serrate e le sue labbra soffiavano nuvole di fumo grigio. La mente era altrove, dispersa in antichi ricordi e pensieri profondi e la sua fronte si aggrottava nel vano tentativo di riordinare quella catasta di informazioni e emozioni che affollavano il suo cervello. La parola più frequente in quel momento nella testa del giovane era “Perché”. Un sacco di domande cominciavano con quella semplice parola ma solo poche, se non nessuna di quelle, trovavano una risposta. 

Perché aveva scritto quella canzone? 

Perché proprio quando Harry aveva davvero cominciato a dimenticarsi di lui, Louis rispuntava fuori come una talpa? 

Perché, dopo così tanti anni, vedere il liscio gli faceva ancora battere forte il cuore, gli incasinava il cervello e lo riduceva a trattenere le lacrime seduto sul pavimento di una terrazza?

Perché aveva deciso di entrare in quella fottuta sala sapendo che ne sarebbe uscito distrutto?

A malincuore, però, la risposta all’ultimo quesito la sapeva. Era una certezza e anche se con gli anni aveva tentato di reprimerla in quel momento si imprimeva nella testa del riccio più forte che mai. Era entrato in quella stanza perché voleva dargli una seconda possibilità. Non importava quante volte e quanto profondamente Louis lo avesse ferito, Harry avrebbe continuato a cercarlo nei volti degli altri, avrebbe continuato a sperare in un suo messaggio o una sua chiamata, avrebbe colto qualsiasi occasione per sistemare le cose con lui. Perché no, a Harry non era andato giù il modo in cui si erano lasciati l’ultima volta in cui si erano parlati, gli aveva detto cose terribili che non aveva mai davvero pensato in vita sua e, a distanza di anni, si pentiva ancora di averlo trattato in quel modo. 

Era il 28 marzo 2018, si trovava in un prestigioso hotel di Londra per… non si ricordava il motivo preciso, viaggiava così tanto e cambiava alloggio così spesso che ricordare tutti i suoi spostamenti e le motivazioni dietro a essi sarebbe stato impossibile. Ricordava solo che era sfinito e l’unica cosa che desiderava fare era un tuffo nell’acqua fredda della piscina dell’albergo. Camminava sulla moquette rossa dei corridoi diretto alla sua stanza per prendere il costume da bagno e l’asciugamano quando una minuta  figura maschile fece la comparsa nel suo campo visivo. I piedi di Harry fecero involontariamente dietro front e lui si appiattì contro il muro dell’angolo che aveva appena svoltato nel tentativo di diventare parte integrante di esso, inutile dire che non ci riuscì e, appena si rese conto di quanto fosse ridicolo in quella situazione decise di affrontare il nemico a testa alta. Si ricompose e svoltò nuovamente l’angolo ritrovandosi a pochi centimetri di distanza da Louis Tomlinson. Si guardarono per quella che era sembrata un’eternità e poi, finalmente il liscio pronunciò - Ciao -. Era imbarazzato, lo erano entrambi e si poteva vedere da lontano un miglio che nessuno dei due voleva rimanere in quella situazione a lungo. - Ciao - rispose in un sussurro Harry e, dopo ancora qualche secondo infinito si spostò verso destra per oltrepassare il liscio e raggiungere la sua tanto agognata camera, peccato che Louis fece lo stesso pensiero spostandosi dallo stesso lato di Harry impedendogli il passaggio. Compirono le stesse mosse ancora un paio di volte finché il più alto non bloccò per le spalle l’altre e lo scavalcò velocemente abbandonandolo lì, imbambolato e confuso, in quel triste corridoio. 

Harry tirò un sospiro di sollievo una volta buttatosi sul letto presupponendo che il pericolo fosse scampato… non sapeva quanto si sbagliava. Aveva in programma di rimanere chiuso nella sua suite per tutto il suo soggiorno in quell’albergo e di uscire solo per gli impegni a cui il suo lavoro lo obbligava a presentarsi, sfortunatamente il suo manager non era della stessa idea dato che alle sette di sera si presentò davanti alla sua porta bussando insistentemente e obbligandolo a presentarsi a cena nel giro di un quarto d’ora perché - Non ho intenzione di cenare da solo per colpa di una tua vecchia fiamma, non fare il bambino. -. Harry non fece il bambino, semplicemente si rifiutò di tenere una conversazione con Jeff per la prima mezz’ora della durata della cena e iniziando a parlargli solo una volta che il primo piatto fu servito. Si trovavano in una sala appartata nella quale, per il momento, c’erano solo loro, in modo da non dare spettacolo agli altri ospiti dell’hotel ed evitare situazioni imbarazzanti come richieste di foto o autografi. Ad un certo punto la mascella di Jeff cadde facendo così spalancare la sua bocca in una espressione stupita e, Harry constatò, quasi spaventata. - Non voltarti - gli ordinò e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: Harry si girò repentino e, neanche lo avesse mai fatto, i suoi occhi verdi tornarono subito ad incastrarsi con quelli del suo manager e, se gli sguardi potessero uccidere, Jeff non avrebbe avuto nemmeno il tempo di chiedere perdono per tutti i suoi peccati. - Harry, ti prego - riuscì a pronunciare prima che il riccio si alzasse con una lentezza estenuante e si dirigesse verso l’uscita. Una voce lo fermò prima che varcasse la porta - Guarda che puoi restare a finire la cena eh… non ti mangio mica. -.  A quelle parole Harry si arrestò, e così fece anche il suo cuore, prima di rispondere, senza nemmeno voltarsi - Infatti stavo andando in bagno, il mondo non gira intorno a te. - 
- Immagino giri attorno a te, allora - ribattè Louis a bassa voce non sapendo se volesse che il riccio sentisse o no quella risposta che, inevitabilmente, sentì.
- Come, prego? - domandò infatti con un sorriso che di gentile non aveva proprio niente girandosi nella direzione del maggiore.
- Harry, per favore, siediti - lo supplicò Jeff indicandogli la sedia di fronte a lui. Harry con un sospiro tornò al suo posto deciso a lasciare perdere la faccenda ma al - Menomale che dovevi andare in bagno - di Louis scoppiò.
- Che cosa vuoi da me eh? Che cazzo ti ho fatto di male? - chiese arrabbiato alzandosi nuovamente e andando in contro al maggiore mentre il suo manager si prendeva la testa tra le mani. - Non so a cosa ti riferisci. - rispose con fare duro Louis.
- Perché continui a trattarmi di merda? Valgo così poco per te ormai? -
- Io non ti tratto di merda. - si difese il liscio - sei tu che te la prendi per cose da nulla, sei troppo sensibile - fece una pausa nella quale il riccio credette avesse finito di parlare ma - Lo sei sempre stato. - terminò con un ghigno, convinto di aver vinto la battaglia. Effettivamente quella l’aveva vinta: ciò che era rimasto del cuore di Harry si spezzò con un sonoro crack che portò inevitabilmente le mani di Harry a stringersi il petto, lì dove faceva più male. Louis aveva vinto la battaglia, non la guerra.
- Sai tu cosa invece sei sempre stato? Un fottuto egocentrico egoista, che pensa che tutto gli sia dovuto e che si crede il Dio del mondo. Ti senti invincibile solo perché qualcuno ride alle tue battute che, ti svelo un segreto, non fanno nemmeno ridere. Sei solo ridicolo, non divertente. - cominciò a elencare con una cattiveria che non credeva nemmeno di possedere mentre si avvicinava sempre più al liscio sovrastandolo in tutta la sua altezza e costringendolo ad arretrare - Non hai un briciolo di talento, hai fatto successo solo grazie al gruppo in cui ti hanno messo per bontà divina, hai avuto solo culo, e sei andato avanti insieme alla band solo perché c’ero io a trascinarti e a farmi in quattro perciò che tu non rimanessi indietro, grazie per la riconosceneza, a proposito. - Non pensava davvero ciò che diceva, per niente, una parte di lui gli diceva di fermarsi e che un giorno se ne sarebbe pentito ma un’altra parte, quella più ferita, gli gridava di colpirlo dove faceva più male e di toccare tutte le sue insicurezze e punti deboli. 
- E io ancora più stupido ad innamorarmi di uno come a te. Un casinista buono solo a fare nulla dalla mattina alla sera che non si rende conto di dover sgobbare anche lui nella vita. Dio, quanto potevo essere giovane e ingenuo ad innamorami di te! Sai me lo avevano detto che mi avresti spezzato il cuore, ma io non ci ho creduto e chi ne è rimasto futtuto sono stato io. Io che credevo che non mi avresti mai abbandonato, io che ti cercavo ogni secondo con lo sguardo, io che ti ho anche dato una cazzo di seconda possibilità per poi vederla buttare via come se fosse immondizia! - Louis aveva deciso di arrestare la sua camminata quando si era reso conto che andando avanti così sarebbe arrivato spalle al muro, erano fermi al centro della sala e Louis ascoltava impotente la sfuriata del riccio e si imponeva di non piangere davanti a quelle dolorose rivelazioni che lo colpivano come pugnali.
- Ti odio cazzo! Ti odio con tutto il mio cuore e se non ti avessi incontrato la mia vita sarebbe sicuramente stata migliore. Per colpa tua ho buttato via gli anni migliori della mia vita per inseguire un amore impossibile, a struggermi per farla funzionare con un idiota come te, ti odio! - stava urlando ormai quegli insulti che gli uscivano dalla bocca con una facilità assurda e metteva il cuore in ogni singola lettera che andava a comporre quella lama affilata che penetrava sempre più affondo nella ferita già aperta sul cuore di Louis. Era così gratificante vedere quanto male poteva fargli con delle semplici parole. Quando lasciò la sala con gli occhi scioccati di tutti puntati su di lui non sapeva quanto ci sarebbe stato male lui stesso per quella sfuriata, per quelle menzogne dette a causa della rabbia. In quel momento era solo felice per avercela avuta vinta.

Louis per Harry era ancora importante e no, non lo odiava: non lo aveva mai fatto e non avrebbe mai potuto. 
Non voleva che le sue labbra si piegassero in un sorriso triste e malinconico ogni volta che vedeva una foto del liscio o ascoltava una sua canzone. Non voleva che la sua mente portasse a galla momenti tristi e pensare con rimpianto alle giornate passate assieme. No. Lui voleva un bel ricordo di ciò che erano stati, voleva parlare sorridendo della loro passata relazione e non voleva portare rancore e odio verso una persona che per lui era stata il mondo. Ecco perché lo aveva cercato, per provare a riprendere un rapporto civile con il suo ex e magari… no. E magari niente.

Il suo piano era quello di entrare, ascoltare tutta la canzone e poi avvicinarglisi e salutarlo con un sorriso cordiale ma quando aveva sentito le note di quella canzone che parlava così spudoratamente di loro non ce l’aveva fatta a trattenersi. Harry aveva compreso anni addietro le motivazione per le quali Louis lo aveva mollato e, anche se faceva male, le aveva accettate ma non aveva mai condiviso il suo pensiero. Secondo il suo parere loro avrebbero dovuto lottare, andare avanti e impegnarsi ogni giorno di più per poter vivere il successivo fianco a fianco. 

Ma forse l’amore che il liscio provava per il riccio non era sufficiente come quest’ultimo aveva sempre pensato. La rabbia aveva preso il sopravvento mentre ascoltava le parole di quella canzone. Il problema non era stato la giovane età ma il fatto che il maggiore non lo avesse amato abbastanza. Non gliene faceva una colpa ma il fatto che Louis non lo ammettesse o non riuscisse neppure a vederlo lo mandava in bestia. 

Mentre quei pensieri accompagnati da veloci flashback della passata relazione si susseguivano veloci nella sua testa, la porta verde della terrazza venne spalancata e una testa castana ne fece capolino mentre un paio di occhi azzurri e profondi come il mare ispezionarono tutta la zona fermandosi sulla figura accasciata a terra che ora si stava tenendo la testa tra le mani mentre prendeva respiri forzatamente lenti. Louis le si avvicinò lentamente e si accovacciò al suo fianco, prese delicatamente un polso dell’uomo che gli stava accanto e spostò lentamente una mano smaltata dal volto di Harry aspettando di vedere il suoi occhi verdi lucidi di lacrime, lo sorprese il fatto che questi, al contrario, fossero perfettamente asciutti. Non che sperasse di vedere il minore piangere anzi, ma andiamo, cosa ti aspetteresti da qualcuno che sta tremando con le mani a coprirgli il volto e abbandonato a terra!

- Ciao - lo salutò con un sussurro e un sorriso tirato il liscio non appena i loro occhi si incontrarono. 
- Ehi - fu tutto ciò che rispose il più piccolo.
- Stai bene? - che domanda stupida, si rimproverò mentalmente subito dopo: era ovvio che non stesse bene. Infatti - No.- fu la risposta che ottenne. Harry allungò una mano per prendere un’altra sigaretta dal pacchetta e imprecò sottovoce quando si rese conto che erano finite. Louis notandolo mise una mano all’interno della sua giacca per poi afferrare una sigaretta e offrirla al riccio che la accettò con un sorriso. Mentre quest’ultimo aspirava la prima boccata di fumo socchiudendo gli occhi per godersela al meglio invitò l’altro a fare lo stesso, non gli era mai piaciuto fumare da solo. Louis tirò fuori un’altra sigaretta e mentre l’accendeva il riccio cominciò a parlare.
- Mi dispiace per come ci siamo lasciati -
- Lo pensi davvero ciò che hai detto quel giorno? - gli chiese il liscio.
- No! - si affrettò a dire Harry - Certo che no. Io… mi sono fatto prendere dalla rabbia non ho mai pensato tutte quelle cose che ti ho detto e mi dispiace, mi dispiace un sacco, non avrei mai voluto lasciarti così e - continuò ma venne interrotto dal liscio che lo guardò con gli occhi azzurri colmi di tristezza.
- Ti sei pentito di esserti innamorato di me? E’ stato davvero così brutto? - chiese lentamente quasi a non voler davvero ricevere una risposta.
-  No, Louis - lo rassicurò il riccio mettendogli una mano su una coscia - Innamorami di te è stata l’esperienza più bella della mia vita, come potrei mai pentirmene? - disse con un sorriso che colmò di serenità il cuore del maggiore.
- Quindi non mi odi? - chiese ancora il liscio con rinnovata speranza.
- No, Lou, non ti odio. - confermò Harry per poi chiedere dopo qualche minuto di silenzio - Tu invece lo pensi davvero ciò che dici nella canzone? -
- Certo che lo penso, non avrei mai voluto finisse in questo modo e - 
- Non intendevo quello - lo interruppe il più piccolo - ciò che dici nella canzone, che eravamo troppo giovani, è stato davvero quello per te il problema? - 
- Bhe sì, immagino. Tutta quella pressione a cui eravamo costantemente sottoposti era tosta da sostenere e poi eravamo così giovani che non riuscivamo a comprendere quanto ne sarebbe valsa la pena di struggersi così tanto per una relazione che tutti dicevano sarebbe crollata e - 
- Frena, frena, frena - lo riprese Harry - tu non riuscivi a comprendere che ne sarebbe valsa la pena, io sì. Io quella pressione la sostenevo, magari a volte cedevo e mi lasciavo prendere dal panico ma ho sempre saputo che tutta quella sofferenza sarebbe valsa qualcosa. Lo capivo ogni volta che mi guardavi, che mi stringevi tra le braccia, che mi baciavi… perché io ti amavo - disse tristemente.
- Pensi che io invece non lo facessi? - chiese con tono abbattuto Louis. - Tu per me eri come l’aria, sei stata la persona più importante della mia vita, la ragione della mia vita, e se solo mi fossi accorto prima dell’errore che stavo commettendo - si interruppe non appena sentì la risata amara di Harry che stava spegnendo il mozzicone di sigaretta sul pavimento - Perchè stai ridendo? Cosa c’è di divertente? - gli chiese offeso.
- Tu non mi amavi davvero, Louis. - lo disse senza cattiveria, rammarico o rabbia. Il suo tono era dolce, quasi una carezza, e leggermente divertito dal fatto che l’altro non ci fosse ancora arrivato. Quando vide che l’altro stava per controbattere continuò stroncandolo sul nascere. - Ci ho messo anch’io diverso tempo a capirlo, perché non riuscivo a capacitarmene, ma adesso, a distanza di anni, capisco che questa è l’unica verità. Nessuno ci ha mai impedito di stare insieme, Lou. E’ vero, non ci hanno reso la vita facile ma nessuno ci ha mai costretti a lasciarci: è stata una tua decisione. Non te ne faccio una colpa. - mise in chiaro - Ma se mi avessi amato davvero come dicevi, adesso saremmo ancora fidanzati, forse sposati… chissà. Se fosse dipeso da me ora sarebbe sicuramente così, sai perché? Perché io sarei stato disposto ad attraversare il fuoco tenendoti per mano, perché io ti amavo abbastanza da sopportare tutto. Tu… no. - disse poggiando delicatamente una mano sul volto di Louis e accarezzandogli uno zigomo con il pollice mentre i suoi occhi verdi si perdevano in quelli azzurri e liquidi di lacrime dell’altro.
- Se solo avessi saputo che mi saresti mancato così tanto - provò ancora il maggiore.
- No, Louis. - lo interruppe fermo il più piccolo. - Non c’entra niente questo. E’ stato un bene che tu abbia troncato il rapporto, anche se è stato il dolore più grande che io abbia mai dovuto sopportare, è stata la scelta giusta. - 
- Possiamo riprovarci - suggerì il liscio poggiando una mano sul collo dell’altro e avvicinando le loro labbra facendo così sfiorare i loro nasi. - Io non ce la faccio più senza di te. - sussurrò.  Ed Harry era così tentato di annullare quella distanza, lo avrebbe voluto così tanto ma come il liscio allungò il collo per unire finalmente le loro bocche dopo così tanti anni il riccio voltò il capo, come tanti anni addietro aveva fatto Louis, negandogli così il bacio tanto agognato. Le labbra del liscio si scontrarono con la guancia morbida di Harry e rimasero là in un bacio casto e delicato per qualche secondo prima di staccarsi per pronunciare la frase - Oppure no. -. 
Harry gli sorrise dolcemente e gli disse - Non ne vale più la pena neppure per me, ormai. Non voglio più soffrire per qualcuno che non può amarmi con tutto se stesso. -
Louis abbassò lo sguardo tristemente dicendo - Quindi immagino tornerà tutto come prima, continueremo ad ignorarci e a lanciarci frecciatine attraverso testi di canzoni romantiche e nostalgiche? -
- Oppure potremmo andare a prendere un caffè uno di questi giorni, raccontarci cosa abbiamo fatto in tutti questi anni in cui non ci siamo visti e riprendere i rapporti. Mi sembra che a entrambi manchi molto la presenza dell’altro. - suggerì Harry mettendo due dita sotto il mento di Louis e facendogli puntare i suoi occhi nei propri. Le labbra di Louis si incurvarono in un sorriso spontaneo, uno di quelli che non gli illuminavano il volto da troppo tempo. - Mi sembra una bellissima idea. - annuì contento. 
- Allora scrivimi per i dettagli. - concluse il riccio alzandosi e tendendo una mano all’amico per aiutarlo a fare altrettanto. Si diressero assieme con un sorriso stampato sul volto verso l’uscita degli studi dove li aspettavano preoccupati Nick e Jeff che confabulavano sottovoce. Si bloccarono non appena videro la coppia che sprizzava gioia da tutti i pori avvicinarsi a loro. Non seppero mai cosa i due si fossero detti su quella terrazza nè come si fossero chiariti, ma non importava molto, purché Harry fosse felice.

Il giorno dopo i social erano impazziti alla notizia dell’incontro in un bar di Londra dei due cantanti, Harry Styles e Louis Tomlinson, che non venivano avvistati insieme da anni. Giravano foto di loro seduti semplicemente davanti ad una tazza di tè a chiacchierare di solo loro sapevano cosa. C’era chi parlava di una relazione, chi di un incontro di lavoro e chi semplicemente di un’uscita tra amici di vecchia data. La verità è che nessuna di queste opzioni era quella esatta.  Quell’incontro era un simbolo di tregua che concludeva una guerra inutile andata avanti per troppo tempo. Quell’incontro metteva un punto alla loro relazione romantica ma non al loro amore. Perché anche se, come aveva detto Harry, non era stato abbastanza da sopportare tutte le sfide che gli erano state poste davanti, era comunque presente nei loro cuori, nei loro sguardi e nei piccoli gesti che compivano l’uno verso l’altro. Un tipo d’amore che superava l’amicizia ma non arrivava comunque a toccare il cielo.

ANGOLO AUTRICE
Eccoci arrivati all'ultimo capitolo di questa breve fanfiction. Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuta e, se vi va, fatemelo sapere con una recensione (ci terrei veramente tanto). Spero anche che la fine non vi abbia deluso, anche se credo che lo abbia fatto, ma non me la sentivo di rimmetterli insieme, non lo trovavo giusto. Sono combattuta sullo scrivere un epilogo o no quindi, magari, fatemi sapere cosa preferireste. 
Un saluto a tutti :-)

 
   
 
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