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Autore: Mercurionos    02/03/2020    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 11 – Il Destino delle Vacanze Estive, Parte 2 – Anno 1, 25 Termidoro/42 Fruttidoro
 
Il duello tra Vegeta e Mirk proseguì per almeno un’ora, fino a quando Nappa si vide costretto ad interrompere lo scontro. Le pareti della stanza in cui entrò erano state marchiate dalla ferocia della lotta: bruciature, graffi e squarci si potevano notare distribuiti su tutti i quattro lati della stanza. Era un miracolo che le vetrate della sala non fossero state infrante dalle continue esplosioni. Nappa si alzò dalla panchina, prese lo scouter e contattò qualcuno: “Sì, sono io… Sì di nuovo… Sì… Sì, lo so, avete appena ristrutturato… E cosa devo farci io? Vedete di mettere delle placcature più resistenti! Il ragazzo ha più di seimila!”
Radish e Pump vennero catturati da quel numero come degli sgnarfi da dei pappafichi (per voi lettori terrestri sarebbero più o meno dei moscerini attirati dalla frutta matura). “Come “sei”? Da quando Vegeta ha così tanto? – Radish sembrava parecchio confuso – io ero convinto che Vegeta superasse di poco i CINQUEmila! Che cavolo sta succedendo?”
 
Nappa si accarezzò la testa sogghignando, ma non sapeva bene come rispondere. Non era mai stato nello stile di Vegeta sventagliare il proprio livello di combattimento, nonostante fosse per lui un fregio di prestigio non indifferente nell’esercito. Di solito preferiva semplicemente prendere a pugni chiunque gli mancasse di rispetto, per poi decantare il proprio nobile lignaggio come ultimo principe dei saiyan, caratteristica orgogliosamente superba forse ereditata proprio dal padre.
 
Il frantumarsi di una vetrata interruppe i confusi pensieri di Radish. Pump aveva sfondato con un pugno una delle finestre della stanza per l’allenamento, e vi era saltata dentro a testa bassa. Vegeta e Mirk, che stavano per uscire (dalla porta, s’intende), si fermarono stupiti a guardare la loro compagna. Il principe calò lo sguardo, focalizzandosi sui lenti movimenti delle gambe di Pump. “Esci.” Disse Vegeta alla sua compagna di allenamenti, e Mirk uscì senza fare domande, raggiungendo Nappa e Radish. I tre si misero dietro alla finestra rimasta integra, curiosi di sapere cosa sarebbe successo.
 
Improvvisamente, Pump comincio ad alzare il braccio destro. Fermò la mano accanto all’orecchio sinistro, poi cominciò ad alzare anche l’altro braccio. La posa si fece sempre di più inconfondibile: Pump piegò leggermente le gambe, contrasse le dita, e alzò decisa il capo. Una flebile aura bianca cominciò a vorticare attorno alla ragazza, spazzando il terreno dalla spessa coltre di macerie che la ricopriva. Vegeta si fece avanti, senza dire niente. Quando si trovava a poche spanne dal viso di Pump, la provocò: “Dai. Fatti sotto.”
 
Il movimento repentino delle braccia di Pump scaraventò una fiammante esplosione addosso a Vegeta. Nappa alzò tranquillo una mano e bloccò le folate di energia che uscirono dalla finestra infranta. La luce illuminò violenta il corridoio, accecando per qualche istante i presenti. Poi, il chiarore si fece lentamente più debole e dalla polvere emerse il palmo teso di Vegeta, che aveva afferrato le mani di Pump, bloccando con indifferenza l’assalto della ragazza. Lei lo osservava scossa, quasi spaventata dall’insormontabile muro che rappresentava la smisurata forza del ragazzo. Una morsa di paure le si strinse attorno alla gola, mozzandole la voce; voleva chiedere qualcosa al ragazzo, dell’origine della sua forza, del perché non si confidasse con gli unici che lo consideravano un amico, ma niente.
 
Vegeta la osservava inerte, quasi infastidito. Abbassò la mano, e si voltò: “Quella è la tecnica peculiare della famiglia reale di Vegeta. Solo io sono in grado di usarla, e nessun altro ne avrà mai il diritto. Non scordartelo.” Vegeta si allontanò dagli altri, dirigendosi verso lo spogliatoio. Pump era ancora là, immobile e muta. Radish le si fece vicino, allungando la mano, pronto a consolare l’amica. Ma non servì.
 
“Che… FIGO!”
“…Eh?” Radish non comprese.
“Ma l’hai visto? Ho provato a fare un galick cannon e lui lo ha solo… Blaaaam!! Tipo così!” Pump tentava di descrivere l’accaduto con gesti degni di un lattante.
Ma Radish continuava a non capire.
“Cioè… Gli ho sparato addosso! E poi… Ha tipo dieci volte il mio livello, no?”
“…Sì?” Radish le rispose secco, e abbassò il braccio.
 
Nappa e Mirk se ne erano già andati quando Radish uscì dalla stanza. La confusione nella sua mente si fece solo più forte: aveva voluto consolare la sua amica, ma da cosa? Perché si sentiva così tanto in dovere di fare qualcosa per lei? Radish si diede uno scossone, e smise di pensare. Sì girò, e fece un cenno a Pump: “Andiamo, dai.”
 
I giorni seguenti passarono molto rapidamente: Vegeta continuò ad allenarsi da solo o in compagnia di Mirk, talvolta aiutata anche da Nappa. Radish passò la maggior parte dei giorni restanti insieme al club di sport, ma il suo scopo effettivo era di migliorare di livello la propria tecnica. Questo atteggiamento, dopotutto tipico di un saiyan, non passò completamente inosservato.
 
“Ehi, Radish!” Una voce squillante si rivolse al ragazzo, che seduto per terra si stava riposando sorseggiando dell’acqua ghiacciata. Questi si asciugò rapidamente la bocca e alzò la fronte sudata: “Ah, Sabrina! Ciao!”
“Ehm… Ciao…” La ragazza, un po’ impacciata, si adagiò sul terreno di fronte a Radish, piegandosi sulle ginocchia.
“Senti, se è per quello che è successo con Patty al torneo, io…”
“Nonono! Non c’entra quello!”
“Ah! Però davvero, mi dispiace…”
 
Sabrina abbassò sempre di più lo sguardo, e sempre più insicura tentò di far proseguire il discorso: “Tu… stai tentando di migliorare come combatti, vero?”
“Ahi ahi… Beccato! Si nota davvero così tanto?” Ridendo, Radish si spettinò la lunga zazzera con la mano.
“Beh, non ho mai visto nessuno giocare a baseball prendendo a calci la palla facendo delle piroette, quindi…”
Radish non sapeva come replicare, e balzò in piedi con un salto: “Allora, volevi chiedermi qualcosa?”
 
La ragazza seguì il suo sguardo interrogatorio, poi fece ricrollare il capo verso terra: “Ecco… volevo chiederti… se ti andasse forse di allenarti un paio di volte con me.”
“Eh? E perché? Patty e Frida sono nel club di combattimento, no? Non possono darti una mano loro?”
“Ma è quello il problema!”
Sabrina si irrigidì di colpo, disorientando il suo interlocutore. Radish appoggiò sul pavimento la bottiglietta che aveva appena finito di svuotare, e si scostò il sudore dalla fronte, attendendo una spiegazione. Il torrido caldo dell’estate su Neo Freezer rendeva particolarmente pesante dover spremere le meningi, specie dopo una lunga sessione di attività fisica sul tetto della scuola.
 
“Quando siamo in missione le altre non fanno che dirmi quanto sono inutile se c’è da combattere, ma io non so davvero che cosa fare… Tu combatti bene, e vedendoti giocare così… mi è venuto in mente di chiedertelo.”
Radish cominciò a girare in tondo, grattandosi il mento e pensando alla richiesta della compagna: “Senti, domani sei libera?”
 
Sabrina non si aspettava una domanda tanto diretta, e scattò in alto senza sapere cosa dire: “Come domani?! I-in che s-senso?”
“Domani è l’ultimo giorno delle vacanze, e al mattino di sicuro nessuno si mette ad usare i campi di addestramento dei club di combattimento. Ti va bene così?”
La ragazza si fece minuscola, stringendosi nelle proprie spalle, e annuì più volte con molta enfasi.
 
“Allora, fatti sotto!”
Alla mattina dell’ultimo giorno delle vacanze estive, Radish e Sabrina si erano incontrati in uno dei campi di addestramento dietro l’accademia. Una forte brezza estiva soffiava verso est, sollevando a poco a poco sempre più polvere. Il profumo dei campi verdi si sparse per tutta la zona, cancellando lo stantio odore della città.
“Yaaah!” Sabrina si lanciò con violenza su Radish. L’impatto provocò un sordo rimbombo, ma non aveva suscitato l’effetto desiderato: il pugno chiuso di Sabrina era andato a schiantarsi sulla mano aperta di Radish, che con decisamente poco sforzo aveva arrestato l’assalto della ragazza.
 
Ad un colpo ne seguì un altro, poi un altro ancora. Radish bloccò l’ultimo pugno che riuscì a parare, tirò Sabrina verso di sé e le piantò il palmo contratto della mano dritto in pancia, sbalzandola all’indietro.
Sabrina atterrò dopo una rapida capriola: con il volto sempre più scuro, sì scagliò più e più volte su Radish, ma nessun colpo sembrava interessarlo minimamente. Sembrava anche che se non avesse parato un pugno, non avrebbe risentito degli effetti dell’attacco.
“Perché… non riesco… a… colpirti? Yaah!”
 
Radish ebbe un’intuizione, e abbassò di proposito la guardia, allargando le mani. Nonostante questo, l’attacco di Sabrina si diresse proprio verso quelle.
“Ok, fermati!” L’attacco della ragazza si arrestò. Perle di sudore le cadevano dal viso, cadendo silenti sul terriccio ai suoi piedi.
“Tu… Cosa stai cercando di colpire, esattamente?” Le chiese Radish.
“In che senso? Te, ovviamente.”
“E invece no.”
“…Scusa?”
“Ho appena allargato la guardia per farmi colpire, ma in qualche modo… Ti ho parato lo stesso. Tu non devi colpire le mie mani, devi colpire ME! Non devi di certo fare un favore al tuo nemico, devi farlo fuori!”
“Ma… Io non voglio mica ammazzarti!”
“Allora, in questo caso…”
 
Radish alzò il braccio destro verso il cielo. Piccole scariche di energia si accumularono attorno al suo polso, danzando allegre nell’aria. I fulminetti si fecero densi e frenetici, quindi il ragazzo abbassò di scatto la mano, scagliando una sfera sprizzante di energia sulla sua avversaria. L’esplosione lanciò in aria la ragazza, spaventata dalla violenta deflagrazione. Non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di essere atterrata che Radish era già emerso dalla densa nube di polvere di fronte a lei, simile ad un turbine nero: il saiyan vorticava rapidissimo in aria, sempre più vicino alla sua avversaria. Dopo pochi secondi, Sabrina cadde a terra, completamente esaurita da tutte le sue forze.
 
Sabrina si risvegliò un’ora più tardi in infermeria: “Ah! Professore, cosa ci fa qui?” Il professor Planthorr si voltò, sorridendo alla giovane paziente: “Il tuo compagno ti ha portato qui non troppo tempo fa, eri piena di lividi. Dovreste riposarvi, invece di menarvi… Oppure anche studiare un poco, non vi farebbe del male.”
Lo sguardo della ragazza scrutò nell’angolo della stanza: su una panca, proprio sotto l’ampia finestra, Radish si stava godendo un non guadagnato quanto beato riposo. Qualche ora dopo i due compagni ripresero l’allenamento, ma nessuno dei due notò il paio di occhi che li stava fissando.
 
Dall’alto dell’edificio principale dell’accademia, Gladyolo osservava con sguardo vacuo i movimenti del saiyan. La sua giornata stava per concludersi proprio come era cominciata: in maniera ben poco entusiasmante. Il vento che spazzava forte sul tetto della scuola si stava facendo sempre meno caldo, come per avvisare dell’avvicinarsi della notte. Finalmente però, il ragazzo venne distratto da una voce familiare.
 
“Fratellone! Cosa ci fai qui?”
“Ah… Niente. Ciao Dylia.” Gladyolo si passò la mano tra i capelli, arruffandoseli un poco.
“Sei qui da tanto? Uh! Quello è Radish!? Cosa fa?”
“Direi… Che si stia divertendo un poco. Andiamo a chiamarlo per cenare insieme?”
La ragazza annuì sorridendo, quindi si lanciò giù dall’edificio, diretta verso Radish. Gladyolo non si spostò. Continuava ad osservare il ragazzo con la lunga chioma di capelli, sospirando; prese in mano lo scouter che portava all’orecchio, e lo spense.
 
Il giorno dopo, le lezioni ricominciarono. Quando comunicarono i risultati degli esami di metà anno, buona parte della classe 1.A.0 cominciò a ridere a causa dello sfrenato tremolio generatosi nel corpo di Vegeta: il suo punteggio lasciava di certo a desiderare. Nel momento in cui prese a minacciare di far saltare in aria tutto l’istituto, Pump e Radish si scagliarono sul loro principe, riempendolo di botte. Vegeta di certo non si faceva menare volentieri (nonostante le apparenze). Piano piano, uno studente dopo l’altro si aggiunse alla scaramuccia, fino a quando Gladyolo, dall’alto della sua carica, decise di domare la sfrenata zuffa che stava per danneggiare la mobilia dell’aula.
 
Il tempo passò rapido nelle giornate successive: i club ripresero le loro impegnate attività, e il sonno tornò ad allontanarsi inesorabilmente dalle vite degli studenti. A metà del mese di Fruttidoro, l’estate abbandonò il pianeta: il vento pomeridiano si fece di giorno in giorno più freddo e gli alti alberi che circondavano la città cominciarono a perdere le foglie bluastre, che silenziose si sparsero per il cortile della scuola. Se le inutili descrizioni dell’inizio dell’autunno vi hanno (giustamente) stancato, eccovi qualcosa di diverso: “E caddi come corpo morto cade”, giusto perché non ho idea di come concludere il capitolo in maniera spettacolare.
Anzi, invece ce l’ho. *Ahem!*
Il gelido vento del mattino però, verso la fine del mese, portò con sé un’ombra di malefico terrore. Il suo nome era…
Banan!
 


Note dell’Autore:
Na na na na na na na na, Banan! Perché mai proprio Banan? Forse perché ha un nome simpatico? Sì.
 
Radish sembra essere decisamente amato dalle ragazze della scuola, visto che ogni tanto se le ritrova tutte addosso. E dal momento che la vita fa schifo, l’unica che gli interessa non sa se vuole cagarlo di striscio.
 
Le relazioni che stando andando ad intrecciarsi nella nostra storia cominciano a complicarsi esponenzialmente, passando dall’usuale “triangolo” alla più adatta “ebesfenomegacorona”. Cercatela online, è bellissima.
 
Il vento d’autunno porta con sé l’amore? Banan fa la sua gloriosa apparizione! Non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo!
   
 
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