Ci ho riflettuto.
Il mio senso della vita, a parte la mia famiglia che viene prima di ogni altra cosa, sta principalmente in due cose.
Una è il viaggio, nel senso più ampio del termine. Il movimento, l'evoluzione, la ricerca continua e inarrestabile, l'asfalto lucido che scivola via, i piedi bollenti, i muscoli gonfi. E la linea azzurra all'orizzonte.
L'altra è la creazione. Plasmare qualcosa dal nulla, sentire che prende vita sotto le tue mani. Percepire la fatica e quella maledetta voglia di arrendersi quando le cose si fanno difficili. E il desiderio prorompente che prende il sopravvento, di portarlo a termine, anche a costo di sudare sangue.
E quando l'hai finito, restare a contemplarlo estasiata, con gli occhi umidi, l'emozionante consapevolezza che sì, potrà piacere o meno, ma niente sarà mai così tuo come questa creatura nata dal nulla e forgiata dal tuo essere.
(forse c'è una similitudine con il dare la vita, che è anch'essa, in qualche modo, creazione).