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Autore: Star_of_vespers    07/03/2020    4 recensioni
L'umanità è stata decimata da un nuovo pericolo. Near ha centotre anni, ormai vecchio si ritrova a lasciare il comando ad una giovane ed inesperta ragazza, nonché una scienziata molto abile. Quest'ultima grazie ad un patto segreto stipulato con il re degli Shinigami, è riuscita a riportare in vita Mello e Ryuzaki nonché il vecchio L.
La ragazza è mossa da una questione personale, anche se ormai intenta a riportare l'umanità sulla terra, bloccata su Marte da ormai troppo tempo.
Dal testo:
-Porgo ad entrambi, i miei più distinti e affettuosi saluti- il suo sguardo determinato scivolò tra gli occhi azzurrissimi di Mello che impassibile l’ascoltava, poi si spostò sul vecchio L e debolmente gli sorrise.
-Conosco già tutte le vostre domande …- seguitò determinata, continuando a parlare sostenuta dallo sguardo fiducioso di Near che la fissava nella penombra.
-Conosco quelle che un tempo erano le vostre certezze. Ma siete ritornati, dalla morte- sentenziò infine.
Vi assicuro che vi farò rimanere con il fiato sospeso! sarà una storia piena di azione, mistero, amore, e tantissimi colpi di scena.
Genere: Fantasy, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Nuovo personaggio, Shinigami
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alleanza: fazione che si oppone allo shinigami Light.

Ribellione: seguaci shinigami/uomini di Light, banditi dal re degli shinigami.

Losiliani: fazione pacifista, garante della razza umana, residente su Marte

Intoccabili: coloro che, non avendo un nome, sono immuni al Death Note.

Dispersi: per lo più cannibali, coloro che dopo la guerra, non avendo trovato riparo, si sono smarriti, abbandonando il lume della ragione. Senza né cibo né acqua, hanno divorato ogni cosa, uomini, donne, bambini, animali. Divenendo pazzi e abbandonati alla loro misera condizione

 

 

 

 

 

 

L'altra faccia della medaglia:


 

 

 

 

 

Il quaderno era un’arma letale, la più mostruosa a parer di Near, questo Elrien lo sapeva bene. Amava tanto ascoltare Near ed i  suoi racconti, ma adesso che si trovava tra le grinfie di Light, poteva considerarsi parte integrante di quelle narrazioni. Stavolta però sarebbe stata lei a dare una svolta a tutto, ne era consapevole, e ne andava fiera.

Era seduta per terra, vicino alle ossa di chissà quale bestia. Girò più volte il viso, per scrutare quel terreno fracassato e sudicio, respirò a malavoglia quell’aria rarefatta, appoggiando la sua schiena contro la parete rocciosa, mentre gli shinigami che la stavano seguendo, si erano allontanati per discutere con Light, che poteva considerarsi ora come una specie di nuovo re, anche se, per i più deboli, quelli che a malincuore lo seguivano, spinti dalla paura, Light era solo un usurpatore del trono.

 Durante la prigionia la bambina aveva ascoltato i racconti di tutti coloro che le stavano vicini. Lei fin da piccola amava ascoltare le storie, di ogni genere, ed a causa della tenera età stava considerando quella stessa vicenda quasi come una delle favole che tanto apprezava. Essere la protagonista indiscussa la riempì di gioia, aveva sempre sognato di vivere un’avventura, scoprire nuove terre, nuove persone e conoscere sempre di più quella parte di realtà che si allontanava dal suo modo di vivere.

Quando fu rapita da Light si sentì come se uno dei personaggi di quelle storie  si fosse interessato a lei, alla sua vita, era veramente entusiasta, ed aveva seguito lo shinigami senza battere ciglio, contro il volere di coloro che a fin dei conti l’avevano sempre tutelata ed amata.

Elrien  era piccola quando vide per la prima volta Light, non ricordava molto di quegli incontri, poteva solo affermare con certezza che nessuno le credeva, ed ogni qual volta informava Matryel e Near di quelle visioni, loro rinunciavano ad ascoltarla, sostenendo che fosse tutto frutto della sua immaginazione, ma non era così. Elrien veramente aveva visto Light, perché quest’ultimo aveva avvertito in lei una speciale forza, che nessuno prima d’ora aveva notato.

 “Si trovava in camera sua, intrappolata tra le bianche pareti fredde di quella navicella spaziale, dove era stata costretta a vivere, anche se, sognava di scappare da lì, e questo suo desiderio l’aveva rivelato sia a Matryel che a Near, ma ovviamente loro non badavano alle sue esigenza, forse perché era troppo piccolina per capire cosa fosse meglio per lei. Elrien si sentì quasi come indignata, perché nessuno la considerava, quindi mentre gli altri lavoravano incessantemente, trascorrendo varie ore nella sala  monitor, la piccola bimba si dilettava a recitare sola davanti allo specchio, osservando il suo corpicino minuto e le guanciotte rosse. Le piaceva molto trascorrere il tempo così, come se trovasse nel suo riflesso una sorta di amica immaginaria.

In quella cameretta, condivisa all’epoca con Matryel e Risa, aveva ben nascosto tutte le sue marionette ed i giocattoli che più amava, approfittando dell’assenza delle due per giocare come meglio desiderava, sempre sola davanti a quello specchio. Era triste ma sapeva bene che non poteva costringere gli altri a stare insieme a lei, perché dovevano lavorare, con lo scopo di riportare quell’umanità ormai  in declino sulla terra, e di questo ne era felice, poiché odiava veramente, quel freddo e soffocante spazio, troppo piccolo per una bambina come lei.

Il momento che più preferiva era senza dubbio la sera, quando chiedeva a Matryel di raccontarle le storie che aveva conosciuto tramite Near. La sua preferita in assoluto era quella di Light o Kira. Più l’ascoltava, più rimaneva affascinata da quelle parole, ed immaginava avvolta dalle sue coperte tutte le vicende che Matryel le raccontava, intrattenendola con gesta o imitazioni eccezionali. Ed ogni sera prima di dormire lei doveva ascoltare quella storia, perché la rallegrava e la emozionava, tanto da farla crollare in un sogno profondo; questo era l’unico modo per far addormentare Elrien, finché un giorno, dopo aver ascoltato quel racconto ed essersi girata dall’altro lato del suo setoso cuscino, la bambina proprio nell’angolo vicino alla finestra della camera, vide un mostro, alto e ossuto, con una bandana sulla fronte e degli strani occhiali. La Elrien rimase paralizzata dallo stupore, non sapeva chi fosse e da dove fosse entrato, ma cosa principale non sapeva come comportarsi. Agì d’istinto, alzando le coperte e sedendosi sul letto, pronta a saltare giù per avvertire Matryel di quella presenza, ma prima che lei compisse una di queste azioni, quello strano essere le si avvicinò, e le tocco il volto paffuto, presentandosi con il nome di Light Yagami. Lei non poteva credere che, il più grande antagonista delle sue storie fosse arrivato quella sera a trovarla, proprio nella sua cameretta. Impaurita in un primo momento la bimba si era ritirata sotto le coperte per nascondersi, ma quando quella creatura le aveva parlato, raccontandole la stessa storia che anche Matryel ogni sera le narrava, lei si incuriosì e diede maggiore fiducia  a quello sconosciuto. Infondo era fin troppo piccola per capire. Considerò quella situazioni quasi come un gioco.

Contenta di aver ricevuto quella visita, la mattina seguente quando aveva aperto gli occhi, Elrien sprizzava felicità da tutti i pori ed estasiata era scesa fino alla sala monitor per raggiungere Matryel, occupata a sistemare il carburatore della navicella. Le si avvicinò mentre la donna senza guardarla, stava ascoltando le sue parole, dell’incontro con Light Yagami, della sua trasformazione e di come la sera precedente lui avesse raccontato alla piccola Elrien quelle stesse storie che tanto amava ascoltare. Ma adesso era veramente contenta perché le aveva udite da un protagonista e si sentiva onorata per averlo visto. Iniziò a correre lungo la sala, era felicissima, danzava  e roteava intorno a Matryel ma non capiva perché la ragazza non fosse contenta quanto lei, così quella sua felicità venne smorzata dall’indifferenza della donna, sempre concentrata ad aggiustare quell’odiosa navicella.

Non ricordava molto di quella mattina, anche se, nella mente ancora le rimbombavano le parole di Matryel

-Elrien  hai una fervida immaginazione d’ora in poi ti chiamerò “la sognatrice di mostri”-  “

 

 

Inizialmente aveva creduto a Light, era piccola e fin troppo ingenua, ma quando era stata trascinata dai suoi piani ed aveva vissuto insieme a lui, amaramente aveva ammesso a se stessa  che quella storia, di cui adesso faceva parte anche lei, non era poi così tanto bella.

 Era triste, persa nello sconforto e in mezzo alla polvere, con nel cuore la speranza che la sua adorata  Matryel presto la venisse a salvare, ed anche se non poteva far nulla di più, Elrien avrebbe appoggiato ogni decisione di Matryel.

-Sidoh- si rialzò piano da terra. Sentì un odioso formicolio alle gambe, e delle pietre proprio sotto i suoi vestiti.  Lo shinigami che aveva chiamato era di fronte a lei e la stava guardando, mentre la ragazzina gli si avvicinava, pulendo con le mani la polvere dai suoi vestiti.

-Cosa c’è piccola umana, forse vuoi mangiare?-non capendo il comportamento di Elrien lo shinigami bendato guardò i suoi occhi viola, quella bambina non parlava quasi mai, anche se, con lui pareva molto più espansiva, forse non gli faceva poi così tanta paura.

-No, avrei una domanda: se io rinuncio al mio Death note ed entro in contatto con il tuo, tu di conseguenza diventeresti il mio shinigami, giusto?- la voce della ragazza era seriosa e determinata, la creatura sorpresa iniziò a riflettere sulle considerazioni di Elrien, poi la guardò, curioso di capire il motivo di quella domanda.

-Esattamente!-

-Benissimo…- entusiasta estrasse dalla tasca la trasmittente che usava per comunicare con Matryel e l’avvicinò al viso.

-Sidoh, se io dovessi rinunciare al mio Death note, devi assolutamente farmi avere il tuo! Promettilo o io non ti darò più la cioccolata che tanto desideri!- pareva veramente decisa, tanto da far intimorire quello shinigami fin troppo suscettibile.

- E va bene ragazzina, non c’è bisogno di minacciarmi così- pensando che stesse solamente farneticando Sidoh accettò il patto, infondo non poteva rinunciare a quella succulenta delizia. Elrien aveva sfruttato questo suo debole, lo shinigami non avrebbe mai potuto immaginare che a breve i suoi desideri si sarebbero realizzati, avrebbe avuto  tutta la cioccolata che desiderava, ma l’attendeva a breve un incontro poco piacevole, con un uomo che tempo fa, nel mondo degli umani l’aveva terrorizzato, facendolo divenire come una specie di cane da guardia addomesticato.

Elrien frettolosamente afferrò quel ricevitore che stringeva tra le mani ed inviò svelta la sua precisa posizione a Matryel, osservando la lucina rossa sul centro. Sorrise fiduciosa per poi rivolgere lo sguardo verso la creatura  che aveva dinanzi.

-Sidoh un’ultima cosa… vorrei fare lo scambio degli occhi, questo è possibile?- rivolse completamente l’attenzione al volto stupito dello shinigami, illuminata dal suo sguardo confuso e buffo,  speranzosa di ricevere una risposta positiva.

 

 

♣♥♣

 

In quella galleria buia e sporca, una piccola lucina rossa attirò l’attenzione di Matryel che ancora stupita, si stringeva alla giacca di pelle di Mello. Si sentì spaesata, troppo agitata per riflettere razionalmente e collegare ogni punto del suo piano con estrema precisione, infondo ciò che era accaduto l’aveva decisamente destabilizzata. Si distanziò dal ragazzo, respirando quell’odore che Mello aveva addosso,  in seguito afferrò  tra le mani la trasmittente scivolata a terra

-E’ Elrien… si trova a circa otto chilometri da noi- osservò confusa quei dati, senza alzare lo sguardo dal dispositivo,  dalla flebile luce dello schermo luminoso che stava di poco schiarendo quelle tenebre, riportandole forza e determinazione, come se oltre quel buio stesse rischiarando anche il suo cuore afflitto da troppe ansie. Fisicamente non poteva dire di star bene, sentiva ogni muscolo del corpo indolenzito, per non parlare delle braccia che erano state prese a morsi dai Dispersi. Anche se avvertiva dolori ovunque, il suo forte desiderio di ritrovare la bambina non era scomparso, anzi, lei doveva procedere, per avvicinarsi alla meta, soprattutto ora che Elrien la stava ricercando.

-Non possiamo indugiare qui, dobbiamo procedere, adesso che è ferma abbiamo molte più possibilità di trovarla e salvarla. Se Light decidesse di spostarsi noi avremmo delle difficoltà enormi- appoggiò una mano al terreno umido e cercò di rimettersi in piedi, nonostante i lividi ed i morsi su tutto il corpo.  I suoi capelli completamente inzuppati di sudore sparsi sulla fronte le impedirono di osservare bene quel piccolo monitor, li scostò perciò velocemente, desiderava avanzare, incurante del suo stato.

Appoggiato vicino alla moto laccata di nero, vi era Mello, impassibile e serioso come sempre: con le braccia incrociate ed i capelli scompigliati osservava una pozzanghera scura a terra, lanciando di tanto in tanto qualche sguardo alla scienziata.

Si era decisamente aperto in precedenza con lei, donandogli il suo pieno appoggio e la sua massima compressione, questo perché realmente la donna era riuscita a sorprenderlo con quella rivelazione. Ciò che aveva visto in quella stanza che gli era stata indicata dalla donna, era di certo qualcosa di scioccante, non poteva credere che Matryel avesse pensato a tutto. La stima nei confronti di lei era aumentata doveva ammetterlo, ma continuava comunque a considerarla un’incosciente.

Imperturbabile la guardò con attenzione, si era calmata, poteva notarlo dal suo viso e dalle sue mani che non tremavano più di paura. Si era avvinghiata al suo petto precedentemente, cercando di catturare quanta più energia, e lui gliel’aveva concesso, non poteva lasciarla moribonda a terra, ma dopo diversi istanti, non capiva il motivo per cui le aveva baciato la fronte. In quel momento vederla in quello stato gli aveva scatenato qualcosa dentro di impreciso ed irriconoscibile. Ma passato l’attimo ogni cosa era come tornata al suo posto, lasciando solo nella testa del detective una confusione assurda. Lui si era chinato per calmarla, con quei gesti e quelle parole “non ne ha motivo … hai me”.  Poi le aveva spostato dalla fronte quella ciocca scura di capelli e l’aveva baciata spontaneamente, nulla di forzato, era successo e basta, perché lui lo voleva, ma non sapeva spiegarselo e non sapeva perché l’immagine di lei insanguinata  gli stava dando un‘incomprensibile ma reale fastidio. Non voleva che qualcuno la toccasse, in nessun modo, ma non desiderava nemmeno pensare quelle cose o provare quell’assurdo fastidio.

Alzò di poco gli occhi rivolgendo l’attenzione alla donna in piedi, poi si allontanò con lo sguardo, quasi come scottato. Non capiva e non si capiva, voleva guardarla, ma allo stesso tempo si rifiutava di accettare questo suo pensiero, così si sforzava ad allontanarsi, ma poi ritornava a scrutarla di soppiatto con i suoi occhi irriverenti.

Fissò il viso di lei, sporco e grondante, era affaticata e ridotta parecchio male, con addosso quell’armatura rovinata e quel carretto mezzo rotto. Chiuse le palpebre, sapeva bene di essere una statua, rigido e rigoroso come lo era sempre stato, continuava ad osservarla, promettendosi mentalmente di non farlo più, ma ricadeva sempre, per ritrovarsi di nuovo a guardarla. Serio voltò di poco il capo verso di lei ancora una volta. Non pensava nemmeno ad L, quello vero, ora che Matryel era lì, anche se, la sua riflessione era rivolta a quei piani ed alla risoluzione di quei problemi.

-Dammi la trasmittente!- rimase appoggiato alla moto, non spostò il suo viso, né le sue gambe verso lei, solo con una mano tesa chiese la trasmittente a Matryel, che a sua differenza si era voltata completamente verso lui. Era confusa, indolenzita e stupita dal temperamento del detective, sempre padrone di sé stesso, impassibile. Lo guardò a lungo: i suoi occhi di ghiaccio quella volta erano lontani da lei. Appoggiato alla moto osservava un punto impreciso, pareva distante, come troppo preso dai suoi stessi pensieri, anche se quella richiesta le fece capire che sicuramente stava riflettendo sulla missione, altrimenti non le avrebbe mai chiesto la trasmittente.

Indecisa guardò il ricevitore, e la piccola lucina rossa che illuminava ad intermittenza il suo viso, poi, con insicurezza si avvicinò a Mello ed appoggiò sulle sue mani quello che le aveva chiesto, sfiorando le sue dita; arrossì leggermente, era calato il silenzio tra di loro, tra lei e lui, dopo diversi istanti trascorsi vicini.

Non capiva cosa stesse progettando, ma sicuramente, dopo quello che gli aveva scritto in quella lettera, Mello l’avrebbe appoggiata, almeno pareva intenzionato. Lo guardò, ma non capì molto, lui non lasciava trapelare nulla dalla sua espressione, sempre così serio  e attento. Quanto avrebbe voluto capire cosa stesse pensando.

-Stai sanguinando ancora!- quelle parole, dette in quel modo, con quel tono tra il serio e il preoccupato la stupirono, rimase sorpresa e cercò di capire il motivo di quell’osservazione visto che non la stava più guardando.

-Lo so, ma passerà, l’importante è che sei qui!- lo guardò, intensamente, ricercando più volte le sue iridi chiare, voleva troppo vederlo, essere intrappolata all’interno di quello sguardo profondo e silenzioso.

-Non mi piace come agisci, sei avventata… se mi avessi rivelato di L, già dentro la base a quest’ora non saresti ferita in questo modo. Forse Elrien stessa sarebbe già salva. Ma tu non ti confronti, fai semplicemente quello che vuoi trascinando gli altri in situazioni scomode- era serio, le sue braccia si erano disgiunte, aveva le mani in tasca, uno sguardo risoluto, un tono di rimprovero ma allo stesso tempo tranquillo. Matryel lo trovò molto maturo, ma non poté far a meno di sentirsi provocata dalle sue parole. Se non avesse agito in quel modo, lui non l’avrebbe seguita, a prescindere dalla rivelazione che gli aveva fornito. Lei seguiva uno schema chiaro, per poter salvare Elrien e riportare la popolazione sulla terra, ricacciando Light.

-Tu non mi avresti mai seguita se io non mi fossi spinta a tanto… o di sicuro avresti boicottato i miei piani, piani che ho studiato a lungo, per questo ho deciso di mettermi in gioco-  si poteva percepire nella sua voce un certo rammarico. Anche il suo sguardo era divenuto cupo, lei non sapeva più che pesci prendere, per ogni passo che faceva Mello pareva retrocedere sempre di più, anche ora che gli aveva rivelato ogni cosa, facendolo accedere ai suoi dati personali e segreti. Ma come poteva criticarla così?

Non capì bene il motivo ma avvertì un groppo al cuore dopo aver udito quelle parole, accentuate dal suo sguardo distaccato a dalla curva rigida delle sue labbra.

-Hai resuscitato sia me che L, ma non ti sei mai confrontata con nessuno di noi due. Semplicemente hai agito a modo tuo. Ed adesso ci ritroviamo qua e tu non sei nelle condizioni per affrontare una battaglia…-

-Non potevo fare altrimenti credimi! Se ho agito, così è perché desideravo che nessuno si facesse male, poi tu mi hai seguita, ma io questo non l’avevo progettato, io volevo che anche tu fossi su Marte e al sicuro ma…- era tesa, cerò di controllarsi studiando l’espressione del ragazzo, voleva capirlo, osservare quegli occhi, quelle labbra, e quella cicatrice che lo rendeva ancora più inflessibile. Erano vicini, ma i loro pensieri un po’ meno, anche sé si sentì troppo attirata da quelle parole, le sentiva colare sulle sue labbra, sui suoi occhi, la toccavano profondamente, e per questo ricercava un contatto, lo voleva eccome.

-Ma io non sono poi così diverso da te… faccio esattamente quello che voglio.- dopo diversi istanti Mello finalmente si girò verso lei, la guardò, scrutando quel volto pieno di lividi, quella fronte corrugata e le labbra fin troppo chiuse - Per me rimani fin troppo imprudente!- serrò poi le palpebre, lasciando la ragazza appesa a quelle parole.

-Se essere imprudente significa questo, mi va bene. Preferisco sanguinare io piuttosto che far sanguinare gli altri!- infine senza lasciarsi trasportare dal nervosismo, Matryel  strinse i pugni, evidenziando alla vista di Mello quelle nocche sbucciate, quel sangue rosso vermiglio. Il suo viso era sporco e vicino alla bocca aveva un piccolo taglietto divenuto viola a causa della collisione. Era in piedi, a malapena si reggeva, ma pareva presuntuosa dinanzi agli occhi del detective, gli parve quasi che stesse cercando di rimanere forte per non dargli una reale ragione.

La scienziata lo guardava. Lo vide chiaramente alzare le palpebre e girare quegli occhi profondi verso il suo volto. Sicuramente lui l’avrebbe contraddetta e rimproverata, esponendo una sua personale considerazione. Se lo aspettava visto quello sguardo indagatore, enfatizzato dalla mascella pronunciata e da quella cicatrice in faccia, che rabbuiava i suoi pensieri, prima che le parole di lui lo facessero totalmente.

-Io non voglio vederti sanguinare Matryel…- la spiazzò con quella frase. Quelle parole dette così sinceramente, senza inganno o freddezza, la lasciarono perplessa.  Adagiò le mani lungo i fianchi e lo scrutò, lui anche, e rimasero lì, in quella galleria scura, persi nel silenzio studiando in quell’attimo intenso l’una gli occhi dell’altro. Quegli occhi così vividi e luminosi  parevano ravvivare persino quelle tenebre, con quegli occhi loro due si stavano dicendo tante cose, e forse stavano iniziando a capire che, anche se diversi, infondo,  qualcosa di simile ce l’avevano. Persino i comportamenti erano uguali, anche se nessuno dei due l’aveva mai ammesso all’altro. Erano tremendamente vicini, anche se, quelle differenze sostanziali incuriosivano entrambi, stimolando un certo interesse ed un fascino nascosto e misterioso.

-Sali sulla moto, e tieniti stretta a me!- a rompere il silenzio fu Mello, che dopo aver osservato quegli occhi da cerbiatta, aveva deciso di lasciare definitivamente quella galleria.

Si voltò completamente verso la moto, indossava come sempre i suoi classici guanti di pelle, poggiò la sua mano sul sedile di cuoio poi scrutò furtivamente Matryel, finche lei, gli si avvicinò. I suoi passi procurarono dei flebili rumori, anche se il gocciolio proveniente dal tetto di quella galleria dominava su ogni altro suono. Impacciata la donna sospirò, era stanca ma ce l’avrebbe fatta, avrebbe seguito Mello ed avrebbe accettato il suo aiuto. Appoggiò anche lei la mano su quel sedile, cercando di evitare quella di Mello, quel suo sguardo che si sentiva addosso, e quel respiro caldo.

-Ti dispiacerebbe se andassi io avanti? Non riuscirei a sostenermi da dietro- alzò il volto verso lui, che udita quella richiesta annuì velocemente, lasciando poi la ragazza montare in sella su quella moto nera: riuscì a sostenersi con l’aiuto delle mani, appoggiando i piedi sulla struttura metallica del veicolo. Sospirò profondamente, chiuse gli occhi e tentò di non badare a quei dolori che avvertiva su tutto il corpo. Mello la seguì montando in sella dietro lei. Era stato veloce, e Matryel si era di poco stupita quando aveva avvertito quel petto forte e tonico dietro la schiena e quelle gambe proprio vicine alle sue. Non sapeva bene come affrontare quella situazione non si sentiva a suo agio, avvertiva dei lunghi brividi sul collo e sulle braccia. Si allontanò di poco da Mello, non poteva far altro, non sapeva come comportarsi, ma lui decisamente aveva la situazione in pugno: osservando i comportamenti della donna, decise velocemente di afferrarla dalla vita e spingersela contro il petto, per incastrarla tra le sue gambe, questo perché lei lo aveva evitato, e per tutta risposta,  Mello con la sua solita indifferenza l’aveva quasi sbattuta contro il suo petto, tanto da farle voltare il viso.

Rimasero in silenzio senza proferire parola, guardandosi intensamente, così vicini adesso da poter analizzare bene i loro volti, stanchi, seri. Matryel curvò il suo collo per osservare bene Mello, per osservare quella sua cicatrice e quel suo profilo così misterioso. Guardò le sue ciglia, gli occhi, le palpebre, le labbra, assaporando sulla sua bocca quell’odore di cioccolato, il suo odore, quello più intimo e vicino. Mello anche poteva vederla bene, anche se lei era curvata verso di lui, ma stretta ed avvinghiata al suo corpo: le sue labbra erano turgide e spaccate, un piccolo taglio vicino al mento smorzava il pallido colorito della sua pelle. Le sue guancie erano divenute rosa, colorite anche dalla polvere accumulata su tutto il viso, fissata dal sudore che precedentemente le era colato dalla fronte. Il detective serioso non disse una parola, semplicemente la guardò, in silenzio, con il suo sguardo di ghiaccio. Guardò quegli occhi azzurri, con quelle sfumature verdi e quelle lunghe ciglia scure, poi si concentrò di nuovo sulla sua bocca socchiusa, sulla lingua che si intravedeva, e di nuovo sui suoi occhi.

Era calato il silenzio anche se, tra di loro la tensione era forte. Mello respirò  quel suo odore, sentendo quel suo respiro caldo e invadente, in seguito  si concentrò sulle labbra di lei, così gonfie e delineate, inumidite di poco dal suo sangue. Le guardò, ignorando lo stupore nel viso della ragazza.

Forse per la situazione, o per la vicinanza,  o per la voglia che si era improvvisamente accesa in lui, desiderò assaggiare quella bocca, spinto dalla curiosità e dal desiderio carnale che piano lo stava animando. Acceso da quel contatto e da quella vista. Sentì un qualcosa, ma non si spiegò cosa, semplicemente seguì l’istinto e si avvicinò per prendere quello che voleva, come un leone attratto dalla sua preda. Piano annullò le distanze e sfiorò quelle labbra, toccandole delicatamente, desideroso più che mai di approfondire il momento, di morderle, di possederle e di sentire fluido e umido un bacio, di sentire quel fresco respiro sulla pelle. Voleva troppo averla in quel momento, e semplicemente come aveva sempre fatto, agì senza troppe cerimonie, ma Matryel quasi spiazzata da quell’improvviso avvicinamento si allontanò non sapendo cosa fare, come affrontare quella situazione, molto calda ed alquanto stuzzicante. Appena aveva avvertito la bocca di Mello si era di poco distanziata, anche se il desiderio che provava ero lo stesso dell’uomo, ma la paura in quel momento era  veramente troppa. Non poteva farsi trascinare, la situazione era delicata, una minima distrazione ed i suoi piani sarebbero crollati.

Sorpreso il detective la guardò senza proferire parola, non la capiva, non capiva perché lei non lo avesse assecondato. Era abituato a prendere ciò che voleva e basta. Lui agiva e gli altri lo lasciavano fare, ma quella donna non poteva resistergli, non poteva ricacciarlo, stava diventando una questione di orgoglio personale. Lui non lo avrebbe accettato, ma quelle sue reazioni lo stavano di certo stimolando, stuzzicando la sua voglia, che invece di diminuire si infiammava sempre di più, perché lui doveva averla se era questo che voleva, perché lui era il più grande, ed in un certo senso quella reazione irritante lo stava sempre di più invogliando ad ottenere ciò che desiderava.  E lui, senza spiegarselo la desiderava. Quando la guardava sentiva in mezzo al silenzio un suono, un suono che solo i suoi occhi sapevano accendere, un rumore che a Mello piaceva.

 


Su Marte:

Camminando avanti e indietro per quella sala d’attesa, Risa si sentiva sempre più nervosa ; gli sguardi che le stavano lanciando i soldati di certo non l’aiutarono a calmarsi, come quei canti che provenivano dalla sala a destra. Odiava ogni singolo granello di sabbia, ogni singola voce o stanza di quel palazzo che di reale a parer suo non aveva nulla.

I pavimenti erano talmente lucidi da potersi specchiare al loro interno, questo a Risa dava fastidio così iniziò a calpestare quelle piastrelle con disinteresse evitando le occhiate colme di dissenso di Near. Il detective con quell’esuberante ragazza non sapeva più che pesci prendere, non poteva rimproverarla perché irritata com’era non l’avrebbe ascoltato, ma non poteva nemmeno lasciarla fare ciò che voleva, di sicuro il principe indignato da quei comportamenti e dal linguaggio scurrile della donna,  li avrebbe cacciati da quel palazzo, e se fosse accaduto loro sarebbero di sicuro persi in un deserto senza fine.

Ryuzaki dal canto suo osservava la donna, incuriosito dai suoi movimenti veloci ed adirati, la stava studiando ascoltando di tanto in tanto le imprecazioni che spesso si lasciava sfuggire. La situazione non si era modificata, e da quando quel tizio misterioso li aveva accompagnati in quella sala, Risa aveva incominciato a camminare avanti e indietro gesticolando e gridando di tanto in tanto, ignorando completamente i suoi soldati, quel luogo e ciò che lei al momento rappresentava lì dentro. Altro non era che un’ospite, poco educata e parecchio superba. Il vecchio L stava iniziando ad abituarsi a quei comportamenti ma in quel momento non la comprendeva, di sicuro se Risa si stava lamentando in quel modo qualcosa con il principe in passato era successa, ma cosa?. A piedi nudi Ryuzaki le si avvicinò avvertendo una certa freschezza sulla pelle.

Quel palazzo era immenso e molto lussuoso, si guardò intorno concentrandosi ad ascoltare quei canti che provenivano da una sala a loro attigua. Giunto dinanzi ad una porta avvicinò il suo viso per poter udire meglio quell’incessante predica che pareva non aver fine, e tra i balbetti senza senso e dai canti confusi riuscì a comprendere interamente una frase che lo stupì parecchio:

“Tornerai presto a salvarci uomo senza volto. L, tornerai e ricaccerai di nuovo Kira”

Avvicinò mediaticamente un pollice alla bocca, sfregandolo ripetutamente contro la pelle bianca. Cosa potevano significare quelle parole? Pareva una sorta di preghiera rivolta ad L. Ma se L in quel momento era Matryel, perché quel coro implorava un ritorno e di conseguenza la sconfitta di Kira? forse a Losiliel gli abitanti non conoscevano l’identità di Matryel? Forse il popolo viveva nell’inganno? Ma perché quelle parole venivano ripetute in coro, e cantate come un inno?!. Perché quelle persone ricercavano L, chiamandolo “uomo senza volto”?. Si incuriosì, e di certo quel mistero presto sarebbe stato svelato, forse da Risa stessa o da quel posto che si stava facendo sempre più interessante.

 Senza destare sospetti l’uomo si allontanò per ritornare vicino a Near, lo guardò poi si sedette su una poltroncina in camoscio ed osservò la sua espressione preoccupata. L’uomo parecchio avanti con gli anni o per debolezza, o per pigrizia, o per chissà quale ragione a Ryuzaki sconosciuta, fissava Risa con rimprovero, ma in realtà, anche se nei suoi occhi si poteva intravedere del dissenso nei confronti di Risa che sparlava e camminava lungo il perimetro della stanza, Near non aveva pronunciato parola, semplicemente si era limitato ad agitare lentamente la testa, quasi come a ripudiare il comportamento della ragazza.

-Risa fermati…- quando Ryuzaki bloccò con la sua mano il braccio di Risa, quest’ultima si voltò inviperita, regalandogli un’occhiata colma di dissenso.

-Che ti è preso? molla il braccio!- cercò di allontanarsi ma il vecchio L, pareva intenzionato a trattenerla, impedendole di fuggire.

-Penso che tu con il tuo comportamento stia irritando Near, quindi cerca di capire che è anziano e non può mettersi a discutere animatamente con te, considerando il tuo carattere …-

-Cosa  sei diventato il portavoce di Near? a lui che gli è caduta la lingua?- guardò il viso corrugato dell’albino per poi spostare la sua occhiata verso Ryuzaki, molto serio.

-Risa trovo esagerato il tuo comportamento, cerca di calmarti ed attendere il principe in silenzio senza camminare avanti ed indietro per la sala, facendo così non risolverai niente, ci farai solo cacciare dal palazzo e so che per quanto non ti vada bene, tu non vuoi trascorrere questo periodo fuori nel deserto!- Near spiegò bene a Risa che quel suo comportamento inopportuno lo stava irritando anche se non lo faceva a vedere. Osservò il volto della donna e le sue mani che si erano appena adagiate lungo i fianchi.

-E che dovrei fare Near? esultare per l’arrivo di quel grandissimo cornuto fetente?-  il vecchio L la osservava sempre più curioso di capire il motivo per cui Risa fosse così accanita contro quel misterioso principe.

-No, ma questo linguaggio non è opportuno! - spiegò pacato l’uomo

-Risa…- Ryuzaki si alzò da quella poltroncina affiancando la ragazza. Abbassò di poco il capo per guardarla bene in faccia, in seguito infilò le mani nelle tasche dei jeans consumati, assumendo un’espressione seria ma al contempo distaccata.

-Qualunque rancore tu provi per questa persona cerca di tenerla da parte, e di  non insultare, soprattutto quando ci troveremo dinanzi al principe. Stai calma e non ti agitare, aspettalo in silenzio senza camminare avanti e indietro- le luci calde dei candelabri dorati vicino al vecchio L, addolcirono di molto la sua espressione aggravata, anche se a Risa quelle parole diedero un certo fastidio.

Cosa si potevano aspettare dalla donna? Di sicuro avrebbe iniziato ad insultare Ryuzaki. I soldati stanchi ed abituati a quei comportamenti, osservarono Risa, ormai la conoscevano bene, ma più che attendere l’ennesima reazione esagerata, aspettavano con ansia di ricevere dei comodi letti, un bagno caldo, dell’acqua e del cibo, troppo affaticati dal viaggio e dalle vicissitudini che avevano affrontato.

-E va bene cercherò di stare zitta, parla tu dai, che sei più bravo di me!- incrociò le braccia sotto il seno osservando indignata il volto serio di Ryuzaki. Prima ancora che la sua bocca potesse acclamare quel principe di cui aveva parlato, improvvisamente un rumore stridulo attirò l’attenzione dei presenti, e tutti sistematicamente si voltarono verso la porta che fin a quel momento era rimasta chiusa, attendendo curiosi l’arrivo di quel principe, che si presentò a loro nel modo più indecente possibile ed immaginabile.

La porta interamente ricoperta da una preziosissima foglia oro si spalancò, illuminando la calda stanza con le luci provenienti da dietro quell’uscio. Da qui spuntò il messaggero che avevano incontrato ai cancelli con un sorriso smagliate e quella collana d’oro appesa al collo.

-Ed ecco a voi il nostro amato principe!- alzò le mani per enunciare al meglio l’arrivo del sovrano. In quel momento tutti si alzarono dalle loro postazioni, persino Near, aiutato dalla sua bacchetta. L’espressione dipinta nel viso dei soldati era indescrivibile, si avvicinarono tutti a Risa e l’affiancarono, cercando di enfatizzare al meglio la sua figura fiera e rigida, infondo lei era il loro capitano.

Da quella porta prima del sovrano, uscirono delle donne, disposte ordinatamente in due file. Lanciavano da dei cesti intrecciati di legno bianco dei petali di rosa. Risa osservò bene Ryuzaki, se solo avesse guardato una di quelle ragazze gli avrebbe sparato un pugno dritto in faccia, ma il ragazzo pareva non considerarle e a Risa questo fece piacere. Rimase meno contenta quando apparì dinanzi a lei il principe: era un ragazzo veramente bello, con dei capelli chiari non molto corti, e due occhi argento, splendidi ed enigmatici, indossava una tunica nera con i bordi dorati, teneva legati leggermente i suoi capelli con un piccolo fermaglio dorato. Il suo sorriso sprezzante infastidì Risa, come quelle donne che stringeva tra le braccia, quasi come fossero dei trofei.

-Vi porgo i miei saluti e chiedo venia per l’attesa miei signori- lanciò uno sguardo a tutti, Ryuzaki rimase attento a studiarlo, e al contempo ad analizzare dettagliatamente la reazione di Risa, che vicino a lui stava stringendo le sue mani, mordendosi forte le labbra, quasi a ricacciare il nervoso che provava.

-Andate pure ragazze!-  sorrise alle tre fanciulle che stringeva dalla vita, per poi lasciarle andare deluse verso la sala vicina, lontano dal loro principe. Parvero parecchio amareggiate quelle donne, ma nonostante ciò obbedirono in silenzio al principe lasciandolo solo come aveva ordinato.

Risa continuava a sospirare evitando di guardare negli occhi il sovrano, anche se quest’ultimo più volte aveva indirizzato alla donna dei sorrisi provocanti accompagnati da uno sguardo molto misterioso, di cui Ryuzaki aveva subito catturato l’essenza, osservando bene il volto delicato di quell’uomo, e l’espressione poco serena di Risa, nonché il comandante della diciassettesima unità.

-Come potrei farmi perdonare… gli impegni mi hanno trattenuto molto!- chiuse le palpebre sorridendo in modo irriverente. Incrociò le braccia dietro la schiena ed accompagnato dal suo servitore si avvicinò lentamente a loro, con quella sua postura interna e quello sguardo irriverente che stava facendo incollerire Risa sempre di più.

-Abbiamo notato, puttaniere di merda!- disse ciò a bassa voce, anche se Near e Ryuzaki avevano ben ascoltato quelle parole e letto perfettamente il labiale della donna.

-Risa…- sussurrò il vecchio L  guardandola da sottecchi, speranzoso che terminasse di parlare in quel modo. Near aveva invece perso ogni speranza, continuava ad agitare la testa in segno di dissenso, mentre Risa osservava il principe avvicinarsi ad una brocca colma di vino rosso, riposta sopra un tavolino di marmo.

-Vi posso deliziare con un po’ di vino? -

-Ficcatelo nel …- Ryuzaki lanciò uno sguardo contrariato e Risa rimase zitta, osservando indisturbata Near che continuava a scuotere il capo.

-No la ringraziamo-! rispose l’albino adagiandosi sulla sua bacchetta. Poteva ammettere di essere parecchio ansioso, se il principe li avesse mandato indietro di sicuro loro non sarebbero sopravvissuti, per tale motivo ogni qual volta Risa si esprimeva in modo poco cordiale, lui silenziosamente scuoteva il capo, per farle capire che non erano nella posizione di poter parlare.

-Mi domando il motivo di questa visita inaspettata Near!- si voltò completamente verso l’albino, sorseggiando il calice pieno di vino che aveva tra le mani.

-Per lo stesso motivo per cui voi siete venuto su Marte: la terra è sotto il dominio di Light e noi siamo giunti su questo pianeta per chiedere aiuto a voi- Near fece qualche passo in avanti, fiducioso di trovar aiuto a Losiliel.

-Grandissimo coglione spaziale- aggiunse Risa irriverente alzando la voce giusto quel poco che bastava per far udire a Ryuzaki la sua grande ed imperdibile riflessione, ciò non sfuggì nemmeno allo stesso principe che, guardandola iniziò a ridere di poco, mentre la donna sentiva sempre più forte il bisogno di spaccargli il setto nasale. Near per l’ennesima volta scosse il capo e lanciò alla guerriera uno sguardo pieno di rimprovero, mentre L stavolta non disse nulla, curioso di capire il motivo della sua rabbia, visto che persino il principe si era accorto dei commenti che gli stava lasciando.

-Risa, mia diletta, ti ho notata subito ma non ho voluto dir nulla, pensavo che non lo gradissi! Come stai mia amata? Mi sei mancata- Risa sbuffò alzando gli occhi al cielo, quando  sorridente le rivolse la parola.

-Ma vaffanculo!- rispose seccata mentre Near come sempre agitava il capo, si passò spazientito una mano tra i capelli, cosa che a Risa provocò parecchio fastidio, così senza ragionarci si spostò completamente verso Ryuzaki spingendolo di poco verso sinistra, poi furiosa come non mai iniziò a sbraitare contro l’albino.

-Che cazzo fai così con la testa tu Near? Che hai un tic al collo? Tre ore che rompi il cazzo con la tua testa di minchia! Non mi devi stressare, chiudi quel becco e cerca di non molleggiare come i tuoi pupazzi del cazzo!-  scuotendo le mani adirata Risa non riuscì a calmarsi davanti agli atteggiamenti di Near, così presa dalla rabbia iniziò a gridargli contro, sotto la risata divertita del principe.

-E’ inutile Near, Risa è indomabile e non sarei di certo tu ad addomesticarla!- da quella distanza il principe con piacere si stava impegnando a guardare la donna completamente vestita di nero, con quel viso delicato e quelle movenze rigide del tutto inadatte ad una ragazza come lei.

-Per una volta sono d’accordo con te… ma non cercare di fare il ruffiano con me! Sai che non ti tollero- lanciò un’occhiata di sbieco al ragazzo per poi superare Ryuzaki e gli altri. Adesso si che si ragionava, quanto avrebbe voluto parlare, e rispondere a Near in quel modo fu per lei come una sorta di sfogo, era da ore che lo vedeva scuotere la testa, e più lo vedeva più si innervosiva.

-Si ricordo amor mio, ma dimmi cosa volete?! Almeno tu parla onestamente- quei bellissimi capelli chiari gli caddero sugli zigomi ben definiti e pronunciati dal suo sorrisetto.

-Senti tra di noi è finita da un pezzo quindi non chiamarmi più amore mio! … poi non devi più ridere come un cretino o cercare di dirmi cose carine solo per portarmi a letto coniglio che non sei altro, è chiaro che non ci riuscirai, quindi mettiti l’anima in pace già da ora e non ti disturbare!- aveva proferito tutto in modo fluido, senza interrompersi un attimo, con le mani ai fianchi ed un sorriso soddisfatto. Finalmente aveva preso la parola, ed anche se Near era ancora più stizzito del normale, questo a Risa non interessò minimamente.

-Quindi fammi capire Risa, oltre queste belle parole hai altro da chiedermi?-

-Ovvio, siamo fottuti! Altrimenti non saremmo venuti qua a rompere giusto il cazzo a te, ci devi aiutare- portò le braccia all’altezza del petto e le incrociò, assottigliando le palpebre.

-Devo? - l’uomo alzò un sopraciglio, impressionato dall’autorità della ragazza.

-Esattamente!-

-Oh, ma ogni cosa ha il suo prezzo è da quel che ho capito non desideri nemmeno trascorrere un momento intimo più con me!- la stuzzicò, voleva troppo farla agitare, ma a differenza di ciò che si aspettava, la donna gli si avvicinò tranquilla e gli disse guardandolo dritto negli occhi.

-Non ti preoccupare noi ti daremo qualcosa in cambio. Forse se Near se la sente potrai trascorrere dei momenti intimi con lui, forse ti soddisferà più di quanto immagini!- disse tagliente turbando il principe. Appoggiò sul tavolino il calice, poi la guardò negli occhi, con uno sguardo differente.

-Sei sempre così divertente!-

-Conoscendo i tuoi gusti da po… ehm non so come definirti! Ma visto che volevi mettermi le corna con mia sorella credo tu abbia una mente assai contorta! Peccato solo che ti è andata male, perché Matryel non è mica una delle quattro zocc.. ehm ragazze che ti allietano di notte, signor toro impazzito!- soddisfatta si portò leggermente in avanti con il busto per mostrargli bene la sua faccia. Ryuzaki a quelle parole chinò il capo verso lei, quella rivelazione non se l’aspettava, anzi non poteva credere o immaginare Risa insieme ad un uomo, troppo rigida e fredda, lei era decisamente più una comandate che un’amante sdolcinata.

-Saresti gelosa amor mio? Guarda che potresti unirti a noi quando vuoi, se mi chiedi questo!-

-Muori ora!- gli gridò adirata.

-Risa tranquilla. Vi darò un alloggio, sperando proprio che tra di noi le cose si possano risistemare-

-Ti ho detto che non accadrà mai sei sordo? mi fai arrabbiare troppo! Quindi taci e dammi una camera dove possa chiudermi e non vedere per un po’ la tua faccia!-

-Serve altro ?- rise a quella richiesta ma la lasciò fare, infondo loro avevano avuto una relazione molto intensa, non lo rinnegava o la ignorava, peccato che Risa non fosse disposta a sistemare il loro rapporto, infondo non gli era affatto indifferente.

-Si, piuttosto che ingravidare tutte le donne di questo pianeta, perché non mi dai i tuoi uomini in modo che li faccia un po’ muovere per prepararli ad una guerra contro quel fottuto di Light!- chiese con un tono tra lo strafottente e il curioso.

-Vorresti addestrare un esercito qui a Losiliel?!-

-Bene vedo che oltre a quello capisci anche altro!- sentenziò Risa con tono conclusivo.

Di certo per Ryuzaki quel dialogo fu veramente sorprendente, Risa lo lasciava continuamente a bocca aperta, non immaginava una simile reazione da parte sua, dinanzi un principe poi. Non aveva né freni né paure, ma possedeva uno spirito battagliero degno di un buon capitano, questo doveva concederglielo.

I suoi pensieri però non erano rivolti solo a Risa in quel momento, anche se la ragazza con la sua voce squillante stava di certo attirando la sua attenzione, ma Ryuzaki, continuava a domandarsi chi fosse ''Quell’uomo senza volto'' chiamato L che sarebbe dovuto tornare per sconfiggere Kira. Lanciò un’occhiata nella sala dove aveva ascoltato quelle frasi cantate, domandandosi curioso chi potesse essere in realtà L. Qualcosa in quella canzone non lo convinceva. Possibile che nessuno conoscesse Matryel? no, quelle persone stavano invocando un ritorno, quindi di quale L stavano parlando? Cosa gli stavano nascondendo?

 


Sulla terra:

 

“Mello, dopo aver ricevuto la lettera di Matryel arrivò nella sala segreta, informò le guardie e chiese loro di aprire le porte blindate della camera, sorvegliate sapientemente da due militari. Non gli fu difficile convincere i due uomini, le parole scritte dalla scienziata erano state chiare ed anche l’intera squadra R 11,  sapeva bene che, il detective aveva diritto a delle spiegazioni, infondo L, quello vero, colui che si era nascosto tutto quel tempo in una base altro non era che… un piccolo bambino, o meglio un bambino che presto sarebbe venuto al mondo.

Mello incuriosito strinse i denti, concentrato fece mente locale  ricordando le armi in suo possesso. Era subito corso lungo le scale per verificare le parole della donna. Non poteva crederle ed era anche arrabbiato con lei, gli aveva disubbidito. Mentre il detective aspettava che le porte venissero piano aperte, augurò alla donna che quello che avrebbe visto, fosse stato abbastanza sufficiente da giustificare i comportamenti avventati e la poca razionalità. Uscire dalla base sola era stata una mossa particolarmente avventata e pericolosa, lui più la pensava più sentiva il sangue scorrergli turbolento tra le vene.

Sospirò quando il flusso dei suoi pensieri venne improvvisamente interrotto dallo stridulo rumore delle porte scorrevoli che piano si stavano muovendo, aprendo agli occhi attenti di Mello una sala alquanto particolare e fredda.

Scrutò con grande sorpresa al centro della sala quello che inconfondibilmente pareva essere una grande capsula di vetro: Piena di acqua in movimento collegato a tanti fili rossi, vi era accuratamente nascosto un piccolissimo embrione umano, quasi minuscolo, ancora in fase di sviluppo. Ancorato a quei cavi il piccolo feto si mostrava agli occhi di Mello, che scioccato aveva spalancato gli occhi, camminando lentamente all’interno della sala metallica. Il freddo gli ghiacciò le braccia e le gambe, ma l’uomo non si fece ostacolare da nulla in quel momento. La sua attenzione era rivolta a quella creatura misteriosa.

Nella testa gli balenarono un sacco di domande: *questo sarebbe L? ma mi sta prendendo in giro Matryel? chi si crede d’essere? questo altro non è che un bambino, no! un embrione, come può questo… essere L? Non è affatto come dice, no! Non può pretendere che io creda che un embrione sia L, no, mi rifiuto! lei mi sta prendendo in giro!*

Strinse i denti insieme alla lettera di Matryel. Anche se indossava i guanti percepiva del sudore scendergli lungo i palmi.  Era parecchio nervoso, respirò profondamente riducendo le palpebre a fessura. Si avvicinò piano al piccolo, osservandolo accuratamente. Iniziò a girare intorno all’involucro di vetro, per osservare quella creatura in tutti i suoi minimi particolari, poi si bloccò, rimanendo concentrato sulle piccolissime e quasi invisibili manine dell’embrione. Non capiva!

-Mello ascoltami, sono io!- la voce di una registrazione  riportò Mello alla realtà. L’uomo alzò velocemente il viso in alto, rivolgendo la massima attenzione ad un mega schermo sulla parete di fronte a lui. E rimase in silenzio. La gelida stanza era totalmente illuminata dalla forte luce del monitor. Mello fissò intensamente quell’immagine riconoscendo immediatamente la ragazza, Matryel.

Attendeva impaziente spiegazioni. L’espressione dipinta nel suo volto era di estrema collera e confusione, più osservava quell’embrione più si sentiva preso in giro, e nessuno, nessuno avrebbe potuto denigrarlo e farlo correre lungo le scale solo per una buffonata. Per lui infatti quello spettacolo altro non era che una patetica messa in scena. Afferrò la pistola dalla sua impugnatura, tanto per smorzare la tensione. A causa della rabbia avrebbe volentieri folgorato lo schermo, ma si concesse il beneficio del dubbio, ascoltando le parole della scienziata.

-Potrai essere confuso, lo so bene! questo perché non ti ho spiegato bene chi fosse in realtà L, ma rimedierò, cerca di seguirmi Mello…- Matryel dentro quel filmato era seria e composta, ma anche parecchio stanca. Assottigliò lo sguardo ed oltrepassò la capsula per avvicinarsi allo schermo. Voleva vederla bene, cosa significavano quelle parole?

-Devi sapere che… io prima di resuscitarti, ho messo da parte un impronta del tuo DNA insieme a quello di L.  Ho creato poi diverse molecole, riproducendo  tratti della vostra catena di DNA, ma non solo la vostra, perché ho usato questa nuova tecnologia anche con me e con Near, in modo da poter creare biotecnologicamente un nostro clone, o meglio un bambino che possedesse parti del nostro DNA, che avesse le caratteristiche dei miglior detective della storia. Quindi quell’embrione che tu vedi altro non è che il nuovo L, ma ancora non si è sviluppato Mello, e non potrà nascere per il momento. Ti confesso che per farlo venire al mondo serve Elrien!- disse chiaramente senza giri di parole.

Mello la osservò in silenzio incrociando le braccia. Non desiderò nemmeno la sua tavoletta di cioccolata, era troppo curioso, pendeva praticamente dalle sue labbra.

-Elrien per me oltre che a rappresentare una figura cara, ha un compito importante da svolgere e tutto sta procedendo secondo i miei piani: lei Mello deve assolutamente fornirmi tutte le informazioni che ha su Light, Elrien è una spia ma non solo! Le ho chiesto di prendere qualcosa dal corpo di Light, perché per affrontare questo nemico, voglio appunto un essere che possa ragionare come lui, per questo voglio il DNA di Light Yagami, in modo da modificare il corredo cromosomico di L e farlo nascere. Il tempo è breve devo assolutamente salvare Elrien ed avere ciò che ho chiesto… lei Mello è molto speciale, possiede un dono particolare ma tu stesso capirai quando la vedrai! Non posso rivelare molto su di lei ma, capirai- disse sostenuta. Mello era sempre più curioso, stupito inoltre dall’abilità di quella donna. Certo ammetteva che il suo ritorno era avvenuto con successo e concedeva i meriti che spettavano a Matryel, ma osservare quell’embrione e sapere che in un certo senso fosse “l’essere perfetto” plasmato dalle mani di una donna, beh quello era decisamente inaspettato e strabiliante, non credeva ai suoi occhi ed alle sue orecchie.  

-Mello perdonami… ma se stai vedendo questo video, sicuramente ti sarai rifiutato a seguirmi. Ti invito dunque a raggiungermi in fretta, porta con te tutte le tue armi . Non mi lasciare sola, ed aiutami a salvare Elrien e trovare quel DNA, altrimenti tutto il mio lavoro non sarà completato e l’unica speranza sarà riposta in Near, ma speriamo che lui non debba intervenire…-

Fu così che Mello decise di raggiungere Matryel, di aiutarla, ammettendo che l’aveva decisamente sorpreso e la stima che aveva verso quella donna stava aumentando. Lei si era dimostrata d’essere una scienziata eccellente, non una semplice ragazzina, ma anche un’ottima stratega, cosa che lo incuriosì sempre di più”


 

Durante quel viaggio, dispersi tra le dune sabbiose ed il freddo di quella sera, Mello guidando la moto avvertì un certo fastidio al petto, quasi come se si sentisse oltraggiato dai comportamenti di quella donna che non lo aveva assecondato. Il suo orgoglio non poteva reggere un rifiuto, così in lui si era accesa la voglia di approfondire la situazione e l’avrebbe fatto! Doveva assolutamente prendere ciò che desiderava, perché nella sua testa quel pensiero era divenuto un chiodo fisso, che pian piano gli si stava incastrando nell’orgoglio.

Quando raggiunsero i pendii della pianura verde, Matryel sorrise soddisfatta guardando i capelli dorati di Mello ed il suo viso altrettanto fiero, ma sostenuto come lo era sempre. Saltò dalla moto, appoggiando i piedi sulla sabbia, poi trascinò a terra il carretto e lasciò che Mello nascondesse bene in veicolo dietro ad una collina di sabbia scura, per poi aprire dinanzi allo sguardo curioso del detective il contenuto che aveva protetto e trascinato fin ad ora.

L’uomo le si avvicinò assottigliando le palpebre, non si piegò per raggiungerla a terra ma la studiò, mordendo la cioccolata che aveva estratto dalla sua tasca di pelle. Con l’arrivo della notte i due potevano sentirsi fortunati, quelle ombre li avrebbero coperti, nascondendoli alla vista del nemico.

-Benissimo, sta procedendo tutto secondo i piani!- strinse l’apertura di quel bagaglio e da lì estrasse il clone che aveva distrutto Mello. Curioso quest’ultimo la fissò armeggiare strani attrezzi, era sempre più curioso di vedere cosa avrebbe fatto, quella donna era decisamente imprevedibile. Matryel  sentendosi osservata alzò di poco il capo, poiché  inginocchiata a terra non riusciva a guardare bene il ragazzo.

-Ti prego manda ad Elrien un messaggio e inviale la posizione: scrivile che deve assolutamente tagliare i capelli come le ho detto - lo guardò per poi afferrare tra quegli oggetti, un filo di metallo rosso scarlatto. Mello indeciso la fissò impassibile mentre lei si cimentava ad aggiustare quel clone malandato, in un modo parecchio bizzarro a parer suo.

-E va bene!- rispose freddo, inviando repentinamente  ad Elrien dalla trasmittente che aveva in mano un messaggio con allegata la posizione e le parole che Matryel gli aveva chiesto di scrivere. Si trovava sotto le stelle ed il freddo insieme a quella scienziata, mosso dal suo interesse e dalla voglia di annientare Kira, questa volta in prima persona, godendo della vittoria e del merito che gli spettava. Near si sarebbe fatto da parte, perché lui un po’ come Matryel era sempre stato sia il braccio che la mente, desiderava perciò ricevere ogni merito.

 Per l’embrione che aveva visto in laboratorio lui si era fatto delle determinate idee, ma non su quell’essere, ma su Matryel stessa che inspiegabilmente l’aveva colto di sorpresa, ed anche se non glielo avrebbe mai confessato, il detective stava iniziando a guardarla in modo differente, riconoscendo che lei avesse realmente una mente brillante ed eccezionale, quindi realmente sarebbe potuta essere L, ma non capiva appieno perché non desiderasse possedere quel titolo, su questo punto avrebbe sicuramente indagato.

Matryel era parecchio ansiosa, tra le ombre Mello vide le sue mani sistemare quel buco in mezzo alla testa del clone, proprio con quello strano filo che aveva estratto dal bauletto.

-Questa è la Matrice… sarebbe come una sorta di intelligenza artificiale che obbedisce ai miei ordini. Si può usare solo cinque volte, ma questa è decisamente un emergenza!- Mello si chinò piegandosi su un ginocchio, poi osservò quel filo rosso diramasi e mutare forma, divenendo un liquido scuro e poi piano piano, all’interno del clone formò dei filamenti fino a ripristinarlo totalmente.

-Ecco fatto!- era felice e mentre quello strano filo sistemava velocemente la testa del clone, la scienziata esausta velocemente si era avvicinata al suo carretto per estrarre altri strani oggetti, per poi disporli ordinatamente al suolo.

-Bene… noi a questo punto dobbiamo solo attendere che Elrien ci risponda…- si voltò completamente verso Mello, rimanendo fin da subito intrappolata all’interno di quello sguardo serio e fin troppo provocante. Lui era sempre stato molto affascinante, sia fisicamente che mentalmente, ma con quei vestiti e quell’espressione concisa, nessuno gli avrebbe potuto resistere, anche se quel detective metteva una certa angoscia, Matryel la percepiva in quei suoi silenzi e quelle parole che spesso lui teneva per se. Quindi si ritrovò attratta ma allo stesso tempo in panico, non sapeva cosa fare, ma quegli occhi addosso le stavano facendo un certo effetto.

-Appena riceveremo il via da Elrien ci avvicineremo alla pianura e sostituiremo la ragazzina con il clone, giusto?- chiese lui  concentrato. I suoi capelli gli coprirono un po’ quel profilo attraente, rendendolo ancor più misterioso del solito.

-Si esattamente- Matryel scostò di poco il suo collo per accertarsi delle condizioni del suo clone: Quel raro esperimento le era riuscito bene, anzi benissimo. Il viso del clone era stato ben ricomposto, ed adesso guardandolo sotto la luce spenta della luna, per lei fu come una sorta di sorpresa ed una grande soddisfazione. Alla fine di quell’operazione, il filo rosso pian piano aveva ripreso la sua forma originale, riapparendo nel punto esatto in cui Matryel l’aveva lasciato. Lo prese tra le sue mani e lo nascose dentro quel carretto squarciato e polveroso, quella era di sicuro un asso nella manica, non poteva assolutamente perderlo, anche se sperava di non doverlo più utilizzare visto le limitazioni che aveva a riguardo.

-E tu non pensi che potremmo essere visti quindi…-

-Ho pensato a tutto Mello, infatti mi sono preparata, ho portato delle armi ma, non credo li useremo, perché devi sapere che non molto lontano da qui c’è una struttura vecchia ed abbandonata, per tale ragione ho scelto questa zona. Noi non dovremmo far altro che prendere Elrien e recarci senza essere visti in questo posto. Gli shinigami non potranno assolutamente vederci perché io stessa ho creato una sorta di barriera intorno che occulta attraverso una visione ottica questa palazzina: in pratica all’apparenza è una roccia, ma noi ci passeremo tranquillamente attraverso, ritrovandoci in questa struttura sicura- era stata talmente veloce a spiegare il tutto che dovette riprendere il fiato.

-Bene! Ma in caso di un’imboscata?- impassibile e serio come sempre  Mello si era adagiato a terra, appoggiando la mano sopra il suo ginocchio, staccando indifferente dei pezzi di cioccolato. Il rosario che aveva al collo brillò quando un raggio lunare gli illuminò completamente il viso. Matryel schiuse le labbra sorpresa, più lo guardava, più rimaneva incantata.

-Visto che questo clone ha le esatte sembianze di Elrien non dovrebbero reagire subito … poi-

-Poi io non capisco una cosa Matryel!- l’uomo divenne rigido e decisamente anche il tono della sua voce cambiò divenendo tesa. Sulle labbra si distese un broncio molto  preoccupante ed allo stesso tempo affascinante. Mello senza scomporsi allungò una mano ed afferrò Matryel da un braccio, con una delicatezza che non si sposava affatto con l’espressione irritata che aveva in faccia.

-Se tu possedevi una simile soluzione riguardo al clone, perché sei scappata da incosciente e ti sei fatta sbranare da quelle bestie?!- era decisamente incazzato, Matryel sospirò cercando di non guardarlo negli occhi, anche perché essere presa in quel modo, ed avvicinata senza mezze misure, l’aveva fatta un po’ preoccupare. Il suo braccio era stretto dalle mani di Mello, e quegli occhi di ghiaccio, la stavano esaminando con una serietà ed una collera a Matryel totalmente sconosciuta.

Il suo cuore batteva, sempre più forte, e lei lo percepì quel suono maledetto, sempre di più. Corrugò la fronte e guardò la mano di Mello, rimanendo per terra vicino a lui. Non si era minimamente scomposto, continuava a mangiare la sua cioccolata, con l’altro braccio ancora appoggiato al ginocchio.

-Parli della Matrice?- chiese spostando la sua attenzione alla sabbia che si era infilata dentro gli stivaletti di pelle di lui, consumando quel lacci neri, ridotti abbastanza male.

-Perché non mi guardi in faccia? mica mordo!- con un tono profondo disse quelle parole, le si avvicinò e di tanto, sfiorando le sue guance sporche di polvere.

Il suo cuore batteva, mentre percepiva quel forte odore di cioccolata dentro le sue narici: strinse le palpebre mentre Mello impassibile continuava a parlare da vicino, sfiorando con le labbra il suo orecchio. Ma quanto poteva essere irriverente e dannatamente provocante? Perché a lei piaceva tanto e allo stesso tempo le faceva una certa paura, ma non riusciva ad essere coerente con sé stessa, non poteva respingerlo perché sentire quella pelle le regalava ogni volta delle emozioni estasianti. Lui era serio, misterioso, orgoglioso, arrogante e pieno di sé, sempre così composto e distaccato, sempre perfetto, come un dipinto appeso ad un muro, come una statua bellissima che, affascina e fa sgranare gli occhi.

-Sono scappata ed ho reagito in quel modo perché anch’io sono umana Mello, e tu dovresti capirmi! Però allontanati da me…- cercò di osservarlo ma non poteva la sua guancia era troppo vicina, ed i suoi capelli le stavano solleticando il collo, lo sentiva addosso, e gli piaceva.

-Perché?- chiese lui indignato, allungando la sua mano verso il polso di Matryel, per poi stringerlo a sé.

-Perché mi stai facendo impazzire-

♣♣♣

Nel frattempo, in quella piccola pianura, la situazione era ben differente. Ed anche se Matryel pensava che ogni cosa sarebbe andata bene, perché aveva studiato a tavolino l’intero salvataggio, Elrien anche se aveva ricevuto ogni sorta di informazione ed ammonizione un po’ le seccava di seguire quei piani. Esuberante com’era sempre stata lei avrebbe sorpreso tutti e sicuramente anche Matryel, così la bambina, quando adocchiò quella lucina rossa dalla trasmittente ed il messaggio che Mello stesso le aveva inviato sussultò, e gioiosa afferrò da dietro una roccia, una specie di  pietra appuntita, molto più simile ad un coltello. Di sicuro Matryel possedeva dei piani geniali, ma Elrien anche si considerava un piccolo genio, quindi, dopo una lunga riflessione aveva deciso di modificare quei piani, mettendoci il suo personale zampino.

Sorrise e si nascoste, stando ben attenta a Light che fortunatamente si trovava con altri dieci shinigami lontano da lei, vicino ad un piccolo pendio. Dietro quella roccia scura e fredda Elrien si senti protetta e libera di agire indisturbata. Afferrò frettolosamente quel coltello, stringendolo malamente tra le dita affusolate, essendo la fretta una cattiva consigliera ed Elrien una bambina fin troppo capricciosa, purtroppo si ritrovò ferita da una scheggia e si limitò a stringere gli occhi, mentre con una mano si cimentava a tagliuzzare i suoi lunghi capelli scuri. Leccò il dito ferito e con gli occhi cercò Sidoh che in disparte rimase seduto su un tronco fracido e puzzolente ad assaporare felice la sua cioccolata, quella che ovviamente gli aveva dato Elrien.

-Psss… Sidoh!- dopo aver tagliato i capelli, Elrien si inginocchiò per raccogliere tutte le ciocche che erano finite a terra, se le mise sotto la camicetta e si incamminò, se così si può dire, verso Sidoh, gattonando come una bambina piccola, questo perché non voleva essere notata dagli altri. Era così felice che Sidoh quella sera fosse di guardia, se la sarebbe svignata senza destare sospetti e lo avrebbe trascinato con sé. Arrivò strisciando ai piedi dello shinigami. Si sentì contenta nel guardarlo, che presa dall’emozione e dalla vista di Sidoh che mangiava la cioccolata con quei denti, che più denti le sembravano dei coltelli, Elrien lo spaventò e sdraiata completamente a terra alzò la mano contro il braccio dello shinigami.

-Solletico a Sidoh-

-Ahhh, Elrien ma … cosa hai in testa?- la reazione di lui non fu degna delle aspettative della bambina, ma lo stesso allargò un sorriso e spalancò i suoi occhioni viola.

-In realtà ho tagliato i capelli… comunque, mi aiuteresti a fare una cosa?-

-Cosa Elrien?- chiese curioso lui osservando la bambina sedersi composta vicino alle sue gambe.

-Allora tu mi aiuti ad allontanarmi, io rinuncio al quaderno di Light, poi tu mi fai toccare il tuo e mi dai i tuoi occhi da shinigami, così posso vedere i nomi di chi voglio…- la bambina lo guardò cercando di dare un senso a quelle parole, rafforzandole con un tono di voce sicuro e deciso.

-Non se ne parla proprio…-

-Nemmeno per tre barrette di cioccolata?- Estrasse dalle sue tasche scucite una delle tre tavolette di cioccolata, ammaliando totalmente lo shinigami che la stava ascoltando.

-Dammele!-

-Mi devi assolutamente aiutare…-

-No-

-Si o non ti darò la cioccolata- lasciò roteare la tavoletta sotto lo sguardo di Sidoh che stregato osservava quella delizia, di cui era divenuto estremamente dipendente.

-Dammela…- allungò le braccia ma Elrien scattò indietro come una molla deludendolo.

-Vieni a prenderla Sidoh- con un tono provocatorio ed un sorrisetto irritante la bambina iniziò a correre, allontanandosi volutamente dalla zona in cui vi era anche Light. Aveva preso la palla al balzo e piano stava trascinando anche Sidoh con sé, in modo da poter raggiungere Matryel che, stava aspettando di agire, ma non l’avrebbe scomodata perché era veramente intenzionata a raggiungerla e sorprenderla. Matryel sarebbe stata felice di quella sua iniziativa.

Si ritrovò paralizzata dalla paura quando si accorse di essere giunta al  margine di quella collina, ma poi si concentrò e superò le rocce appuntite aiutandosi con le mani, fino a raggiungere il terreno sotto i suoi piedi.

Stanca e con il cuore in tumulto si voltò e fu contenta di vedere che lo shinigami la stesse seguendo.

-Vieni- girò il capo per poi lanciarsi in una corsa, calpestando felice la sabbia fredda sotto i suoi piedi, respirando quell’aria fredda che la stava toccando. I suoi capelli erano più leggeri e si dimenavano ad ogni suo movimento. Elrien si sentì libera, anche se stava agendo d’impulso senza seguire le parole di Matryel.

-Sidoh…- correva e non riusciva nemmeno a parlare affaticata da quella corsa notturna, presa dalla paura che Light potesse scoprire della sua fuga.

-Io rinuncio alla proprietà del Death note di Light e …- si voltò verso lo shinigami che vedendola ad un certo punto correre verso la sua direzione si era bloccato, terrorizzato da quella piccola peste sorridente.

-Prendo il tuo di quaderno…- strappò il quaderno dalle mani di Sidoh e contenta lo sollevò in area, roteando come una trottola. Era gioiosa, e Sidoh stupito la fissava, consapevole di esser lui il suo shinigami.

-Incosciente, cos’hai fatto!?- terrorizzato si avvicinò alla bambina e la strinse da un polso, era veramente agitato e con quelle specie di braccia si dimenava, girando il capo a destra e a sinistra, per vedere se qualcuno li stesse osservando.

-Light lo percepirà Elrien e ci inseguirà… siamo nei guai fino al collo- sudava freddo guardando l’espressione di Elrien che pareva non comprendere cosa avesse realmente fatto. La ragazzina sbatte più volte le palpebre, per lei Sidoh era fin troppo esagerato, ma se Light avesse avvertito quello che stava accadendo erano veramente nei guai.

-Oddio… quindi lui potrebbe venire a riprendermi… perché non me l’hai detto? Matryel mi rimprovererà!- esclamò agitata guardando lo shinigami dritto negli occhi.

-Elrien… -

-Sidoh-

-Scappiamo-

-Scappiamo- all’unisono i due iniziarono a gridare preoccupati, entrambi ansiosi ed agitati. Elrien non sapeva che fare, si dimenava; presto Sidoh le propose qualcosa che veramente le fece dimenticare di Light e del pericolo che correva.

-Elrien senti cerca di aggrapparti alla mia schiena, dobbiamo immediatamente scappare, trovare un luogo sicuro prima che Light mi uccida e ci trovi-

-Si si si. Sono d’accordo… so io la strada, quindi va…- si avvicinò alla schiena di quello shinigami, esitò qualche secondo poi si strinse a lui, pronta ad andarsene da quel luogo.

-Come facciamo a scappare da qua velocemente?- chiese stringendosi impaurita a Sidoh.

-Voleremo-

-Voleremo?-

-Esatto- a differenza della bambina lui si sentì ancora più preoccupando immaginando le conseguenze che avrebbe dovuto subire a causa della scelta e del comportamento di Elrien. Tremava già al pensiero.

-Si voliamo che bello, siii!- esultò felicissima, dimenticandosi persino di Light e del piano che aveva decisamente rovinato. Sidoh insicuro spalancò le sue ali e si alzò da terra, procurando un polverone ed un rumore assordante. Elrien si strinse a lui per non cadere, ignara di tutti i guai che stava portando a Matryel.

 

 

♣♣♣

 Mello e Matryel erano distesi a terra, sul quel terreno polveroso e freddo. Il viso di Mello era bellissimo e serio e le sue labbra parevano sempre più intenzionate ad appoggiarsi su quelle della donna, e l’avrebbe fatto era una questione di orgoglio e di principio, ormai baciarla era divenuto un capriccio che voleva togliersi.

Matryel fissava quella bocca avvicinarsi alla sua, e quel silenzio intriso di parole e di sentimento, finché, un rumore proveniente dall’alto li disturbò e li fece allontanare immediatamente.

-Matryel- alzarono gli occhi al cielo per guardare sopra le loro teste la causa che li aveva fatti allontanare: la bambina era apparsa in groppa ad un Shinigami a Matryel sconosciuto. La donna allargò le braccia e sorpresa ed  Elrien, non credeva ai suoi occhi e non riusciva nemmeno a capire cosa stesse accadendo.

-El..rien.. Elrien?!- gridò sorpresa barcollando sulle ginocchia.

-Sidoh- Mello quando vide la bambina spalancò anche lui gli occhi, rimanendo maggiormente sorpreso ad incontrare quello shinigami, una sua vecchia conoscenza. Stringeva tra le mani la sua cioccolata, si era allontanato dalla donna completamente catturato dalla presenza di quei due.

-Oddio ancora quest’uomo!- Sidoh tremò, ed Elrien non capì il motivo, pareva proprio che Mello gli avesse messo addosso una paura indescrivibile.

Sidoh si ritrovò a riflettere, non sapeva se fosse meglio Light o Mello, in ogni modo era nei guai fino al collo.

 

 

 


 

Angolo autrice:

Vorrei assolutamente ringraziarvi e farvi assolutamente leggere queste parole che condivido appieno:

“Comunque, c’è una cosa che vorrei dire… non aggiornavo questa storia dal 10  gennaio e se l’ho fatto ora e non fra altre settimane lo devo al sostegno che ho ricevuto da Golden locks e Wolstenholme, che ringrazio, e un ringraziamento particolare va sicuramente a Aneela_Kin_Rit934 e Lady_Stoneheart.

Ero davvero molto scoraggiata e per questo ho messo da parte questa storia e mi sono dedicata a pubblicare altre cose, nonostante sia particolarmente affezionata a questa long. Quindi vorrei fare un invito a tutti i lettori: recensite. 
Qualunque sia il motivo che vi spinge a non farlo, timidezza, pigrizia, ecc, cercate di superarlo e lasciateci il vostro parere. Anche io sono stata una lettrice silenziosa e posso capire, ma sono dovuta passare dall’altro lato per capire cosa si prova a vedere che le recensioni scarseggiano: è davvero deprimente, e non capita solo a me, ma è un pensiero condiviso da tutti quelli che pubblicano, tutti.
Noi autori qui su EFP possiamo vedere le visite nei vari capitoli, se aumentano o no, ma non abbiamo modo di sapere di chi sono, quindi non possiamo sapere quante persone ci seguono e quindi hanno gradito il nostro lavoro, ameno che i lettori non si facciano vivi in qualche modo: recensioni, aggiunzioni a preferite, ecc., ma il modo più importante restano, chiaramente, le recensioni.
Noi non vogliamo i vostri soldi (!), non vi chiediamo di andare in una libreria e spendere per acquistare un nostro libro, non vi chiediamo nulla, scriviamo fan fiction, ma ci vogliono tanto tempo, cuore, passione e pazienza, tutte cose che noi autori le riversiamo nelle nostre storie che poi vi doniamo pubblicando su questo sito bellissimo, pieno zeppo di storie meravigliose, e l’unica cosa che vorremmo in cambio è un parere. Il vostro parere è importante sempre, che sia una frase piccolina o una recensione da 500 parole.
Credetemi, avere un feedback è fondamentale. Tantissime storie sono state lasciate in asso perché l’autore si scoraggiava e si chiedeva “ma chi me lo fa fare?” ed è un peccato. Invece è bellissimo quando c’è uno scambio, perché senza quello pubblicare perde senso e penso sia un peccato perché alla fine se questo sito è così bello è perché negli anni tantissimi autori lo hanno reso speciale pubblicando migliaia di storie, e quegli autori lo hanno fatto soprattutto grazie alle recensioni dei lettori. Del resto se siamo qui è perché siamo tutti appassionati, no? o dei vari fandom o della lettura/scrittura in generale (vedi storie originali). Quindi la passione va condivisa, per non spegnerla con lo scoraggiamento, fatelo per noi perchè ne siamo felici, fetelo per voi, così potete continuare a leggere le storie che vi piacciono e fatelo per il sito stesso che così si alimenta e torna a vivere.
Andate a leggere le altre mie storie, andate a leggere le storie degli altri autori, andate negli altri fandom, leggete le storie originali, e condividete con chi ha scritto con amore i vostri pensieri. Vi assicuro che l’autore ne sarà felice. E quando davvero siete di fretta o state cascando dal sonno, aggiungete le storie che vi piacciono a preferite/ricordate/seguite, in modo che chi scrive può sapere se la sua storia è apprezzata e da chi. E poi magari passate a recensire appena potete :P
Bene, mi sono dilungata già abbastanza e le note stanno diventando un altro capitolo, ma spero mi ascolterete. “ queste parole le ho riprese dall’angolo autrice di Golden locks, penso che lei mi abbia tolto le parole dalla bocca, considerando tutto l’impegno che metto per scrivere, quindi mi auguro di ricevere un vostro commento e di poter parlare e confrontarmi con voi!

Un bacio Star ♥

 

 

 

 

 

   
 
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