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Autore: Inquisitor95    13/03/2020    1 recensioni
“Valerio e Mirco sono due ragazzi molto diversi, il primo viene da una bella famiglia piena d'amore, mentre il secondo viene da una famiglia distaccata. Valerio è un ragazzo semplice, mentre Mirco è caotico. Il destino di questi due ragazzi si intreccia nel momento in cui si presenteranno nella redazione giornalistica per il quale lavora Valerio e nel quale Mirco inizierà.
Due persone diverse che si troveranno a collaborare e mentre intorno a loro si muovono problemi e situazioni, entrambi troveranno nell'altro un amico e un confidente. Ma quanto i fili del destino si intrecciano e la ruota comincia a girare, non c'è modo di fermarla, e da un'amicizia potrebbe nascere ben presto qualcos'altro...”
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Valerio

Capitolo Venticinque

martedì 23 luglio

 

 

Il giorno seguente a quell'uscita interrotta mi sveglio abbastanza presto nonostante sono stato nel letto a rimuginare per almeno mezz'ora prima di addormentarmi del tutto: i miei pensieri però non mi hanno lasciato pace neanche nei sogni dove continuavano a comparire le immagini di quell'amico che Mirco ha incontrato al pub.

Fotogrammi che si susseguivano per tutta la notte; solo che ad un certo punto del sogno, l'amico in questione si trasformava in uno zombie e ci divorava tutti.

«Ho davvero una pessima fantasia!» dico a me stesso, anche quando scendo a fare colazione mi ritrovo ancora a pensare a quell'incubo ma poi riesco a distrarmi con la televisione e l'organizzarmi con Emilia.

La ragazza mi manda subito il buongiorno al quale rispondo qualche minuto dopo: attorno a me i miei genitori si attivano già per andare a lavorare, mio padre essendo un professore esce di casa per primo. Mia madre invece è ancora seduta sul divano con una semplice veste da camera che la ricopre; guarda la televisione anche lei.

Ad un certo punto il telefono mi squilla e vedo la chiamata in arrivo da parte di Emilia. Rispondo di malavoglia visto che il mio rituale mattutino non è completo.

«Stai ancora dormendo, Valerio? Dai svegliati, io sono pronta da almeno mezz'ora!» dice Emilia prima di ogni forma di saluto, so bene che se lei dice di essere pronta, in realtà ha appena finito di sistemarsi i capelli e ancora ci vuole un'altra ventina di minuti per il trucco.

“Nessuno però può contraddirla o farglielo notare.” dico tra me e me. «Va bene, Em. Il tempo di sciacquarmi la faccia e arrivo, dammi quindici minuti.»

La ragazza sbuffa un po' e nel frattempo sento che sta armeggiando con qualcosa, probabilmente i suoi trucchi. Chiudiamo la telefonata e mi alzo sbarazzandomi di ciò che resta dalla colazione, pancake bruciati targati “mamma”.

«Stamattina esco con Emilia e poi vado a lavoro nel pomeriggio. Non so ancora se torno per pranzo. Ti faccio sapere però.» dico avvicinandomi al divano dov'è seduta mia madre. La bella donna bionda mi guarda con i suoi occhi chiari e poi annuisce sorridente.

Tra una cosa e l'altra e il prepararmi a dovere per andare al centro commerciale ci impiego quindici minuti solo solo per uscire di casa. Prima di accendere il pick up però scrivo ad Emilia che sono quasi arrivato, nonostante sia una bella bugia. Tuttavia, durante il tragitto non trovo molta confusione probabilmente perché ancora presto e in questo periodo dell'anno la città si svuota praticamente.

Quando raggiungo il complesso di Emilia vedo la ragazza che sta appena uscendo dal cancello di ferro che rappresenta l'ingresso al cortile. La ragazza sale velocemente salutandomi con un bacino sulla guancia e camminiamo sulla strada che ci porta fuori città dove si trova il centro commerciale.

«Hai un aspetto terribile, Valerio. Stai male? Se non stai bene possiamo anche stare a casa non è per forza che dobbiamo uscire eh!» dice Emilia, ma so perfettamente quanto ci tenga ad andare a ritirare il nuovo cd della sua cantante preferita quindi scuoto il viso.

«Sto benissimo! Ieri però sono tornato un po' tardi a casa. Sono stato col Secondo Assistente a prendermi una birra e non ho dormito molto bene.» rispondo senza perdermi troppo nei dettagli, tuttavia la cosa suona molto interessante per Emilia che non manca di indagare.

«Mi pare che non è la prima volta. Vi state frequentando per caso!?» chiede lei pensando già a qualcosa di più intimo, quasi sobbalzo sul sedile, fortunatamente sono costretto a fermarmi a causa del semaforo rosso.

«Cosa? No! Ci siamo presi una birra dove il lavoro mica è una proposta di matrimonio.» dico in risposta, la ragazza sembra quasi delusa e annuisce. «Ha incontrato un suo amico e si è messo a parlare un po'. Poi mi ha detto di dover andare via per un problema con la sorella... non ho ben capito.» dico cercando di far il disinvolto, mi è dispiaciuto molto non poter passare una serata tranquilla con lui.

“Ma in fin dei conti, siamo davvero più che colleghi di lavoro? Mi sembra una vita che non mi faccio un amico e a momento non so più neanche come si faccia!” penso mentre Emilia mi espone la sua versione in merito. L'ascolto distrattamente ma capisco bene il senso delle sue parole.

«La prossima volta evitate il Black Lavinia, così non può incontrare nessuno che conoscete.» dice la ragazza, riesce a strapparmi un sorriso, la verità è che il pub in questione è molto frequentato ed è uno dei migliori.

«Ma si vedremo.» dico io tagliando corto.

«Oggi vi vedrete? A lavoro intendo.» chiede lei interessandosi ancora alla questione. Nel frattempo mi ritrovo a sfrecciare oltre il cartello di benvenuto della città mettendoci alle spalle la periferia.

«Sì, sì. Io ho il turno nel pomeriggio mentre lui ha lo spezzato. Ci beccheremo dopo le diciannove.» rispondo. La conversazione giunge a conclusione quando alla radio passa l'ultimo singolo della cantante preferita di Emilia, lei getta un gridolino e mi prega di fare silenzio.

Gira la manopolina del volume e dopo la base strumentale di inizio canzone, inizia a cantare insieme alla radio, la guardo con la coda dell'occhio restando concentrato sulla strada e mi sfugge un sorriso.

Quando arriviamo al centro commerciale vediamo un sacco di gente nei dintorni del negozio di musica e decidiamo di entrare cercando di non perderci tra le folla. Vediamo moltissime persone, molte delle quali sono lì per l'acquisto del cd mentre le altre per dare un'occhiata in giro; da qualche parte sento un ragazzo che chiede il prezzo della batteria esposta, poco più avanti una ragazza con i capelli biondi viene spinta per sbaglio facendo cadere un intero espositore, vicino alla cassa una punk con i capelli verdi e viola interamente vestita di nero sta ultimando l'acquisto del cd uscito oggi. Non è per niente il suo genere musicale e infatti quando ha il cd tra le mani sguscia via dalla folla nascondendoselo all'interno della borsa.

«Certo che ha un sacco di seguaci! Non credevo che avesse tanto successo.» dico ancora sconvolto dalle immagini che ho visto, non ci vuole molto per essere il nostro turno in fila e la ragazza rossa si rivolge al commesso.

«Ho prenotato il disco a nome di Rinaldi, Emilia.» dice la mia amica, il commesso cerca sul database del loro inventario e ci fa un cenno positivo scomparendo per qualche istante prima di tornare con la copia del disco. Vedo che si tratta di un'edizione speciale con un'intervista alla cantante e alcuni spezzoni sul primo concerto.

«Addirittura l'edizione speciale?» chiedo io. Riuscendo finalmente a fuggire dalla folla che si era radunata attorno alle casse. Vedo che un commesso sta aiutando la ragazza bionda a sistemare lo scaffale, vicino all'ingresso invece il ragazzo della batteria ha decretato che fosse troppo costosa e quindi è uscito dal negozio con aria desolata.

«Tu non puoi capire. Lei è bravissima. Ogni canzone che fa è scritta col cuore, se l'ascoltassi anche tu te ne innamoreresti!» dice lei.

Mi viene quindi in mente una domanda che le volevo fare già da tempo e che non ho mai azzardato. «A proposito, ma cosa sta succedendo tra te e Max?» chiedo senza troppi giri di parole e senza allusioni particolari.

La ragazza si gira verso di me con l'espressione stranita, come se avessi detto qualcosa che non capisce. «Intendo dire, lui sembra avere un rapporto speciale con te. Non è che c'è del tenero e ve lo state tenendo nascosto?»

Emilia scuote lentamente il viso, sembra stia cadendo dalle nuvole vista la reazione. «Non mi sono mai posta la domanda. Max è simpatico e divertente ma non credo che potrebbe funzionare qualcosa tra noi due.»

Faccio spallucce alzando gli occhi al cielo e guardando lungo i larghi corridoi del centro commerciale, ora che siamo più distanti dal negozio di musica si può stare più tranquilli a passeggiare e chiacchierare.

«Perché no? Siamo un gruppo di cinque amici, tutti single. Tra te e Max c'è un'intesa anche se magari non riesci a vederla; lui ti vuole bene e credo che sia anche interessato a te. Ma sappiamo quanto sia analitico e attento in queste cose...» dico vagamente, la ragazza scoppia a ridere perché sa che ho ragione.

«Sì, lui deve prima assicurarsi che tutte le variabili siano al loro posto e se così non fosse sarebbe un problema.» dice lei cercando di imitare la voce pesante del ragazzo, seguo anch'io la sua risata.

«Dovresti dargli una possibilità. Vi conoscete da qualche anno ormai, credo sia giunto il momento di ampliare il vostro rapporto, e Max non è brutto ma neanche troppo curato.» dico a mia volta, la ragazza sembra avere lo sguardo perso nel vuoto.

«Max è stato l'ultimo ad arrivare nel nostro gruppetto, te lo ricordi?» chiede lei dopo qualche istante di silenzio. «Devo essere sincera, avevo una cotta per Rob quando abbiamo cominciato ad uscire insieme tutti e quattro.»

«Davvero!?» chiedo sconvolto, lei annuisce più volte e riprende a parlare senza aspettare che io metabolizzi.

«Lui però era fidanzato con Anna, al liceo se ben ricordi. Ed è stata una sera che siamo usciti insieme a lei che ci presentò suo cugino, Max, appunto.» continua la ragazza, ho un ricordo vado di quella sera ma dettagli mi fornisce Emilia più i miei ricordi si fanno vividi.

«Ho sempre pensato che Max fosse strano e all'inizio non mi stava neanche simpatico. Ma poi si è rivelato essere un grande e quante volte ci ha aiutato con le sue cose tecnologiche!» continua Emilia facendo una risatina. «Era sempre sulle sue, misterioso è vero. Non il tipo di ragazzo che mi interessa come ben sai. Ma se penso a come il nostro rapporto si è evoluto fin'ora...»

La pausa che segue è la più lunga di tutte e per alcuni minuti aspetto che Emilia continui il discorso, non intendo interrompere i suoi pensieri vista la profondità che hanno raggiunto quindi aspetto che sia lei a farlo.

«Pensi che dovrei chiedergli di uscire? Intendo... un appuntamento? Solitamente dovrebbe essere lui a fare il primo passo essendo il ragazzo!» dice Emilia con insicurezza, mi giro verso di lei fissandola con sarcasmo.

«Ti aspetti davvero che sia Max a fare la prima mossa? Resteremmo qui fino alla fine del mondo se così fosse.» le rispondo io facendo una battuta.

La ragazza però si limita ad un mezzo sorriso e vedo che sta pensando seriamente alla cosa, l'argomento si chiude là e restiamo al centro commerciale per il resto della mattina finché non si fa ora di pranzo e decidiamo quindi di ritornare a casa.

Mentre sono a lavoro riesco quasi ad avere la mente libera da tutto e sento uno strano senso di pace, in un breve istante di pausa ho modo di pensare a Michele e mi domando ancora una volta come stia.

“Potrei scrivergli, è un pensiero che faccio spesso. Però renderlo un fatto è più difficile di quel che sembra.” dico tra me e me e nello stesso attimo sento dei passi di qualcuno avvicinarsi. Mi sporgo appena dalla scrivania per controllare vedendo che si tratta di Mirco.

Il ragazzo ha la camicia con le maniche alzate e questo lascia in mostra il tatuaggio che ha nell'avambraccio rappresentante dei rovi e delle corde.

«Ehi ciao.» dico salutandolo, mi rendo conto che il tono che ho usato è sterile ma senza volerlo.

Mirco poggia il suo zainetto dietro la scrivania e poi si avvicina per salutarmi richiedendo di battergli il cinque e poi di dare un colpo pugno a pugno. Il nostro solito saluto.

«Scusami per ieri se sono scappato. Possiamo rifarci più tardi magari? O hai da fare?» chiede Mirco appoggiandosi sulla mia scrivania, alzo lo sguardo distrattamente cercando il suo e mi esce una mezza risata.

«Guarda che non mi sono offeso! Non hai nulla da scusarti, non sentirti obbligato eh.» dico io, ma entrambi probabilmente sappiamo che si tratta di una mezza bugia e che un po' ci sono rimasto male.

Lui scuote il viso più volte. «Nessun obbligo, fratello.» dice con tono amichevole, non ha necessita di ascoltare la mia conferma e restiamo organizzati per andare più tardi al Black Lavinia per bere qualcosa.

Quando arriviamo al pub c'è la solita musica moderna sintonizzata sulla radio e trasmette una top cinquanta degli ultimi brani usciti, la maggior parte di quelli che sento li riuscirei anche a cantare visto che si trovano nella mia playlist grazie a Max.

«Accidenti sono proprio stanco oggi.» dice Mirco dopo che finalmente ci siamo potuti sedere nella tranquillità del nostro solito tavolino. Mi guardo intorno e ci sono diverse persone all'interno del pub ma nessuna che sembra prestare attenzione a noi due.

«Fatto follie nel pomeriggio?» chiedo molto tranquillamente, i miei occhi nel frattempo vanno ai tavoli da biliardo e vedo che uno si è appena liberato. Comincia a girarmi per la testa un'idea al riguardo.

«Sono stato fuori con Alessia, la mia fidanzata. L'ho portata al mare. Solite cose da fidanzato. Penso che puoi capirmi benissimo.» dice lui sorseggiando un po' di birra.

«Ti va di fare una partita?» chiedo senza rispondere alla sua affermazione, con la punta dell'indice indico il tavolo distante e subito Mirco annuisce.

«Sai giocare?» chiede mentre ci avviciniamo al tavolo in questione, lo guardo sarcasticamente e lui ridacchia dandomi un colpetto sulla spalla in maniera giocosa. Ci posizioniamo entrambi ai lati del tavolo e comincio a posizionare il triangolo e le palle al suo interno. Poi mi sposto dall'altro lato per posizionare la palla bianca.

«Chi inizia?» chiede lui.

«Carta, forbice, sasso?» propongo così da decidere a chi tocca iniziare, lui annuisce mentre sorseggia altra birra. Mi avvicino a lui. «Colpo unico?» chiedo ancora per conferma e nuovamente lui si limita ad annuire.

Cerco di analizzare bene che tipo di mossa potrebbe fare, non ci sono molto opzioni ma immagino che un tipo tosto come Mirco possa provare a “tirare” un sasso o una forbici.

Nel momento in cui decido apro tutte le dita della mano facendo quindi il gesto della carta ma mi concentro sulla mossa di Mirco che come previsto ha “tirato” un sasso.

«Guarda, ci avrei scommesso l'avresti fatto.» dico io poggiando la birra sul tavolo e prendendo un'asta di legno, mi chino appena poggiandomi sui bordi e scocco la prima palla dividendo tutte le altre che si spargono sul tavolo a macchia d'olio. Alzo poi gli occhi.

«Bravo.» dice Mirco facendo una smorfia con le labbra, prende il mio posto e cominciamo a scoccare alternandoci e sorseggiando le nostre birre di volta in volta.

«Non ti facevo un tipo da biliardo. Sembri più il classico nerdone, di quelli con gli occhiali rotondi! » dice Mirco in sincerità, sono confuso sul fatto che possa aver fatto una battuta o possa avermi preso in giro.

«Sta parlando! Tu sembri uno appena uscito dal carcere. Pieno di tatuaggi e la tua faccia incute timore, te l'ho detto più di una volta.» dico in risposta, il ragazzo ridacchia e mi lascia spazio per scoccare nuovamente la palla.

«Be i tatuaggi fanno figo, non trovi? Sono irresistibile, dì la verità.» dice scherzando come suo solito con malizia.

«Sì, certo. Un vero figo da paura! Ma solitamente quelli che si vantano di essere fighi hanno il cervello nel freezer. Capisci che dico?» rispondo cercando di spronare una sua reazione, Mirco reagisce bene alla presa in giro, mi si avvicina e mi da un colpo di asta da biliardo senza troppa forza e ridacchio insieme a lui.

«Ho finito la birra. Ne vuoi ancora?» dice, ho appena il tempo di annuire che subito lui si precipita al bancone del bar pagando altre due birre, il primo giro l'ha offerto lui e questo sarebbe il secondo. Quanto ritorna lo guardo torvo mentre mi passa la bottiglia.

«Toccava a me!»

«Non ci pensare.» dice lui alzando poi la bottiglia verso il tetto come per fare un brindisi e aspettando che io faccia toccare la mia birra con la sua. «Alla tua.»

Senza rispondere mi limito a sorridere mentre facciamo il brindisi. “A questa notte, alla nostra.” penso tra me e me e dopo aver bevuto riprendiamo regolarmente la partita. Continuiamo a parlare del più e del meno finché non ci riduciamo ad essere con un punteggio pari e resta l'ultima palla da imbucare, la numero otto.

«Questa è la partita migliore della mia vita.» commenta Mirco indicando l'ultima palla. «Mi stai dando del filo da torcere e se tu fossi una ragazza farei il gentiluomo e ti lascerei vincere. Ma dovrai sudarti la vittoria!»

Scuoto il viso più volte. «Anche se fossi una ragazza non mi lascerei di certo regalare la vittoria. Io sono bravo, alla faccia tua!» dico in risposta e alzo il dito medio, Mirco scoppia a ridere e si avvicina a me catturandomi sotto il suo braccio e con l'altra mano mi scombina i capelli.

«Ben ti sta!» dice Mirco allontanandosi, alzo gli occhi come se potessi vedere i miei capelli e immagino che siano abbastanza scombinati. Respiro lentamente e faccio spallucce. Sto per scoccare la palla che colpisce quella nera ma senza riuscire ad immetterla in uno dei sei ingressi.

Al turno di Mirco mi accorgo che sta guardando il cellulare e che gli è arrivato un messaggio. Risponde velocemente e fa un mezzo sorriso. Poi alza gli occhi e ritorna a giocare la partita.

«La buonanotte della fidanzata?» chiedo spiando chi potesse essere, in parte per curiosità, in parte per un piccolo senso di gelosia.

Mirco annuisce. «Era molto stanca e stasera la combriccola non faceva nulla quindi è rimasta a casa.»

«E tu non sei andato a farle compagnia?» chiedo, mi pento quasi subito di averlo chiesto perché non so esattamente come potrebbe interpretare la mia domanda ma di certo non è un senso negativo che volevo dargli.

Mirco dal canto suo sembra tranquillo. «Ti dovevo una birra di ieri. E poi abbiamo i nostri spazi, non come certe coppie che si vedono in giro. Certe volte mi viene da pensare che il fidanzamento, il matrimonio, siano tutte cazzate! »

«Dipende a chi lo chiedi. Per me il matrimonio è molto importante. Non sono un cristiano super religioso o praticante ma è più per una questione simbolica.» rispondo in totale sincerità, sia io che Mirco ci fermiamo interrompendo momentaneamente la partita visto che sia io che lui sembriamo scontrarci sull'argomento.

«Hai davvero bisogno di un pezzo di carta che ti dica che ami una persona per tutta la vita? Non ti facevo così materialista!» dice, detto con quel tono sembra quasi che volesse offendere e questo mi indispettisce.

«Non è per questo. E non è neanche una questione religiosa, davvero. Ma ci sono cose che fanno piacere, che nella vita hanno un valore importante per noi.» cerco di dare un tono vago alla situazione mentre la mia testa ragiona sempre di più sulla mia natura.

“Cosa penserebbe, se sapesse che mi piacciono i ragazzi? Scapperebbe? Smetterebbe di essermi amico?” soffoco l'impeto di dirgli di me perché troppo personale e non conosco Mirco così bene in merito all'argomento.

«Valore? Che valore puoi dargli? Ufficializzato da qualcuno che compie peccati tutti i giorni. Non devo essere io a dirti quanti preti pedofili si scopano i chierichetti nel retro delle loro chiese. Vuoi davvero un uomo così ti dia il “permesso” di amare una persona per tutta la vita?»

«Non ti fissare sulla chiesa. Non ne sto facendo una questione religiosa, è proprio una questione personale!» riesco a dire velocemente; Mirco mi guarda stranito non riuscendo a capire di cosa io possa parlare. “E come potrebbe?” dico a me stesso.

«Personale? Che intendi?»

Prendo una boccata d'aria distogliendo lo sguardo e cercando un qualunque altro punto del pub da osservare ma non trovo nulla di adeguato. «Voglio dire che a certe persone non è permesso sposarsi. E quindi per certi individui il matrimonio diventa un questione personale.»

Sposto ancora lo sguardo incrociando gli occhi verdi di Mirco, mi basta un secondo per capire che ha capito esattamente a cosa alludo. Apre appena la bocca per rispondere, poi prende consapevolezza del fatto che gli ho praticamente detto che mi piacciono i ragazzi.

«Ah...» è la sua risposta. Segue il silenzio.

  
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