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Autore: rose07    06/08/2009    3 recensioni
Un piccolo racconto su due ragazzi che si amano.
Il rischio di stare insieme all'insaputa degli altri li porta ad amarsi sempre di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Allora ci vediamo domani, amore» Una ragazza mora avvicinò le labbra a quelle del suo fidanzato, baciandolo velocemente.
Quest’ ultimo si limitò a sorridere, ignorando lo sguardo raggelante che il suo amico gli aveva appena mandato.
«Stammi bene, tesoro» rispose, sorridendole. Beatrice ricambiò con un certa felicità impressa sul viso; finalmente aveva ciò che desiderava tanto.
Messini scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Il fatto che lui stesse con un'altra era davvero irritante. Beh, sì, anche lui stava con quella piattola di Natasha, ma non era la stessa cosa.
Non l’amava. Invece Alain amava Beatrice, su questo ne era certo.
Lo captava ogni volta che si baciavano e si tenevano mano per la mano. Quei due erano perfetti. Forse sbagliava ad andare dietro clandestinamente al biondo.
Ma una cosa era certa: lui ci stava e con piacere.
«Ciao, amoruccio mio!» Natasha gli saltò al collo leccandogli le labbra, come suo solito «Mi mancherai!»
«Dio, Nati, saranno solo un paio d’ore e poi ci rivedremo!» esclamò sarcastico, evitando accuratamente di aggiungere un purtroppo.
Lei ridacchiò.
«Lo so, sono incorreggibile! Ciao, amore» e gli pizzicò le guanciotte, mentre lui faceva una smorfia irata. Alain si lasciò scappare un risolino.
«Non strapazzarlo più, andiamo» la tirò dal braccio l’amica «Altrimenti facciamo tardi stasera. Mi raccomando, siate puntuali!»
Dopo aver fatto l’ occhiolino ai ragazzi, Beatrice tirò Natasha dalla mano e si allontanarono.
«Vita mia, ci vediamo dopo!» diceva quest’ ultima, mentre l’altra la spintonava via.
Messini rimase ad agitare la mano, rassegnato: cos’ aveva di così speciale nell’aver fatto innamorare perdutamente quella piovra? Aveva diciotto anni compiuti a maggio, e questa storia tirava avanti da quando ne aveva quattordici. Per dinci, un po’ di libertà!
Un po’ di libertà nel frequentare altre persone, ragazze, ragazzi...
Gettò uno sguardo ad Alain, che osservava la direzione in cui erano sparite le loro fidanzate.
Accorgendosi dello sguardo del moro, si voltò subito un po’ imbarazzato.
«Ehm, allora, andiamo?»
Non prima di averti assaggiato.
Messini ghignò. Non portava nulla di buono quel sorriso. E se era per questo, non portava nulla di buono lui stesso.
Alain fece di tutto pur di non scomporsi. Ogni volta la stessa storia: ci cascava come un salame.
La verità era che non faceva altro che pensarlo, desiderarlo, volergli stringere la mano. Sapeva benissimo che tutto quello che stavano facendo alle spalle di Beatrice e Natasha era un maledetto sbaglio, ma... non poteva più fare a meno di lui.
Di Matteo Messini.
Una droga come un’altra, ma una droga potente. Una droga che lo aveva destato dal suo piccolo mondo infernale e, forse, gli stava facendo scoprire un altro senso dell’ amore che già conosceva.
Un amore folle, mai provato con nessuno.
Nemmeno con la sua ragazza. Eppure, sapeva di provare determinati sentimenti per la sua Bea. L’ adorava e non l’ avrebbe lasciata mai.
Ma Beatrice era Messini? Sapeva dargli le emozioni che provava ogni volta che si avvicinava a lui, lo sfiorava, lo attirava a sé con un bacio? Se lo chiedeva ogni sacrosanto giorno ed ogni volta si rispondeva di no.
Ma non l’ avrebbe mai ammesso. Era orgoglioso, e Dio, doveva resistere.
Doveva resistere a quel ragazzo che gli aveva rubato il cuore da qualche mese a quella parte.
E così la pensava anche l’ altro.
Incominciata per gioco, finita per amore.
Diamine, lo sapeva fin troppo bene che Alain era un ragazzo. Se era per quello, aveva anche un anno in meno di lui, ma che importava?
Se perdi la testa, la perdi per chi ti riserva il fato.
Il destino aveva voluto che Matteo Messininemico per eccellenza di Alain Brandi, dovesse innamorarsi proprio di quest’ ultimo.
Lui aveva quello che Natasha non possedeva. Alain era il suo angelo biondo, la sua àncora.
Alain era tutto d’ amare, d’assaporare... Non era vuoto e segnato come la castana, no.
Alain era il suo sogno d’amore da mesi, e non avrebbe permesso che glielo portassero via.
A costo di dover litigare con Beatrice.
Alain apparteneva a lui.
Anche se alle volte si faceva desiderare, o faceva il cacasotto dalla paura.
Eh sì, la paura di ammettere i propri sentimenti, la paura di farsi scoprire, la paura che lui amasse lei.
Lo pensava spesso, e Messini, il quale riusciva a scorgere facilmente i sentimenti altrui, aveva paura che l’altro non l’ avrebbe mai amato.
Paura infondata, ma probabile.
Quando ami, ami con la paura di non essere corrisposto.
E sperava di sbagliarsi, ogni volta che lo guardava nelle sue iridi verde cristallino.
Gli passò una mano sul viso, lentamente.
Il biondino pensò di scansarsi. Non aveva mai adorato fare le cose alla luce del sole.
Ma erano in un vicolo dove non c’ era anima viva nei paraggi.
E aveva bisogno delle sue carezze.
Bisogno come l’aria.
Aria che gli mancava non appena lui lo guardava fisso.
«Di già?» sussurrò Messini, mentre l’ altro deglutiva. Le sue provocazioni erano sempre pericolose.
Erano rischiose e lo facevano finire con lo starci scioccamente.
«Mmh» disse solo, voltando la testa dall’ altro lato.
«Smettila di fare così» il moro gli prese il volto tra le mani «Siamo soli»
Alain si morse un labbro. Perché doveva sempre metterlo in difficoltà?
«E cosa cambia?» chiese, guardandolo negli occhi caramellati.
Lui sorrise. Tra i due era di certo il più coraggioso. Era una qualità che si riconosceva spesso e ne andava fiero.
«Non ha importanza» disse, un centimetro lontano dalle sue labbra «E ti prego, non allontanarmi»
Sembrava quasi una supplica. Fu per questo che Alain sentì i battiti del suo cuore accelerare notevolmente. Fatto sta, che il bruno aveva già infilato la lingua nella sua bocca, mettendogli una mano sulla nuca bionda per manovrarlo a suo piacere.
Il ragazzo si lasciò baciare. Messini era come un turbine di mezza stagione: travolgeva.
Pian piano, mentre il bacio si faceva più irruento, circondò la sua schiena con le braccia lasciandosi cullare da quelle sensazioni che gli percorrevano il corpo.
Un brivido caldo, se così si poteva definire.
Soddisfatto, Messini ritrasse la lingua lasciando il compagno con gli occhi ancora socchiusi.
I capelli d’oro leggermente bagnati e scompigliati, incorniciavano il viso perfetto.
Era irresistibile.
«Stronzo!» sbottò Alain, spintonandolo. Prima lo baciava dietro un vicolo e poi lo lasciava patire sul più bello. Stronzo.
L’altro ghignò, afferrandolo per un braccio.
«Ahia, il gattino si è arrabbiato!»
«Non chiamarmi così!» lo ammonì il biondo «Sei uno stronzo e basta! Lasciami stare, è tardi, dobbiamo andarcene»
Bloccandolo ancora, Messini fece una smorfia.
«Pensi voglia rifugiarmi tra le braccia di Natasha? Pensi io sopporti le piovre come lei? Cadi male, amico»
Fu quella parola che fece sentire una fitta allo stomaco ad Alain. Dopo tutto quel tempo lui lo considerava un amico? No, loro due non erano affatto amici. Non lo sarebbero mai stati per via dei caratteri troppo diversi e per via della sfacciataggine dell’ altro. Non avrebbero condiviso niente se non un semplice saluto. E allora perché si faceva trattenere il braccio da quell’idiota?
E perché adesso questi lo stava spingendo contro una macchina?
«Sei testardo, molto testardo» commentò il moro, mentre con una gamba lo bloccava e gli passava una mano tra i capelli.
«Che cosa vuoi da me?» Il suo non era più di un sussurro, mentre abbassava gli occhi verdi in direzione dell’ asfalto.
«Credevo lo sapessi cosa voglio» L’altro, con un gesto rapido, afferrò una mano del ragazzo e la baciò piano, sfiorandone ogni dito.
Alain lo guardava mordendosi il labbro inferiore. Ci voleva solo un miracolo per fermarlo.
In breve, come aver ascoltato le sue preghiere, piccole gocce caddero dal cielo come coriandoli colorati. Sia Messini, che lui volsero gli occhi sopra di essi, contemplando la pioggerella che stava colando rapida.
«Piove» fu ciò che disse il biondino come per mettere la parola “fine” alle provocazioni dell’altro.
Questi, intanto, si era allontanato da lui e continuava a guardare fisso il cielo.
Amava la pioggia. Era un qualcosa che lo rendeva felice senza un motivo.
Una candida liberazione.
Aprì le braccia cercando di bagnarsi il più possibile sotto lo sguardo perplesso del compagno, che al contrario odiava le giornate piovose.
«Cosa diavolo fai?» domandò, trovando riparo sotto un vecchio balcone.
Il brunetto aprì la bocca assaporando il gusto di quel getto d’ acqua che cadeva a picco sopra la sua testa.
«Amo la pioggia! Amo sentirla!»
All’esclamazione del ragazzo, Alain si grattò per una attimo la testolina bionda.
Messini era alquanto strano. Come stranezze raggiungeva il primo posto: non smetteva mai di stupirlo. Ecco perché continuava a stargli dietro.
«Tu sei tutto pazzo» fu il commento che arrivò subito dopo.
Il castano si fermò un attimo con gli occhi che brillavano di uno strano bagliore.
«Sono pazzo di te» mormorò, prima di prenderlo per mano e trascinarlo con lui sotto le goccioline del neo-acquazzone.
Parve di vederlo sorridere prima di affondare la testa nell’incavatura del suo collo.
Forse aveva sentito. Aveva sentito ciò che non gli avrebbe ripetuto.
Perché lui l’ amava e ne era certo. Ne era certo come il suo nome stesso, ma... non poteva dirgli una cosa del genere.
Lo avrebbe fatto solo soffrire.
Bastava solo stringerlo e baciarlo, niente di più.
Almeno per ora.
«Andiamo a casa, adesso» disse, spingendolo in avanti «Non vorrai restare qui a bagnarti le ossa!»
Alain sorrise per la prima volta in quei dieci minuti, lasciandosi guidare dal ragazzo che gli aveva fatto riscoprire il bisogno dell’ amore.
L’ amore che provava per lui.














   
 
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